Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 131 minuti |
Regia di | Luca Guadagnino |
Attori | Zendaya, Josh O'Connor, Mike Faist, Scottie DiGiacomo, Faith Fay Keanu Ham, Emelia Camille Harewood, Christine Dye, Heidi Garza, Faye Mbo, Eric Gledhill, Josh Habib, Wes Meserve, A.J. Lister, Joe Curtin, Charles Massey, Darnell Appling, Nada Despotovich. |
Uscita | mercoledì 24 aprile 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
MYmonetro | 3,37 su 34 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 aprile 2024
Luca Guadagnino dirige un film ambientato nel mondo del tennis ma incentrato sulla rivalità (anche amorosa) tra tre ragazzi. Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d'Argento, 4 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 4 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a CDG Awards, Challengers è 135° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 44,00 e registrato 593.610 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Art e Patrick sono amici da quando avevano 12 anni, ed entrambi giocano a tennis sognando una carriera da professionisti. Ma quando in campo scende Tashi, la giocatrice più brillante della sua generazione, la loro amicizia viene messa alla prova dalla competizione per le sue attenzioni. Anni dopo, quando Art, che nel frattempo è diventato una star del tennis (ma sta ancora inseguendo il sogno di vincere gli US Open), partecipa a un challenger, ovvero un incontro di livello inferiore nel mondo dei tornei professionistici, si trova di fronte proprio Patrick, che nel frattempo si è perso per strada, riducendosi a dormire nella sua automobile. E sarà sempre Tashi l'ago della bilancia fra quei due sfidanti che "potrebbero essere contendenti", parafrasando il Marlon Brando di Fronte del porto, ma potrebbero invece soccombere alla loro tendenza a tirarsi la zappa sui piedi.
In realtà gli sfidanti sono tre, perché comprendono Tashi, la giovane donna volitiva e carismatica che sente il bisogno di controllare tutti e tutto - in primis i propri desideri.
Challengers, scritto dal drammaturgo e romanziere Justin Kuritzkes e diretto da Luca Guadagnino, è una esplorazione geometrica del desiderio che rimbalza come una pallina da tennis e colpisce gli avversari a 200 chilometri all'ora, quasi la velocità del proiettile.
Il triangolo non è l'unica geometria possibile, perché le figure si compongono e ricompongono in modo diverso.
Si fa prima a dire quello che Challengers NON è, a cominciare da "un film sul tennis", perché Guadagnino racconta lo sport da profano, cominciando col togliergli una delle sue caratteristiche primarie, ovvero il silenzio durante i match, che il regista invade di musica elettronica (firmata da Trent Reznor & Atticus Ross, quelli di The Social Network) pulsante come il battito del cuore di due amici-rivali che solo sul campo riescono a veicolare i propri impulsi più profondi: non a caso il primo riff in scena richiama quello di "I feel love" di Giorgio Moroder. Del resto, come dirà Tashi, "il tennis è una relazione", e Guadagnino lo usa in questa valenza: il fatto stesso di scegliere quello sport supremamente solitario e isolante per raccontare le regole (scorrette) dell'attrazione è intenzionalmente sovversivo.
Anche le inquadrature - i primissimi piani, le riprese fortemente inclinate o dal basso, come se i giocatori corressero sul vetro, o infine le soggettive, persino quelle della pallina - escono dal tradizionale racconto visivo del match di tennis e sono molto lontane anche da altre interpretazioni cinematografiche come Borg McEnroe o John McEnroe - L'impero della perfezione, ma più vicine al cinema di Sergio Leone, in particolare ai suoi duelli western. Quello che è realistico è invece l'universo fortemente brandizzato in cui si muovono i tre challenger, inconsapevoli di essere usati da un marketing che fa di loro eroi da detronizzare al primo fallimento. In questo senso Challengers sta al tennis come The Dreamers stava al '68: entrambi si muovono su sfondi apparentemente secondari rispetto alle tensioni fra i tre protagonisti, e in realtà determinanti nella costruzione dei loro destini futuri.
