felicity
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domenica 14 luglio 2024
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un grande film, un grandissimo terrore
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Civil War non è solo un film di guerra: è soprattutto un film sul prendere atto della guerra.
Alex Garland l’ha capito: oggi l’unico allineamento possibile e doveroso è quello nei confronti dell’informazione. Lì si combatte il vero scontro.
Guerra, poi, da osservare non come un altrove di fronte alle nostre certezze e ai nostri modelli di vita, ma da guardare irrompere nel cuore stesso di quello che è il vettore socio-culturale di riferimento primario per l'Occidente: gli Stati Uniti.
Ciò che insomma più scuote di Civil War non è l’abisso della brutalità. Che eppure è rapida, feroce e implacabile.
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Civil War non è solo un film di guerra: è soprattutto un film sul prendere atto della guerra.
Alex Garland l’ha capito: oggi l’unico allineamento possibile e doveroso è quello nei confronti dell’informazione. Lì si combatte il vero scontro.
Guerra, poi, da osservare non come un altrove di fronte alle nostre certezze e ai nostri modelli di vita, ma da guardare irrompere nel cuore stesso di quello che è il vettore socio-culturale di riferimento primario per l'Occidente: gli Stati Uniti.
Ciò che insomma più scuote di Civil War non è l’abisso della brutalità. Che eppure è rapida, feroce e implacabile.
Ciò che lascia inermi è il vedere applicata con chirurgia la brutalità in questo specifico contesto. Non in Ucraina, non a Gaza, non in Iraq.
Applicata, in un oggi che potrebbe essere domani, da questi specifici soggetti e ai danni dei loro simili. Che siamo noi e sono le nostre convinzioni.
E su cui mai prima d’ora un’opera cinematografica aveva calato un’ombra così glaciale e definitiva.
Un grande film, un grandissimo terrore. Una riflessione lucida e feroce su chi siamo e su dove stiamo andando.
Un film brutale e intelligente che non sfocia nella banale e stupida critica all'Occidente, ma è un potente monito contro ogni estremismo politico e sociale, oltre ad un elogio all'importanza del vero giornalismo.
Si capisce chiaramente che Garland aveva un'idea in testa, e l'ha costruita in modo solido e coerente.
Fenomenale Kirsten Dunst e memorabile il cameo di Jesse Plemons.
Ottima tecnica, tensione implacabile, azione mozzafiato: grande Cinema, puntuale e travolgente.
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david hartrong
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mercoledì 26 giugno 2024
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fil deludente
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Avevo grandi aspettative per "Civil War" dato il significato e l'importanza della trama nell'universo cinematografico, ma purtroppo, il film si è rivelato una delusione sotto molti aspetti.
Trama Debole e Prevedibile La storia di "Civil War" manca di originalità e profondità. I conflitti tra i personaggi sembrano forzati e poco convincenti, con motivazioni che spesso non reggono a un esame più attento. La narrazione si sviluppa in modo prevedibile, senza colpi di scena significativi o momenti di vera tensione. Questo rende difficile mantenere l'interesse durante la visione.
Personaggi Piatto e Mal Sviluppati Nonostante un cast di attori talentuosi, i protagonisti risultano piatti e stereotipati.
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Avevo grandi aspettative per "Civil War" dato il significato e l'importanza della trama nell'universo cinematografico, ma purtroppo, il film si è rivelato una delusione sotto molti aspetti.
Trama Debole e Prevedibile La storia di "Civil War" manca di originalità e profondità. I conflitti tra i personaggi sembrano forzati e poco convincenti, con motivazioni che spesso non reggono a un esame più attento. La narrazione si sviluppa in modo prevedibile, senza colpi di scena significativi o momenti di vera tensione. Questo rende difficile mantenere l'interesse durante la visione.
Personaggi Piatto e Mal Sviluppati Nonostante un cast di attori talentuosi, i protagonisti risultano piatti e stereotipati. Le dinamiche interpersonali, che dovrebbero essere il fulcro emotivo del film, appaiono superficiali e poco coinvolgenti. Anche i nuovi personaggi introdotti mancano di spessore e non riescono a lasciare un'impressione duratura. Questo è particolarmente deludente considerando le potenzialità inespresse di molti di essi.
