
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Filippo Barbagallo |
Attori | Filippo Barbagallo, Alice Benvenuti, Martina Gatti, Brando Pacitto, Valeria Milillo Valerio Mastandrea. |
Uscita | giovedì 9 maggio 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Vision Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,83 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 2 maggio 2024
Indecisioni, timidezze, distrazioni e clamorose maldestrezze dei giovani, raccontati al suo esordio nella regia da Filippo Barbagallo, anche autore della sceneggiatura e interprete. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Troppo Azzurro ha incassato 69,9 mila euro .
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lunedì 23 giugno 2025 ore 0,50 su SKYCINEMAROMANCE
CONSIGLIATO SÌ
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Dario studia Architettura e vive con i genitori da figlio unico supercoccolato. Quando mamma e papà partono per le vacanze estive decide di non seguirli sperando di poter unire le forze con gli amici di sempre, in primis Sandro, che conosce fin dai tempi dalle medie. Ma gli amici hanno già fatto programmi con le rispettive ragazze e Dario, che "sta bene da solo" e ha una cotta storica non ricambiata per la conturbante Lara, rimane nella Capitale. Mentre si cucina una triste platessa surgelata si tira addosso l'olio bollente e finisce al pronto soccorso dove incontra Caterina, anche lei infortunata e temporaneamente a Roma, in attesa di tornare nella sua Rimini. Tra i due nasce un'attrazione, dunque la scelta logica per Dario sarebbe quella di seguire Caterina e trascorrere con lei le vacanze sulla riviera romagnola. Ma dovrà fare i conti con il suo carattere restio dal freno a mano sempre tirato e con l'abitudine a non svegliarsi in tempo utile.
Troppo azzurro, lungometraggio di debutto scritto, diretto e interpretato da Filippo Barbagallo, è un film curioso, e la supervisione artistica di Gianni Di Gregorio è un segnale importante, perché il ritmo pacato, che segue l'indolenza del protagonista, ricorda quello del regista di Pranzo di Ferragosto.
Solo che qui parliamo di ventenni, e dunque l'inedia di Dario fa più impressione di quella di un boomer: ma è assolutamente realistica, perché molti ragazzi (maschi) della sua generazione sono spaventati dalla vita e si tirano indietro davanti ai rapporti con gli altri, in particolare quelli sentimentali.
Sarà colpa dei genitori iperprotettivi, o di quel mondo intorno che ripete ai giovani che non c'è posto per loro? Difficile capire dove finiscano le responsabilità altrui e dove inizino quelle individuali per un giovane uomo cui non manca niente, ma che ritiene che "il proprio senso sia nel suo stare fermo", come un Oblomov contemporaneo, accontentandosi di osservare, come il Nabokov de "L'occhio". Le sue coetanee invece sono lucide e fattive, ma sanno anche essere affettuose e accoglienti, mettersi in gioco e rischiare, e il loro tallone d'Achille sembra essere proprio quello di essere attratte dai "casi umani" come Dario.
Troppo azzurro è fatto di momenti sospesi, sta bene nella sua dimensione minimale come Dario nel lettone di casa, allarga e restringe lo schermo per aderire ai margini di un cellulare, fraziona lo schermo per raccontare gli istanti di un risveglio romantico, giocando con i format della contemporaneità senza per questo diventare meno cinematografico: i suoi modelli sono più Di Gregorio e Moretti che i content creator del web.
L'esordio alla regia di Barbagallo è il ritratto di un ipocondriaco dell'anima, un ansioso strutturale terrorizzato da ciò che "potrebbe succedere dopo" e che considera barbara la sveglia alle 10. E il neoregista, senza grandi velleità ma con molta gentilezza, fa bene il punto su un tipo umano che conosce, e che sembra essere molto frequente nella contemporaneità.
Crescere è una delle cose più difficili che si possano dover affrontare e poco importa se a farlo siano un manipolo di adolescenti, come nel caso di Stand by Me - Ricordo di un'estate (Stand by Me; 1986) o dei ragazzi con famiglie stabili e al termine del loro percorso universitario. Dario, lo stesso autore e regista Filippo Barbagallo, nonostante i suoi 25 [...] Vai alla recensione »
Il film Troppo Azzurro di Filippo Barbagallo affronta un aspetto recente della nostra società che ha che fare non solo col narcisismo, ma anche con la povertà delle opportunità, con la precarietà. E lo fa bene, di persona, con leggerezza e ironia, riuscendo ad essere, sconfinando nell’assurdità, anche piuttosto divertente.
Sono tornato a scrivere qui dopo qualche tempo perché dopo Enea questo film mi ha particolarmente fatto cadere le braccia. Nel 2024 è inammissibile produrre e proporre certe cose. Si parla di Cinema? La regia è televisiva e impalpabile, la recitazione (spacialmente del protagonista) è incerta e allo sbando, dilettantistica.
