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Sophia Loren

Sophia Loren (Sofia Villani Scicolone) è un'attrice italiana, è nata il 20 settembre 1934 a Roma (Italia).
Nel 2021 ha ricevuto il premio come nastro di platino al Nastri d'Argento per il film La vita davanti a sé. Dal 1958 al 2021 Sophia Loren ha vinto 18 premi: David di Donatello (1961, 1964, 1965, 1970, 1974, 1978, 1984, 2014, 2021), Festival di Cannes (1961), Festival di Venezia (1958, 1998), Nastri d'Argento (1961, 1978, 1995, 2021), Premio Oscar (1962, 1991). Sophia Loren ha oggi 89 anni ed è del segno zodiacale Vergine.

Benvenuta fra le stelle, Sophia

A cura di Fabio Secchi Frau

Abbiamo ceduto al suo fascino stellare e lei ha ceduto alla sua vera passione per la recitazione e per il cinema. È stato uno scambio equo. Noi le abbiamo donato la bellezza eterna da diva e lei in cambio ci ha resi fieri di essere italiani, facendoci sperare che tutti, persino una povera ragazza nata a Pozzuoli, possano arrivare dove sognano nelle notti più fredde e sotto i bombardamenti americani e tedeschi, ma se credono in loro stessi e solo se vogliono. L'abbiamo vista muovere i suoi primi passi da protagonista, quando truccatissima, cantò con la voce di Renata Tebaldi nel film di Clemente Fracassi Aida (1953). Non ci è bastata, avevamo ancora fame, l'abbiamo struccata e l'abbiamo voluta affiancare a uno dei divi maggiori sotto il fascismo italiano: Vittorio De Sica. Alessandro Blasetti ci aveva visto giusto nel 1954, quando li volle assieme per l'irresistibile commedia Peccato che sia una canaglia e lei, ancora poco sofisticata, ma simpatica, ci ha conquistato e ha conquistato anche il De Sica padre che, arrivato dietro la macchina da presa, non ha più potuto fare a meno di lei. Poi è venuta l'America a portarcela via. Cary Grant ha pensato di sposarsela in Un marito per Cinzia (1958), ma l'esperimento non è andato a gonfie vele, perché il meglio Sophia Loren lo ha dato solo in patria, quando arruffata, impolverata, nervosa ha convinto tutti ne La ciociara (1960) ottenendo il suo primo Premio Oscar. Guai a chi la giudica una pessima attrice! Oltre quelle forme 95-58-95, batte un cuore d'artista. Un cuore artistico che proprio il vecchio De Sica ha saputo risaltare e accalorare, regalandoci scene cult del nostro vecchio cinema. E chi se la scorda più quando in giarrettiera e body improvvisava uno strip sotto le note de "L'abat-jour" in Ieri, oggi, domani (1963)? Ed Ettore Scola che invece l'ha colta nel pieno della maturità artistica, con le occhiaie e poco truccata, durante Una giornata particolare (1977)? Chi se la dimentica mentre si concede all'omosessuale Marcello Mastroianni? Questi sono i volti di Sophia Loren. Una donna stracolma di virtù d'interprete, mitica e che ha fatto della sua abituale fama un vizio al quale non è mai riuscita a cedere. Straordinaria, famosa, con pochi rammarichi nella carriera artistica che ha mantenuto tutte le promesse fatte diventando il simbolo della forza, dell'erotismo, della violenza dell'Italia. Per noi, non è stato un colpo di fulmine, dobbiamo riconoscerlo. Ci è voluto un po' di tempo perché in questa figura femminile sopra le righe riconoscessimo l'ultima star italiana che ha saputo controllare la sua immagine e la sua posizione faticosamente conquistata all'interno dello Star System italiano e straniero. Eppure, in quel suo sguardo ancora sognante e nel contempo gelido sono rimasti i segni della sua lotta e della costruzione di un personaggio di donna, moglie, madre, attrice che doveva avere tutto a ogni costo. Anche a spese di un contrasto irrisolto, ma felice, fra la Sofia napoletana verace che impasta sorrisi in una bocca senza rossetto e la carnalità di Sophia con la "PH" aspirante, che è diventata l'ultima superstite di un'aristocrazia recitativa. Che rimane ora di quelle labbra burrose, di quegli zigomi alti e di quello sguardo penetrante? Solo una signora con troppa lacca nei capelli, ricoperta di gioielli che recita in un perfetto inglese, ma che è ancora in grado di cantare e di recitare come se dagli Anni Cinquanta a oggi fosse passato solo un secondo.