Effetti Speciali e Azione Senza Anima Se c'è un elemento che solitamente salva i film d'azione, sono le scene spettacolari e gli effetti speciali. Tuttavia, in "Civil War" nemmeno questi aspetti riescono a redimere il film. Le scene di combattimento sono confusionarie e prive di creatività, con una regia che non riesce a trasmettere l'adrenalina e l'energia necessarie. Gli effetti speciali, seppur tecnicamente ben realizzati, sembrano usati in modo eccessivo e spesso gratuito, contribuendo a una sensazione generale di artificiosità.
Temi Trattati Superficialmente Il film tenta di affrontare temi importanti come la responsabilità, il sacrificio e la lealtà, ma lo fa in maniera superficiale. Le questioni morali e le implicazioni delle azioni dei personaggi vengono trattate con leggerezza, senza approfondire davvero le conseguenze o stimolare una riflessione significativa nello spettatore.
Conclusione In sintesi, "Civil War" è un film che non riesce a vivere all'altezza delle sue promesse. Con una trama debole, personaggi piatti, azione priva di anima e temi trattati superficialmente, si presenta come un'opera deludente. Un'occasione sprecata che lascia gli spettatori desiderosi di una narrazione più coinvolgente e di una maggiore profondità emotiva.
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vgreco
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domenica 16 giugno 2024
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guerra civile
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Pur non spiegazione fino in fondo da cosa nasca e perché questa guerra civile il film ha molti pregi e forse il regista voleva lasciare allo spettatore prprio una veduta ampia e schietta del giornalista.
E su questo il film è un capolavoro, mi sono ritrovato dentro l'azione con un punto di vista diverso è o assaporato il sup sentimento d'errore e di follia che ne viene fuori.
CL'america vittima e carnefice di sé stessa dopo che nel tempo è stata protagonista di guerre in giro per il mondo questa volta affronta la guerra interna a sé stessa e anche in particolare jessie prova le stesse cose che ci spaccano il cuore.
Ottima la recitazione della Dunst, perfetta nel ruolo.
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Pur non spiegazione fino in fondo da cosa nasca e perché questa guerra civile il film ha molti pregi e forse il regista voleva lasciare allo spettatore prprio una veduta ampia e schietta del giornalista.
E su questo il film è un capolavoro, mi sono ritrovato dentro l'azione con un punto di vista diverso è o assaporato il sup sentimento d'errore e di follia che ne viene fuori.
CL'america vittima e carnefice di sé stessa dopo che nel tempo è stata protagonista di guerre in giro per il mondo questa volta affronta la guerra interna a sé stessa e anche in particolare jessie prova le stesse cose che ci spaccano il cuore.
Ottima la recitazione della Dunst, perfetta nel ruolo.
Ottime le scene d'azione mai banali, con la camera che ci porta dentro la guerriglia con gli occhi dei giornalisti e con la paura che ci attanaglia la gola.
Insomma un ottimo film da vedere assolutamente.
Enzo.
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venerdì 31 maggio 2024
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ottimo commento
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....perche' le nuove generazioni e quelle future , non leggeranno dai libri di storia, ma da "libri" che saranno girati... anche , a volte, nello stesso momento in cui si verificheranno.. di sicuro piu precisi e obiettivi di tanti libri di scuola , libri di storia . .. una storia insegnata con video e documentari.. l'illusione che l obiettività dei fatti potrà' sposarsi con l informazione e la raccolta di eventi che racconta la storia dell umanità, che dovrebbe pardon.
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francog
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lunedì 27 maggio 2024
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film insulso
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tutto si riduce a scattare la foto importantemin competizione con i colleghi di un'altra agenzia . Squallido.
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aurash
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domenica 26 maggio 2024
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inutile, direi anche dannoso
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Sarei uscito dalla sala prima della conclusione, sono voluto rimanere col solo scopo di poter poi scrivere questa recensione.e sperare così di evitare anche ad una sola persona questa inutile e noiosa visione. Il contenuto politico è inesistente come anche lo spessore dei personaggi, che definirei caricaturale. L'unica cosa presente ed in effetti tecnicamente ben realizzata nel film sono le ripetute scene di violenza, sparatorie, azioni belliche. Ma senza che di ciò si colga minimamente il senso se non quello di una ipotetica esaltazione del mestiere di fotografo di guerra, rappresentato anch'esso nello stesso modo piatto e superficiale dei personaggi che lo interpretano.
