Titolo originale | The Room Next Door |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Spagna |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Pedro Almodóvar |
Attori | Tilda Swinton, Julianne Moore, John Turturro, Alessandro Nivola, Melina Matthews Vicky Luengo, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Alex Høgh Andersen, Esther McGregor, Anh Duong, Bobbi Salvör Menuez. |
Uscita | giovedì 5 dicembre 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
MYmonetro | 3,73 su 31 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 novembre 2024
Una donna ha un cancro e, aumentando la probabilità della morte, chiede a una sua amica di starle accanto. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, ha ottenuto 4 candidature agli European Film Awards, ha ottenuto 9 candidature e vinto 3 Goya, La stanza accanto è 88° in classifica al Box Office. mercoledì 16 aprile ha incassato € 474,00 e registrato 330.520 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Ingrid e Martha sono amiche da anni, e non si sono mai dette mezze verità. Ingrid è una scrittrice di successo il cui ultimo libro racconta la sua incapacità di capire e accettare la morte. Martha è stata una corrispondente di guerra e ora è affetta da un tumore che potrebbe essere curabile con una terapia sperimentale, ma intanto si è preparata all'idea di morire, e ha già scelto, nel caso, come farlo: con una pillola comprata sul dark web. Ciò che vorrebbe però è non morire sola, e poiché il suo rapporto con la figlia le appare come irrimediabilmente compromesso chiede a Ingrid di soggiornare nella stanza accanto alla sua nel momento in cui dovesse decidere di "abbandonare il party".
Pedro Almodovar, al suo primo lungometraggio in lingua inglese dopo i corti The Human Voice e Strange Way of Life, affronta di petto, ma con grande pudore e una misura di ironia e leggerezza, il tema della nostra impermanenza su questa terra e della nostra possibilità di scelta su come dire basta.
La sua è una partitura nitida e rigorosa che mette a confronto due grandi attrici, Julianne Moore e Tilda Swinton (rispettivamente Ingrid e Martha) facendo leva sulle loro differenze (l'una piccola e tenera, l'altra alta e algida) come sul rispettivo passato cinematografico: Moore ad esempio porta con sé i suoi ruoli nei melodrammi luminosi di Todd Haynes via Dougas Sirk. Ma The Room Next Door è più hitchcockiano che douglasiano, nella scelta di una casa nella foresta che omaggia Frank Lloyd Wright, nelle musiche di Alberto Iglesias ricche di archi ma anche di reiterazioni ossessive, nel quadro di Edward Hopper illuminato dalla stessa luce spietata e bellissima che si posa su Ingrid e Thelma (la magnifica fotografia è di Eduard Grau). The Room Next Door è imbevuto di cultura letteraria, pittorica, musicale, cinematografica, ma resta aderente ai volti umani e vissuti delle sue due protagoniste, grazie a Dio non trasformati dalla chirurgia plastica, e ai respiri di due interpreti sempre in primissimo piano. Nella galleria di Almodovar Martha è una figura che non ha mai aderito al modello di femminilità corrente, andando in guerra "come un uomo" e non facendo ciò che "ci si aspetta da una madre", mentre il padre di sua figlia è stato disposto a gettarsi nel fuoco per correre in soccorso ad una voce: ma è una madre de-genere solo nel senso che non ha aderito ai canoni associati al suo genere.
Ingrid e Martha sono incastonate in uno schema visivo geometrico e una palette di colori che, come ci ha abituato Almodovar, dicono molto sui personaggi e sul mondo che hanno scelto di abitare. Sono due donne che cercano il contatto fisico censurato dalla contemporaneità in quello che Almodovar, per loro voce, descrive come "un mondo orrendo e disumano in cui non si vede parvenza di miglioramento", e che sanno che il sesso tiene lontana la morte del corpo e dello spirito più di tante parole. Il regista, basandosi sul romanzo "Attraverso la vita" della scrittrice newyorkese Sigrid Nunez, lascia che sia Ingrid (il cui nome ricorda sia quello della scrittrice che quello della Bergman, così come Martha ha nel nome un'eco di "muerte") a dare voce ad una speranza che non cede ai (pur legittimi) catastrofismi, a ricordare a tutti di non essere troppo duri verso noi stessi e a non indietreggiare nemmeno rispetto alle paure più grandi, pur di non lasciare sola un'amica. Come i fratelli Marx nel finale di Hannah e le sue sorelle, qui tocca a Buster Keaton far tornare la risata - la risata, perché il semplice sorriso certe volte non basta - sulle bocche di due persone che si vogliono bene, e ci ricorda che "ci sono molti modi di vivere dentro una tragedia". "È giorno e siamo vivi", dice Ingrid, e di questo, dice Pedro, dobbiamo ogni giorno ricordarci.
