
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Russia |
Durata | 157 minuti |
Regia di | Michael Lockshin |
Attori | August Diehl, Evgeniy Tsyganov, Yuliya Snigir, Claes Bang, Yuri Kolokolnikov Yuriy Borisov, Polina Aug, Leonid Yarmolnik (II), Aleksandr Yatsenko, Aleksey Rozin, Aaron Vodovoz, Aleksey Guskov, Jurij Drevensek, Dmitriy Lysenkov, Sofya Sinitsyna, Marat Basharov, Igor Vernik, Nikita Tarasov, Yana Sekste, Valeriy Kukhareshin, Nikolay Shrayber, Valentin Samokhin, Olga Ozollapinya, Aleksandr Tyutin, Daniil Steklov, Mikhail Konovalov, Mikaella Del, Alisa Oleynik. |
Uscita | giovedì 19 giugno 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Be Water |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 9 giugno 2025
Tratto dal romanzo di Michail A. Bulgakov capolavoro della letteratura russa del Novecento.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Mosca anni '30, sotto il regime di Stalin. Il Maestro, uno scrittore di talento, si trova ricoverato in una clinica dove è sottoposto a trattamento forzato. Un anno prima la sua pièce teatrale, "Pilato", è stata bollata come opera reazionaria e censurata. La sua carriera è distrutta. È emarginato nell'ambiente, gli viene revocata la tessera degli scrittori e gli restano pochissimi legami. L'incontro con Margherita, una donna sposata che lo ha subito folgorato, gli ridà quella carica creativa per un nuovo romanzo dove Mosca è visitata dal diavolo, Woland, una figura inquietante che gli è apparso come un enigmatico turista tedesco ed è accompagnato dai suoi servitori. Da questo momento non c'è più nessun confine tra realtà e immaginazione. La mente del Maestro è sempre più dipendente dalla figura di Woland che diventa il suo interlocutore. Nel frattempo, la sua salute mentale peggiora.
Non è l'adattamento del libro di Michail Bulgakov. O almeno non solo.
In questa nuova versione di "Il maestro e margherita", il cinema entra nel mondo nel romanzo, attraversa le diverse linee temporali, i confini sempre meno netti tra realtà e immaginazione e soprattutto privilegia lo sguardo del Maestro e di Woland, visioni soggettive contrapposte ma anche complementari.
I loro personaggi portati rispettivamente sullo schermo da Evgeniy Tsyganov e August Diehl (attore tedesco che è stato diretto, tra gli altri, da Tarantino, Malick e Zemeckis) sono come quelli di due cineasti che mettono in scena la loro versione del romanzo. Con la sola differenza che, rispetto al regista, non fanno parte soltanto della storia ma ne sono completamente immersi. È un po' lo stesso tipo di sdoppiamento che c'è stato tra Bulgakov e il Maestro. Il protagonista appare come un continuo riflesso dello scrittore, che ha avuto spesso problemi con la censura sovietica ed è stato isolato nel suo ambiente letterario.
In più nel film c'è la faticosa gestazione della scrittura, la stessa che ha caratterizzato la stesura del romanzo da parte di Bulgakov che lo ha iniziato nel 1928 al 1940 (anno della sua morte) ed è stato pubblicato postumo per la prima volta dalla vedova tra il 1966 e il 1967 in una rivista di Mosca ma con i tagli della censura. La prima versione integrale, dove erano incluse anche le parti rimosse, è uscita a Francoforte nel 1969 e da quel momento è stato tradotto in tutto il mondo.
Delle diverse trasposizioni cinematografiche, tra cui quella più celebre è del 1972 diretta dal regista serbo Aleksandar Petrovic con Ugo Tognazzi nel ruolo del Maestro e Mimsy Farmer in quello di Margherita, questa è oggi quella più politica, legata al ruolo degli artisti nella Russia di Putin.
In più, alcuni temi come quelli della censura, del potere e il legame tra paura e libertà sono di stretta attualità. È ambientato negli anni '30 ma è come se si svolgesse nel presente. Il maestro e margherita, inoltre, sarebbe dovuto uscire nel 2022 ma poi è stato posticipato dopo la decisione della Universal di abbandonare i progetti russi in seguito all'invasione dell'Ucraina. Ha avuto delle pressioni da parte della censura, è stato attaccato dai propagandisti russi che lo hanno accusato di essere critico nei confronti della guerra in Ucraina, ma in sala ha sbancato al botteghino diventando uno dei maggiori successi commerciali degli ultimi anni nel proprio paese.
Uno dei meriti maggiori del film è di aver abbandonato ogni tentazione illustrativa. L'oscurità della Russia degli anni '30 è già una discesa nelle tenebre. L'inizio sui titoli di testa con il martello che si muove da solo, i cassetti che si aprono e le tende che si muovono, ha le forme di una ghost-story. Il maestro e margherita è un film di fantasmi, di improvvise apparizioni (ogni volta che Woland entra in azione), che pone sempre dei dubbi che quello che sta avvenendo sia vero, come la passionale storia d'amore con Margherita che potrebbe essere solo un lunghissimo sogno.
Allucinato, misterico, allegorico, è segnato da una potenza visiva imponente come nella sequenza del musical, il primo incontro tra il Maestro e Margherita e il volo finale della donna, come un angelo che si dissolve e vola sopra la città. Al secondo lungometraggio, Mikhail Lockshin mantiene la stessa impostazione letteraria e fiabesca di Pattini d'argento, ma stavolta punta più in alto. La visione del cinema, grandiosa, somiglia a quella di Brady Corbet di The Brutalist. Potrà apparire esagerato, ma non si pone limiti. Ed è questo che lo rende imponente, sovraccarico, ma con una bellezza senza tempo.
È una sorte comune a molti capolavori letterari, si sa, quella di non avere un adattamento cinematografico all'altezza. Del moloch di Michail Bulgakov, Il maestro e Margherita, esistono varie versioni (la più famosa nonché irrisolta è la coproduzione italo-iugoslava diretta da Aleksandar Petrovic e interpretata da Ugo Tognazzi e Mimsy Farmer), ma questa di Michael Lockshin - nato negli Stati Uniti [...] Vai alla recensione »