Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Enrico Maria Artale |
Attori | Edoardo Pesce, Margarita Rosa De Francisco, Maria del Rosario, Gabriel Montesi Matea Milinkovic. |
Uscita | giovedì 6 giugno 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 3,14 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 giugno 2024
Una tragedia immersa nel colore, nel dramma di un intenso rapporto madre e figlio. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office El Paraiso ha incassato 73,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Il quasi quarantenne Julio Cesar vive con la madre in una casa alla foce del Tevere. La donna, di origine colombiana, condivide con il figlio quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana. Lavorano per uno spacciatore locale e vanno anche ballare insieme nei locali specializzati in musiche latinoamericane. La loro è una simbiosi che talvolta lascia trapelare tensioni che si acutizzano quando dalla Colombia giunge Ines, una giovane neofita corriere della droga. La gelosia della madre non tarderà a manifestarsi.
Partendo da situazioni di vita personalmente vissuta Enrico Maria Artale porta con partecipazione sullo schermo una relazione complessa.
Figlio di un genitore incontrato solo una volta all'età di venticinque anni, il regista ha sentito il bisogno di indagare il suo rapporto con la madre ovviamente senza rifarsi alla loro specifica relazione ma chiedendosi quali possano essere le luci e le ombre sottese a una relazione tra un figlio ormai adulto e la donna dalla quale non ha mai reciso il cordone ombelicale.
Ha potuto farlo grazie all'adesione non solo professionale ma, potremmo dire, totale di un attore come Edoardo Pesce che ha preso parte, sin dalle sue prime fasi, al progetto. Edoardo diventa Julio Cesar in ogni espressione del volto, della gestualità, della parola in una mimesi che fa di lui l'uomo che ama e al contempo sopporta la donna che gli ha dato la vita e che ora la trattiene a sé impedendo qualsiasi altra intromissione.
Per ottenere però il miglior risultato possibile erano necessari altri elementi: un set reale (la casa), l'ordine di lavorazione in cronologia in modo da far evolvere la storia grazie a una consapevolezza che cresceva di giorno in giorno e, su suggerimento di Pesce, un Artale divenuto operatore del proprio film accompagnando così i movimenti dei suoi attori. I quali, parlando ognuno la propria lingua e dovendo apprendere quella altrui sono stati sottoposti al processo che i loro personaggi debbono affrontare.
Ne è nato un film carico di sentimenti vissuti tra affetto e sofferenza in cui l'arrivo dall'esterno di una figura femminile che non sia solo un corpo a pagamento (unica 'libertà' concessa dalla madre a Julio Cesar) rappresenta la possibile apertura a una realtà diversa e, al contempo, anche un avvicinamento a radici culturali che restano sullo sfondo pur facendo sentire il loro richiamo.
Come la musica che in questo film non è mai utilizzata in funzione extradiegetica, cioè di commento più o meno emotivo ma sempre come facente parte dell'azione. Una musica che consente l'avvicinarsi dei corpi di madre e figlio allontanando o, per meglio dire, sublimando il possibile legame incestuoso. El Paraiso è solo il nome di una piccola imbarcazione perché in realtà quello in cui vivono i protagonisti è un Purgatorio in cui il tempo della crescita individuale è stato sospeso.
Quando personaggio e interprete vanno all’unisono, così ben amalgamati fino a fondersi in uno identificandosi l’uno con l’altro. Questo avviene con l’attore Edoardo Pesce che interpreta il personaggio Julio nel film El Paraiso.. Julio è un uomo ormai maturo , vive in una casa sul Tevere tra le barche tra cui la sua , chiamata el paraiso, Julio è figlio di una madre [...] Vai alla recensione »
Una figlio e una madre: lui, Cesar quarantenne che non ha mai tagliato il cordone ombelicale, lei (senza nome) di origine colombiana, in Italia senza documenti. Vivono in simbiosi l'uno con l'altra, spacciatori entrambi, lavoratori di cocaina. A metà tra un non luogo romano sul Tevere e la Colombia i due vivono un'esistenza ai margini, tra alcol e droga, film visti insieme [...] Vai alla recensione »
Un film coraggioso che nn segue algoritmi. Artale si conferma un talento, sia come autore che come regista. La storia è forte e il cast è perfetto nel restituirla allo spettatore con verità è intensità interpretativa. Da vedere.
Un film dove non si capisce né da dove si viene ne dove si va. Lui si chiama Julio Cesar perché ha origini sudamericane ma vive a Roma. Che colpo di genio! Poi a un certo punto diventa stitico. Che coraggio.