A Pedro Almodovar vogliamo un mondo di bene: nei suoi quasi cinquanta anni di attività artistica ha raccontato, come forse mai nessuno prima, storie in cui persone all'apparenza normali (quelle che trovi nella sala d'aspetto di un ufficio postale o di un medico) facevano cose “fuori di testa”. Questa volta, però, racconta la storia di una persona ricchissima che ritiene di fare una cosa tutto sommato [...] Vai alla recensione »
Ingrid è una scrittrice newyorkese di successo. Mentre firma le copie del suo ultimo libro sull’inaccettabilità della morte, si presenta a lei un’amica, che la informa del ricovero in ospedale di Marha per tumore. Ingrid non la vede da anni, ma non si sottrae all’invito e riprende con lei, reporter di guerra (come la nostra Oriana Fallaci) i fili di una vecchia amicizia intessuta di fitte conversazioni, [...] Vai alla recensione »
Due ex giornaliste – che sono state anche in “teatri” di guerra - si reincontrano quando una di esse sta firmando copie di un libro dopo averlo presentato a dei lettori. L'occasione è buona per ripercorrere loro momenti del passato, una mostra maggior necessità di confidarsi all'altra: un rapporto problematico con una figlia che non vede più, un [...] Vai alla recensione »
Sebbene potremmo essere d’accordo che non è vero che la legge sia uguale per tutti, potremmo avere difficoltà a pensare che anche di fronte alla morte non siamo poi così tutti uguali. Ma differenziamo il momento della morte fisica, vero e proprio, da quello che lo precede, l’agonia, il dolore, lo smarrimento delle proprie facoltà, il piombare nel buio prima che [...] Vai alla recensione »
Martha e Ingrid sono due scrittrici newyorkesi coltissime e pubblicatissime. Ma mentre la prima (il cui nome non va erroneamente confuso con il significato etimologico di "morte", diffidate da certi articoli) scrive romanzi narrativi e il suo ultimo libro parla della propria difficoltà ad accettare la fine dell'esistenza, la seconda è un'affermata corrispondente di guerra [...] Vai alla recensione »
Ad Almodovar sono sempre piaciuti i contrasti, le dicotomie tra anima e corpo, tra vita e morte, rifiuto e accettazione, anche in quest'ultimo lavoro affianca due bravissime attrici diverse sia per aspetto fisico che caratteriale, Martha( Tilda Swinton) , reporter di guerra malata di cancro e Ingrid (Julianne Moore),romanziera che si ribella al fatto che qualcosa di vivente debba morire. Vai alla recensione »
Da tempo Almodovar attraversa una fase introspettiva nella sua produzione cinematografica, il giro di boa nel viaggio dell’esistenza cambia evidentemente la prospettiva nel vedere la vita. Qui confeziona un bellissimo film sul tema del suicidio assistito senza lacrime facili, senza drammi, ma con estrema eleganza, rigore e dignità. Mi sorprende e affascina l’atmosfera hitchcockiana [...] Vai alla recensione »
LA STANZA ACCANTO. Prima volta per me in sala con Pedro Almodovar. E prima sua volta in versione inglese dopo una carriera interamente iberica. Senza però rinunciare al suo stile e a delle tematiche ormai insite.Ingrid, una scrittrice affermata, viene a sapere che una la vecchia amica Martha, una reporter di guerra, è ricoverata all’ospedale per un tumore al terzo stadio alla cervice.
Questo film di Pedro Almodovar è caratterizzato da una trama che spinge a fare delle riflessioni sul senso della vita, sui ricordi, sui traguardi raggiunti e inesorabilmente anche di fare prima o poi un bilancio sulla propria esistenza da parte di chi, come il caso della protagonista, scopre all'improvviso che non resta molto da vivere.
Questo film di Pedro Almodovar è caratterizzato da una trama che spinge a fare delle riflessioni sul senso della vita, sui ricordi, sui traguardi raggiunti e inesorabilmente anche di fare prima o poi un bilancio sulla propria esistenza da parte di chi, come il caso della protagonista, scopre all'improvviso che non resta molto da vivere.
