Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Regia di | Alice Rohrwacher |
Attori | Josh O'Connor, Carol Duarte, Vincenzo Nemolato, Alba Rohrwacher, Isabella Rossellini . |
Uscita | giovedì 23 novembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,35 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 22 giugno 2023
Ambientato negli anni '80, nel mondo clandestino dei "tombaroli", il film racconta di un giovane archeologo inglese coinvolto nel traffico clandestino di reperti archeologici.
CONSIGLIATO SÌ
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Anni Ottanta. Arthur ha un talento raro: riesce a percepire, come un rabdomante, la presenza delle tombe etrusche che costellano il litorale tirrenico, virtù apprezzata dai suoi amici tombaroli in cerca di reperti da rivendere al mercato nero. Ma mentre loro inseguono un profitto di sopravvivenza che non li renderà mai ricchi (perché quello è il "talento" dei grandi trafficanti), "l'inglese" è alla disperata ricerca di un passaggio verso l'aldilà che potrebbe ricongiungerlo a Beniamina, la ragazza che ha amato e perduto. Italia, a dispetto del nome, è straniera come Arthur, ed è l'unica in grado di accendere nel giovane uomo un nuovo interesse per la vita. Va a stanarlo sulle pendici della città, dove vive in una baracca che solo lei trova bella, e solleva il suo sguardo da quella terra che lo attira come un magnete. Italia è anche l'unica ad intravvedere, fra gli incroci dei rami che paiono bacchette da rabdomante, il fantasma di certi uomini appesi a testa in giù, rivolti verso il mondo di sotto come Orfei irresistibilmente attratti da una loro Euridice.
La chimera (obiettivo perennemente elusivo, ma anche creatura composta da parti animali diverse, come lo è ogni straniero) racconta una ricerca ostinata - di morte, di vita, di riscatto dalla povertà e di accumulo materiale - con il passo folk del cantastorie, evidenziandone il lato picaresco e quello simbolico.
È una battaglia tra vettori contrapposti - fedeltà e desiderio, bene comune e possesso, predestinazione e libero arbitrio - che strattonano qua e là gli esseri umani, incapaci di seguire semplicemente le traiettorie del volo degli uccelli secondo "le regole assegnate a questa parte di universo". Ed è un film completamente libero come sa esserlo il cinema di Alice Rohrwacher, che sceglie il tempo del racconto cominciando lentamente, per dare al suo protagonista lo spazio di una rincorsa fatale, e accelerando in "ascese velocissime" che rivelano una comicità da film muto.
Anche il formato diviso in tre - 16mm, super 16 mm e 35mm - testimonia la libertà espressiva dell'autrice di scegliere ciò che le è utile a narrare, ponendosi come unico imperativo l'aderenza totale alla storia e ai personaggi. Nel suo immaginario si rintracciano Pasolini, il Fellini di Roma (gli affreschi che cambiano colore quando viene scoperchiato il loro nascondiglio) e di La dolce vita (la statua che sorvola il mondo) e la visionarietà "femminile" di Lucrecia Martel, ma non c'è nulla di rielaborato e tutto di restituito a quel territorio, e quel cinema, saccheggiato dai suoi stessi abitanti, più che dagli "stranieri".
Fra gli interpreti spiccano Isabella Rossellini nei panni di Flora, l'anziana insegnante di canto, accompagnata da uno straordinario coro muliebre, che non si arrende alla perdita della figlia Beniamina, e Vincenzo Nemolato nel ruolo di un tombarolo guascone. Soprattutto si libra come un uccello Carol Duarte, l'attrice brasiliana già straordinaria ne La vita invisibile di Euridice Gusmao, che interpreta Italia, cantante "stonata" solo perché segue un suo spartito interiore. Questa compagnia di giro attraversa una storia picaresca e celestiale dove il celeste è il colore dominante (e celeste era il Corpo del film di esordio di Rohrwacher, dal quale ha ripescato Yle Vianello, che qui incarna Beniamina) ed è fatto di un cielo attraversato da quegli uccelli che trasformano noi spettatori in àuguri intenti a interpretare il loro volo.
La chimera ha i colori delle fiabe e l'apparente scanzonatura degli stornelli, racconta la campagna senza accenno bucolico o velleità bohemienne, ipotizza un mondo gestito dalle donne senza farne una bandiera ideologica, scava nella terra e nell'inconscio, cerca di salvare l'anima dei suoi personaggi anche quando non è più possibile e fornisce loro prese d'aria anche quando non possono più esserci, alludendo a ciò che "non è fatto per gli occhi degli uomini" con il potere evocativo della poesia.
