Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 134 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Alice Rohrwacher |
Attori | Josh O'Connor, Carol Duarte, Vincenzo Nemolato, Alba Rohrwacher, Isabella Rossellini Lou Roy-Lecollinet. |
Uscita | giovedì 23 novembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | 01 Distribution |
MYmonetro | 3,61 su 34 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 novembre 2023
Ambientato negli anni '80, nel mondo clandestino dei "tombaroli", il film racconta di un giovane archeologo inglese coinvolto nel traffico clandestino di reperti archeologici. Il film ha ottenuto 6 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, 11 candidature a David di Donatello, ha vinto un premio ai European Film Awards, Il film è stato premiato a National Board, In Italia al Box Office La Chimera ha incassato 1,3 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Anni Ottanta. Arthur ha un talento raro: riesce a percepire, come un rabdomante, la presenza delle tombe etrusche che costellano il litorale tirrenico, virtù apprezzata dai suoi amici tombaroli in cerca di reperti da rivendere al mercato nero. Ma mentre loro inseguono un profitto di sopravvivenza che non li renderà mai ricchi (perché quello è il "talento" dei grandi trafficanti), "l'inglese" è alla disperata ricerca di un passaggio verso l'aldilà che potrebbe ricongiungerlo a Beniamina, la ragazza che ha amato e perduto. Italia, a dispetto del nome, è straniera come Arthur, ed è l'unica in grado di accendere nel giovane uomo un nuovo interesse per la vita. Va a stanarlo sulle pendici della città, dove vive in una baracca che solo lei trova bella, e solleva il suo sguardo da quella terra che lo attira come un magnete. Italia è anche l'unica ad intravvedere, fra gli incroci dei rami che paiono bacchette da rabdomante, il fantasma di certi uomini appesi a testa in giù, rivolti verso il mondo di sotto come Orfei irresistibilmente attratti da una loro Euridice.
La chimera (obiettivo perennemente elusivo, ma anche creatura composta da parti animali diverse, come lo è ogni straniero) racconta una ricerca ostinata - di morte, di vita, di riscatto dalla povertà e di accumulo materiale - con il passo folk del cantastorie, evidenziandone il lato picaresco e quello simbolico.
È una battaglia tra vettori contrapposti - fedeltà e desiderio, bene comune e possesso, predestinazione e libero arbitrio - che strattonano qua e là gli esseri umani, incapaci di seguire semplicemente le traiettorie del volo degli uccelli secondo "le regole assegnate a questa parte di universo". Ed è un film completamente libero come sa esserlo il cinema di Alice Rohrwacher, che sceglie il tempo del racconto cominciando lentamente, per dare al suo protagonista lo spazio di una rincorsa fatale, e accelerando in "ascese velocissime" che rivelano una comicità da film muto.
Anche il formato diviso in tre - 16mm, super 16 mm e 35mm - testimonia la libertà espressiva dell'autrice di scegliere ciò che le è utile a narrare, ponendosi come unico imperativo l'aderenza totale alla storia e ai personaggi. Nel suo immaginario si rintracciano Pasolini, il Fellini di Roma (gli affreschi che cambiano colore quando viene scoperchiato il loro nascondiglio) e di La dolce vita (la statua che sorvola il mondo) e la visionarietà "femminile" di Lucrecia Martel, ma non c'è nulla di rielaborato e tutto di restituito a quel territorio, e quel cinema, saccheggiato dai suoi stessi abitanti, più che dagli "stranieri".
