Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro 2024
59esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, il programma dei 38 film. Pesaro - 14/22 giugno 2024. Le recensioni, trame, listini, poster e trailer, ordinabili per:
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In Piazza del Popolo a Pesaro il 19 giugno alle 21.30 verrà proiettato il film cult alla presenza di Francesco Pannofino e Giorgio Calcaterra. Vai all’articolo »
Un inno d’amore all’arte e alla magia del cinema per un festival in continua evoluzione. L'edizione 60 è in programma dal 14 al 22 giugno. Vai all'articolo »
La Mostra festeggia un importante traguardo con un giorno in più di programmazione. Due gli eventi speciali: quello dedicato a Ficarra e Picone e un per Franco Maresco. Vai all’articolo »
I materiali d'archivio si trasformano in resistenza militante in quest'opera sulla storia della Palestina. Documentario, Germania, Brasile, Francia, Qatar2024. Durata 78 Minuti.
Documentario e tecniche sperimentali si fondono per raccontare l'invasione di Beirut nell'estate del 1982 quando il Palestinian Research Centre è stato reso al suolo. Espandi ▽
A seguito dell’invasione del Libano nel 1982, l’esercito israeliano sequestra dei documenti dagli uffici del Palestine Research Center a Beirut, rendendo inaccessibili delle importanti testimonianze – testi e immagini – sulla vita nei territori palestinesi dei cinquant’anni precedenti. Attraverso il recupero di materiali d’archivio, Kamal Aljafari organizza cronologicamente frammenti storici presentando una visione della Palestina e dei suoi abitanti che altrimenti resterebbe nascosta. Non è facile per un film “di montaggio” essere attivamente militante e sovversivo, ma il regista palestinese Kamal Aljafari riesce nell’impresa assemblando un puzzle visivamente eterogeneo, che tocca registri del documentario ma anche di cinema sperimentale. Il tutto dando un importante segnale dell’esistenza storica e radicata della sua patria. Un segnale che non è significativo solo per ciò che rivela ma anche per l’orgoglio insito nell’atto del disvelamento. La sua firma più stridente è un tratto rosso vivo che va ad annotare le immagini, a rimuovere titoli e didascalie, o a coprire volti di attori in produzioni israeliane di finzione. Resistenza che si fa grido di dolore, fino a riempire di questo inserto sanguinoso le fibre stesse della pellicola. Recensione ❯
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Un'esplorazione socio politica della regione del páramo, un paesaggio tanto inospitale quanto mitico nella Cordigliera orientale colombiana Espandi ▽
Ripercorrendo l'ormai bisecolare viaggio di Simón Bolívar, questo mesto film in 16mm attraversa la regione del páramo, un paesaggio tanto inospitale quanto mitico nella Cordigliera orientale colombiana che "El Liberador" attraversò con il suo esercito mettendo in atto un'audace strategia militare. Facendo suoi i sottili ma espressivi ritmi naturali del páramo, il film compie un'esplorazione poetica dell'intersecarsi fra l'eredità storico-sociale della campagna di liberazione di Bolívar e le prospettive ambientali di un ecosistema umido unico al mondo, il páramo («Non si può parlare di ambiente senza parlare della violenza coloniale. Violenza storica», dice un personaggio). Alvarez-Mesa intreccia gli eventi politici e gli ambienti che li ospitano e vi partecipano, svelando le attuali tensioni socio-politiche stratificate nel territorio, non senza girare un film quasi allucinatorio e ipnotico. Recensione ❯
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Rovin racconta il paesaggio che lo circonda: una campagna nella campagna che si affaccia sul Mar Baltico. Espandi ▽
Rovin vive in una fattoria spersa nella campagna che si affaccia sul Mar Baltico. Con un ritmo tutto suo, è assorto nell'esplorazione dell'ambiente circostante. Il muschio, il fuoco, e la scoperta di nuovi pianeti, stelle, o esseri ignoti come i tardigradi - quei minuscoli organismi multicellulari che sulle gambe sembrano sacchetti per la polvere, ma veri e propri artisti della sopravvivenza. Osservando semplicemente lo scorrere della vita, attraverso immagini terrose e dalla grana in evidenza e una narrazione pacata, mentre il vento soffia tra gli alberi e disperde i tardigradi Renninger incontra anche altri personaggi che vivono nel rarefatto paesaggio delle paludi della Germania settentrionale. Recensione ❯