Da Scicolone a Lazzaro
Sofia Villani Scicolone nasce a Roma, figlia illegittima di un'insegnante di pianoforte, Romilda Villani, e dell'ingegnere Riccardo Scicolone, figlio del marchese agrigentino Scicolone Murillo. Nel 1932, la madre aveva vinto un concorso per andare a Hollywood come sosia di Greta Garbo ma, rimasta incinta aveva dovuto rinunciare al viaggio, rimanendo in Italia. Riccardo Scicolone, pur riconoscendo la paternità della bambina (che chiamò oltretutto come la madre, Sofia) si rifiutò di sposare Romilda che, trovandosi in gravi ristrettezze economiche decise di andare a vivere dalla madre, a Pozzuoli (alle falde della Solfatara) assieme a un'altra figlia, Adele. Le tre donne si presero cura della piccola Sofia per tutta l'infanzia e l'adolescenza, nonostante le precarie condizioni finanziarie che la Seconda Guerra Mondiale aveva causato. A soli 15 anni e già di una bellezza statuaria ereditata dalla madre, Sofia decide di portare a termine il sogno materno e parte a Roma, dove comincia a lavorare nel cinema con il semplice nome di Sofia Scicolone che subito cambierà per un meno popolano Sofia Lazzaro.

Miss eleganza
Il primo ruolo è nel film Il voto (1950) di Mario Bonnard con Roberto Murolo e Doris Duranti, all'interno del quale è una semplice comparsa, una popolana alla festa di Piedigrotta. Poi arriva Totò con il quale lavorerà spesso: Le sei mogli di Barbablù (1950), Totò Tarzan (1950), Tempi Nostri (1954) e Miseria e nobiltà (1954). Nessuno la nota, almeno nei primi film, e così cerca di farsi notare partecipando ad alcuni concorsi di bellezza, come quello di Miss Italia. Non vince la corona, si accontenta del titolo di Miss Eleganza (un titolo che verrà creato apposta per lei) che le permette comunque di lavorare nel patinato mondo dei fotoromanzi per i quali posa. Lavora a SOGNO e CINE ILLUSTRATO: uno dei primi fotoromanzi che fa è "Non posso amarti", mentre l'ultimo sarà "L'adorabile intrusa". In mezzo, un amore, quello per il cantante Achille Togliani che lei conosce proprio su uno dei set fotografici. Non si dà per vinta, convinta delle proprie capacità continua la sua gavetta fra comparse e ruoli marginali, fino a quando Corrado non nota quel 95-58-95 che erano le sue forme e decide che una così bella ragazza, seppur non vista dagli spettatori, merita un po' di notorietà. Per questo motivo la invita nella conduzione radiofonica del programma "Rosso e Nero".

Il triangolo Mastroianni-Loren-De Sica
Lentamente si conquista la sua notorietà, esattamente come un giovane attore teatrale che di nome fa Marcello e di cognome Mastroianni che si ritrova spesso come compagno di set... Scatta qualcosa fra i due, un colpo di fulmine artistico, umano. Marcello se lo ritrova compagno di comparse ne Cuori sul mare (1950), ma anche in qualche ruolo più corposo in pellicole come Peccato che sia una canaglia (1954), La fortuna di essere donna e La bella mugnaia (1955). Fra di loro, però, c'è un maturo divo italiano: Vittorio De Sica, con il quale si formerà un florido e solido triangolo artistico.