Fra gli interpreti spiccano Isabella Rossellini nei panni di Flora, l'anziana insegnante di canto, accompagnata da uno straordinario coro muliebre, che non si arrende alla perdita della figlia Beniamina, e Vincenzo Nemolato nel ruolo di un tombarolo guascone. Soprattutto si libra come un uccello Carol Duarte, l'attrice brasiliana già straordinaria ne La vita invisibile di Euridice Gusmao, che interpreta Italia, cantante "stonata" solo perché segue un suo spartito interiore. Questa compagnia di giro attraversa una storia picaresca e celestiale dove il celeste è il colore dominante (e celeste era il Corpo del film di esordio di Rohrwacher, dal quale ha ripescato Yle Vianello, che qui incarna Beniamina) ed è fatto di un cielo attraversato da quegli uccelli che trasformano noi spettatori in àuguri intenti a interpretare il loro volo.
La chimera ha i colori delle fiabe e l'apparente scanzonatura degli stornelli, racconta la campagna senza accenno bucolico o velleità bohemienne, ipotizza un mondo gestito dalle donne senza farne una bandiera ideologica, scava nella terra e nell'inconscio, cerca di salvare l'anima dei suoi personaggi anche quando non è più possibile e fornisce loro prese d'aria anche quando non possono più esserci, alludendo a ciò che "non è fatto per gli occhi degli uomini" con il potere evocativo della poesia.
Il film di Rohrwacher attraversa un'Italia nel processo di essere svenduta agli stranieri ma in cui due stranieri sembrano gli unici a volerne conservare il mistero, ci aiuta a "stimare l'inestimabile" e a rivendicare la tutela delle "cose che appartengono a tutti" perché la proprietà non deve essere necessariamente possesso. E il suo cinema si conferma contemporaneamente arcaico e postmoderno, nonché capace di inventare parabole agresti che presagiscono, come il migrare degli uccelli, la transizione verso il degrado a seguire.
LA CHIMERA disponibile in DVD o BluRay |
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Anni 80, Tuscia. Una banda di tombaroli che ricorda molto i soliti ignoti di Monicelli si muove tra le necropoli etrusche seminascoste dalla vegetazione insieme a un misterioso inglese, Arthur, dall’oscuro passato con un abito bianco sporco e stazzonato. Sullo sfondo, ricettatori d’arte, il canto la libertà. La chimera di Alice Rohwacher è tutto questo.
Bellissimo film, narrazione stralunata e profonda del confine tra presente e passato, in un susseguirsi di inversioni e rovesciamenti di tempi, di terre e cieli. Il protagonista Arthur, asceta moderno, si capovolge e diviene l’appeso della carta dei tarocchi, colui che ribalta la fede nelle credenze comuni, che seppur in supplizio, trascende estatico.
“La Chimera”, di Alice Rohrwacher è un film che tutti dovrebbero vedere ma che purtroppo verrà visto da pochi. Il protagonista è l’anglosassone Arthur, archeologo ormai caduto in rovina che ha un dono particolare, riesce a capire dove si celano le tombe appartenenti ad antiche civiltà. Arthur ama l’archeologia e sebbene si metta subito al servizio dei tombaroli, per trarre profitto dal ritrovamento [...] Vai alla recensione »
Un comparto audio favoloso che trasforma il film, almeno nella prima parte, in un viaggio sensoriale. Il frusciare degli alberi, l'eco delle vecchie case dai soffitti alti, i passi nella terra, il respiro nelle salite, le rondini. Sembra di essere lì, di scavare e di sentire indotto l'odore di aria chiusa e terra e muschio venire dal sottosuolo.
Giudizio nettamente negativo per un film pretenzioso, inutilmente lungo, con un finale senza senso.
Un discreto squarcio sugli anni '70/'80 che, pero', non erano certo cosi tristi, nemmeno nelle zone di poverta'. I cani non erano portati al guinzaglio sui treni, ........... La regista e' intelligente ma dovrebbe applicarsi di piu'.