Concordo con Cinerd .Ci vuole coraggio per denunciare una pulsione così immonda come quella di cui è vittima il regista. Denuncia una verità incontrovertibile e cioè che siamo tutt'altro che esseri buoni determinati da regole positive. aAl contrario possiamo trasfornarci in esseri immondi&nbs [...] Vai alla recensione »
“Tu non mi racconti mai i sogni che fai” dice la madre a Julio. “Perché non li faccio” risponde lui. Si muove su un piano di continuo squilibro rapporto emotivo tra i due protagonisti. L’uomo, che ha quasi quarant’anni, vive ancora con lei, una donna colombiana dalla forte personalità. Il loro legame è intenso, profondo ma anche soffocante e al limite della morbosità. Nella casa non ci sono spazi privati né momenti di intimità.
Tutta la vita di Julio è vista, sentita, giudicata. Non ha vie di fuga e neanche una vita personale. I due condividono tutto, come la passione per i balli latino-americani come si vede all’inizio di El paraíso in cui sembrano quasi una coppia, come si vede nel modo complice ma sospettoso in cui l’uomo la guarda mentre sta ballando con un’altra persona.
Ma hanno anche un’altra cosa in comune: sono entrambi corrieri della droga. Lo squilibrio evidente, ma nascosto, in quella casa sul fiume già troppo stretta, carica di ricordi, così piena di passato da negare il futuro a Julio. L’arrivo di Ines, una giovane ragazza colombiana al suo primo viaggio come “mula” della cocaina, fa saltare tutti i piani.
C’è un prima e un dopo in El paraíso: la vita condivisa e quella da solo. Il presente, nel corso del film, assume poi le forme di un nostalgico ricordo. Al secondo lungometraggio realizzato a dieci anni di Il terzo tempo, Enrico Maria Artale lascia intravedere la possibilità di un riscatto come aveva fatto con il protagonista Samuel nel suo film d’esordio con il rugby.
Il ballo finale di Julio sui titoli di coda delinea, anche in questo caso, l’eventuale presenza di un ‘terzo tempo’ nella sua vita, forse fuori dal luogo in cui è sempre vissuto, anche nella camminata in una strada di notte nella parte finale. Il modo come vengono mostrati gli spazi è fondamentale nel cinema del regista perché c’è una connessione strettissima tra le azioni e gli stati d’animo del protagonista.
Film allegro e tragico, di ritmi latinoamericani ma immerso nelle acque torbide della foce del Tevere, El paraiso possiede un'identità insolita per il nostro cinema italiano, incalcolabile, privo di un'etichetta proprio come i suoi personaggi liminali: il quarantenne Julio Cesar (un Edoardo Pesce nostalgico e generoso, sempre impegnato a mantenere alta un'espressività in bilico tra tenero e patetico) [...] Vai alla recensione »
Il quarantenne Julio Cesar vive con la madre, di origine colombiana, in un agglomerato alla foce del Tevere. Il rapporto tra i due è simbiotico, anche se non mancano momenti di tensione, acuiti dalla tossicodipendenza e dalla gelosia della donna: passano insieme molto tempo, vanno a ballare, fanno gite in barca, frequentano amici e, sempre insieme, supportano uno spacciatore locale che fa giungere [...] Vai alla recensione »
Ci sono film che, a dispetto della forte impronta realistica, non rispondono direttamente a nessun principio o riferimento esterno. E il caso di El Paraíso risulta emblematico di questa esigenza di autonomia, che è poi una spia emblematica del bisogno nel cinema italiano di parlare possibilmente (in) una lingua diversa, rifiutare l'effetto di riconoscibilità, quindi liberarsi da condizionamenti, etichette, [...] Vai alla recensione »
Julio Cesar (Edoardo Pesce) è omone di 40 anni che vive con la madre colombiana (Rosa De Francisco Baquero) in una catapecchia nei pressi di Fiumicino. Insieme fanno tutto: ballano musica latinoamericana, escono in mare con la loro barchetta "El paraiso" ma, soprattutto, lavorano per uno spacciatore locale (Gabriel Montesi), recuperando gli ovuli di cocaina trasportati dai corrieri della droga.
Julio Cesar (Edoardo Pesce) e sua madre (Margarita Rosa De Francisco) sono appassionati di balli latinoamericani. Quasi quarantenne lui, lei più anziana, colombiana, vitalissima, quando ballano sembrano due amanti. Quegli sguardi d'amore e controllo sono lo specchio di una simbiosi: condividono tutto, in una casa senza spazi privati, ai margini del Tevere e della società; e si mantengono lavorando [...] Vai alla recensione »
Il quarantenne Julio Cesar vive ancora con sua madre, donna dalla dirompente personalità. Condividono una casetta sul fiume, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue, un'esistenza ai margini vissuta con amore simbiotico e opprimente. Il precario equilibro va in crisi con l'arrivo della giovane Ines.