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Intriganti scorci di Los Angeles e inquadrature inedite, a volte angoscianti, di una città più complessa del suo nome. Espandi ▽
Terminal Island, o il canto del cigno della palma losangelina. Gli splendidi panorami della capitale della California, fra l'altro uno dei luoghi dal clima più piacevole che esistano, non sono esenti dalle piaghe dell'era contemporanea, inquinamento, cementificazione, e dalle grandi paure per le catastrofi imprevedibili: di qui un sermone declamato in una futuristica struttura completamente vuota. Ma la preoccupazione ecologica non impedisce alla regista di montare in modo espressivo intriganti scorci di Los Angeles e inquadrature inedite, a volte angoscianti, di una città più complessa del suo nome. Recensione ❯
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In un mondo di finestre e riflessi, uno sguardo alieno alla deriva fluttua senza distinzioni tra il reale e il virtuale. Espandi ▽
Una temibile colonna musicale fatta di clacson e distorsioni sonore dà il tono a una sinfonia urbana sui generis, in cui le inquadrature di parcheggi di negozi e di strade di periferia malamente illuminate suscitano un'atmosfera minacciosa ma non troppo. Da un estremo all'altro, il film passa a levigati rendering digitali che promettono una futura utopia spettrale e scintillante, tutta linee nette e griglie specchiate. In un mondo di finestre e riflessi, uno sguardo alieno alla deriva fluttua senza distinzioni tra il reale e il virtuale. Recensione ❯
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Un film che il regista ha girato in occasione del suo primo viaggio in Brasile. Un accumulo di frammenti, digressioni, ripetizioni e ritorni. Espandi ▽
«La Mutual Films mi ha invitato a settembre del 2022 con due rassegne di miei film a San Paolo e a Rio de Janeiro, che per me è stata l'occasione di visitare per la prima volta il Brasile. In quelle tre settimane ho girato To Brasil». Il film in 16mm di Aurand sono ritratti di persone e di luoghi, spesso suscitati dalla scoperta e dall'esperienza del viaggio. Come ha scritto George Clark, il motivo del viaggio è una delle colonne portanti nel cinema di Aurand: «Il suo lavoro è frutto dell'accumulo di frammenti, digressioni, ripetizioni e ritorni; la sua macchina da presa raccoglie gesti scartati e li sospende nel tempo. I film sono sempre in movimento, sempre in fuga, come ci ricorda il lavoro della regista. Queste qualità sono tanto fondamentali nell'esperienza vissuta quanto nel cinema. Nell'arco della sua filmografia incontriamo un mondo animato dalla sua mdp mobile e dinamica, che segue, insegue, guida e seziona lo spazio». Recensione ❯
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Il ritratto di un mondo che si limita ad esistere, fra sogno e desolazione. Espandi ▽
In cerca di tracce e impronte di un'assenza, questo film analizza la coesistenza di natura e strutture artificiali o manufatti nell'intento di creare un oggetto formale di commemorazione. Celebrazione oscura della superficie di un mondo spezzato ed esausto, quello che avrebbe potuto essere una sinfonia di città finisce invece per evocare il sentimento di un mausoleo della nostra esistenza contemporanea. "Materia vibrante", titolo che potrebbe essere una definizione del cinema stesso, è il ritratto di un mondo che si limita ad esistere, fra sogno e desolazione. Recensione ❯
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Una piccola opera muta, una sfida e un incoraggiamento a fidarci ancora di alcune immagini. Espandi ▽
«Anni fa avevo intenzione di comporre frammenti pieni di dinamismo, immagini in movimento di tutto ciò che germoglia, scintilla, si apre. Si trattava di un film legato all'élan vital in tutte le sue forme, legato, immagino, al giungere dei miei trent'anni. Nel corso del tempo, penso che l'atmosfera di questo progetto si sia erosa. Farsi seme è muto. Muto come le piante che ci circondano... Muto come i semi che ho iniziato a raccogliere nei luoghi in cui mi capitava di passeggiare. Raccogliere il sangue, raccogliere i semi. La potenza del seme rappresentava il congiungimento di solidarietà e singolarità: non era solo un non-essere-più-fiore. C'era tutta una molteplicità di forme, un rigoglio, una delicatezza intricata delle loro forme... Ho pensato di traslare il sangue venoso e quello mestruale in due differenti pigmenti naturali: l'ematite e la rubia tinctorum». (Anna Marziano) Recensione ❯
