Il bel matrimonio

Film 1982 | Commedia 97 min.

Regia di Eric Rohmer. Un film con Arielle Dombasle, Beatrice Romand, André Dussollier, Féodor Atkine, Sophie Renoir. Cast completo Titolo originale: Le beau mariage. Genere Commedia - Francia, 1982, durata 97 minuti. - MYmonetro 2,50 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 8 novembre 2016

Sabina è l'amante di un uomo sposato, ma non è felice di questa situazione e desidera sposarsi veramente. È talmente decisa a volerlo che lo annuncia a tutti. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,

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Consigliato nì!
2,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
Il primo film 'pendolare' di Rohmer dove il regista non si risparmia sul piano del riconoscimento dell'arte e del bello.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Sabine, venticinquenne, vive a Parigi e ha una relazione con un uomo sposato. Un giorno, mentre stanno facendo l'amore a casa di lui, squilla il telefono: sono la moglie e il figlio che lo chiamano. Sabine è turbata da questo avvenimento e se ne va annunciando che ha deciso di sposarsi. Da quel momento, pur non sapendo chi sarà il consorte, la decisione è presa.
Rohmer realizza il suo primo film che potrebbe essere definito 'pendolare'. Lo è sia sul piano delle composizione dell'immagine che su quello della mobilità interna all'inquadratura della protagonista Sabine. La quale 'decide' di sposarsi e 'di conseguenza' troverà il marito che vuole a cui concedersi solo nel momento fatidico. La sua autoparalisi sembra dettata, più che da un atto di volontà, da una nevrosi che metterà il suo prescelto (Edmond) in una situazione di imbarazzo a causa di un, per lui, imprevisto ribaltamento dei ruoli. Edmond e Sabine finiscono con il diventare due aspetti della stessa modalità di rapporto con la realtà che si trova a prevedere, nel momento in cui si riconosce un'impossibilità di conciliazione tra sentimenti contrastanti, l'unica soluzione nella fuga. Per la prima volta però in Rohmer le differenze sociali sono molto evidenziate (si vedano in proposito la figura della madre di Sabine nonché le origini della protagonista).
Sul piano poi del riconoscimento dell'arte e del bello il regista non si risparmia. Vediamo paralumi dipinti a mano, manifesti di Man Ray, maglioni in stile Klee, pittori moderni e vetrate gotiche in un film in cui l'unico elemento figurativo che dovrebbe contare è il disegno giovanile di Sabine che viene donato ad Edmond. C'è poi un'annotazione che non è solo di carattere tecnico ma che evidenzia la produttiva contraddittorietà creativa del regista. Rohmer, che era appena tornato al 16 mm per La moglie dell'aviatore, considerando il 35 mm troppo iperrealista, torna a farne uso in questo film immediatamente successivo sostenendo che la maggiore sensibilità della pellicola gli consente di rendere meglio il clima stagionale della vicenda.

