imperior max
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lunedì 7 ottobre 2024
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metacinema, decostruzione e vocalizzi con un finale sorprendente
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JOKER: FOLIE A DEUX. Sicuramente uno dei film del 2024 più divisivi, particolari e discussi. Premetto che io sono allergico ai musical per la loro natura canterina e coreografica che spesso e volentieri mi interrompono la narrazione senza un motivo che non sia fine a sé stesso. A meno che non siano The Blues Brothers o Billy Elliot. Cosa ancora più grave è che il film in questione ha 15-16 di canzoni, perciò doveva essere di mio disgusto più totale. Incredibile, ma vero, questa cosa non è lo stata per i seguenti motivi: il meta-cinema rivolto al pubblico e al film JOKER, la decostruzione del suddetto e della percezione avuta nei suoi riguardi e al tentativo sperimentale di renderlo un “antisequel” andando contro le aspettative del pubblico.
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JOKER: FOLIE A DEUX. Sicuramente uno dei film del 2024 più divisivi, particolari e discussi. Premetto che io sono allergico ai musical per la loro natura canterina e coreografica che spesso e volentieri mi interrompono la narrazione senza un motivo che non sia fine a sé stesso. A meno che non siano The Blues Brothers o Billy Elliot. Cosa ancora più grave è che il film in questione ha 15-16 di canzoni, perciò doveva essere di mio disgusto più totale. Incredibile, ma vero, questa cosa non è lo stata per i seguenti motivi: il meta-cinema rivolto al pubblico e al film JOKER, la decostruzione del suddetto e della percezione avuta nei suoi riguardi e al tentativo sperimentale di renderlo un “antisequel” andando contro le aspettative del pubblico.
Chiariamoci, JOKER era venuto anche bene, peccato però che si rifacesse un po’ troppo a Taxi Driver e Re per una notte, si giustificasse troppo le azioni di Arthur con la scusa del fatto che fosse appunto Joker, c’erano ingenuità di scrittura ed era troppo iperbolico nelle sue tragedie. Ecco, Folie à Deux fa’ all’opposto orientandosi un po’ da Coppola, contestualizzando un po’ meglio la condizione mentale di Arthur, appunto con i vocalizzi e i sonetti, a volte volutamente sporchi e/o malfatti, che non sono altro che le proiezioni mentali di Arthur condivise con Harley Quinn e mettendo più in cattiva luce la figura sua e del Joker stesso.
D’altronde, dopo due anni al manicomio di Arkham, Arthur Fleck deve affrontare il processo che lo vedrà colpevole di cinque omicidi (confermati) oppure un malato di mente con sdoppiamento della personalità. Nei giorni che seguono conoscerà Lee Quinzel (presunta paziente) al corso di canto dove lei gli confessa una profonda ammirazione per il Joker e del film su di lui. I due si innamorano e cominceranno riflessioni e contrasti sulla sua persona.
Per tutto il tempo Joaquin Phoenix non fa' altro che dare ad Arthur Fleck un conflitto interiore, nello scegliere la dura realtà che lo vede come uno psicopatico che ha agito d’impulso e compatito da tutti oppure come un assassino repellente vestito da clown, ma adorato e giustificato da dei seguaci esaltati. In entrambi i casi, sono sempre due figure squallide. Come ago della bilancia c’è appunto Harley Quinn che per lui è il suo primo e unico amore e ragione di vita mentre lei è in pratica la figura della fan tossica innamorata del Joker.
Poi la componente musical, è vero che dopo un po’ diventa pallosa e anticlimatica la cosa, che rallenta il ritmo, ma non a caso capitano quando Arthur è in stato di serenità oppure immaginandosi come Joker e sempre nella sua mente. E non a caso andando avanti pure Arthur si stancherà di tutto questo cantare, facendo emergere la componente metacinematografica. Tutto per rendere respingente la figura del Joker, come se quei stacchetti e coreografie non fossero che una risposta ai fan che volevano a tutti costi vedere Joker fare una mattanza. Così come la stessa folla esaltata che patteggia per Joker.
Per carità poi, i difetti non si discutono. La durata si sente molto, le canzoni si potevano ridurre al massimo della metà, non sempre alcune soluzioni narrative sono credibili, Todd Philips non ha la stessa forza registica di un Coppola, di un John Landis o di Lana Wachowski e sicuramente Lady Gaga non è una signora attrice.
Però vedendo il film in una maniera più metanarrativa si va’ a comprendere un film che non voleva piacere, ma solo far riflettere sulla figura di un personaggio negativo esaltato per le ragioni sbagliate e con un finale rivelatorio che confermerà l’obiettivo che Philips ha voluto raggiungere forse già nel 2019.