Può nel 2023 un film affrontare temi quali la povertà, il maschilismo della nostra società, il razzismo e la solitudine senza rinunciare a priori a qualsiasi pretesa artistica? Sì, e "La Chimera" testimonia esattamente questo. Un inglese dalle capacità magiche, Arthur, il cui unico passato noto è rappresentato da Beniamina, la donna [...] Vai alla recensione »
Arthur é fascinoso (irresistibili efelidi e fessure di occhi), tenero, buffo, enigmatico ma soprattutto smarrito. Ha perso il filo che lo legava alla sua amata. Nel breve viaggio terreno che ci consente di conoscerlo un po', il ragazzo si accompagna ad una genuina ed allegra compagnia di furfantelli, inaffidabili e spietati, un caravanserraglio che ci porta con se e ci diverte, eludendo la legge e [...] Vai alla recensione »
Alice Rohrwacher un regista giovane che prende premi in qua e la! Brava! Con la Chimera ha dato a noi ottuagenari la possibilità di sognare, una trama originale fuori dai normali stereotipi filmati a volte fatti male oppure da sbadiglio compresi i film u.s.a, con tanti effetti speciali e poca sostanza. Bravo Josh O’Connor l’attore principale, brava la Brasiliana Carol Duarte, bravi [...] Vai alla recensione »
Un film straniante che mischia con equilibrio generi diversi. Possibile sensazione di solitudine all'uscita dalla sala.
La chimera ** "La Chimera" è stato distribuito in un novembre ancora fagocitato dal film di Cortellesi e lasciato in balia di sé stesso. Poi, tramite una strana campagna social portata avanti dalla regista col protagonista Josh O'Connor, il film ha iniziato a riempire le poche sale messe a disposizione, diventando un autentico successo di nicchia. La pellicola racchiude tutte le tematiche care alla [...] Vai alla recensione »
Piccola Italia Centrale, anni Ottanta. Il sole insegue gli amanti nella Chimera: lo dice Beniamina (Yile Vianello) - quasi ad avvertire una minaccia, una presenza ostinata e contraria, una sventura prossima - ad Arthur (Josh O'Connor), «l'inglese», così lo chiamano, mentre, e chissà dove sono, i due giocano all'amore, ai suoi sguardi, ai suoi occhi.
"Il sole ci segue" dice la giovane donna al protagonista, mentre nella soggettiva che ne incornicia l'ovale la faccia della ragazza appare e scompare davanti ai nostri occhi. Ancora una volta per Alice Rohrwacher il cinematografo è un'autentica epifania: una questione di luce e oscurità, di sogno e realtà, di essere e non essere, come è sempre stato a partire dai fratelli Lumière.
Non ci fossero scalcinate ballate folk a scandirne l'andamento, come per provare a mettere ordine nel flusso di immagini, dovremmo registrare la refrattarietà di «Chimera» a qualunque inquadramento. La libertà espositiva (nonché ritmica, e di registro) determina infatti la natura fluida del film di Alice Rohrwacher, tanto che anche definirne la trama non è impresa scontata, per il continuo incrocio [...] Vai alla recensione »
Alice Rohrwacher si afferma, film dopo film, come regista ineludibile. Il suo sguardo, preciso ed elegiaco, politicamente motivato, appassionato, lirico e ancorato a un respiro di matrice schiettamente neorealista, è una delle dichiarazioni di vitalità più convincenti del cinema italiano odierno. Ancorato alla radice del sentire di un paese e di un territorio progressivamente scomparso dalle immagini [...] Vai alla recensione »
Il cinema di Alice Rohrwacher prova a inoltrarsi in quelle zone magiche, fiabesche, mitiche che si allargano e si restringono sotto quella che pigramente chiamiamo "la realtà". Non è un caso che nel suo ultimo film , " La chimera", ritorni spesso l'immagine capovolta dell'Appeso, uno degli arcani maggiori dei Tarocchi: è quasi un invito a considerare le cose da un altro punto di vista, a ribaltare [...] Vai alla recensione »
Orfeo è un giovane spilungone inglese addormentato su un treno che si porta addosso il puzzo della galera e un dolore segreto. La sua Euridice appare solo di sfuggita e ha il volto dolce di Yle Vianello, l'ormai ex-ragazzina del primo film di Alice Rohrwacher ("Corpo celeste", 2011), ma questo lo capiremo più avanti, confortati dalle note dell"Orfeo" di Monteverdi.