Visto, va visto. Ma niente a che vedere con i film carichi, potenti, irriverenti, emozionanti di Almodovar, da La legge del Desiderio, Tutto su mia Madre a Dolor y Gloria, con alti e bassi in mezzo. Qui la perfezione delle riprese, l'attenzione ossessiva all' interior design e a marchi evidenti di abbigliamento di lusso hanno tolto l'anima, l'attenzione e, quindi, l'emozione [...] Vai alla recensione »
L'eutanasia trattata in modo irreale: la sofferenza fisica di Martha sembra non esistere e non è credibile l'abnegazione assoluta di Ingrid, l'amica ritrovata che accetta di vivere per l'altra alienando se stessa. Il tutto ambientato in un lusso disturbante: dall'appartamento con skyline mozzafiato in fifth avenue, alla sfarzosa clinica da milionari fino alla casa nel bosco scelta per morire degna [...] Vai alla recensione »
un gran cast ma una sceneggiatura appena sufficente
Un film che,bisogna ammettere, non viene forse voglia di rivedere un'altra volta. La firma è prestigiosa, e la si riconosce, nelle immagini, nei colori e nei toni. Le protagoniste non creano particolare empatia, e forse tutto sommato non è un demerito, perché dato il tema, il film rimane preziosamente descrittivo e non apologetico.
Un film che non lascerà il segno. Bella prova attoriale, ma niente di più.
Nella piega super conformista di questo sito - amato e assiduamente visitato - le sue recensioni sono una boccata di ossigeno. E` triste vedere recensioni incischiate nel mood di accontentare la mediocrita`. La dovrebbero coprire d'oro caro Thomas in effetti sorregge il mito che affonda. G R A Z Z Z I E Ma Dhyane Nishanga ps - complimenti anche per la sua su - IL BRUTALIST nel coro dei plaudenti [...] Vai alla recensione »
Anche io sono stato leggermente infastidito dall'elitismo intellettuale e alto-borghese dei protagonisti: una reporter di guerra del NYT, una scrittrice di successo, un esperto disilluso di cambiamenti climatici...continui riamandi e riferimenti letterari alti (Joyce, Faulkner), ad una eleganza esclusiva fatto di appartamenti a Manhattan, affacci fioriti sullo skiline della grande mela, maglioni [...] Vai alla recensione »
Un film è un po' come una pietanza, per farlo venire bene non basta prendere degli ingredienti di qualità se poi non si riesce ad amalgamarli bene. E purtroppo, lo dico con grande rammarico, il grande Pedro non è stato capace di sfruttare al meglio due attrici meravigliose, che in questo caso danno vita a una prova attoriale molto al di sotto del loro standard (per esempio, [...] Vai alla recensione »
Due donne, non le madri parallele. Due destini diversi nati in una redazione di una rivista: Ingrid (Julianne Moore) diventata scrittrice, Martha (Tilda Swinton), reporter di guerra. Accade che la prima a New York per la presentazione di un libro scopre che la seconda è malata di cancro senza scampo. Nel legame che la malattia induce, Ingrid chiede a Martha di accompagnarla in una villa nel [...] Vai alla recensione »
Questa toccante storia di amicizia ? raccontata con grazia e amore, quell'amore per l' esistenza, per tutte le esistenze, che d? la forza di guardare avanti, guardare oltre la durata del nostro corpo. A me ha trasmesso un gran senso di pace, come fossi con le due meravigliose protagoniste sotto il tetto del bosco, in quella dimora di ampie vetrate che ? continua con la Natura cos? come la vita umana [...] Vai alla recensione »
Recensione di Salvatore Reggio La stanza accanto di Pedro Almodovar Un bellissimo film con un cartellino giallo ed uno rosso per Almodovar Il film è molto bello, con due attrici eccellenti e da premio. Il regista accanto ai complimenti per la bella fattura dei temi trattati: morte, eutanasia, rapporto madre-figlia, l’amicizia, l’amore nonché per i dialoghi [...] Vai alla recensione »
Film denso e formalmente impeccabile (tanto che a più di qualcuno è sembrato troppo freddo, troppo 'bergmaniano') sul tema della libertà di scegliere la propria vita e la propria morte. Almodovar convoca due attrici maiuscole, serve loro dei dialoghi molto accurati e si toglie il piacere di lanciare qualche frecciatina al fondamentalismo religioso.