Il doppio matrimonio con Carlo Ponti
Nel 1953, finalmente l'amore vero. Quello sentimentale. Lei lavora nel film di Giovanni Roccardi Africa sotto i mari e proprio sul set incontra il produttore Carlo Ponti che, colpito dalle sue potenzialità, le offre un contratto di sette anni con l'allora Lux che lui dirigeva con Dino De Laurentiis. Scocca il colpo di fulmine fra i due, ma Carlo Ponti è sposato con Giuliana Fiastri. Poco importa, Ponti è talmente ammaliato da Sofia che a Parigi divorzia dalla prima moglie. Tornato in Italia sposa l'attrice ma, nel settembre del 1957, la coppia rischia l'accusa di concubinaggio (lei) e di bigamia (lui) perché il divorzio all'epoca non è legale in Italia. Unica soluzione fuggire a Parigi per diventare cittadini francesi. Così avviene e Ponti divorzia finalmente dalla moglie e si sposa il 9 aprile 1966 a Sèvres con la Loren che nel frattempo ha cambiato il suo nome d'arte, in quello che tutti noi conosciamo (a eccezione del PH). Prestissimo, al successo solido e popolare in patria, si aggiungono anche le gioie della maternità. Dopo due sfortunati tentativi, riesce a portare a termine due gravidanze, la prima nel 1968 con Carlo jr detto Cipì e la seconda nel 1973 con Edoardo detto Dodò. Insieme al marito, diventa anche titolare dell'importante collezione di opere d'arte contemporanee a Marino dal nome Collezione Carlo e Sophia Ponti.

La pizzaiola in L'oro di Napoli
La Loren, nel frattempo lavora con i migliori attori del cinema italiano: Alberto Sordi - È arrivato l' accordatore (1952), Ci troviamo in galleria (1953), Due notti con Cleopatra (1953), Un giorno in pretura (1954, anche con Peppino De Filippo) -; Vittorio Gassman - Anna (1951) di Alberto Lattuada con Silvana Mangano, Il sogno di Zorro (1952), La tratta delle bianche (1952) di Luigi Comencini -; Tina Pica e Vittorio Caprioli - Carosello napoletano (1954) -. Ma è solo un uomo a darle ruoli che la valorizzeranno in ironia e sensualità trasformandola d'un tratto in un'attrice vibrante, passionale e drammatica: Vittorio De Sica. De Sica ce la propone prima come prorompente pizzaiola traditrice nel segmento Pizze a credito in L'oro di Napoli (1954), nel quale dirige anche la Mangano e Totò. L'America si innamora sia della Mangano che di lei, ma è solo Sofia ad avere la candidatura al Golden Globe come miglior attrice.

Il periodo americano
Le pellicole italiane nelle quali recita fanno il giro del mondo, arrivano gli Anni Sessanta, quelli della Dolce Vita, Hollywood si sdoppia: un po' in America e un po' a Cinecittà. La Loren diventa il perfetto simbolo di questa unione. Lavora accanto a Cary Grant e Frank Sinatra in Orgoglio e passione (1957), sotto Henry Hathaway e con John Wayne in Timbutcù (1957), in Orchidea nera (1958, ottenendo anche la Coppa Volpi come miglior attrice), con Anthony Perkins in Desiderio sotto gli olmi (1958), con William Holden in La chiave (1958), ancora con Grant in Un marito per Cinzia (1958), per George Cukor in Il diavolo in calzoncini rosa (1960), con Michael Curtiz in Olympia (1960) e accanto a Clark Gable in La baia di Napoli (1960). Sono i suoi film peggiori, senza ombra di dubbio. La Loren diventa un semplice burattino italiano nelle mani degli americani, fra l'altro pessimamente manovrato. Per di più viene anche derubata durante le riprese de La miliardaria (1960) con Peter Sellers (che per lei si prese una cotta mostruosa). Il ladro Ray Jones, soprannominato "The Cat" le rubò dei gioielli per un valore di circa due miliardi di vecchie lire e poi, non contento, narrò l'impresa in un libro. Forse uno degli ultimi ben riusciti film americani di Sophia Loren rimane El Cid (1961) di Anthony Mann con Charlton Heston, Raf Vallone, Geneviève Page e Massimo Serato. Suo è il ruolo di Donna Jimena De Gormaz che innamorata del Cid vede suo padre morire per la mano di un cavaliere del quale era innamorata e si chiude nel convento per disperazione. È fulgida più che mai, ma non è abbastanza.