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Sarei uscito dalla sala prima della conclusione, sono voluto rimanere col solo scopo di poter poi scrivere questa recensione.e sperare così di evitare anche ad una sola persona questa inutile e noiosa visione. Il contenuto politico è inesistente come anche lo spessore dei personaggi, che definirei caricaturale. L'unica cosa presente ed in effetti tecnicamente ben realizzata nel film sono le ripetute scene di violenza, sparatorie, azioni belliche. Ma senza che di ciò si colga minimamente il senso se non quello di una ipotetica esaltazione del mestiere di fotografo di guerra, rappresentato anch'esso nello stesso modo piatto e superficiale dei personaggi che lo interpretano. Film inutile, direi anche dannoso.
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giovanni de pascalis
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giovedì 2 maggio 2024
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un pugno nello stomaco, ma necessario
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Un vero pugno nello stomaco questo "Civil war" di Alex Garland, ritorno del grande cinema americano di feroce denuncia politica e sociale: asciutto, duro ma anche altamente spettacolare, quel cinema tagliente che l'altra Hollywood -che in parte si intreccia anche con la nuova Hollywood- e' capace di concepire, realizzare e offrire al mondo da decenni, in particolare dai tempi di indimenticabili capolavori quali "I tre giorni del condor", "Taxi driver", "Apocalypse Now". Un film bellissimo e durissimo insieme, ad altissima tensione dall'inizio alla fine, sconvolgente per chiunque sia minimamente attento all'evoluzione (sbalorditiva) delle dinamiche politiche e sociali quale stiamo vedendo, negli ultimi quindici, sedici anni, in quella nazione-continente che sono gli Stati Uniti d'America.
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Un vero pugno nello stomaco questo "Civil war" di Alex Garland, ritorno del grande cinema americano di feroce denuncia politica e sociale: asciutto, duro ma anche altamente spettacolare, quel cinema tagliente che l'altra Hollywood -che in parte si intreccia anche con la nuova Hollywood- e' capace di concepire, realizzare e offrire al mondo da decenni, in particolare dai tempi di indimenticabili capolavori quali "I tre giorni del condor", "Taxi driver", "Apocalypse Now". Un film bellissimo e durissimo insieme, ad altissima tensione dall'inizio alla fine, sconvolgente per chiunque sia minimamente attento all'evoluzione (sbalorditiva) delle dinamiche politiche e sociali quale stiamo vedendo, negli ultimi quindici, sedici anni, in quella nazione-continente che sono gli Stati Uniti d'America. Attenzione, dietro l'apparente tema di un'ipotesi fanta-politica -non del tutto campata in aria, pero', come sappiamo- nella forma di un road-movie attraverso le atrocita' di una guerra civile contemporanea ed insieme di un freddo reportage di guerra (apparentemente neutrale insieme di cronache ed istantanee di fotoreporter coraggiosi fino al limite del concepibile e giornalismo rigorosamente anglosassone) il vero oggetto del film e' da una parte la violenza dilagante, l'intolleranza, il razzismo brutale, l'estremizzazione sempre crescente nelle dinamiche politiche della societa' statunitense di questi ultimi anni: la societa' sempre piu' spaccata a meta', dove l'avversario politico diventa sempre piu' spesso il "nemico" con il quale e' impossibile ogni compromesso. Dall'altra l'ossessione, tutta statunitense e tutta americana, per le armi da fuoco e per le armi in generale. Due temi strettamente collegati, intrecciati tra loro, a creare una miscela infernale ed esplosiva che e', alla fine, il vero oggetto del film. Perfetta l'interpretazione di Kirsten Dunst nei panni della protagonista, testimone muta e insieme sconvolta dall'amarezza, dal dolore, dalla consapevolezza dell'impotenza dell'individuo di fronte all'orrore generale della violenza e della guerra. Da vedere assolutamente
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athos
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martedì 30 aprile 2024
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esercizio sul futuro
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Il film pur con tutti i buchi di sceneggiatura presenta gli States nel pieno di una guerra civile. Ottima colonna sonora. E' un esercizio su quale futuro ci aspetta e non è solo un lavoro di fantasia perchè il dopo Cocid ha aperto ferite che non sono affatto rimarginate. Ho letto che la comunità scientifica parla di nuove pandemie all'orizzone. E allora, problema per problema, ascoltiamoci la spendida Dream Baby Dream dei Suicide nei titoli di coda.
