Corti Oscar 2024 - Animation 2024

Dopo il successo della distribuzione cinematografica del cortometraggio premiato agli Oscar 2023 An Irish Goodbye, WeShort porta per la prima volta nelle sale di tutta Italia i dieci corti nominati all'ultima edizione degli Oscar, che saranno proiettati in lingua originale sottotitolata. Cinque i film brevi dedicati all'animazione, che uniscono tecniche e stili differenti per affrontare tematiche profonde e complesse da molteplici prospettive. Tra questi, anche il vincitore della statuetta War is Over! Inspired by the music of John & Yoko, diretto dall'ex dipendente Pixar Dave Mullins. Come suggerisce il titolo, il film trae ispirazione dall'inno alla pace di John Lennon e Yoko Ono Happy Xmas (War Is Over), da molti conosciuto anche come So this is Christmas, un grande classico natalizio nato come protesta contro la guerra del Vietnam. La narrazione, accompagnata dalle musiche del pluricandidato all'Oscar Thomas Newman, racconta di una strana partita a scacchi giocata da due soldati schierati sui fronti opposti del Primo conflitto mondiale.

Il secondo dei titoli in uscita, Letter to a Pig (2022) della regista israeliana Tal Kantor, ci trasporta invece in un immaginario onirico in bianco e nero, dove spicca il colore rosa del maiale che ha salvato la vita di un uomo sopravvissuto all'Olocausto.

All'animale è indirizzata una lettera di ringraziamento, che diviene la chiave d'accesso all'interno della tormentata coscienza di una giovane studentessa, nonché strumento per la decostruzione di un trauma inimmaginabile. Vincitore dell'Uovo d'oro alla sedicesima edizione del Festival del cinema e della musica di Kustendorf, il corto è stato definito dalla critica un'opera visiva capace di suscitare nel pubblico un forte senso di compassione umana. Si tratta infatti di un oscuro viaggio interiore che mescola elementi di realtà e finzione, portando sullo schermo l'esperienza personale dell'ideatrice Tal Kantor.
Durante gli anni della scuola, l'autrice ha incontrato un sopravvissuto allo sterminio nazista: in seguito a questo avvenimento la giovane regista ha fatto un sogno che ha portato con sé per anni e che ha dato vita al film Letter to a Pig, dedicato alla memoria e alla sua natura frammentata e sfuggente. Una riflessione sui temi dell'abbandono, della disabilità, dell'incarcerazione e dell'aldilà è invece quella proposta da Ninety-Five Senses, diretto della coppia di cineasti americani Jared e Jerusha Hess. Il cortometraggio è un'ode ai cinque sensi del corpo, pronunciata da un uomo, Coy, che si trova nel braccio della morte dopo essere stato condannato a morte per omicidio. Racconto agrodolce di rimpianto e redenzione nonché cupa incursione nel tema della pena capitale, il film vede la partecipazione dell'attore Tim Blake Nelson, nominato ai Critics Choice Award per il ruolo di Wade Tillman (Looking Glass) in Watchman, che qui presta la voce al protagonista.
Si passa poi allo stop motion con il pluripremiato esordio alla regia di Yegane Moghaddam Our Uniform. Presentato in anteprima all'Animayo International Film Festival spagnolo, il cortometraggio si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria e il Premio per la Migliore tecnica mista. Our Uniform ha inoltre vinto il Premio Jean-Luc Xiberras per un'Opera prima al Festival Internazionale del Cinema d'Animazione di Annecy. Apprezzato dalla critica per la sua creatività, il film unisce differenti tecniche narrative per raccontare l'esperienza personale dell'autrice e il suo rapporto con il velo islamico. Il racconto prende tuttavia forma in modo piuttosto peculiare: la narrazione si svolge infatti fra i tessuti stropicciati dell'hijab, su cui appaiono disegnati a matita i personaggi al centro dell'azione. Arriva infine dalla Francia il corto Pachyderme, diretto da Stéphanie Clément e dedicato alle strane vacanze in campagna della piccola Louise. Mescolando animazione tradizionale e digitale, il film racconta in modo metaforico e delicato il travagliato processo di elaborazione di un abuso subito in età infantile: l'animazione diviene così lo strumento ideale per dar vita a una metafora visiva della natura dissociativa del trauma. Vincitore del premio come miglior cortometraggio al Manchester Animation Festival e del riconoscimento come miglior corto animato al Foyle Film Festival, il progetto è nato infatti dal desiderio comune della regista Stéphanie Clément e dello sceneggiatore Marc Rius di lavorare insieme per raccontare il trauma attraverso un film onirico e simbolico, basato su meccanismi di difesa psicologica come la dissociazione e la repressione. A questo proposito, l'autrice ha affermato che la storia è incentrata su un personaggio emotivamente anestetizzato in lotta con i propri ricordi nella cornice della lontana Provenza, che assume vividezza attraverso la palette di colori scelta per raccontare un turbolento viaggio interiore ambientato nella banalità quotidiana del sud della Francia. 