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eugenio
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martedì 8 ottobre 2024
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joker e'' tornato?
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La la land sulle note di un fragile equilibrio sopra la follia. Joker 2 o meglio follia a due di Todd Philips è in fondo un musical sul distico ineluttabile di amore e odio, vanità e gioco perverso al dolore, sanita' mentale e tutto cio che si differenzia da essa, non necessariamente pazzia. Ritorna Joaquin Phoenix ad indossare la maschera del cattivo di Batman, rinchiuso dentro il manicomio criminale di Arkham in attesa di processo. Qui conosce Harleen [Lady Gaga] e se ne innamora. Va a vivere nel mezzo di un'isola mentale su di un ponte, ci costruisce un rifugio paventando un riparo, ne fa manutenzione perché non crolli sotto il peso delle malefatte e vede un imminente pericolo, la condanna per l'uccisione di cinque persone o meglio sei con la madre, a rompere quel fragile equilibrio.
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La la land sulle note di un fragile equilibrio sopra la follia. Joker 2 o meglio follia a due di Todd Philips è in fondo un musical sul distico ineluttabile di amore e odio, vanità e gioco perverso al dolore, sanita' mentale e tutto cio che si differenzia da essa, non necessariamente pazzia. Ritorna Joaquin Phoenix ad indossare la maschera del cattivo di Batman, rinchiuso dentro il manicomio criminale di Arkham in attesa di processo. Qui conosce Harleen [Lady Gaga] e se ne innamora. Va a vivere nel mezzo di un'isola mentale su di un ponte, ci costruisce un rifugio paventando un riparo, ne fa manutenzione perché non crolli sotto il peso delle malefatte e vede un imminente pericolo, la condanna per l'uccisione di cinque persone o meglio sei con la madre, a rompere quel fragile equilibrio. Riuscirà a preservarlo tenendo conto che la stessa amata non è esattamente un mostro di raziocinio?
Girato alternando sequenze da legal drama ad altre volutamente mascherate nell'ambivalenza comportamentale schizofrenica, Joker omaggia la follia pura strizzando l'occhio a "Qualcuno volo sul nido del cuculo". Ne emerge un quadro interessante reso più profondo dalla stilema dell'egocentrismo che permea le due ore e più di una pellicola sin troppo ridondata, che inciampa nella ripetizione fiacca di scene dove la musica abbonda ma il ritmo latita. Una maschera malfatta di ciò che non siamo e non vorremmo mai essere.
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enzo70
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venerdì 4 ottobre 2024
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un quasi musical che piace ma non appassiona
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Il sequel di Joker, film capolavoro di Todd Phillips interpretato magicamente da Joaquin Phoenix, era complicato. Arthur Fleck è in carcere in attesa di processo, ha un atteggiamento dimesso, la sua timidezza ed educazione contraddistinguono il suo soggiorno e le relazioni con gli altri detenuti e con i secondini. Questi ultimi, anzi, lo deridono, lo maltrattano e lui non reagisce almeno fino a quando non incontra Lee, una giovane donna innamorata di lui. E quando scatta la scintilla Arthur cambia, torna ad essere Joker, sicuro di sé, irriverente, intelligente, aggressivo. Inizia una sorta di sfida tra le due anime dell’uomo, quella di Arthur e quella di Joker, ma il vero problema è che l’uomo di cui è innamorata Lee è il secondo.
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Il sequel di Joker, film capolavoro di Todd Phillips interpretato magicamente da Joaquin Phoenix, era complicato. Arthur Fleck è in carcere in attesa di processo, ha un atteggiamento dimesso, la sua timidezza ed educazione contraddistinguono il suo soggiorno e le relazioni con gli altri detenuti e con i secondini. Questi ultimi, anzi, lo deridono, lo maltrattano e lui non reagisce almeno fino a quando non incontra Lee, una giovane donna innamorata di lui. E quando scatta la scintilla Arthur cambia, torna ad essere Joker, sicuro di sé, irriverente, intelligente, aggressivo. Inizia una sorta di sfida tra le due anime dell’uomo, quella di Arthur e quella di Joker, ma il vero problema è che l’uomo di cui è innamorata Lee è il secondo. La presenza di lady Gaga trasforma il film in una sorta di musical che a tratti non funziona, nel primo film il pathos non trovava interruzioni, era un flusso ininterrotto, mentre la narrazione cantata perde di efficacia. Ma comunque occorre dare merito al regista di avere trovato il coraggio di proporre un seguito ad un film unico. E di aver fatto tornare le persone al cinema, ieri con la mia compagna abbiamo deciso di andare in un multisala e, meraviglia, era pieno. Il cinema ha bisogno di riprendere fiato e un film così è ossigeno puro, a prescindere dalle critiche e dalle valutazioni di merito. E poi Joaquin Phoenix rimane una grande certezza.