Il film di Rohrwacher attraversa un'Italia nel processo di essere svenduta agli stranieri ma in cui due stranieri sembrano gli unici a volerne conservare il mistero, ci aiuta a "stimare l'inestimabile" e a rivendicare la tutela delle "cose che appartengono a tutti" perché la proprietà non deve essere necessariamente possesso. E il suo cinema si conferma contemporaneamente arcaico e postmoderno, nonché capace di inventare parabole agresti che presagiscono, come il migrare degli uccelli, la transizione verso il degrado a seguire.
Uscendo dalla proiezione di La chimera ci si portano dietro due o tre cose che rendono l'esperienza straordinaria. Prima di tutto l'immagine: la fotografia di Hélène Louvart e una libertà formale che risucchia lo spettatore nel racconto. Poi la narrazione, che al di là dei dialoghi si affida a un linguaggio muto e attinge a delle canzoni per darci lumi su Arthur (Josh O'Connor).
Il cinema di Alice Rohrwacher è un mondo. Un mondo di luoghi personali trasformati in spazi mitologici (qui Civitavecchia); di memorie e fantasie (qui gli anni 80, l'industrializzazione della provincia italiana, le radici etrusche); di realismo documentario che si apre a momenti di magia. Il cinema di Alice Rohrwacher è riconoscibile, vivo, vario, e in La chimera - storia di uno straniero che appartiene [...] Vai alla recensione »
È un cinema scritto nella zona più immateriale del tempo, quello di Alice Rohrwacher, lì dove il confine della realtà smargina negli spazi più astratti della memoria, si smaterializza nei sentimenti dell'affabulazione, nella metrica irregolare di un poetare verso il basso... La quotidianità in cui vivono i suoi personaggi discende da epoche che appartengono alle zone più improprie della Storia, ai [...] Vai alla recensione »
Arthur è appena uscito di prigione. Torna nel paesino della Tuscia, nell'alto Lazio, dove vive e dove insieme a una compagnia di sbandati si guadagna da vivere trafugando reperti archeologici nelle tombe ancora non scoperte delle necropoli etrusche. Ma la sua vera ricerca è quella della pace, persa insieme alla donna che amava. Alice Rohrwacher continua la sua esplorazione cinematografica di una realtà [...] Vai alla recensione »
La chimera: "ognuno insegue la sua ... senza mai riuscire ad afferrarla" recita la sinossi ufficiale del nuovo film di Alice Rohrwacher, implicando quindi principalmente il significato secondario della parola, quello di sogno irraggiungibile, utopia; ma Rohrwacher sa benissimo che una chimera è innanzitutto una creatura fantastica della mitologia antica, composta da parti di quattro bestie diverse, [...] Vai alla recensione »
Inizia su un treno, La chimera, il quarto lungometraggio da regista di Alice Rohrwacher, e termina su un cielo in cui volteggiano gli uccelli; su quest'ultima immagine prorompono le note de Gli uccelli di Franco Battiato, che da un lato fungono da riferimento temporale (come Vado al massimo nel corso del film: si è al confine tra Lazio e Toscana nei primi anni Ottanta) e dall'altro servono da contrappunto [...] Vai alla recensione »
Cambiano le prospettive al mondo gli Uccelli di Franco Battiato che Alice Rohrwacher fa vorticare sui titoli di coda de La chimera. E cambia le prospettive al suo sguardo la voce più internazionale del nostro cinema (insieme giusto a Luca Guadagnino), dopo una serie di cortometraggi straordinari (Omelia contadina, Quattro strade, Le pupille) che sembrano aver smosso le acque del suo apparato figurativo [...] Vai alla recensione »
Alice Rohrwacher, 41 anni, da Fiesole, sorella di Alba, è habituée del festival di Cannes. Ha girato quattro film, tre dei quali sono stati accolti in concorso sulla Croisette negli anni: due premiati, "Le meraviglie" e "Lazzaro felice"; questo nuovo, intitolato "La chimera", passa oggi in gara e sapremo domani se avrà fatto breccia nel cuore della giuria.
Un domani si parlerà del "cinema di Alice Rohrwacher" come oggi facciamo riferendoci ai maestri che furono, racchiudendo in quel "il cinema di" l'idea di un universo iconico e riconoscibile, capace di suscitare rimandi non solamente "visivi" ma anche appigli inerenti gli altri sensi. Un cinema di terra e polvere, di natura e vuoto, popolato da personaggi fatti di carne e anima, sbilenchi ma veri, radicati [...] Vai alla recensione »
Si potrebbe dire che, cinematograficamente parlando, Alice Rohrwacher sia nata al Festival di Cannes: il suo film di debutto Corpo celeste (2011), diretto oltre che scritto, come sinora tutti i successivi, dalla regista fiesolana (madre italiana, padre tedesco), era stato presentato alla "Quinzaine des Réalisateurs". Era poi seguito, tre anni dopo, Le meraviglie per il quale aveva ricevuto il Grand [...] Vai alla recensione »