Tuttavia Challengers NON è neanche un romance, nel senso che non racconta i sentimenti ma, appunto, le pulsioni - sessuali, di rivalsa, di autoaffermazione - e i "pensieri stupendi" che animano tre individui intenti a definire il proprio ruolo in modi antitetici. Anche le scene più intime non raccontano infatti un abbandono emotivo ma l'affermazione di un rapporto di potere, come quello dei cani in un cortile: c'è chi domina e chi subisce, chi combatte per essere riconosciuto come top dog e chi china il capo (attenti a dove si trovano le teste dei personaggi dopo le scene di sesso) sottomettendosi simbolicamente al più forte, magari per non perderne le attenzioni. Il film di Guadagnino NON è nemmeno una celebrazione agiografica dell'omosessualità, che è invece continuamente ironizzata (vedi la citazione orale e visiva di banane, churros, manici di racchetta e membri maschili in situazioni beffarde).
Guadagnino tiene desta l'attenzione del pubblico non tanto attraverso la tensione erotica fra i tre quanto attraverso l'abilità con cui manipola le relazioni fra i personaggi, che oscillano fra il materno, il fraterno e il trasgressivo. Anche la più adamantina fra i tre, Tashi, si rivela fragile davanti a chi la confronta con la verità su se stessa: l'interpretazione di Zendaya, un'attrice di cui è "impossibile non innamorarsi", la salva sul ciglio del baratro della misoginia, così come con la sua espressione finale - che dovrebbe durare qualche secondo più a lungo, o addirittura trasformarsi in un freeze frame - e il suo grido "come on" - che speriamo venga tradotto con la giusta comprensione del suo significato - fanno di lei la divinatrice della "morale" della storia.
Challengers ha fragilità strutturali di cui tenere conto, come una timeline che rischia di confondere gli spettatori con i suoi continui balzi avanti e indietro nel tempo (suggerimento per il pubblico: tenere il taglio di capelli di Zendaya come punto di riferimento temporale), o l'assenza del primo incontro a due fra Tashi e Patrick, che renderebbe più comprensibile ciò che accade più avanti. Ma nella sua voglia di giocare con la natura volubile e feroce del desiderio e con le dinamiche del dominio e della sottomissione, Challengers ha in sé qualcosa di ludicamente, e maliziosamente, seduttivo.
CHALLENGERS disponibile in DVD o BluRay |
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BLU-RAY |
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€16,99 | – | |||
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Il mondo elitario del tennis; tre adolescenti belli e rampanti. Una narrazione che inizia in un modo e finisce, forse nello stesso modo, con l'aggravante che per tutto il film, che poi corrisponde al trascorrere degli anni dei tre, nulla cambia, se non gli sfondi. Puro esercizio estetico: tutto è laccato, modaiolo, decorativo, senza un briciolo di anima, neppure nera.
Il regista cerca di sedurre gli spettatori a suon di racchette e palline in questo film sentimentale che vede coinvolti tre talenti tennistici. I due protagonisti maschili, amici per la pelle, si innamorano della stessa ragazza, anch'essa giocatrice, che nella sua lunaticità odia ed ama entrambi. Per tutti e tre tutto sembra un gioco e, in un totale vortice di passione, trame, inganni [...] Vai alla recensione »
Il film Challengers (2024) di Guadagnino racconta la storia di due amici Art e Patrik che sin da ragazzi amavano giocare a tennis e condividono le stesse esperienze. Un giorno conoscono Tashi una ragazza della loro età, brava a giocare ma soprattutto bella e seducente. Entrambi se ne innamorano e ci provano entrambi ma lei non vuole rompere il loro legame (non sono una guasta famiglia).
Tashi, Patrick e Art, i tre protagonisti di Challengers sono molto giovani, ma anche quando crescono e lo sono un po’ meno, grazie ai continui flashback possono fare dei balzi indietro temporali e ritrovarsi adolescenti. Piccoli miracoli cinematografici che portano lo spettatore dentro il sogno dell’eterna giovinezza. Quel tornare a qualche giorno prima, a mesi o addirittura [...] Vai alla recensione »
Luca Guadagnino ha fatto centro: questo film va diretto, come un tennista che va in finale con lo “challenger”, tra i migliori visti negli ultimi tempi ed è peccato che sia uscito in un periodo lontano dagli Oscar o altri Festival. La storia piace, è attuale perché il tennis è sport sempre più seguito, ha il fascino del pubblico dei campi di gioco, [...] Vai alla recensione »
Luca Guadagnino torna a dirigere dopo Bones and All, cambiando genere ma mantenendo il suo sguardo indagatore sulla forza della passione, decidendo di mostrarcela a colpi di racchetta, i quali durante tutta la pellicola ci sbatteranno tra il passato e il presente dei protagonisti. Lo fa con un' ottima regia a cui non mancano spunti e che non si lascia mai al caso.