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luigiluke
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domenica 6 ottobre 2024
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indietro tutta, ma con stile.
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È proprio vero quanto alcuni hanno notato da subito: Joker Folie à Deux è una sorta di processo che Phillips celebra al suo primo film. Esteticamente riuscito, commercialmente un trionfo, ma molto criticato per il messaggio che conteneva. Anche se in fondo, trattandosi di un cinecomic, doveva comunque rispettare rigidi canoni narrativi, prima di tutto il fatto che Arthur Fleck, qualunque fosse stata la sua esperienza criminale, avrebbe dovuto sopravvivervi, altrimenti il Joker di Nolan neppure sarebbe esistito. E infatti quel primo film terminava con una sequenza che lasciava preludere ad una sua fuga dal manicomio.
Il fatto è però che il Joker interpretato da Phillips si distaccava da quello di Ledger nel Cavaliere Oscuro di Nolan, per aver saputo, a differenza di quello, generare empatia nello spettatore.
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È proprio vero quanto alcuni hanno notato da subito: Joker Folie à Deux è una sorta di processo che Phillips celebra al suo primo film. Esteticamente riuscito, commercialmente un trionfo, ma molto criticato per il messaggio che conteneva. Anche se in fondo, trattandosi di un cinecomic, doveva comunque rispettare rigidi canoni narrativi, prima di tutto il fatto che Arthur Fleck, qualunque fosse stata la sua esperienza criminale, avrebbe dovuto sopravvivervi, altrimenti il Joker di Nolan neppure sarebbe esistito. E infatti quel primo film terminava con una sequenza che lasciava preludere ad una sua fuga dal manicomio.
Il fatto è però che il Joker interpretato da Phillips si distaccava da quello di Ledger nel Cavaliere Oscuro di Nolan, per aver saputo, a differenza di quello, generare empatia nello spettatore. Pericolosa, quasi sovversiva, se legata a un finale che lasciava intendere come un personaggio negativo, "villain" per definizione, potesse assurgere al ruolo di portatore di istanze rivoluzionarie provenienti dalla parte più anonima della società. In un contesto in cui papà Wayne veniva rappresentato, con toni ben poco didascalici rispetto alla tradizione, come un progressista elitario sulla falsariga di tanti profili del mondo politico lib-dem di oggi.
L'"apriti cielo" che si era scatenato davanti a questa visione un po' romantica del delinquente deve aver indotto il regista a pensare: "adesso vi faccio vedere che non avete capito nulla", fino a fargli decidere di rovesciare il registro non tanto della vicenda, quanto dello stesso protagonista. E così ecco la Folie e Deux, che non è solo quella di Lady Gaga/Harley Queen, ma di tutti coloro che sono disposti ad abbracciare la causa del ribelle solo fino a quanto chi appare esserlo continua a sembrare tale, e pazienza se alla fine ci rimetterà la pelle, tanto è la sua, visto che io sono benestante, in manicomio ci sono andata per conoscerlo, e quando mi accorgerò che è soltanto un uomo con tutte le sue debolezze, potrò tornare ai miei agi semplicemente voltandogli le spalle.
Il fatto è che Joker è effettivamente un debole, e lo è dal primo capitolo. Per colpa di una società che lo ha relegato da sempre nel suo angolo più buio. Ed è questa stessa società ad aver equivocato sui moventi dei suoi delitti, che nella sua mente irrimediabilmente compromessa da un'infanzia devastante sono stati compiuti quasi per legittima difesa. E ora lo vuole strumentalizzare, da un lato, come personificazione del male, e manipolarlo, dall'altro, come eroe per conto terzi.
Phillips inscena così un processo che dovrebbe essere illusione di spettacolarizzazione e invece diventa successiva delusione di una confessione finale di umanità del protagonista, che se potesse tornarebbe indietro per immacolare la sua anima. Che aspira a una seconda occasione che nessuno gli concederà. Che soffre davvero uno sdoppiamento di personalità, ma vuole fortemente essere Arthur Fleck e non Joker. Che per questo non piace più a nessuno, perché la vittima predestinata delle ingiustizie del mondo non suscita empatia, meno che mai tra il pubblico. Perché se non sei un antagonista da combattere o chi si ribella ad ogni costo, anche il proprio, a quelle ingiustizie, non sei nessuno e puoi tranquillamente tornartene nel tuo angolo buio. Anzi devi.
