Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Mali, Senegal, Francia |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Ramata Sy |
Attori | Khady Mane, Mamadou Diallo, Moussa Sow, Binta Racine Sy . |
MYmonetro | 2,84 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 21 maggio 2023
Una giovane coppia in Senegal riceve la disapprovazione degli abitanti del remoto villaggio in cui vive.
CONSIGLIATO SÌ
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Banel e Adama sono due giovani sposati che vivono in un villaggio del nord del Senegal. Il loro sogno è quello di disseppellire dalla sabbia due edifici che potrebbero diventare la loro abitazione futura. I problemi nella coppia nascono quando Adama non accetta di diventare capo del villaggio come la sua discendenza imporrebbe. Gli altri abitanti non vedono di buon occhio questo rifiuto e quando la siccità inizia a decimare il bestiame incolpano il giovane e la sua compagna per quanto accade. Da quel momento la vita di coppia verrà messa in serio pericolo e Banel dovrà lottare contro tutto e tutti.
Ramata-Tulaye Sy torna a girare negli stessi luoghi in cui aveva realizzato il suo primo cortometraggio Astel e per questo esordio nel lungometraggio sceglie come protagonisti due giovani del luogo non professionisti.
Diplomata alla importante FEMIS parigina nel 2015, la regista dimostra di conoscere bene gli elementi che porta sullo schermo. A partire dal territorio arido e desolato che ci mostra con inquadrature che ne portano alla luce la devastante condizione causata dai mutamenti del clima. Perché questo è un film che legge la sostenibilità ambientale attraverso la storia di una coppia che si ama ma che fatica a mantenere saldo il rapporto a causa di più elementi convergenti.
Se la siccità fa sì che l'unico mezzo di sostentamento, le già macilente mucche, muoiano una dopo l'altra, la vita del villaggio finisce con il depauperarsi di energia ma anche di presenze umane. C'è chi non resiste e parte in cerca di una vita più degna di essere vissuta (senza assolutamente fare retorica ci viene ricordato che l'emigrazione non è e non può essere riconosciuta solo se fugge da territori in guerra. C'è anche un conflitto nei confronti del quale chi ne è vittima non ha armi da poter imbracciare ed è quello contro il clima.
Banel e Adama restano, sorretti dal sogno di una nuova casa da far letteralmente emergere dalla sabbia che parzialmente la ricopre e possono farlo solo scavando con le mani. Ma a questo si aggiunge il peso delle credenze e delle tradizioni da rispettare. Sy ci propone una riflessione che coinvolge le generazioni non salvando in assoluto le donne. Perché la suocera, cioè la generazione femminile precedente, non può accettare l'idea che lei non voglia avere figli così come è convinta che sia Banel ad avere sollecitato Adama a non accettare il ruolo di capo villaggio.
C'è una nuova spinta nelle giovani senegalesi che non rinnegano le radici (Banel non vuole lasciare il villaggio) ma che guardano avanti. I maschi, come spesso capita, fanno più fatica a comprendere e a condividere queste esigenze. L'amore si fa evanescente quando le tradizioni prendono il sopravvento. Ecco allora che il sudore di Banel sembra potersi fondere con delle rare gocce di pioggia che solo lei riesce a percepire. Potrebbero essere le lacrime di quelle giovani donne che resistono nonostante tutto e che non smettono di sperare contro ogni ragionevole speranza mentre intorno a loro dominano la morte e la superstizione. La macchina da presa cerca questo spirito non remissivo nel volto di Khadi Mane che esprime tutta la consapevolezza di chi in quei luoghi vive ogni giorno ma non si è rassegnata allo status quo.
Lui è Adama, un ragazzo timido: quando lo incaricano di diventare il capo della comunità, rifiuta. Lei è Banel, una ragazza intraprendente: rigetta la convenzionalità dei ruoli femminili, cerca l'indipendenza dalla famiglia e vorrebbe andare a vivere con Adama in un paio di torri nella sabbia, che sembrano portare sfortuna. Intanto la siccità uccide il bestiame e il villaggio incolpa la coppia.
Una grande storia d'amore tragico, ma anche una parabola sul dialogo tra vita e morte. Per Banel & Adama, i protagonisti dell'opera prima di Ramata-Toulaye Sy in Concorso a Cannes76, l'amore è una questione esclusiva, una lotta per affermare se stessi come coppia dinnanzi ai doveri imposti della comunità cui appartengono. Da una parte c'è Banel, poco più di una adolescente eppure già vedova dell'uomo [...] Vai alla recensione »
Presentato come "film senegalese", Banel et Adama è diretto da una regista di origine africana, Ramata-Toulaye Sy, nata e cresciuta in Francia, Paese che - ovviamente - coproduce assieme a Senegal e Mali questo esordio. Un lavoro che in altre (e forse migliori) edizioni avrebbe trovato la propria corretta collocazione nella sezione Un Certain Regard mentre a Cannes 76 è stato selezionato per il Concorso. [...] Vai alla recensione »
Banel e Adama vivono in un piccolo villaggio nel nord del Senegal. E si amano intensamente. Un sentimento che viene vissuto in maniera profonda soprattutto dalla ragazza, Banel, legata in maniera viscerale ed esclusiva al rapporto. I due si sposano e immaginano una vita indipendente, lontana dal villaggio e dai vincoli familiari. Ma esistono delle leggi, seppur non scritte, che obbligano a delle assunzioni [...] Vai alla recensione »
Banel & Adama, l'opera prima, unica in Concorso a Cannes 76, della senegalese-francese Ramata Toulaye Sy. Espressione di quel cinema Africano che sulla Croisette ha trovato gloria con il maliano Souleymane Cissé, premiato quest'anno con la Carrosse d'Or della Quinzaine, Abderrahmane Sissako dalla Mauritania, Idrissa Ouedraogo dal Burkina Faso e il maliano Mahamat-Saleh Haroun.
La giovane Banel (Khady Mane) non crede esistano le sirene della leggenda del lago che le racconta Adama (Mamadou Diallo). E non crede nemmeno che le case insabbiate, fuori dal villaggio dove vive, nel Nord del Senegal, siano maledette. Tanto più da quando lei e Adama hanno deciso, andando contro la volontà del villaggio, di liberarle dalla sabbia, per andarci a vivere loro due da soli e così separarsi [...] Vai alla recensione »