In un giorno di pioggia decido di vedere questo film a Sanremo Ariston, eravamo in 5 sala vuota. Mi ritrovo a vedere due donne sessantenni o anche di più che si ritrovano per puro caso dopo essersi perse di vista.Entrambe hanno scritto nella loro vita, una come giornalista, l'altra come romanziera. Sorvolo sulla evidente ricchezza delle due donne, e mi concentro sulla paura.
Un film che sembra scorrere lento ma che arriva dritto al cuore, e non solo, con grande potenza e luciditá. Non inganni la trama, è un film sulla vita, sull'amicizia, sulla libertà, sul coraggio. L'intepretazione delle due attrici e gigantesca. La regia e la fotografia...del miglior Almodovar.
Con La stanza accanto, suo primo lungometraggio in lingua in inglese (girato in parte a New York e in parte in Spagna), Pedro Almodóvar, a ormai 75 anni, ha finalmente vinto il Leone d’oro per un suo film, dopo quello per la carriera nel 2019 e soprattutto dopo decenni di frequentazione in concorso dei massimi festival (soprattutto Cannes) e solamente, si fa per dire, una Palma d’argento alla regia per Tutto su mia madre (1999), poi premiato anche con un Oscar per il miglior film in lingua straniera.
Mancava dunque la consacrazione definitiva, ed è significativo che questa sia arrivata con il film della maturità, o forse, meglio ancora, con il suo film stilisticamente meno “almodovariano”, specie dopo la resa dei conti personale di Dolor y gloria (guarda la video recensione), dove la parte del regista ormai anziano e piagato dal dolore fisico era interpretata da uno dei suoi attori prediletti, Antonio Banderas.
La stanza accanto, che ha una coppia di attrici meravigliose, Tilda Swinton e Julianne Moore, più una piccola partecipazione di John Turturro, è sobrio, essenziale, asciutto, tutto il contrario dell’idea che ancora oggi si ha del cinema di Almodóvar, che nell’immaginario è colorato, con gli interni pop, gli incroci sentimentali, i destini segnati, i corpi posseduti, sostituiti, replicati e spesso piene di film citati, scritti o da scrivere, girati o da girare… A Venezia c’è stato pure qualcuno che l’ha scambiato per un film freddo, tutto di testa, addirittura visivamente piatto, laddove al contrario la sua messinscena è di una tale limpidezza da rendere ancora più chiaro e scioccante il tema di fondo: che è, come in molti altri film del regista spagnolo (Tutto su mia madre, Parla con lei, Volver – verrebbe da dire i suoi migliori), la morte.
Protagoniste sono la scrittrice Ingrid (Moore), che ha da poco pubblicato un libro in cui racconta il suo timore per la morte, e la giornalista ed ex reporter di guerra Martha (Swinton), malata terminale: amiche ai tempi dell’università, poi separate dalle rispettive carriere, le due donne si rincontrano all’inizio del film, dopo che la prima ha saputo delle condizioni della seconda ed è andata a farle visita in ospedale a New York. Da qui la rinascita del loro rapporto, che almeno inizialmente ripercorre le tappe di un tipico racconto almodovariano, al limite fra realtà e fiction, passato e sua rielaborazione creativa, vista la professione delle protagoniste e le aperture del racconto – come possibili altri film dentro il film – al passato di Martha e ai suoi incontri negli scenari bellici documentati, tra il thriller e il melodramma.
