Titolo originale | Siberia |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Germania, Messico |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Abel Ferrara |
Attori | Willem Dafoe, Dounia Sichov, Simon McBurney, Cristina Chiriac, Daniel Giménez Cacho Fabio Pagano, Anna Ferrara, Phil Neilson, Laurent Arnatsiaq, Valentina Rozumenko, Trish Osmond, Maria Knofe, Cornelia Nguyen Luu, Ilham Midjiyawa, Stella Pecollo. |
Uscita | giovedì 20 agosto 2020 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Nexo Digital |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,06 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 26 luglio 2020
Un uomo tormentato decide di intraprendere un viaggio per riscoprire se stesso. In Italia al Box Office Siberia ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 22,2 mila euro e 10,7 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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In un rifugio remoto immerso nella neve, Clint è un personaggio enigmatico che si è ritirato a vita solitaria, gestendo una locanda che dà ristoro ai pochissimi viaggiatori del luogo. Una slitta e dei cani sono l'unico mezzo di trasporto e di contatto con il mondo esterno, e dopo la visita di una donna russa incinta e di sua madre, Clint decide di esplorare le profondità metafisiche della sua memoria e di sfidare la neve sterminata per intraprendere un viaggio tra l'orrore, il piacere e la scoperta.
I luoghi del cinema di Abel Ferrara sono mutevoli eppure fondamentali. Nella New York dove è cresciuto e ha iniziato la carriera trovò la forma più compiuta del suo stile, con la città che è al centro dei titoli più celebri come Il cattivo tenente, King of New York e The Addiction. A un periodo senza radici e senza certezze ha poi fatto seguito il periodo romano di grande rinascita, foriero di opere come Pasolini, Piazza Vittorio e Tommaso.
È significativo che la tappa successiva sia un luogo di lontananza dichiarata come Siberia, il più ambizioso dei ripetuti tentativi di auto-analisi di un regista tormentato e viscerale.
La Siberia del nuovo film è però un luogo della mente, metafora di un inconscio ghiacciato e remoto in cui ci si può isolare, sì, (Cliff non ha interesse a vincere, dice, perché non ha interesse a perdere) ma che va traversato per scoprirne le viscere infernali e confrontare i propri demoni. Ferrara lo fa, come ormai di consueto, attraverso il tramite di Willem Dafoe, impegnato in un ritratto "aperto" del regista che prosegue da un film all'altro e vive anche di amicizia personale.
Il percorso è in solitaria, se si escludono gli stupendi husky che trainano la slitta di Cliff e che Ferrara saggiamente tiene spesso nell'inquadratura. È un surreale controcampo e un necessario residuo di tenerezza in una serie di sequenze onirico-allucinate che include esecuzioni in un campo di concentramento, mutilazioni, animali parlanti e (ovviamente) inquietudini sessuali che coinvolgono tanto i partner quanto le figure genitoriali.
L'artista uomo che concede campo libero all'indulgenza della propria psiche è uno stereotipo che ha certo fatto il suo tempo, ma pochi altri autori come Ferrara hanno pagato a fondo, e in modo visibile, il prezzo di quell'indulgenza. La forza del suo cinema degli anni dieci ha un crisma liberatorio e rivelatorio, e Siberia ne è in qualche modo l'apice - senza freni, perverso e inesorabilmente danneggiato.
Un apice lo è anche dal punto di vista formale, per un'opera ambiziosa che spazia dalla neve al deserto ai paesaggi boscosi, fotografato con inventiva e con una ruvidità elettrizzante (le scene sulla neve sono virate così tanto al verde che il sangue di un pesce diventa viola).
Siberia rappresenta la deflagrazione finale di una psiche e di un percorso cinematografico, e a posteriori rende il precedente Tommaso - che è già di suo un film straordinario su Roma, come nessun regista italiano ha saputo farne di recente - ancora più interessante. Lì, la città agiva come ultimo simbolo del controllo, un tappo che il protagonista cercava di far saltare ma che lo teneva all'interno di una struttura. Con Siberia, Ferrara lascia definitivamente le città e la famiglia per lo scontro finale con il suo trauma, in un'opera radicale che non si pone mai limiti.
SIBERIA disponibile in DVD o BluRay |
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“Siberia”,il nuovo ambizioso e radicale film di Abel Ferrara, mescola fiction e autobiografia, rinunciando ad una vera struttura narrativa. C’è molto della sfera privata ed intima del regista americano in quest’opera ricca di sequenze onirico-allucinate e di un’implacabile confronto con i propri demoni interiori, quelli che da sempre tormentano la psiche dell’autor [...] Vai alla recensione »
Sperduto nella tundra siberiana, l’inappuntabile Dafoe compie una profonda, visionaria e stimolante esplorazione dentro sé stesso.
Abel Ferrara potrebbe girare un film ormai solo utilizzando una lampadina e un cellulare. Affidandosi ancora una volte al sodale Willem Dafoe, regista americano autoesiliatosi in Italia torna a collaborare in fase di scrittura con Christ Zois (Welcome To New York, New Rose Hotel) e tesse une complessa tela autoanalitica caratterizzata da una straordinaria libertà e fluidità.
Immaginate una nana tutta nuda su una sedia a rotelle che avanza verso di voi in una grotta buia, lei sorride e vi ripete una frase a cui non riuscireste a dar senso neanche sotto droghe. A meno che non stiate sognando, ovviamente. Ma non è vostro il sogno. È di Abel Ferrara. Non quello solito degli spacciatori, i gangster, i poliziotti corrotti e le suore con la 45 nelle mutandine.
