L'uomo che hai conosciuto, la storia che non conosci. Espandi ▽
Nella memoria collettiva, Christopher Reeve vola ancora. Vola sulla leggendaria composizione di John Williams e su un epilogo che non ha avuto la meglio sull’uomo e il supereroe, interpretato quattro volte al cinema (1978 -1987). La statura imponente e le spalle larghe, gli occhi blu acciaio e la mascella squadrata facevano di Reeve l’interprete ideale di Superman, versione intrepida di Clark Kent e personaggio dei fumetti immaginato da Jerry Siegel e Joe Shuster. Prima e dopo
Superman, l’attore è stato
altro, drammatico per James Ivory, Jerry Schatzberg, Sidney Lumet o John Carpenter. Ma sulle spalle, come un sudario, ha portato per sempre il mantello rosso di Superman. Disarcionato dal suo cavallo nel maggio del ’95, la caduta spezza il suo corpo d’acciaio e lo inchioda a terra. A salvarlo è un’eucarestia chirurgica e l’amore infinitamente grande della sua compagna, Dana Reeve. Il corpo eroico diventa tragico e poi mistico, voce incarnata dei paralitici e uomo del miracolo, tutto americano, che gli sopravvive: una fondazione per raccogliere donazioni a favore della ricerca sulle lesioni del midollo spinale e sulle cellule staminali per rigenerarlo. Se Reeve ritorna uomo, Superman è un uomo fatto di tutti gli americani, vale per tutti e per qualsiasi americano. Quello che Bonhôte e Ettedgui ci offrono è un
full access ai ricordi dell’artista e dell’uomo, alle sue gioie e ai suoi rimpianti, raccontando una “vita supereroica” abbattuta da un incidente, da una separazione dolorosa e da una serie di errori di valutazione. Un ritratto meditativo a più voci che pesca nell’
home movie empatico, nel documento cinefilo e nelle risorse biografiche di una famiglia che è riuscita a sormontare un’avventura (sovra)umana senza commiserazione.