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In una cantina a Zurigo vengono ritrovate le rimanenze di una casa editrice. Si cerca una connessione tra tutte le cose. Espandi ▽
A Zurigo, in una cantina, giacciono le rimanenze di una casa editrice, tutte ammucchiate, ancora impacchettate come pronte per la spedizione. Uno dei titoli sembra commentare, ignaro, sullo stato immobile dei libri: "Memory Capsule". Sequenze di persone e oggetti. che cosa lega le scene? Che cosa lega ogni cosa alle altre? Un processo infinito di smontaggio del sé. Recensione ❯
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Un horror sperimentale ispirato a una serie di eventi paranormali che hanno avuto luogo nei primi anni Settanta a Hexham, nell'Inghilterra settentrionale. Espandi ▽
Un horror sperimentale ispirato a una serie di eventi paranormali che hanno avuto luogo nei primi anni Settanta a Hexham, nell'Inghilterra settentrionale, ma anche una riflessione sull'intrinseco mistero della riproduzione fotografica. «[Sovente] virato nello stesso rosso della luce di sicurezza delle camere oscure, il film (ri)costruisce un horror pastorale mozzafiato su un luogo cristallizzato nel tempo e terrorizzato da due testine di pietra alte 6 cm [...] per mezzo delle fotografie dalla grana grossa di Chloë Delanghe, di una fissità che fa venire i brividi. [...] Delanghe e Driesen sfidano l'impossibilità di fermare i fantasmi su pellicola immergendoci in un viaggio psicogeografico che attraversa infinite porte, finestre e passaggi». (Ane Lopez) Da notare l'inquietante eppur commovente canzone che scorre sui titoli di coda, giustamente intitolata "The Cruel Mother". Recensione ❯
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Una donna ripercorre la travagliata storia del proprio paese. Espandi ▽
Una donna viene interrogata in una stanza buia da un giovane severo in una notte piovosa. Con il passare delle ore, le identità e i periodi storici cominciano a confondersi. La sua testimonianza diventa un resoconto personale e confuso della complicata storia legale del suo paese. Recensione ❯
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Qualsiasi cosa ci sia successa, gli orizzonti c'erano. Espandi ▽
Qualsiasi cosa ci sia successa, gli orizzonti c'erano.
Qualsiasi cosa ci succeda, gli orizzonti ci sono.
Qualsiasi cosa ci succederà, gli orizzonti ci saranno. Recensione ❯
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Un home movies sperimentale che ci riporta all'aprile del 2020 quando il regista ha deciso di filmare tutti i piccoli momenti quotidiani. Espandi ▽
Aprile 2020. Un mondo in cui è proibito incontrare gli amici per un lungo periodo di tempo. Il regista allora ha deciso di filmare tutti i giorni senza uno scopo preciso: la piccola scintilla del quotidiano con figlia e moglie, frammenti messi insieme in forma di lettera per gli amici più cari. Un home movie sperimentale sul dimenticare e scoprire. «Nessuno mi ha detto di farlo, ho semplicemente deciso di girare tutti i giorni per un anno. Tornando su quel periodo, poiché dovevo filmare qualcosa ogni giorno con la mia macchina da presa, avevo qualcosa su cui concentrarmi; e poiché continuavo a girare, avevo anche qualcosa a cui pensare. La macchina da presa era diventata i miei nuovi occhi». Recensione ❯
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La città di Barcellona raccontata attraverso la vita all'interno delle botteghe. Espandi ▽
La mano diventa protagonista di un'opera che delinea, da un punto di vista macroscopico, una città intesa come scenario tattile a partire da varie donne artigiane impegnate nelle loro attività manuali. Cada gesto è un ritratto audiovisivo che interpreta la città di Barcellona attraverso l'impronta e la vita all'interno delle botteghe e in cui suoni e rumori hanno la stessa importanza degli elementi visivi nel far percepire allo spettatore i gesti di arti e artigianato in via di sparizione. Recensione ❯
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