Anno | 2023 |
Genere | Commedia, |
Regia di | Quentin Dupieux |
Attori | Anaïs Demoustier, Pierre Niney, Romain Duris, Gilles Lellouche, Pio Marmaï Alain Chabat, Jonathan Cohen, Edouard Baer, Didier Flamand, Hakim Jemili, Jérôme Niel, Agnès Hurstel, Marc Fraize, Nicolas Carpentier. |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,34 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 14 maggio 2024
L'incontro sorprendente tra un giornalista francese e Salvador Dalí. In Italia al Box Office Daaaaaali! ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 1,9 mila euro e 140 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Judith, giornalista, cerca di organizzare un'intervista con il celebre pittore Salvador Dalí, ma l'eccentricità dell'artista fa deragliare vari tentativi di incontro. Prima perché solo scritta e non in video, poi perché la telecamera non è quella giusta, in un'escalation di assurdità che si trasforma in un film grazie all'offerta del produttore Jérôme. Nel frattempo, le molteplici sfaccettature di Dalí continuano a spiazzare chiunque provi ad averci a che fare.
Con il suo ingresso che lo vede camminare lungo un corridoio che non finisce mai, il Salvador Dalí immaginato e omaggiato dall'inventiva scanzonata di Quentin Dupieux mette subito in chiaro che il film sfibra il tessuto temporale, rimescola cause ed effetti, abita in un tutt'uno di realtà e sogno.
Si direbbe una successione di vignette, se non fosse che più che susseguirsi le vignette stavolta sono inscatolate l'una nell'altra, sostituite, cucite - brillantemente - dal nonsense e dal non sequitur.
A interpretare l'artista ci sono cinque attori diversi (il più memorabile Jonathan Cohen, che rispetto a Pio Marmaï e Gilles Lellouche ha una maggiore enfasi comica naturale), collegati dai celeberrimi baffi e da un'idea generale di quella che è la peculiare enunciazione del personaggio. L'assenza di progressione drammaturgica fa svanire qualunque parvenza di biopic, lasciando il campo a una piccola ma gustosa rêverie d'artista, un bozzetto circolare che sa come prendersi la scena e ancor più sa come abbandonarla rapidamente, con grazia.
E a proposito di circolarità, Dupieux nell'incontro con Dalí sembra tornare al registro dei suoi primi film - come Réalité del 2014 - in cui gli sdoppiamenti, la struttura a sketch e la ricerca continua dell'assurdo erano forse parte del processo con cui l'autore si avvicinava a un linguaggio nuovo. Benché qui si ritrovino molte delle medesime idee, la prospettiva dietro di esse sembra aver completato un percorso: quello di chi ha dimostrato di saper fare del cinema compiuto, poi sofisticato, e perfino a tratti eccessivamente barocco, per poi ora riscoprire l'essenzialità delle vignette e dell'esercizio di stile, in nome della leggerezza e con un agio diverso, più che consapevole.
Un approccio che lega in effetti Daaaaaali! a Yannick, l'altro film realizzato nel 2023 da Dupieux, che pure non potrebbe essere più diverso in spirito e humor. Forse come poche altre volte nella carriera del regista, l'idea di evocare la personalità di una figura del genere funziona come una forma di protezione per la sua stessa poetica, che può nascondersi dietro una costruzione intellettuale larger than life, con pochi eguali nella storia dell'arte recente. Due modi di interpretare l'assurdo che si aiutano a vicenda, e sollevano regista e spettatore dal compito di dover negoziare il rapporto con l'eccesso. Quello, stavolta, se lo carica in spalla - o meglio in baffo - il buon Dalí.
Maestro del registro grottesco dalla musica al cinema, che proprio in questi giorni si è arricchito di un altro episodio (con "Le deuxième acte" che ha inaugurato il Festival di Cannes), Quentin Dupieux trova forse in "Daaaaaali!" una delle massime esaltazioni di un genere surreale, e non solo per il suo protagonista, Salvador Dalì, interpretato da cinque attori diversi.
Daaaaali! è stato una piacevole sorpresa per tutti coloro che amano la sperimentazione. L'opera come sempre "on-man-band" del cineasta francese, Quentin Dupieux - solo pochissimo tempo fa al Festival di Locarno 2023 con Yannick, altro suo successo - conferma uno stato di grazia e un'indole geniale e furba nel coniugare un cinema multistrato, irriverente, dove sostanzialmente attinge al teatro dell'assurdo [...] Vai alla recensione »
Tra i mille e forse più aforismi rintracciabili lasciati un po' alla maniera di petali lungo il percorso da Salvador Dalí ce ne sono (almeno) due che possono essere utili per approcciarsi a Daaaaaali!, tredicesimo lungometraggio diretto dall'infaticabile Quentin Dupiex presentato nel fuori concorso all'ottantesima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Una giornalista (Anaïs Demoustier) incontra Salvador Dalí per un reportage. Il colpo di genio è all'inizio, quando Dupieux replica a modo suo l'illusionismo della pittura dello spagnolo in quell'avvicinarsi dell'artista alla camera d'albergo che non copre mai la distanza, un corridoio infinito in cui si ambienta un siparietto francamente irresistibile.
Il genio è per sua natura tanto stimolante quanto incontenibile: ancor più quando si nutre di sé stesso generando il Mito. Il caso di Salvador Dalì è esemplare in tal senso e Quentin Dupieux ne fa la base di partenza di una nuova ricognizione ironica sui paradossi del reale e della sua rappresentazione, presentata Fuori Concorso alla Mostra di Venezia 2023.
Finisce che per divertirsi bisogna fuggire nei Fuori Concorso. Con un regista che è una garanzia, anche quando non firma le sue cose migliori e questo "DAAAAAALI!" non lo è. Dal titolo è un omaggio scanzonato e quasi irriverente al surrealismo del grande pittore, qui esaltato nelle sue manie. Un artista al quale il cinema di Quentin Dupieux non poteva non arrivare.
Si apre (e si chiude) sulla riproduzione «dal vivo» della «Fontana necrofila che scorre da un pianoforte a coda» il surreale «Daaaaaali!» (fuori concorso al Lido). Sei «a» ed un punto esclamativo nel titolo, che catapultano subito lo spettatore nel mondo eccentrico e folle di Salvador Dali, in una biografia che è «surreale nel surreale», «sogno nel sogno» (all'infinito), «finale nel finale» (sempre [...] Vai alla recensione »
E come non poteva l'altro Quentin del cinema, il francese Dupieux, non rendere omaggio, da surrealista post-litteram qual è, a Salvador Dalì? Sicché, fuori concorso a Venezia 80, Daaaaaali!, settantasette minuti di pensieri in libertà, immagini fluttuanti, volontà strafottenti. Con Deerskin e, successo a Venezia 2020, Mandibles, instradato da due sciocchi senza speranza che rinvengono una mosca gigante [...] Vai alla recensione »
Sin dalle prime battute di DAAAAAALI! è chiaro come Dupieux non sia minimamente interessato al ritratto del celebre artista spagnolo: di Dalí pittore, scultore, fotografo, scrittore, sceneggiatore, designer, persino mistico, non c'è traccia. Ciò che conta per il commediografo francese è la strabordante personalità dell'uomo, l'immagine pubblica - se non addirittura sacrale - di un maestro dell'arte [...] Vai alla recensione »