Colpisce duramente al cuore quest'ultimo lungometraggio di Pedro Almodóvar. Il suo ventesimo per esattezza, La stanza accanto, il cui titolo originale è The Room Next Door, presentato alla 81°Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, a tre anni di distanza da Madres paralelas (con il quale aveva aperto la 78° edizione di Venezia). È il primo lungometraggio in lingua inglese, dopo la [...] Vai alla recensione »
Ho visto finalmente La stanza accanto l'ultimo film di Pedro Almodovar, ottimo regista spagnolo di cui ho recensito con attenzione e simpatia quasi tutti i film precedenti. Girato a New York in un technicolor accuratissimo, il soggetto non è originale ma tratto da un romanzo di Sigrid Nunez, premiata scrittrice new-yorkese di origini composite che conoscevamo per una bella biografia di Susan Sontag, [...] Vai alla recensione »
Il film più sopravvalutato dell'anno, Leone d'oro e peana critici mi sembrano fuori luogo. Un film molto bello da guardare, con tutti i colori della tavolozza di Pedro e tutta la sua passione cinefila, ecco Keaton e Ophüls e Rossellini e Fassbinder e Sirk, e non son citazioni ma amici chiamati a raccolta. Hitch su tutti, che torna utile per disseminare false piste gialle, le cose più seducenti assieme [...] Vai alla recensione »
Il primo film in inglese di Almodóvar, finalmente Leone d'oro a Venezia, non è un capolavoro ma è un'ottima occasione per farsi molte domande. Non solo su cosa racconta e come, ma sulle condizioni in cui oggi i grandi registi lavorano, ovvero arrivano agli spettatori. Tolti due corti ("The Human Voice" da Cocteau, con Tilda Swinton, e "Strange Way of Life", amore gay tra cowboy), sorta di prova generale, [...] Vai alla recensione »
«Il cancro mi porta via», dice Martha (Tilda Swinton) a Ingrid (Julianne Moore), «ma non se lo faccio prima io». Il rapporto con la propria morte è questo il tema universale narrato in La stanza accanto (The room next door, Spagna e Usa, 2024, 107'), che Pedro Almodóvar ha girato e scritto partendo da Attraverso la vita, di Sigrid Nunez (Garzanti). Poco dopo avere pubblicato un libro in cui cerca [...] Vai alla recensione »
Nevica, fuori dalla finestra. Cade la neve sui vivi e sui morti, come in «Gente di Dublino» di Joyce, su un mondo che finge di non sapere che è condannato, sulla piscina che non hai mai usato, sulle sdraio dove parlavamo, sui libri che abbiamo letto. Su chi ha scelto come uscire di scena e su chi, semplicemente, lotta ogni giorno per sopravvivere. Nevica nel nuovo, toccante, intimo, bellissimo film [...] Vai alla recensione »
Martha (Tilda Swinton) è gravemente malata ed è probabile che non le resti molto tempo da vivere. Cerca qualcuno disposto a trascorrere con lei gli ultimi giorni, fuori dalla città, nella natura. Quando si sentirà pronta prenderà la pillola che si è procurata illegalmente e che custodisce come un gioiello, e metterà fine alla sua vita mortale. Ex reporter di guerra, donna forte e volitiva, con un rapporto [...] Vai alla recensione »
La stanza accanto parla di malattia terminale e della dolorosa decisione di lasciare questa vita con dignità. Ma anche di amicizia, memoria e rimpianti. È interpretato da due delle migliori attrici in attività. Dovrebbe essere un film strappalacrime, che ti spezza il cuore. Eppure sembra emotivamente vuoto. Non è un modo spiacevole di trascorrere un paio d'ore, ma non lo è neanche sfogliare un numero [...] Vai alla recensione »
Pedro Almodóvar fa l'americano, girando per la prima volta un lungometraggio in inglese, dopo l'esperienza con i corti «The Human Voice» e «Strange Way of Life». «La stanza accanto» è destinato a dividere, perché il fine vita è tema di controversa attualità; in realtà, è soprattutto un film sull'amicizia e sull'amore per l'esistenza, interpretato da Julianne Moore e da (una doppia) Tilda Swinton, che [...] Vai alla recensione »
Film sull'eutanasia? No, grazie. Qualcuno storce il muso ma storcere il muso davanti ad Almodovar intanto è sempre un oltraggio verso di lui e verso il cinema d'autore e poi "La stanza accanto" con le splendide Tilda Swinton e Julianne Moore non è un film sull'eutanasia (che resta sullo sfondo) ma sull'amicizia più forte della morte, sulla filosofia del vivere e del morire poichè il morire fa parte [...] Vai alla recensione »