Diciamolo, Alice Rohrwacher fa di tutto per irritare i non estimatori, a forza di pasolinate, cittismi, olmismi, realismo magico, folklore e amore contadino. Ma se si resiste al contesto ideologico, la forza espressiva di questa autrice si rivela e si svela, potentissima. Ben oltre il racconto dei tombaroli e delle vestigia sepolte di una civiltà (s)perduta, Chimera racconta un'Italia in cui il moderno [...] Vai alla recensione »
Tombaroli nella Tuscia degli anni Ottanta. Poveri cristi che depredano tombe etrusche per campare. Guida il gruppo un inglese che per un periodo è stato via e ha il cuore ferito. Come individua le tombe lui, nessuno. Tipo rabdomante, ha pure il bastoncino. «Scavate qui», e amorano i reperti. Che il gruppo rivende a tale Spartaco, che tira forte sul prezzo e riserverà sorpresa.
Chimera, un sogno lontano, impossibile da raggiungere, è soprattutto belva multiforme, composta di parti mostruose e vomitante fuoco: al cinema ce n'è bisogno. Così il film di Alice Rohrwacher riconcilia con la sala quasi sempre invasa da operine composte e compagnie di giro e provoca ancora il gusto del rischio. Presentato fin dalla prima a Cannes perlopiù come film sognante e misterioso è un film [...] Vai alla recensione »
E'il mondo fatato e straccione della regista Alice Rorhwacher (qui coadiuvata dalla sorella attrice Alba). Ma noi, incolpevoli spettatori, che abbiamo fatto di male per doverlo subire? Diciamo "incolpevoli spettatori", pure irritati da questo universo di sfigati, ragazze troppo magre, uomini panciuti, inglesi da cartolina, Isabelle Rossellini in veste di matriarca (perché le attrici credono che recitare [...] Vai alla recensione »
Altissimo, sporco e stropicciato, la sigaretta sempre accesa, esce di prigione e torna a casa, una baracca addossata alle mura del paese, nella Tuscia degli anni Ottanta. Arthur (Josh O' Connor) vorrebbe non parlare più con nessuno, non farsi più coinvolgere, ma i suoi amici tombaroli sono una compagnia a cui non si sfugge: allegra e delinquente, accogliente e maschilista, capace tanto di essere rapace [...] Vai alla recensione »
Forse sì, forse Alice Rohrwacher mi piace più dei suoi film. Mi incanta proprio lei, quando ad esempio per spiegare la persistenza dell'amore - e la crudeltà dell'assenza - dice che i suoi personaggi sono come piante che cercano nell'altro le proprie radici. O ancora quando per raccontare quale lampo ha acceso il suo ultimo lavoro, dice: «Volevo fare un film libero: liberarmi da tutte queste catene [...] Vai alla recensione »
Il nuovo film di Alice Rohrwacher è un'incantevole commedia fantasy sul perduto amore: chiassosa, divertente, festosa, arricchita dallo stile assolutamente riconoscibile dell'autrice. È un film brulicante di vita con personaggi che combattono, cantano, rubano e sfondano la quarta parete per rivolgersi direttamente a noi. Rohrwacher ci trasmette un'idea dell'Italia come scrigno di glorie passate, una [...] Vai alla recensione »
Siamo negli anni '80. Arthur è un archeologo appena uscito di prigione. Assieme ad altri amici fa parte del gruppo dei tombaroli, che trafugano oggetti dalle tombe etrusche per venderli e diventare ricchi. Arthur ha il dono di captare dove sotto la terra si nascondono tali oggetti e nel frattempo è desolato di aver perduto l'amore della sua vita. Alice Rohrwacher mantiene intatto il suo stile, dove [...] Vai alla recensione »
Nelle sale Alice Rohrwacher avrebbe voluto fare l'archeologa e mette a frutto la passione nel suo ultimo film "La Chimera" propone un'avventura stratificata, tra vita e morte, tra sacro e profano, tra visibile e invisibile Alice Rohrwacher, non è un caso, prima di diventare regista, avrebbe voluto fare l'archeologa, è cosa nota. Un aspetto interessante, che infatti non ha lasciato mai incompiuto, [...] Vai alla recensione »
L'uomo comune di Albanese tradito dal sistema bancario quando la figlia si sposa. Nello sfondo i crac italiani di fine anni '90. La musa è Ken Loach. Con sincerità Antonio avvicina una questione precisa del tardo capitalismo. Qualche fiacca tensione tra sceneggiatura e recitazione, ma vicenda, inganno e questioni morali sono tremendamente attuali e chiari.