In Challengers Luca Guadagnino ci dà una lezione stupenda e insolita di come il cinema possa trattare quella materia incandescente che è l’eros. Senza mai esibire ma al contrario nascondendo – i suoi amanti non si mostrano mai integralmente nudi – i suoi incontri amorosi sono spesso incontri interrotti o rinviati e l’eros trova strade non banali per mandare i suoi segnali – stupenda la scena in cui [...] Vai alla recensione »
Una roba davvero penosa, dialoghi penosi, doppiaggio penoso, trama inverosimile. Si vede proprio che il livello culturale é diventato bassisimo. volete trame oniriche? guardate Gondry. Volete riflettere? Kiarostami. Qui non c'è nulla: né tennis, né amore, né verità né sogno.
Narrazione scomposta (ma è ancora di tendenza?), ralenti ripetuti, disco martellante ed estetica costosa (facilmente acquistabile col budget adeguato e comunque già perfetta e pronta all’uso come l’arredamento delle camere del Ritz), confondono inizialmente ma poi non giustificano 130 minuti di schermaglie tra ragazzi che dialogano come in chat.
Per quanto mi riguarda Luca Guadagnino è un bravo regista, la tecnica non gli manca e non si risparmia di intensificare le scene a livello emotivo e concettuale. Questo gli riesce bene soprattutto nell’horror e nel thriller e lo fa’ in maniera elegante e pulita senza mai essere volgare o kitsch.Ma quando quei due generi non li tocca solitamente c’è da farsi il segno della croce…CHALLENGERS con Zendaya, [...] Vai alla recensione »
La storia di due ragazzi giovanissimi che si conoscono sin da bambini che tentanto di far carriera nel mondo del tennis. Inconteranno una loro coetanea, anch'essa tennista ( la sfascia famiglie) che giocherà con entrambi, re non a tennis, in un intrigo amoroso. Il film corre lungo scene tra passato e presente . Ambientato prettamente su un campo da tennis lascia un amaro in bocca soprattutto [...] Vai alla recensione »
E' uno dei film peggiori del 2024, non me lo aspettavo proprio da Guadagnino questo melò ginnastico-sentimentale... Personaggi stereotipati (la bella irrisolta che palleggia, è il caso di dirlo, fra i due contendenti), trama da tema scolastico di scuola media (complimenti agli sceneggiatori). Il tutto si basa sulla bellezza fisica dei protagonisti, bella soddisfazione per lo spettatore, [...] Vai alla recensione »
Francamente sono uno di quelli che ha apprezzato molto di Guadagnino Suspiria e Bones and All . Questo film invece l'ho trovato un pò più debole soprattutto come trama anche se alcuni spunti cinematografici nelle riprese e nel montaggio te lo fanno fanno seguire senza annoiarti. E' comunque palese nel montaggio un certo insistito richiamo a Inarritu per cui si perde l'unità [...] Vai alla recensione »
Un film che parte bene ma.....tra la giungla di 10 anni prima,3 anni dopo,un mese prima,2 giorni dopo,1 anno prima,3 ore prima,2 mesi dopo ti rincoglionisci a seguire una trama ed un finale fiacco.Mi sembra un pranzo in un ristorante partito bene e proseguito tra portate mediocri e un conto inadeguato.
aggiungo, che magari se mettevano così tanti product placement, potevano almeno fare a meno della tax credit di quasi 3 milioni italiana. Così, per dire eh. Che non mi pare facciano proprio la fame tra tutti loro
potevano chiamarlo "1001 modi per perdere la dignità". e avrebbe avuto più senso. Ad una certa mi sono sentito battere sulla spalla, erano i miei coglioni che mi han detto "dai, basta"
Triangolo amoroso e di amicizia contornato dal tennis, film più per adolescenti. Bella Zendaya e la scena finale, ma per il resto troppo lungo e poca sostanza.