Uno dei luoghi comuni sulla percezione del cinema da parte degli spettatori e soprattutto della critica, vuole che la dannazione e il tentativo di liberarsi dei propri demoni da parte di un regista più o meno maledetto, fra tentativi d'espiazione ed elaborazione della colpa, debbano per forza condurre a film sentiti, «a cuore aperto», se non riusciti certamente sinceri.
Rubiamo le parole ad altri, non sapremmo rendere meglio l'idea. Da diversi film Abel Ferrara non ci sembra abbia cose da mettere in un film. Non "cose interessanti", proprio "cose da dire". Il sito "Big Little Lies" parte da lontano, da Friedrich Nietzsche e da un passaggio di "Così parlò Zarathustra" recitato nel film. Dicono le celebri righe: "Se guardi abbastanza a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà [...] Vai alla recensione »
Un unico pianosequenza mentale. Gli stacchi di montaggio imbastiscono una strategia di ricomposizione corpo/anima attraverso il paesaggio: cut e siamo nei ghiacciai; nel deserto; nella grotta o nel sottoscala dell'inconscio; in pieno set Tarantino; nell'horror; tra gli sciamani; negli amplessi; nelle macerie; con il padre a pescare; con la donna della vita, la resa dei conti; con la mamma di Ferrara [...] Vai alla recensione »
Abel Ferrara continua nella sua ricerca della "black side" dell'animo umano o di tutti gli anfratti insospettabili delle molteplici esistenze che possono appartenere ad un uomo. Tutto questo avviene attraverso Siberia, presentato alla 70° edizione della Berlinale, con la presenza di un magnifico Willem Dafoe nel suo settimo film a fianco del regista italo-americano, con cui finora ha sicuramente sperimenta [...] Vai alla recensione »
Come la Sieranevada di Puiu o il Japon di Reygadas, Siberia non è la Siberia: la geografia del cinema fa storia e storie a sé. Qui ci sono quella e quelle di Clint (nome del ruolo interpretato dal protagonista del dietro-le-quinte/controcampo realistico Tommaso) che da una fredda waste land di husky e whiskey parte per un'avventura dentro di sé, come un personaggio di Jack London nei territori di Jung [...] Vai alla recensione »
Siberia: come terra lontana, come distanza che separa il corpo dallo spirito, lo spirito dalla mente, la mente dai ricordi, i ricordi dalle verità... Dopo quella sorta di esercizio di estradizione biografica che ha messo in atto con Tommaso (film straordinario, purtroppo incompreso dai più al suo marginale passaggio a Cannes), Abel Ferrara compone sulla materia magmatica della soggettività esistenzialista [...] Vai alla recensione »
Provando a cercare la parola «purgatorio» sul dizionario Treccani, la prima definizione che compare è «stato intermedio e transitorio di espiazione, rappresentato come il luogo in cui le anime dei giusti, morti nello stato di grazia imperfetta, si purificano dalle colpe veniali come dalle mortali già rimesse, in attesa di venire ammesse in paradiso alla visione di Dio».
In un sobborgo di provincia, tre vicini vengono a patti con le conseguenze del nuovo mondo dei social media. Marie, che vive dell'assegno di famiglia di suo marito, ha paura di perdere il rispetto di suo figlio a causa di un sex tape registrato a sua insaputa. Bertrand non riesce dire di no alle telefonate pubblicitarie e sta lottando per proteggere sua figlia, vittima di bullismo online.
In un ideale «double bill» starebbero benissimo assieme: Tommaso, l'autofinzione della vita romana oggi di Abel Ferrara e famiglia, compagna e figlia, con Siberia presentato ieri in concorso alla Berlinale. E non solo perché l'alter ego del regista è in entrambi Willem Dafoe, attore sempre più essenziale, o perché la relazione di complicità tra i due è parte anch'essa della storia - nessun altro potrebbe [...] Vai alla recensione »
Il grande provocatore del cinema Abel Ferrara nel suo ultimo lavoro Siberia, presentato al concorso della Berlinale, mescola fiction e autobiografia, rinunciando ad una struttura narrativa. L'indecisione è un elemento costante in Siberia. Bisogna stupirsi dell'audacia di Abel Ferrara o indignarsi della sua audacia? Durante la proiezione stampa, un flusso costante di giornalisti si è aperto la strada [...] Vai alla recensione »
Lisa (Nina Hoss) e Sven (Lars Eidinger) sono due gemelli eterozigoti. Lei è una scrittrice, lui un attore di teatro. Quando Sven si ammala di leucemia, a lei tocca accudirlo, per l'assenza del padre, e una madre inadatta, svampita, ex attrice anche lei. Finiti i cicli di chemio, Lisa decide di portare il fratello da Berlino a Leysin, in Svizzera, luogo nel quale si è trasferita, malvolentieri, insieme [...] Vai alla recensione »
Clint vive isolato in una baracca sui monti, con i suoi cani da slitta, ma è continuamente visitato dai suoi incubi, tra sessualità e legami familiari. Un film che pulsa di inquieta stabilità, che delega alle immagini la propria anti-narrazione, costruendo un percorso alla fine incompiuto e inafferrabile. Ferrara resta un regista dissonante, capace di uno sguardo magnetico e al tempo di disperdere [...] Vai alla recensione »