Dopo anni ho sentito la necessità di tornare a recensire qui sopra. Sarò sincero, Enea di Castellitto Jr. qualche tempo fa mi aveva fatto vacillare ma avevo resistito, non volevo più dedicare energie al superfluo. Ma oggi appena sono uscito dal cinema dopo la visione di questo Troppo Azzurro mi sono chiesto: ma a che cosa ho appena assistito? Non riuscivo a capire.
l'attore, regista ecc è il figlio di barbagallo, produttore di moretti, di gregorio ecc. accostare suo figlio ai nomi di cui sopra è di un ridicolo allucinante. film debole che non da nulla, se non la voglia di tirare due schiaffi al protagonista. ma per piacere dai. voto 1
se deve rifarsi a Moretti,allora deve inserira la societa',sempre presente nei film Morettiani.Altrimenti il film e' un bellissimo involucro personalistico e basta.
L'esordiente Filippo Barbagallo fa tutto lui, scrive e dirige e si riserva la parte del protagonista, Dario, un 20enne romano che vive con i suoi, studia, si ritrova con i soliti amici al solito bar e non ha mai avuto una vera storia d'amore, ché di dare una scossa una svolta alla sua vita non se la sente. Di ragazze ne incontra due, nell'estate romana in cui ha casa libera, i genitori al mare: una [...] Vai alla recensione »
Tra gli sceneggiatori di Grosso guaio all'Esquilino: La leggenda del Kung Fu con Lillo e assistente di Valerio Mastandrea nel suo esordio dietro la macchina da presa (Ride), Filippo Barbagallo fa il suo debutto come regista - e interprete - del Troppo azzurro al cinema a partire da giovedì 9 maggio (distribuito da Vision Distribution) dopo esser stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023, [...] Vai alla recensione »
Il dato è singolare: nel volgere di breve escono in sala due titoli diversissimi, che raccontano il disagio esistenziale della cosiddetta "Generazione Z", ovvero i venti-trentenni dei nostri giorni. Uno è Non credo in niente , l'altro è Troppo azzurro, di cui vi parliamo di seguito. Le analogie non finiscono qui: identica è l'ambientazione romana (e, come troppo spesso capita, vagamente romano-centrica, [...] Vai alla recensione »
Ci sono più modi per approcciare Troppo azzurro, l'esordio alla regia di Filippo Barbagallo che dopo essere stato presentato lo scorso autunno alla Festa del Cinema di Roma nella sezione "Freestyle" approda ora in sala, a ridosso delle chiacchiere sulla Croisette di quella estate che marchia a fuoco quest'opera prima. Il modo più semplice è senza dubbio quello di immergere il lavoro di Barbagallo nel [...] Vai alla recensione »
Dario (Filippo Barbagallo) è un venticinquenne insicuro e condizionato da innumerevoli ansie; è particolarmente legato al suo storico gruppo di amici e al fidato motorino con cui girovaga per le strade della capitale. Con il sopraggiungere dell'estate e delle tanto agognate vacanze, il ragazzo - decisosi a non seguire i genitori al mare - rimane in città in compagnia dei propri pensieri.
Pedala sul Lungotevere in una notte estiva, Dario, come un novello Moretti straniato e stranito dalla realtà dei suoi 25 anni, gli occhiali dalla montatura troppo spessa che esaltano lo strabuzzarsi degli occhi grandi grandi, incerti incerti. Maschera dinoccolata e verbalmente incontinente, è quella del regista e sceneggiatore, Filippo Barbagallo, classe 1995, straight outta CSC, protagonista e corpo-manife [...] Vai alla recensione »
No, Moretti non abita qui. Filippo Barbagallo, figlio dell'Angelo produttore che ha assistito Nanni da Palombella rossa (1989) a Il Caimano (2006), confessa la predilezione per l'ex autarchico, mai tempi son cambiati, i paragoni proibiti, eppure. A voler tenere il confronto, il nemmeno trentenne Barbagallo è un Nanni Moretti sedato, garbato come solo la passività aggressiva può essere, ammobiliato [...] Vai alla recensione »
Tra le opere prime di una stagione, quella 2023-2024, che ha visto proprio un esordio, ossia C'è ancora domani di Paola Cortellesi, sbancare i botteghini, battere tutti i record, conquistare l'Europa e fare incetta di premi, monopolizzando l'attenzione, ci sono tanti altri debutti che hanno provato a ritagliarsi uno spazietto. Chi più chi meno è riuscito a fare parlare di sé grazie alla circuitazione [...] Vai alla recensione »
I più pigri se la sbrigheranno accreditandolo alla sempre nutrita covata di Nanni Moretti, il più influente degli autori italiani: ritratto di un giovane in fiamme, Roma come epicentro del mondo, l'estate del nostro scontento, la commedia quale ineluttabile bacino, la malinconia come anticamera della disperazione. Qualcuno - non a torto - potrebbe immaginarlo come un novello Massimo Troisi, per la [...] Vai alla recensione »