A tratti interesse , ma spesso il film mi ha infastidito . Lei è perfetta in un personaggio falso ed egoista che vuole controllare gli altri ma che per prima è instabile . I due ragazzi appena ma appena più interessanti . La parte finale del math odiosa , il finale stupido, alla fine in questo film rimane solo un senso di fastidio che col tennis o le relazioni c'entra poco. [...] Vai alla recensione »
Challengers è forse l'opera più matura e completa di Luca Guadagnino. Difficile stabilire se si tratti del suo film migliore, ma il suo modo di raccontare i corpi e la loro sensualità (senza una singola scena di sesso esplicito) impreziosisce un racconto semplice solo in apparenza. Challengers scava a fondo nel rapporto malato dei tre protagonisti, interpretati da attori in [...] Vai alla recensione »
Guadagnino è un regista genialoide e un po' guascone perchè racconta storie che lasciano sempre un po' perplessi. Mi piace anche per questo. Qui ha azzeccato un attore (Josh O'Connor) e il finale. Il resto è troppo ripetitivo, troppi ralenti, troppe botte a quella maledetta pallina. Zendaya mi sembra fuori ruolo. Infine, sarei curioso di conoscere le espressioni dopo [...] Vai alla recensione »
Quando sai travolgere, svolgere, narrare, piegare e guidare le svolte narrative con la sola forza del montaggio, della regia e del sonoro potendo così sfanculare tutte le verbosità allora puoi dire che sai fare cinema e Luca Guadagnino sa decisamente fare cinema. I know [mixed]: parliamo di un rettangolo di gioco dove si giocano x vite in x anni, dalle casse Atmos martellano le capacità [...] Vai alla recensione »
“È veramente difficile, al giorno d’oggi, raccontare al cinema una storia di relazioni adulte e di sesso: e io ne avevo le scatole piene!”, esordisce durante un incontro con la stampa internazionale Amy Pascal, produttrice (insieme a Zendaya) di Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino. “E non riesco a pensare ad un regista migliore di Luca per far tornare di moda questo tipo di film”. Del resto è stata proprio Pascal a portare a Guadagnino il copione dello scrittore e drammaturgo Justin Kuritzkes, autore anche dell’adattamento del racconto "Queer" di William S. Burroughs, che sarà la prossima regia di Guadagnino.
“Io e Amy ci siamo corteggiati per anni sperando di poter lavorare insieme: fra noi c’è sempre stata una tacita storia d’amore”, dice il regista sorridendo. “Quando mi ha mandato la sceneggiatura di Challengers stavo lavorando ad un altro progetto e non avevo tempo per leggerlo, ma lei mi ha tempestato di telefonate, letteralmente ogni mezz’ora. Alla fine l’ho letto nelle pause di lavoro e l’ho trovato fantastico, con tre magnifici protagonisti e una struttura così cinematografica che ho chiamato Amy e le ho detto subito di sì. Il fatto poi che Zendaya abbia accettato il ruolo della tennista Tashi Duncan e si sia proposta anche come coproduttrice è stato decisivo. Infine hanno completato il quadro due grandi attori come Josh O’Connor e Mike Faist.”
“Anche io ero su un set quando Amy Pascal mi ha proposto Challengers: stavo girando la serie Euphoria, e tutti sanno che quando lavoro resto concentrata totalmente e non accetto distrazioni”, ricorda Zendaya. “Ma appena ho letto il copione me ne sono innamorata e allo stesso tempo spaventata a morte, perché non assomigliava a nient’altro che avessi interpretato prima: faceva ridere ma non era una commedia, c’erano momenti drammatici ma non era un dramma, si parlava di tennis ma non era uno sport movie. E quando qualcosa mi spaventa in quel modo mi dico: forse è il caso di interpretarlo.”
Il fatto che fosse Luca Guadagnino a dirigerlo è stato per Zendaya un altro forte incentivo. “Sono una sua superfan da molto tempo e ci eravamo già incontrati ad una cena in cui era stato gentilissimo con me, aiutandomi a trovare un’opzione vegetariana in un ristorante italiano, dato che non parlo la sua lingua. Per Challengers ci siamo rivisti via zoom, abbiamo chiacchierato a lungo e ho capito che aveva la mia stessa comprensione della storia e dei personaggi: siamo entrati subito nei dettagli del mio, fino a discutere di quale crema per il corpo Tashi avrebbe usato prima di andare a dormire!”