In "El Paraíso", scritto e diretto da Enrico Maria Artale ("Il terzo tempo"), la formidabile attrice De Francisco, indimenticabile protagonista di "Ilona arriva con la pioggia", interpreta l'ossessiva e invadente mamma colombiana del balordo e imbranato figlio quarantenne Julio Cesar (Pesce) che la subisce in tutti i sensi. Sullo sfondo di una Fiumicino invernale, rifugio di emarginati e piccoli malavitosi, [...] Vai alla recensione »
La madre domina la scena anche quando non c'è. Più che un paradiso è un inferno quello descritto dal regista Enrico Maria Artale ne El Paraíso, nelle sale italiane dal 6 giugno per la distribuzione di I Wonder Pictures. Una storia che intenzionalmente vuole raccontare di un rapporto tra madre e figlio stretti in un legame assoluto. Un rapporto morboso sullo scenario truce di traffico di cocaina, di [...] Vai alla recensione »
"Una storia d'amore tra una madre e un figlio" la definisce Enrico Maria Artale, regista di El Paraíso con Edoardo Pesce, Margarita Rosa De Francisco, Maria del Rosario e Gabriel Montesi. Un film vincitore del Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura e per la Miglior Interpretazione Femminile (oltre che Premio Arca - Cinema Giovani della giuria tra i 18 e i 26 anni) a Venezia 80, che dal 6 giugno [...] Vai alla recensione »
Lui, lei e una madre in una casa alla foce del Tevere, dove si sopravvive lavorando per uno spacciatore e si balla tutti insieme salsa e rumba. Con una rara libertà, al secondo lungometraggio Artale entra nel cuore del rapporto decisivo madre-figlio e affida a Edoardo Pesce (sempre una conferma) un ruolo estremo: per non svelare, diciamo che Julio, non potendo disfarsi dell'ingombrante presenza della [...] Vai alla recensione »
Presentato nella sezione veneziana "Orizzonti", un romanzo di formazione ambientato quasi per intero in Italia ma dal respiro internazionale. A Fiumicino vivono il quarantenne Julio Cesar e sua madre, campando di piccolo spaccio e passando le sere tra salsa e merengue, la loro passione. Il rapporto è così totalizzante da sfiorare l'incesto, pur se la tensione erotica è sublimata.
Lui porta male i suoi quaranta anni, lei benissimo i suoi sessanta: sulla pista da ballo, vestiti di verde, i due fanno faville con lei che civetta senza impegno e lui che argina i corteggiatori troppo insistenti. Lo sappiamo fin dalla prima inquadratura che sono madre e figlio, e il regista Enrico Maria Artale (autore di Il terzo tempo e del premiato documentario Saro) è bravo a metterci di fronte [...] Vai alla recensione »
Una storia d'amore estrema - quella tra una madre "vampira", per sempre "clandestina" e suo figlio, quasi quarantenne - che si consuma sul litorale di un mondo marginale, reale e infernale, un incubo inurbano dove qualcosa d'una miseria antica convive confusamente col moderno, in modo violento. Lei è una donna colombiana trapiantata nella sterminata periferia capitolina, che sfoga la sua sensualità [...] Vai alla recensione »
Destino, coincidenza o un piano a tavolino ben congegnato non sta a noi dirlo e probabilmente nemmeno lo sapremo mai, fatto sta che il cammino del nuovo lungometraggio di Enrico Maria Artale dal titolo El Paraíso, prima dell'uscita nelle sale il 6 giugno 2024 con I Wonder Pictures, è iniziato laddove era cominciato quello de Il terzo tempo, il suo film d'esordio, ossia nella sezione Orizzonti della [...] Vai alla recensione »
Fuori c'è il paraíso, sia esso il sospirato luogo natìo o una misera barchetta con cui traghettarsi in qualche altrove a buon mercato, la domenica, d'inverno, sul mare. Dentro, in una casa-inconscio di periferia, c'è l'inferno di un legame feroce, stretto attorno al collo di Julio César come un laccio emostatico: dal lavoro (lo spaccio) al tempo libero (le balere), madre (Margarita Rosa de Francisco, [...] Vai alla recensione »
Quando la musica latinoamericana si abbassa, il corpo imponente di Julio e quello esile e grazioso di sua madre si staccano, smettendo di volteggiare. Un sorriso d'intesa e tra i due si frappone un ometto con un doppio taglio improponibile per la sua figura. Julio, però, non fa storie. Sua madre è libera di ballare e flirtare con l'uomo, facendosi offrire svariati drink.
El Paraìso è stato presentato all'ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella categoria Orizzonti. I temi affrontati nel film sono numerosi, le sfumature spaziano dal comico al tragico, passando per il grottesco. La vicenda narra di Julio Cesar (Edoardo Pesce), italo- colombiano poco meno che quarantenne, che vive ancora con la madre Magdalena (Margarita Rosa De Francisco).
Dopo il documentario Saro (2016) e l'approdo alla serialità (Sanctuary, Romulus e Django), Enrico Maria Artale torna alla regia di un lungometraggio di finzione 10 anni dopo l'esordio Il terzo tempo. Come allora, anche oggi il film è in Orizzonti alla Mostra di Venezia. E, come allora, nel cast - stavolta da protagonista - c'è Edoardo Pesce, anche coautore del soggetto del film: l'attore è Julio Cesar, [...] Vai alla recensione »