Il valore della vita e il tema dell'eutanasia, in una storia (ancora) tutta al femminile. Pedro Almodo´var è diventato nel tempo un modo di intendere le cose, un linguaggio proprio, nel quale ama sperimentare, inventandosi nuovi immaginari, mantenendo però fede al proprio stile. Nel suo cinema (da "Volver" a "Tutto su mia madre") convergono ogni volta relazioni e storie, volti, visioni e ispirazioni, [...] Vai alla recensione »
Leone d'oro all'ultima Mostra del cinema di Venezia e primo lungometraggio di Pedro Almodóvar girato in lingua inglese, "La stanza accanto" ("The Room Next Door") affronta il massimo tabù umano ovvero come ognuno di noi dovrà e potrà morire. Non è la prima volta che il cinema osa dedicarsi agli esiti funesti di una grave malattia - basti pensare allo straziante "Sussurri e grida" di Bergman - ma il [...] Vai alla recensione »
Primo lungometraggio in inglese per Almodovar, e primo contesto newyorkese, ovvero alta borghesia e morbide élite intellettuali, è un dramma sul libero arbitrio, il più radicale, il più intimo, il meno discutibile, il più discusso, e il più proibito, con un dito puntato sul dibattito: l'eutanasia. Ed è un dito di granito per raggiungere il pianeta: regista star, due attrici premi Oscar, Warner distribuisce. [...] Vai alla recensione »
Arrivato ai 75 anni e ai 25 film, Pedro Almodòvar si può permettere di girare un film straziante in modo rigoroso e civile, quasi senza far piangere ma facendo se mai pensare alla tristezza, all'amicizia, al Tempo che se ne va e al miracolo di un rapporto tra due amiche che si rinnova nel secondo tempo delle loro vite. La stanza accanto, Leone d'oro a Venezia, è un film dolce e bellissimo, che ragiona [...] Vai alla recensione »
Se Pedro Almodóvar per molti resta il regista di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi" di più di 35 anni fa lo si deve non solo a quel tocco che lo rese famoso, dissacrante e autoironico a un tempo, ma un'analisi della società spagnola ed europea per lunghi tratti insuperata. Ma negli ultimi anni Almodóvar ha assunto una vena narrativa molto più decadente, nella quale il tema della morte ha preso [...] Vai alla recensione »
Tante volte Pedro aveva tentato di vincere il premio più importante di un grande festival. C'era quasi riuscito a Cannes con Tutto su mia madre nel 1999, ma era stato solo premio alla regia. Vero che più tardi se n'erano accorti all'Academy consacrandolo con un Oscar per il miglior film straniero, oltre a un Golden Globe. Ma non è la stessa cosa. Finalmente quest'anno il riconoscimento è arrivato, [...] Vai alla recensione »
Nel primo film in lingua inglese di Pedro Almodóvar, con le ottime Julianne Moore e Tilda Swinton, si parla di eutanasia, ma La stanza accanto è in realtà un ritratto di solitudine, dedicato a chi si sente abbandonato e ha bisogno di aiuto, fino alla fine. Martha e Ingrid sono amiche da sempre. Martha ha un tumore incurabile. Sceglie di togliersi la vita con una pastiglia comprata in rete e prega Ingrid [...] Vai alla recensione »
Ingrid (Julianne Moore) è una scrittrice, scrive di sé, è il proprio argomento, e dunque non può che temere la morte. Martha (Tilda Swinton) è stata una fotoreporter in territori di guerra, e della morte, da sempre, è stata testimone. Le due sono state amiche, sono state innamorate dello stesso uomo (John Turturro), si sono perse. Si ritrovano ora, quando la prima scopre che la seconda è malata di [...] Vai alla recensione »
Un forte legame di amicizia fra donne è ancora una volta il punto di partenza per la storia del primo lungometraggio girato in lingua inglese dal regista spagnolo Pedro Almodóvar: The Room Next Door, vincitore del Leone d'oro alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia. Già nei cortometraggi The Human Voice (2020), con Tilda Swinton, e Strange Way of Life (2023), con Ethan Hawke, Almódovar aveva avuto [...] Vai alla recensione »
Il giovanotto madrileno, impiegato alla compagnia dei telefoni, che ci fece scoprire la movida ha ormai i suoi anni. Fuor di gentilezze, sono 75 compiuti a settembre. Ancora sfoggia completi rosa confetto che stanno bene solo a lui. Già si indovinava un po' di tristezza nei film più recenti. "Dolor y gloria", con il suo attore prediletto Antonio Banderas (prima della carriera americana e della pubblicità [...] Vai alla recensione »
Una scrittrice che racconta il suo timore per la morte (Julianne Moore) ritrova un'amica, una reporter di guerra malata terminale (Tilda Swinton), che le chiede un gesto estremo: stare con lei fino al giorno scelto per uccidersi, con una pillola, in una casa nel bosco. Attenta!: l'eutanasia è ancora un reato, ed è necessario non rivelare d'esserne complici.