C’è qualcosa di Bertolucci, di Visconti e di Zurlini nel gesto creativo di Luca Guadagnino. Di Bernardo il ritratto della giovinezza che si afferma e si rivela nel suo desiderio, di Luchino l’attenzione all’estetica e alla rappresentazione di una società venuta dal passato e abitata dalla bellezza, di Valerio la capacità di cogliere una nostalgia semplice e commovente. Una combinazione di toni a cui si aggiunge l’arte poliforme di un autore che cita per amore, per tramandare, per cercare nel lirismo di un altro lo slancio che gli permetta di fare i conti con quello che è. E Guadagnino è tanto, è tutto. È alto e basso, è Nord e Sud, è palermitano e milanese, è ancestrale e moderno, è regista e architetto, è un gioiello Art déco e un paesaggio vulcanico, è l’Italia e il mondo. È un percorso cosmopolita come i suoi film al servizio del desiderio, lontano dalla pura italianità, in più lingue, con attori di diverse nazionalità e personaggi con background di mille colori, sollevati da vincoli materiali e completamente liberi di consacrarsi alle cose dello spirito o della carne. Ma Guadagnino non resuscita soltanto i fantasmi del cinema italiano (Suspiria, Morte a Venezia…), il suo ultimo complesso movimento di appropriazione si chiama Challengers ed è improntato al mélo hollywoodiano. La figura geometrica è di nuovo quella del rettangolo, blu e liquido in A Bigger Splash, rosso-argilla e compatto in Challengers, ménage à trois in cinque set. In campo ci sono due uomini e una donna, prodigio del tennis che dopo un infortunio diventa allenatrice del marito, un ex campione in declino, e ‘amante’ per sempre del suo miglior avversario. Tra il principe (Josh O’Connor) e il ballerino (Mike Faist), si accomoda Zendaya, giocando a tre una partita che prevede il singolo o il doppio. Ma qui non c’è mai due senza tre, e senza lei. I sentimenti occupano di nuovo tutto lo spazio, sono un ‘rimbalzo alto’ in una pop-opera grandiosa e barocca costruita sui flashback. Tra racchette e stupore, Guadagnino intrappola il suo triangolo in un loop fatale che si abbatte come un colpo di vento sui personaggi e in una ridondanza che impregna tutto: colori, gesti, sguardi, dialoghi, coreografie sportive, fughe in avanti dei suoi eroi che sono incessantemente ripresi dal loro destino. Traslocato in America, Guadagnino dimostra ancora una volta una sensibilità eccezionale per gli ambienti e le atmosfere che nei suoi film hanno sempre il primo ruolo. Da Villa Necchi di Piero Portaluppi a Villa Albergoni nella campagna lombarda, dall’edificio Art déco di Suspiria alla Tenuta Borgia immersa in un parco mediterraneo, i suoi décor hanno contribuito quanto i suoi attori al successo del suo cinema. Rimanendo sempre fedele a quello che i personaggi e la storia domandano, li accomoda come una composizione nostalgica tra vasi e tappeti, specchi e quadri sans âge, per esplorare in immagini il desiderio e le epifanie, le tempeste intime e le estati solari. La forza del suo cinema è lo ‘spazio’, lo spazio è tutto, la base per le sue trame e per la cultura condivisa dai personaggi, ogni oggetto e ogni luogo influenza consciamente o inconsciamente le loro decisioni. Con Challengers, Guadagnino cambia ‘set’ e serve un nuovo gioco…
Capita raramente, ma capita: uscire dal cinema un po' eccitati, e che diamine!, la primavera è iniziata da poco, fuori fanno già 22 gradi alle otto di sera e c'è nel cielo una luna turca che ci si sente subito un po' califfi, anche se al massimo si profuma di docciaschiuma Notti d'Oriente. Però capita, una volta ogni tanto, che invece di fare la figura da poveracci che per andare su di giri devono [...] Vai alla recensione »
Nel tennis puoi guardare il giocatore o puoi guardare la palla. Che è come dire che puoi guardare il gesto o il suo effetto, l'azione o il suo risultato. Si tratta di decidere tra la prospettiva e il punto di vista: la profondità di campo, nel tennis, è definita dal dritto lungolinea, mentre la volèe alta di rovescio (per Panatta e i suoi amici la "veronica") compete la sfera del genio che si fa gesto [...] Vai alla recensione »
L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci trionfa agli Oscar. Il freudo-marxismo ha vinto, scoprendosi al cuore di un sistema globale che sta già cominciando a dire addio alla Guerra Fredda. Attraverso un andirivieni tra passato in flashback e presente, Pu Yi fa la genealogia della propria dissoluzione nel fiume della Storia. L'infanzia, dominata dal principio di piacere, sta per cedere il passo all'ingres [...] Vai alla recensione »
Il triangolo tennistico, erotico, passionale in chiave di commedia di Luca Guadagnino risponde perfettamente ai desideri cinefili di un'audience giovane: la competizione (che soffrono), l'amicizia (che bramano), la fluidità sessuale (che pretendono), la parità sociale, di genere e di colore di pelle (sacrosanta). Me lo ha spiegato un manipolo di teen e ventenni fuori dalla proiezione di Challengers, [...] Vai alla recensione »
Avevamo lasciato Luca Guadagnino nel 2022 con in mano un Leone d'argento per Bones and All (2022) e l'avremmo dovuto rivedere ad aprire la Biennale di Venezia 2023 con i suoi "Sfidanti" se l'annunziata prima del film non fosse stata rimandata, com'è noto, a questo aprile per lo sciopero di attori e autori ad Hollywood. Poco male dato che molto probabilmente la prossima opera, già pronta, del dinamico [...] Vai alla recensione »
Che Guadagnino rielabori cineimmaginari ce lo dice da sempre la sua filmografia. In fondo Io sono l'amore sta a Gruppo di famiglia in un interno di Visconti come, più esplicitamente A Bigger Splash sta a La piscine di Jacques Deray, come il suo Suspiria sta, alfine dichiaratamente, a quello argentiano. E come questo Challengers sta a Conoscenza carnale di Mike Nichols.