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gabriele
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giovedì 25 aprile 2024
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la guerra, le immagini e l''atto di vedere
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Vedere o far finta di niente nell'illusione di una normalità forzata?
I fotoreporter, non hanno dubbi: vedere. È questa la scelta più giusta, il posizionamento più etico, il solo in grado di lanciare un monito.
Registrare la realtà e ordinarla, coglierne il senso. Immortalare per capire ed elaborare. Riportare la verità affinché altri possano chiedere, fare domande.
Riprodurre il reale senza alterazioni. Ogni altra considerazione è lasciata agli spettatori. Il pubblico viene direttamente interpellato, è lui che dovrà dare un giudizio o una ermeneutica.
Non vengono date spiegazioni perché le spiegazioni si devono cercare qui, oggi, nel presente.
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Vedere o far finta di niente nell'illusione di una normalità forzata?
I fotoreporter, non hanno dubbi: vedere. È questa la scelta più giusta, il posizionamento più etico, il solo in grado di lanciare un monito.
Registrare la realtà e ordinarla, coglierne il senso. Immortalare per capire ed elaborare. Riportare la verità affinché altri possano chiedere, fare domande.
Riprodurre il reale senza alterazioni. Ogni altra considerazione è lasciata agli spettatori. Il pubblico viene direttamente interpellato, è lui che dovrà dare un giudizio o una ermeneutica.
Non vengono date spiegazioni perché le spiegazioni si devono cercare qui, oggi, nel presente. Il film è un prolungamento del presente e dei suoi mali portati ai massimi estremi.
I fotoreporter in prima linea a testimoniare l'orrore e a pagarne il prezzo.
Costretti a morire interiormente per andare avanti, fino a diventare vittime del disturbo da stress post-traumatico.
Esposti continuamente alla morte, ben presto la loro paura si trasforma in adrenalina, e poi in assuefazione, dipendenza e infine alienazione.
E quando ormai c'è solo più posto per cinismo e disillusione, è possibile ritrovare l'umanità e la fede perdute?
In ogni caso non ci si può fermare e, nonostante tutto, si deve continuare a scattare, qualcuno deve pur farlo.
Lee e Jessie d'altronde, l'una il doppio dell'altra, hanno scelto di vedere, e quindi vanno fino in fondo, anche in opposizione alle loro famiglie, che, invece, hanno scelto di chiudere gli occhi.
Persino il Presidente non vuol vedere la realtà, o finge di non vederla, nei suoi proclami bugiardi e retorici.
Un comportamento ipocrita, quello di non vedere, che non può che peggiorare le cose.
C'è poi anche chi non vuole essere visto mentre fa quel che fa, c'è chi vuole sfuggire alla vista di un occhio esterno.
Vedere e mostrare, e dunque le immagini, diventano perciò atti politici, armi da usare correttamente, che possono fare la storia e ribaltare i rapporti di forza (non a caso tutto il film è un tentativo di vedere e mettere a fuoco un Presidente che si nasconde, e quindi di decretarne la fine, o quantomeno, se possibile, di comprenderlo e storicizzarlo, affrontarlo e oltrepassarlo, in attesa del nebuloso futuro che verrà).
In questa terrificante visione apocalittica, che incarna lo spirito dei tempi, l'attentatore suicida a New York, che corre con la bandiera americana in spalla e si fa saltare in aria, diventa la metafora, la sineddoche, per raccontare e rappresentare un intero paese, un intero mondo, che sta correndo ciecamente fino a schiantarsi.
Una corsa folle che lascia spazio anche ad un animo schiettamente bellico, da puro war movie, come nell'adrenalico atto finale, duro e tesissimo, sospeso tra il cinema di Kathryn Bigelow e la battaglia di Washington di "Call of Duty: Modern Warfare 2".