In una piccola città sul mar Tirreno, l'inglese Arthur raggiunge una sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Il giovane ha la capacità di sentire il vuoto, un dono messo al servizio del gruppo di predatori che scavano nella terra dove si nascondono le vestigia di un mondo passato. Ma il vuoto che sente Arthur è anche quello di un amore perduto, forse [...] Vai alla recensione »
Arthur, rabdomante disilluso, con una banda di tombaroli saccheggia le necropoli etrusche. Italia lo incoraggia a gettare il passato alle spalle, ricominciando a vivere. La polifonia di accenti e cadenze trasporta lo spettatore in un non-luogo: il mondo fiabesco di Alice Rohrwacher. Tre formati (16 mm, super 16 mm e 35mm) per adattare lo schermo alla storia.
I maligni direbbero che i film di Alice Rohrwacher sono come mercatini delle pulci. L'occhio si ferma continuamente su quel plissé gustosamente antiquato, sul celestino di quella Fiat 127, su quelle irresistibili giacchette vintage, su quel curioso portabiscotti che hai sempre notato da tua nonna e che non hai mai osato buttare. La verità è che guardare un film di Alice Rohrwacher è come andare al [...] Vai alla recensione »
L'ultimo film di Alice Rohrwacher, La chimera, nelle sale dal 23 novembre, conferma le doti di una regista tra i pochi - maschi o femmine - che meritano attenzione perché sa sempre come mettere al centro delle storie tensioni attuali e positive. Il suo film più bello, Lazzaro felice, seppe coniugare mirabilmente uno ieri quasi mitico, contadino e montanaro e provinciale che era infine il passato comune [...] Vai alla recensione »
La chimera, già presentato a Cannes e ora nella sezione Best of della Festa del Cinema di Roma, è sicuramente tra i migliori film selezionati in questa edizione del festival romano; Alice Rohrwacher non solo mantiene la sua riconoscibilità autoriale, ma si distingue per una cifra artistica e contenutistica originale. E originale è innanzitutto il soggetto scelto: la storia di Arthur (Josh O'Connor), [...] Vai alla recensione »
Il talento di Alice Rohrwacher sta tutto nella sopraffina capacità di far convivere in ogni sua opera realismo e surrealismo, quest'ultimo posizionato al labile confine del fiabesco. La realtà alligna nella cornice, cioè in un'ambientazione in prevalenza rurale così accurata da far ricordare i più celebri lavori di Ermanno Olmi, spesso citato a modello dalla stessa regista.
Uscendo dalla proiezione di La chimera ci si portano dietro due o tre cose che rendono l'esperienza straordinaria. Prima di tutto l'immagine: la fotografia di Hélène Louvart e una libertà formale che risucchia lo spettatore nel racconto. Poi la narrazione, che al di là dei dialoghi si affida a un linguaggio muto e attinge a delle canzoni per darci lumi su Arthur (Josh O'Connor).