Fateci caso la prossima volta in cui incontrerete uno di quei servizi del tiggì o di quegli articoli dietro i quali senti la marcetta di "Fratelli d'Italia" e lo speaker tronfio e comico dell'Istituto Luce mentre celebrano "il momento del cinema italiano" per via di qualche premio che si spera di raccattare in questo o quel festival, come se il cinema fosse i mondiali di calcio, l'arte una questione [...] Vai alla recensione »
Game, set, match. La partita comincia prima dei titoli di testa, stretta in quei primissimi piani leoniani, già eroici e furiosi, incisi in fotogrammi magnetici, eternati in un movimento culmine, nell'acme dello sforzo e del desiderio; un respiro a tre, un gesto sublime cristallizzato nell'ambra e magnificato dal 35 mm, quello degli sfidanti di Luca Guadagnino, corpi che sono già altro(ve).
La storia d'amore e d'amicizia che vede protagonisti Tashi, Art e Patrick si dipana in tre spazi temporali ben distinti. Luca Guadagnino li fa rimbalzare come una pallina da tennis sparata a 150km/H (infatti l'incontro principale si svolge nei velocissimi campi duri tipici degli ATP Nordamericani) e di conseguenza anche le storie sbalzano da un punto e un altro buttandoci sul campo una serie di indizi [...] Vai alla recensione »
Il tennis è relazione e le relazioni amorose palleggiano tra dritti e rovesci, volée e smash, match point e palle break. Il desiderio triangolare trova nello scaltrito mestiere di Guadagnino la forma espressiva più adatta ai nostri tempi: una partita decisiva tra due ex-amici per avere la donna che li ha amati e traditi entrambi (o per trasfigurare la loro attrazione omoerotica? ) apre e chiude il [...] Vai alla recensione »
Critici americani entusiasti, anche parecchi italiani. Ma questo "Jules e Jim con le racchette" non è un capolavoro. E un bel film con problemi. A cominciare dalla diva Zendaya, tanto carina quanto carente di sex appeal. II trio si forma nel 2006, tutti talenti in erba, però lei si frantuma un ginocchio e addio carriera. L'epilogo dopo tredic anni e continui salti temporali e mezz'ora di troppo (cari [...] Vai alla recensione »
Jules e Jim con le racchette da tennis. Curioso che l'abbia scritto Justin Kuritzkes, marito di Celine Song: la regista canadese, nata in Corea, di "Past Lives". Altro triangolo amoroso, tra il consorte americano e il fidanzatino rimasto in Corea (mentre la protagonista emigrata con i genitori si fa chiamare Nora). Il ragazzo coreano si fa vivo a New York, sono indecisi se riallacciare la liaison o [...] Vai alla recensione »
Una partita di tennis, quando è ben giocata, è come una relazione. Questo spiega la bella Tashi (Zendaya) ai suoi due pretendenti, i tennisti in erba Patrick e Art, la notte del loro primo incontro agli U.S. Open Juniores. Loro ci metteranno tutto il tempo del film a capire cosa voglia dire, mentre agli spettatori è subito chiaro che attraverso le parole della sua musa Guadagnino ha illustrato tema [...] Vai alla recensione »
Questo film è molto figo: non so dirvelo in altro modo. Forse perché costringe, con acrobatica geometria, un triangolo sul rettangolo di uno sport che non si fa mai in tre, ma di solito in due e al massimo in quattro. O forse perché, tra smorzate/ralenti sinuose e improvvise - e furiose - accelerazioni a incrociare, impone all'avversario (leggi a noi.