Una vera masterclass d'azione.
Merito anche di Ray Mendoza, Navy Seal per oltre 16 anni e oggi consulente tecnico e militare per il cinema.
Mendoza è stato fondamentale per la messa in scena dell'azione. È partito dalla sceneggiatura e dalle idee di Garland per poi coreografare tutti i set piece. Ha anche coinvolto altri veterani per contribuire alla verosimiglianza della rappresentazione militare sullo schermo.
Con il suo lavoro ha creato un'estetica improntata verso il "grounded action", dal taglio quasi documentaristico e molto realistico.
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imperior max
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martedì 23 aprile 2024
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di sicuro mi schiero più col regista che con i personaggi, in senso buono ovvio...
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A quanto pare sta’ facendo il suo dovere CIVIL WAR di Alex Garland, cioè far discutere e dividere. Vuol dire che come film ha preso fino in fondo un percorso ben preciso.
Trama semplicissima: Agli sgoccioli di una Guerra Civile, in cui il Presidente degli Stati Uniti sembrerebbe ormai alle strette, un gruppo di reporter si dirigono da New York a Washington per intervistarlo. Nel mentre vedranno gli orrori e le atrocità commesse dai soldati e dai civili armati, senza dimenticarsi di fotografare con malcelata disinvoltura.
Già nel preludio prima dei titoli di testa Garland si fa’ sentire col sound design a destra e manca, tanto da far capire che non scherzerà con l’audio. E cazzo se era serio, anche nei completi silenzi o le musiche diafasiche.
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A quanto pare sta’ facendo il suo dovere CIVIL WAR di Alex Garland, cioè far discutere e dividere. Vuol dire che come film ha preso fino in fondo un percorso ben preciso.
Trama semplicissima: Agli sgoccioli di una Guerra Civile, in cui il Presidente degli Stati Uniti sembrerebbe ormai alle strette, un gruppo di reporter si dirigono da New York a Washington per intervistarlo. Nel mentre vedranno gli orrori e le atrocità commesse dai soldati e dai civili armati, senza dimenticarsi di fotografare con malcelata disinvoltura.
Già nel preludio prima dei titoli di testa Garland si fa’ sentire col sound design a destra e manca, tanto da far capire che non scherzerà con l’audio. E cazzo se era serio, anche nei completi silenzi o le musiche diafasiche. Ed era la punta dell’iceberg! Tecnicamente ineccepibile, un ritmo incalzante con un montaggio della madonna arricchito di immagini, inquadrature precise e quadri fotografici fermi in soggettiva e come minimo una mezza dozzina di scene lunghe, interminabili e tesissime come una corda di pianoforte in scala 1: Kong. Attori tutti perfetti, una Kirsten Dunst vissuta, un Wagner Moura ironico il giusto, Henderson pure e Cailee Spaeny veramente una bella promessa.
Stavolta la storia è forse meno impegnativa e allegorica rispetto ai precedenti film, ma il focus è chiaro. Garland non si concentra sul perché della guerra, ma di come viene vissuta, di come si discosta dalla politica americana senza spiegare appieno le vicende generali così da non dare modo allo spettatore di schierarsi, come se in qualunque nazione potrebbe succedere una cosa del genere. Forse l’eccezione americana sta’ nel fatto che molti civili possiedono armi e che in questo caso reagirebbero in determinati modi violenti e repressi. Ci mette di fronte a persone armate di fucili e di macchine fotografiche dove quasi non si distinguono tra loro nell’essere ligi al dovere nonostante l’orrore, tanto da essere grigissimi e sfumati, ma pur sempre umani nelle loro reazioni. Inoltre mette in evidenzia la percezione dei media di fronte a certe realtà, se ciò che fanno e come lo fanno è perchè è giusto o perchè è lo scoop del secolo. La violenza c’è, impressionante, mai di cattivo gusto e si arriva all’ultimo atto crudelissimo, roboantissimo e simbolicissimo.
Per quanto mi riguarda è quasi un capolavoro, a parimerito con La sottile linea rossa se non meglio, ma sotto a Full Metal Jacket e Apocalypse Now. OBBLIGATORIA LA VISIONE IN SALA E IN CULO LO STREAMING! Grazie.
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