Ossessioni che ritornano e fantasmi di scenari possibili attraversano l'ultima fatica di Pedro Almodóvar, che stavolta si trasferisce nell'inedito contesto statunitense per The Room Next Door (da noi in arrivo come La stanza accanto e presentato in concorso a Venezia81), suo primo film in lingua inglese. È qui che, proseguendo idealmente un discorso intrapreso in Dolor y gloria, l'autore spagnolo torna [...] Vai alla recensione »
Difficilmente le esistenze umane possono essere perfette, pienamente godute e appaganti, dense come sono di incontri e imprevisti, di piccoli grandi errori e conseguenti rimpianti. Ma forse allora è nell'atto di morire che è possibile compiere delle scelte, anche estetiche, soddisfacenti. Deve essere stato un po' questa la riflessione che ha spinto Pedro Almodóvar a tornare a riflettere sul fine vita [...] Vai alla recensione »
Il primo week end è passato tra star - George Clooney e Brad Pitt, due nomi per tutti che hanno assiepato il numero maggiore di telefonini davanti al red carpet - e l'atmosfera del grande evento che in questi anni è diventata la Mostra, in una sinergia che unisce i riflettori internazionali - Hollywood, gli Oscar - e quelli più locali di attrazione popolare (e mediatica).
The Room Next Door è un film di cui è difficile dire perché dice tutto da solo, e con tale sublime eleganza e intelligenza da poter far sentire inopportuna qualunque parola in più. Al suo primo lungo in lingua inglese, Pedro Almodóvar ritrova Tilda Swinton che aveva già diretto in quella piccola perla che è The Human Voice, e come già succedeva allora le consegna il film; non è sola, però, questa volta, [...] Vai alla recensione »
Impennata del Concorso, che sta recuperando dopo un inizio faticoso. Non c'è ancora un'opera strabiliante (a parte le prime due ore di "The brutalist"), ma la media si è decisamente alzata. Il ritorno di Almodóvar, che qui al Lido ricordiamo ha ottenuto recentemente anche il Leone alla carriera, conferma un'indole progressivamente pessimista, un canto straziante sulla vita che sfuma, sui ricordi di [...] Vai alla recensione »
L'esempio che si può giocare di emozioni in profondità mantenendo una firmatissima coerenza formale lo provvede il grande Pedro Almodovar di The Room Next Door: un film straziante, ironico, melodrammatico, catartico che parla di vita e di morte con l'ispirata semplicità di un classico, candidandosi al Leone e insieme candidando Julianne Moore e Tilda Swinton, straordinarie interpreti.
Il film favorito è un dramma su Martha (Tilda Swinton) e Ingrid (Julianne Moore), in gioventù amiche da vita spericolata. Ora Martha vuole l'eutanasia. Un cancro la sta consumando. Ingrid vuole aiutarla, ma rischia la galera. Tema dark per immagini troppo solari, corpi patinati (cancro? Sembra un raffreddore), ambienti radical chic e battute ridicole («C'è qualcosa di bello nel cambiamento climatico!», [...] Vai alla recensione »
Quando la celebre autrice di romanzi Ingrid (Julianne Moore) viene a sapere che la sua amica Martha (Tilda Swinton) ha un tumore allo stadio terminale, non esita, nonostante gli anni trascorsi senza frequentarsi, a volerla incontrare. L'amicizia tra le due donne, che hanno entrambe avuto in passato una relazione con Damian (John Turturro), non è stata scalfita dal tempo: Martha arriverà a chiedere [...] Vai alla recensione »
"Per me la morte è innaturale". Sono le parole che Ingrid dice a una lettrice a cui sta firmando un autografo in occasione della presentazione del suo libro in apertura di The Room Next Door, primo lungometraggio in lingua inglese di Pedro Almodóvar dopo aver fatto le prove con i cortometraggi The Human Voice (2020) e Strange Way of Life (2023). E proprio dal primo di questi riprende l'uso della voce [...] Vai alla recensione »
Che la morte sia da sempre un tema centrale nell'opera di Pedro Almodóvar non lo scopriamo oggi: il melodramma, d'altronde, cioè l'universo elettivo che il maestro spagnolo ha contribuito non solo a rinnovare ma proprio a ridefinire, non può prescindervi, legato com'è al desiderio, dunque all'amore. Ma mai come negli ultimi anni - complice forse il tempo che passa - il confronto con la morte si è fatto [...] Vai alla recensione »