Sbatti la pallina contro lo spettatore e ne farai il tuo avversario perfetto. Ovvero il tuo complice. Perché se è vero che amore & odio pulsano da sempre nel cinema di Luca Guadagnino, nella sua ultima sfida cinematografica gli opposti tanto si elevano al sublime quanto sprofondano nel viscerale. Del resto un animale pasionario della sua specie, che il cinema lo fa, lo divora e lo maneggia a proprio [...] Vai alla recensione »
Challengers è una versione stravagante e sexy del Racconto del cavaliere di Chaucer. Modernizzata: due uomini che duellano non con le spade ma con le racchette; e l'oggetto del loro desiderio non è una genti le fanciulla, ma una superstar del tennis, costretta al ritiro da un infortunio, amareggiata an che dalla consapevolezza che avrebbe potuto batterli entrambi.
Dal triangolo al triello, in amore ci si (s)fida fino al match point. «Sfidanti» è, infatti, la traduzione italiana del titolo dell'ennesima produzione internazionale del nostro connazionale Guadagnino, segugio di giovani talenti, che stavolta porta sullo schermo un trio di giovani attori già sulla cresta dell'onda: Zendaya, Mike Faist e Josh O'Connor.
«Il tennis è una relazione», ma non è mai stato così sensuale, trasgressivo e thriller come in questo caso. Partendo infatti da una frase che pronuncia la protagonista, Tashi Duncan, campionessa prodigio, e poi (dopo un grave infortunio) allenatrice-manipolatrice, si può iniziare a capire perché lo sport di racchetta e corde, oggi sulla breccia grazie al nostro Sinner, possa effettivamente elevarsi [...] Vai alla recensione »
Più che a Bertolucci, che per Guadagnino è un punto di riferimento irrinunciabile, e qui puntualmente echeggiato in diversi momenti, ad esempio da "Novecento" a "The dreamers", si potrebbe pensare a Hitchcock, non tanto per quelle sequenze in cui le teste degli spettatori girano in continuazione seguendo il movimento della pallina ("L'altro uomo"), ma per quel suo istinto di girare gli omicidi come [...] Vai alla recensione »
Non è per niente anomalo - per chi frequenta il cinema di Luca Guadagnino- che in un film in cui sembra che il mondo intero si riassuma nel tennis, ben poco sia davvero connesso allo sport che oggi in Italia beneficia della massima popolarità grazie a Sinner. Il regista in costante ascesa internazionale con "Challengers" utilizza, infatti, il contesto per allestire un melò contemporaneo risucchiato [...] Vai alla recensione »
Per parafrasare André Bazin - saltando all'indietro Serge Daney, che sarebbe fin troppo scontato, in questo caso, chiamare in causa - ci sono, oggi, registi che credono (ancora) nel cinema e registi che fanno film. Luca Guadagnino appartiene, da sempre, anche negli inciampi di carriera, alla prima categoria, sempre più minoritaria (non è un lamento: così vanno le cose, da un po', nel mondo del cinema, [...] Vai alla recensione »
«Il tennis è una relazione» spiega una notte del 2006 in albergo la fuoriclasse Tashi Duncan (Zendaya) ai campioncini juniores allupati Patrick Zweig (Josh O'Connor) e Art Donaldson (Mike Faist). Loro sbavano per fare sesso con lei. La Duncan è più mentale. Incuriosita dalla loro misteriosa amicizia (o è una relazione amorosa repressa?), spiega loro che quando si gioca veramente a tennis si arriva [...] Vai alla recensione »
Stiamo parlando di tennis? Sì. Forse. No. Luca Guadagnino, con "Challengers" (doveva essere il film di apertura della scorsa Mostra del Cinema ... peccato) serve a 220 all'ora una storia d'amore, di amicizia, tradimenti e rimpianti camuffata da epopea sportiva, scegliendo, peraltro, la più anti-spettacolare tra tutte le discipline da portare sul grande schermo.