Il primo premio Oscar per La ciociara
Nota a tutti è la rivalità fra la Loren e Gina Lollobrigida (alla quale peraltro la Lollo non diede mai adito) e quella fra la Loren e un'altra diva di casa nostra, Anna Magnani. A questo proposito, è bene ricordare che il ruolo di Cesira in La ciociara fu offerto, in un primo momento, proprio alla Magnani con la regia di Cukor. Alla Loren sarebbe spettato il ruolo della figlia di Cesira. Quando la Magnani seppe della scelta del cast si fece una risata dicendo: «La Loren mia figlia? Nella scena dello stupro degli egiziani, ci sarà da star attenti che lei non stupri loro!» e dette queste parole rifiutò la parte. A quel punto, la regia passò alle mani di De Sica che, intelligentemente, promosse la Loren al ruolo di protagonista, le affiancò Jean-Paul Belmondo e mettendo in scena La ciociara (1960). Grazie a quel ruolo la Loren batté Audrey Hepburn (Colazione da Tiffany) e Natalie Wood (Splendore nell'erba) alla corsa dell'Oscar, ottenendo la sua prima statuetta dell'Academy Award. Peccato che quando Burt Lancaster ebbe il compito di annunciare la migliore attrice, leggendo le nominations dimenticò proprio il nome di Sophia e la aggiunse mentre già stava aprendo la busta. La vincitrice, però, non era a Hollywood, ma dormiva e ricevette la notizia per telefono alle 6.45 del mattino. Sophia Loren diventa la seconda attrice italiana a vincere l'Oscar dopo Anna Magnani (La rosa tatuata). L'Italia trionfa. Oltre a questo riconoscimento si porta a casa anche un BAFTA, la Palma d'Oro a Cannes, il David di Donatello e il Nastro d'Argento. La ciociara è talmente sua che nel 1989 Dino Risi (con il quale aveva già lavorato in Il segno di Venere e in Pane, amore e..., entrambe del 1955) la ridirigerà nel remake televisivo omonimo.

Gli altri film di De Sica
Sarà infatti ancora una volta De Sica a metterla in luce ne I sequestrati di Altona (1962), Ieri, oggi, domani (1963, che le frutta un altro David), Matrimonio all'italiana (1964, con una memorabile Filumena Marturano che ottiene nomination all'Oscar e ai Golden Globe, ma anche un nuovo David), I girasoli (1970) e Il viaggio (1974) con Richard Burton. In parte di queste pellicole fa ancora coppia fissa con Mastroianni che ritrova anche in La moglie del prete (1971) di Risi.

