Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Peter Marcias |
Uscita | sabato 1 giugno 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Notorious Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,55 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 31 maggio 2024
Un documentario che ripercorre un evento dimenticato della nostra storia recente: una grande mobilitazione per chiedere lo sviluppo del territorio sardo. In Italia al Box Office Uomini in marcia ha incassato 6,9 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Grazie al materiale audiovisivo contenuto all'interno degli archivi della preziosa Cineteca Sarda, il regista Peter Marcias ricostruisce la storia delle lotte dei lavoratori dell'isola, iniziate tragicamente con l'eccidio dei minatori di Monteponi nel 1922 fino alle grandi mobilitazioni sindacali tra il 1992-93 che coinvolsero ventisette Comuni del Sulcis Iglesiente, uniti nella richiesta di un nuovo piano di sviluppo socio-economico per il territorio, ancora oggi tra i più poveri d'Italia. A fare da Virgilio in questo aspro inferno di rabbia disperata e soprusi denunciati, c'è l'ex professore di Diritto del Lavoro dell'Università di Cagliari, Gianni Loy (oggi Garante dei diritti dei detenuti della stessa città), accompagnato dalle riflessioni di due registi europei, simboli del cinema d'impegno sociale, Ken Loach e Laurent Cantet, che contribuiscono a porre l'accento sulle ingiustizie del mondo lavorativo di ieri e di oggi, a tutela di quei diritti fondamentali che dovrebbero essere riconosciuti a tutti gli uomini e le donne.
Uomini e donne in marcia per strade asfaltate in mezzo alle campagne o in piazze gremite, ai quali Marcias si affianca, si unisce e ci unisce, rinfrancandoci col canto di Dalida o con le musiche di Stefano Guzzetti.
Un incandescente tempo che si è raffreddato? Tutt'altro. C'è un impressionante battito d'attualità che palpita in ogni brandello che compone questo documentario evocativo, alla ricerca di certezze che paiono fuochi fatui in una realtà spesso priva di speranze. C'è tutto l'amaro in bocca di generazioni che vogliono lavorare, ma che non possono farlo. Di maggioranze e di minoranze che si sono attivate chiedendo inclusione, possibilità, dignità e tutela allo Stato Italiano, criticandolo come fa l'operaio sulcitano Antonello Pirotto, perché colpevole di non essere riuscito a risolvere il problema della disoccupazione giovanile e aver messo i figli contro i padri.
Per tutto il film, si va avanti a piccoli passi, in un'altalena cronologica e nella continua sorveglianza che ciò che si è guadagnato non venga portato via da un pugno di persone, irritate alla sola menzione di una contestazione pubblica, inquadrata come fenomeno di ostile minaccia alla nazione o alla meccanica della produzione imprenditoriale.
Il ritmo della marcia viene scandito dalle rullanti ma straordinarie pillole di lezioni di diritto di Loy, che ci conducono nel cuore pulsante della recente storia italiana e regionale, rappresentata da una serie di riprese e di personaggi che si susseguono rapidamente, ritagli parlanti in movimento di un passato in grado di esprimere ancora oggi emozioni incredibili. E non mancano gli interessanti richiami letterari, come quelli al contratto di lavoro personificato dal rapporto tra Sancho Panza e Don Chisciotte.
L'effetto è quello di una potente meditazione visiva e sonora, che chiarisce con stile alcuni sviluppi chiave della filosofia sociale, arricchita da un linguaggio altamente tecnico e grammatico, sempre intento a suggerire qualcosa nello sviluppo di una presa di coscienza o, ancora meglio, a richiamare sensazioni e percezioni, con lo scopo di rendere più immersiva l'opera.
Degno erede di Fiorenzo Serra, Marcias dimostra, con questo e con altri documentari e film d'impegno da lui diretti, che esiste un unico "adesso", piuttosto che una moltitudine di "adesso", e che purtroppo non gode di quello che Loach definisce "il lusso del tempo". Perché fin quando la società continuerà a evolvere, evolveranno anche i bisogni e i diritti del lavoratore. E quindi, la marcia continuerò, cambiando uomini e donne nel suo cammino.
In quest'ottica, qualsiasi ripresa o elemento montati da Fabrizio Federico sono intrinsecamente promettenti e drammatizzano, senza eccedere, una realtà non superata, che si aggancia ancora alle fabbriche e a volti solidi, fotografati da Simone Ruggiu. Ottimo l'uso dei suoni di contrasto rispetto alle immagini nel montaggio audio di Riccardo Spagnol (mixato da Alberto Bernardi), che aumenta l'effetto emotivo, sottolineando le tensioni visive, creando un senso di disorientamento e aumentando l'interesse sulla complessità del tema.
Un'importante riflessione sul diritto e, soprattutto, sulla necessità del conflitto per costruire cambiamento. Reperti importanti e, purtroppo, troppo lontani dal nostro tempo che, come afferma il docente intervistato, ha bisogno di calarsi nella protesta, nell'esperienza della protesta.
Un'importante riflessione sul diritto e, sopratutto, sulla necessità del conflitto alla base della democrazia, per ottenerlo. I reperti, purtroppo, sembrano così lontani da questo tempo che, come evidenzia il documentario, ha bisogno di calarsi nella protesta, nell'esperienza della protesta, non solo di studiare testi universitari sul diritto.
Bellissimo film.Il regista è riuscito a comunicare un elemento importantissimo: "Il progresso necessita di azione e impegno umano".Complimenti
L'articolo 4 della Costituzione italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e «promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Il dovere del cittadino è concorrere al progresso materiale e spirituale della società. Si esalta così il conflitto, se lo Stato non rende effettivo il diritto al lavoro, e alla casa, al reddito, all'aria pulita, all'assistenza sanitaria e alla [...] Vai alla recensione »
Non è facile scrivere di questo bellissimo film-documentario, firmato da Peter Marcias (con alle spalle, tra gli altri, già due altrettanti lavori del medesimo genere che ci hanno davvero molto convinto: Liliana Cavani, una donna nel cinema, 2010, e Nilde Iotti, il tempo delle donne, 2020). Ah, quanto disincanto diffuso fanno vivere queste sue scene, quanto lavoro ancora da fare mettono in evidenza. [...] Vai alla recensione »
Diritto al lavoro e allo sciopero. Mobilitazioni e manifestazioni. Testimonianze d'epoca e d'attualità. Un'unica arena, simbolica, come teatro degli scontri. Un'isola che all'alba degli anni Novanta si raduna e si mette in marcia. Il consorzio affratella minatori, agricoltori, operai, disoccupati, donne, sindacati, prelati e politici per chiedere al Governo sviluppo, tutele, diritti.