Tashi Duncan, ex prodigio del tennis, è diventata un'allenatrice intransigente, anche fuori dal campo. Sposata con un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte, la giovane donna mette in campo una strategia per la redenzione del marito, chiamato ad affrontare sul campo Patrick, un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di Tashi, che a sua volta dovrà chiedersi quale sia il prezzo della vittoria. [...] Vai alla recensione »
La ragazza in due di Art (Mike Faist) e Patrick (Josh O'Connor), inseparabili amici tennisti in progress nella classifica, è la migliore giocatrice della sua generazione Tashi (Zendaya). Lei è la pallina, d'accordo, ma è la pallina che va a segno e decide il gioco. Tutto il cinema, ed è tanto e buono, che troviamo in questo nuovo Guadagnino sui confini erotico agonistici tra amicizia e amore sbatte, [...] Vai alla recensione »
Otto mesi dopo la mancata apertura del Festival di Venezia e a due anni da Bones and All, arriva nelle sale dal 24 aprile con Warner Bros. il nuovo film di Luca Guadagnino, Challengers, con protagonisti Zendaya, Mike Faist e Josh O'Connor. Tashi Duncan, ex prodigio del tennis, è diventata allenatrice e non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo.
Lo sport metafora del potere. Un film come una partita di tennis, tra presente e passato e un triangolo amoroso con radici lontane e ripercussioni nell'oggi. Tre giovani e infelici atleti costretti a compromessi nella vita e nell'amore in una sfida continua sul campo e fuori in un continuo confronto con il desiderio e l'esercizio del controllo. Purtroppo una eccessiva lunghezza e la ripetizione di [...] Vai alla recensione »
Considerato che a fare da consulente sportivo del film è stato l'ex giocatore americano Brad Gilbert, vincitore di una ventina di titoli e coach di campioni quali Agassi e Murray, magari dirlo è pura eresia, ma francamente l'approccio al tennis in Challengers ci è sembrato irritante. Nell'idea di conferire nuovo smalto a un classico triangolo, lo sceneggiatore Justin Kuritzkes - che, sempre per Guadagnino, [...] Vai alla recensione »
Due ragazzi, una ragazza e un campo da tennis blu. Le regole del gioco di Challengers sono elencate nei quattro stacchi che aprono l'ultimo lavoro di Luca Guadagnino. E quell' assertività, densa di un'energia palpabilmente fisica, accompagnerà tutto il film. Pleasurable (che dà piacere) è una delle parole più usate nelle recensioni già apparse in Usa (in Italia, Challengers esce oggi), generalmente [...] Vai alla recensione »
Tashi, Art e Patrick sono promesse del tennis in momenti diversi del film a un passo dal diventare star di primo livello oppure atleti costretti alla resa e al ritiro. Tashi gioca a sedurre entrambi, poi si fidanza con Patrick, infine sposa Art. I due ragazzi, dapprima amicissimi poi rivali, si ritrovano in campo a giocarsi la finale dell'ATP Challenger Tour, il torneo maschile che permette ai giocatori [...] Vai alla recensione »
Allora. Prendiamo i protagonisti di Jules et Jim, due uomini, una donna, e mettiamoli in un campo da tennis. Poi assicuriamoci che le casse dell' impianto stereo della sala cinematografica in cui viene proiettato il film, siano in Dolby Surround, o meglio ancora Atmos, e a quel punto lasciamo andare a tutto volume una soundtrack cyber-disco, capace di contaminazioni jungle e dance retrofuturista alla [...] Vai alla recensione »
E' la finale di un torneo di tennis "challenger" a New York, ovvero un torneo minore che, tuttavia, permette al vincente di accedere ad una competizione nel circuito del cosiddetto "grand slam", il più importante del mondo. I partecipanti non sono giocatori qualsiasi: da una parte c'è Art Donaldson (Mike Faist), ottimo tennista e con grandi successi alle spalle, ma in fase ormai calante, mentre dall'altro [...] Vai alla recensione »
Non vuole essere una spaccafamiglie, Tashi. Mette subito le cose in chiaro con Patrick e Art, fin dalla notte in cui li va a trovare nella loro stanza d'albergo, quella messa a disposizione dall'US Open Juniores, torneo a cui tutti e tre partecipano. I due ragazzi ghignano all'affermazione della loro coetanea, perché pur essendo inseparabili da quando sono entrati dodicenni nell'accademia che li ha [...] Vai alla recensione »
A tennis si può giocare in due. Al massimo in quattro. Quando si è in tre c'è poco da fare, o non si gioca o ci si alterna. Scelto da Venezia 2023 come film d'apertura, poi cancellato a causa dello sciopero degli attori americani, Challengers di Luca Guadagnino arriva finalmente nelle sale (dal 24 aprile, con Warner Bros.), ed è un approdo travolgente: il presente della storia è nel 2019, ad agosto, [...] Vai alla recensione »