Altri film
Di meno importanza sono titoli come Il coltello nella piaga (1962) ancora con Perkins, La caduta dell'Impero Romano (1964) con James Mason, Lady L (1965) con David Niven, Paul Newman e Philippe Noiret e Judith (1965) con Peter Finch. Ha persino il lusso di essere diretta da Charles Chaplin accanto a Marlon Brando in La contessa di Hong Kong (1967), diventa amica di Gregory Peck in Arabesque (1966) e si lancia persino nel fantasy con C'era una volta (1967) di Francesco Rosi. Ritrova Gassman nella divertentissima commedia degli equivoci Questi fantasmi (1967) e torna in America per l'incasinato La mortadella (1971) con Danny DeVito, ma diretta da Mario Monicelli. Lattuada, dopo anni, la dirige in Bianco, rosso e... (1972) e lei si ritrova a essere la Dulcinea di un Don Chisciotte interpretato da Peter O'Toole in L'uomo della Mancha (1972). Molto meno consigliabile è il film con Jean Gabin L'accusa è violenza carnale e omicidio (1974) e il film tv Breve incontro (1974) con Richard Burton. Va meglio in nel drammatico Cassandra Crossing (1976) con Burt Lancaster. Senza dubbio il suo peggior film è Angela - Il suo unico peccato era l'amore (1977) con John Huston, fortunatamente si risolleva con Obiettivo "Brass" (1978) con John Cassavetes e alcuni film con Philippe Noiret. A questa mediocrità di film sbagliati si aggiunge un'inchiesta della Tributaria che coinvolge l'attrice e il marito il 15 aprile 1978. Secondo lo Stato, avrebbero portato all'estero 10 miliardi di lire. Il caso finisce nel 1982 e la Loren viene persino incarcerata per 17 giorni nel penitenziario di Caserta per frode fiscale, poi attribuita al suo commercialista. Con fatica, riabilita la sua immagine, lavora in televisione in film tv come Madre coraggio (1986) e la miniserie dal titolo Mamma Lucia (1988) di Stuart Cooper con John Turturro e Annabella Sciorra. Poi si frappone agli arzilli Jack Lemmon e Walter Matthau in That's Amore - Due improbabili seduttori (1995).

L'Oscar alla Carriera
Nel 1991, vince il César onorario e, lo stesso anno, l'Academy Award le dona l'Oscar alla Carriera: «Uno dei tesori più autentici del cinema mondiale che, nel corso delle sue memorabili interpretazioni, ha portato grande lustro a questa forma d'arte». A consegnarle il premio, Gregory Peck, una Sophia molto emozionata ringrazia l'America, il marito Carlo Ponti e i suoi due figli, dimenticandosi però di ricordare Vittorio De Sica, cui doveva veramente tutto. Nel 1994, arriva l'Orso d'Oro onorario e il 26 giugno 1996 viene nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Ritorno a Mastroianni
Morto De Sica, la Loren e Mastroianni faranno coppia fissa anche per altri registi. Un felice ritorno con Marcello continua con La pupa del gangster (1975), ma anche ne Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola che le frutta David e Nastro d'Argento, Fatto di sangue tra due uomini per causa di una vedova (si sospettano moventi politici) (1978). Nel 1994, replica lo strip di Ieri, oggi, domani con Marcello Mastroianni in Prêt- à-porter di Robert Altman con Tim Robbins e Julia Roberts, grazie al quale viene nominata al Golden Globe come miglior attrice non protagonista.

The Italian Cinderella
Dopo il David alla carriera nel 1999, nel 2002 torna in pista con Gérard Depardieu, ma diretta da suo figlio Edoardo in Cuori estranei, poi prende simpaticamente parte allo spot pubblicitario della TIM con Christian De Sica ed Elisabetta Canalis, nei panni di una suora che esclama: «Aiutateme!» (e non possiamo non citare l'«Accattatavillo!» di un noto spot di salumi). Nel 2007, è fra le pagine del Calendario Pirelli e, nel 2009, recita nel musical Nine con Daniel Day-Lewis e Nicole Kidman. Nel 2021 il figlio Edoardo la dirige ne La vita davanti a sé, tratto da Romain Gary, e grazie a questo ruolo ottiene un David di Donatello come migliore attrice protagonista. L'ex musa di Vittorio De Sica, la moglie (purtroppo vedova) di Carlo Ponti, ha finito con i grandi ruoli, ma ha lasciato l'impronta con il tocco calente e femminilissimo della folle veracità napoletana che ha conquistato il cuore degli italiani, di Hollywood e del mondo intero. Agguerrita, dotata di irripetibile sex-appeal, conquista autori e si adatta a qualsiasi tipo di cinema.

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