Il cinema di Alice Rohrwacher è un mondo. Un mondo di luoghi personali trasformati in spazi mitologici (qui Civitavecchia); di memorie e fantasie (qui gli anni 80, l'industrializzazione della provincia italiana, le radici etrusche); di realismo documentario che si apre a momenti di magia. Il cinema di Alice Rohrwacher è riconoscibile, vivo, vario, e in La chimera - storia di uno straniero che appartiene [...] Vai alla recensione »
È un cinema scritto nella zona più immateriale del tempo, quello di Alice Rohrwacher, lì dove il confine della realtà smargina negli spazi più astratti della memoria, si smaterializza nei sentimenti dell'affabulazione, nella metrica irregolare di un poetare verso il basso... La quotidianità in cui vivono i suoi personaggi discende da epoche che appartengono alle zone più improprie della Storia, ai [...] Vai alla recensione »
Arthur è appena uscito di prigione. Torna nel paesino della Tuscia, nell'alto Lazio, dove vive e dove insieme a una compagnia di sbandati si guadagna da vivere trafugando reperti archeologici nelle tombe ancora non scoperte delle necropoli etrusche. Ma la sua vera ricerca è quella della pace, persa insieme alla donna che amava. Alice Rohrwacher continua la sua esplorazione cinematografica di una realtà [...] Vai alla recensione »
La chimera: "ognuno insegue la sua ... senza mai riuscire ad afferrarla" recita la sinossi ufficiale del nuovo film di Alice Rohrwacher, implicando quindi principalmente il significato secondario della parola, quello di sogno irraggiungibile, utopia; ma Rohrwacher sa benissimo che una chimera è innanzitutto una creatura fantastica della mitologia antica, composta da parti di quattro bestie diverse, [...] Vai alla recensione »
Inizia su un treno, La chimera, il quarto lungometraggio da regista di Alice Rohrwacher, e termina su un cielo in cui volteggiano gli uccelli; su quest'ultima immagine prorompono le note de Gli uccelli di Franco Battiato, che da un lato fungono da riferimento temporale (come Vado al massimo nel corso del film: si è al confine tra Lazio e Toscana nei primi anni Ottanta) e dall'altro servono da contrappunto [...] Vai alla recensione »
Cambiano le prospettive al mondo gli Uccelli di Franco Battiato che Alice Rohrwacher fa vorticare sui titoli di coda de La chimera. E cambia le prospettive al suo sguardo la voce più internazionale del nostro cinema (insieme giusto a Luca Guadagnino), dopo una serie di cortometraggi straordinari (Omelia contadina, Quattro strade, Le pupille) che sembrano aver smosso le acque del suo apparato figurativo [...] Vai alla recensione »
Alice Rohrwacher, 41 anni, da Fiesole, sorella di Alba, è habituée del festival di Cannes. Ha girato quattro film, tre dei quali sono stati accolti in concorso sulla Croisette negli anni: due premiati, "Le meraviglie" e "Lazzaro felice"; questo nuovo, intitolato "La chimera", passa oggi in gara e sapremo domani se avrà fatto breccia nel cuore della giuria.
Un domani si parlerà del "cinema di Alice Rohrwacher" come oggi facciamo riferendoci ai maestri che furono, racchiudendo in quel "il cinema di" l'idea di un universo iconico e riconoscibile, capace di suscitare rimandi non solamente "visivi" ma anche appigli inerenti gli altri sensi. Un cinema di terra e polvere, di natura e vuoto, popolato da personaggi fatti di carne e anima, sbilenchi ma veri, radicati [...] Vai alla recensione »
Si potrebbe dire che, cinematograficamente parlando, Alice Rohrwacher sia nata al Festival di Cannes: il suo film di debutto Corpo celeste (2011), diretto oltre che scritto, come sinora tutti i successivi, dalla regista fiesolana (madre italiana, padre tedesco), era stato presentato alla "Quinzaine des Réalisateurs". Era poi seguito, tre anni dopo, Le meraviglie per il quale aveva ricevuto il Grand [...] Vai alla recensione »