Ma questo in fondo era già l'Arthur Fleck del prologo del primo film, che per sfuggire a questa sua situazione disarmante si era costruito un'altra vita nel suo io profondo, con una fidanzata immaginaria e una normalità quasi borghese. Ciò che in fondo farà anche in questo secondo capitolo, proiettando nella sua mente un musical atipico insieme alla donna da cui crede di essere amato, che è il vero elemento debole della messa in scena. Forse voluto per giustificare la presenza di Lady Gaga, al solito non troppo convincente nelle parti puramente recitative. Forse per alimentare il ritmo di una narrazione altrimenti un po' troppo rallentato.
Fatto sta che il film, pur con questo suo difetto, e qualcun altro, presenta una regia solida, capace di farlo scorrere per oltre due ore, grazie a una fotografia eccellente e un montaggio piuttosto serrato. Senza contare Phoenix, ancora una volta convincente nella parte. Non è un capolavoro, ma non merita certamente il profluvio di critiche negative da cui è stato accompagnato all'uscita.
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ivan il matto
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venerdì 4 ottobre 2024
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a joker is born....again
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Non è facile identificare un film come "Joker: Folie a deux", poiché definirlo semplicemente un sequel suonerebbe riduttivo. Potrebbe essere un musical, incorniciato com'è fra due sontuosi frammenti di "That's life" di Frank Sinatra ed attraversato dalle performance canore e fisiche di Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Ma anke un legal movie, dal momento che l'azione spesso si svolge in un'aula di tribunale; come un prison movie, poiché scopriamo dalla prima sequenza che Arthur Fleck (Joker) è un "detenuto in attesa di giudizio" per i 5 omicidi he gli vengono ascritti. La verità è che il regista Todd Phillips, dopo l'enorme successo di "Joker" con 2 Oscar, il leone d'oro a Venezia 2019 e oltre un miliardo di dollari incassati trova la formula coraggiosa per stupire tutti, mescolare i generi, suscitare enorme curiosità per la presenza di un animale.
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Non è facile identificare un film come "Joker: Folie a deux", poiché definirlo semplicemente un sequel suonerebbe riduttivo. Potrebbe essere un musical, incorniciato com'è fra due sontuosi frammenti di "That's life" di Frank Sinatra ed attraversato dalle performance canore e fisiche di Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Ma anke un legal movie, dal momento che l'azione spesso si svolge in un'aula di tribunale; come un prison movie, poiché scopriamo dalla prima sequenza che Arthur Fleck (Joker) è un "detenuto in attesa di giudizio" per i 5 omicidi he gli vengono ascritti. La verità è che il regista Todd Phillips, dopo l'enorme successo di "Joker" con 2 Oscar, il leone d'oro a Venezia 2019 e oltre un miliardo di dollari incassati trova la formula coraggiosa per stupire tutti, mescolare i generi, suscitare enorme curiosità per la presenza di un animale.ale da palcoscenico come Lady Gaga, in un contesto apparentemente lontanissimo dal suo. I due protagonisti si sono riconosciuti subito "a pelle" tra le mura dell'istituto di detenzione; un po come accadeva in "A star is born" tra Bradley Cooper e la stessa cantante/attrice...ed è lo stesso grandissimo show! Certo l'ambientazione resta cupa, come nel primo film, ma anche sognante, ai limiti del delirio, come dimostra il numero trascinante dei due sottolineato dalle splendide note di "To love somebody" dei Bee Gees. Insomma una pellicola pensata per sorprendere, che parte come un cartoon anno 50, devia verso il poliziesco carcerario (ricordate "quando l'amore brucia l'anima" di James Mangold, dove lo stesso Phoenix vestiva i panni di Johnny Cash), trova una sistemazione nel musical pur di superare la drammatica quotidianità/contemporaneita di Arthur. Ed è proprio nel racconto della contemporaneità che l'opera s'impenna, esibendo i nervi scoperti e le contraddizioni cui assistiamo tutti i giorni, come già ci aveva mostrato lo Scorsese di"Taxi driver" negli anni 70. Nel finale emergono le paure più rimosse, la violenza gratuita e senza speranza, che poi i media i rovesciano addosso oggi, con l'aggravante della guerra senza alternative. Ma è davvero cosi? Si, se l'assuefazione e la rassegnazione prevarranno facendoci rinchiudere nel ns 'bozzolo', dimostrando che abbiamo dimenticato la lezione di "Faber", antica ma sempre attuale: "Per quanto noi ci sentiamo assolti, siamo lo stesso coinvolti....trasformando appena un po il testo originale!
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