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Prima parte La venticinquenne Sabine è originaria di Le Mans. A Parigi studia Storia dell'Arte, all'Institut Michelet, e ha per amante Simon, un pittore sposato. Proprio a casa di lui, una notte, mentre fanno l'amore, suona il telefono: sono la moglie e il figlio. Disturbata da questa intrusione, la ragazza se ne va annunciando che ha deciso di sposarsi. Non sa ancora chi sarà il suo sposo, ma la decisione è presa. A Le Mans, Sabine lavora presso un'antiquaria. Abita però nel sobborgo di Ballon con la madre e la sorella minore; il padre è morto da qualche anno. La sua migliore amica, Clarisse, dipinge abat-jour in seta. Mentre Sabine sostiene le proprie teorie sino in fondo, Clarisse, che è sposata con un medico, ha sempre preferito lasciarsi guidare dai sentimenti.
Il fratello di Clarisse si sposa; a Sabine, invitata al matrimonio, viene presentato Edmond. Costui è un cugino di Clarisse, avvocato, trentacinquenne e celibe che vive a Parigi. Edmond sta cercando delle porcellane di Jersey e Sabine, che trova l'uomo interessante e ha l'incoraggiamento dell'amica, organizza un incontro con una contessa, cliente dell'antiquaria presso la quale lavora, per procurare l'oggetto cercato dall'avvocato. Nel corso della domenica seguente i due concludono l'acquisto. Sabine non esita a mercanteggiare, con disappunto della contessa. Ha così la possibilità di pranzare con Edmond del quale cerca di attirare l'interesse.
Nei giorni seguenti, mentre attende inutilmente che l'avvocato la chiami, Sabine litiga con l'antiquaria che l'accusa di averle soffiato sotto il naso la porcellana della contessa, suscitandone il disappunto. Si licenzia dichiarando il suo disprezzo per il commercio e annuncia che presto si sposerà. Nella cattedrale di Le Mans, Sabine accende una candela e prega. La sorprende così un suo antico flirt, Claude, che stava ammirando una vetrata. I due si recano insieme nell'appartamento popolare dell'uomo, un professore sposato a una maestra e ormai padre. Nel modo in cui è tenuta la casa Sabine avverte la scarsità di tempo di cui la coppia dispone per un rapporto di reciproca soddisfazione. Non perde anche qui occasione per annunciare il suo futuro matrimonio e la sua intenzione
di non lavorare più, una volta sposata, perché intende godere più ampiamente della propria libertà. Riesce anche a dimostrare la propria abilità manuale riparando a Claude anche una presa della corrente elettrica.
Nella casa di Ballon, parlando con la madre, Sabine racconta della sua rottura con Simon e dei suoi propositi matrimoniali. La mamma ie rimprovera di parlare come una donna di cent'anni fa e Sabine le risponde che <>cent'anni fa le donne erano idolatrate». Sabine è convinta del suo piano per sedurre Edmond, certa com'è che nessun uomo possa resisterle. Inoltre, per farsi maggiormente desiderare e rispettare, decide che non andrà a letto con lui fin dopo le nozze. Ma Edmond continua a non farsi vivo. Sabine gli telefona e io invita alla propria festa di compleanno. L'avvocato si presenta con molto ritardo, quando ormai la ragazza è in preda a una crisi di disillusione: il dono che l'uomo le ha portato è una tazza di terracotta che afferma di aver trovato casualmente in casa. Sabine riesce a farlo salire nella propria camera, gli regala uno dei suoi primi disegni e gli racconta dell'ambiente mediocre dal quale vorrebbe fuggire. Un'imprevista interruzione della sorella di Sabine consente a Edmond di andarsene imbarazzato, adducendo un impegno di lavoro a Narbonne per il mattino seguente.
Nei giorni successivi, Sabine continua a telefonare allo studio dell'avvocato, ma la segretaria fa da filtro implacabile: Edmond è sempre assente o molto occupato. Incapace di accettare questo continuo negarsi, la ragazza piomba nello studio e impone all'uomo un colloquio. Apprende così che Edmond le ha scritto una lettera, ormai già spedita, nella quale ha espresso il proprio imbarazzo per la sua assillante insistenza. Edmond si dichiara sensibile al suo fascino ma non innamorato. Dice inoltre di essere molto assorbito dal lavoro e di essere appena reduce da una tempestosa relazione sentimentale che gli ha fatto passare la voglia, per il momento, di un legame stabile. Le ragazze giovani e carine gli piacciono, ma non vuole impegni: per il matrimonio, poi, desidera conservare l'iniziativa, sia pure con l'accordo dell'eventuale futura partner.
A Sabine non resta che andarsene litigando anche con la cliente di Edmond che sta sopraggiungendo. Tornata a Le Mans, confiderà a Clarisse che suo cugino, in fondo, non le era mai davvero piaciuto. Capitolo chiuso, quindi. La incontriamo, come all'inizio, sul treno che la conduce a Parigi. Uno studente, pendolare come lei, la nota e le sorride...
Il bel matrimonio assume, nella filmografia rohmeriana, il ruolo dell'opera della contraddittorietà elevata a sistema. Il regista, che aveva appena dichiarato e giustificato il proprio ritorno al 16 mm, recupera il formato "classico" con la motivazione di una sensibilità maggiore della pellicola nel rendere il clima stagionale della vicenda. Al contempo Béatrice Romand consente a Rohmer di riflettere su una ricerca di identità ormai ancorata su fondali estremamente mobili. La Lauta di Il ginocchio di Claire, così testardamente e quasi infantilmente pronta a confrontarsi con i propri ideali amorosi, ha cambiato nome ma conferma il proprio atteggiamento. Ha attraversato anche il delirio di onnipotenza del Frédéric di L'amore, il pomeriggio uscendone come l'unica capace di resistergli perché legata a una persona ben definita. Qui la sua prospettiva si conferma e si ribalta contemporaneamente. Il suo modo di affrontare la vita rivela un fondo di rigidità temperato da un'esperienza che le consente di organizzare dei confronti.

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Seconda parte Rohmer affronta qui il suo primo film "pendolare", sia sul piano delle scelte compositive che su quello di una mobilità interna al film. Sabine è in costante movimento all'interno dell'inquadratura. Quando sembra fermarsi, come nel colloquio in camera con Edmond o in quello nel suo studio parigino, si tratta solo di una ricerca di equilibrio, già minata alla base dall'utopia di una rigidità sterile. L'unica cosa che Sabine riesce a "fissare" è la presa elettrica in casa di Claude. In compenso mette in atto una precisa sostituzione di ruoli: è lei (se si esclude la dissimulazione di Aurora in Il ginocchio di Claire) la prima "narratrice" di questi "Racconti" deformati, in cui i fatti non vengono più riletti con il filtro dell'impostazione morale, che consente di non rispettare l'ordine e lo spirito degli eventi, ma "vissuti" sulla base di una decisione soggettiva che può apparire morale e universale ma non lo è e risulta quindi ancor più sterile e improduttiva. Sabine tenta un'impresa intellettualmente acrobatica: far derivare le premesse dalla conclusione. Dato che ha deciso di sposarsi di conseguenza troverà il marito che lei vuole, al quale non concedere il proprio corpo (che altri, Simon compreso, hanno invece ben conosciuto) fino al momento fatidico. Anche in questo film non accade nulla, ma l'autoparalisi della protagonista è così agghiacciante da assomigliare a una nevrosi. È vero, l'uomo della situazione, il parigino Edmond, più imbarazzato che impacciato, si ritrova spiazzato da un ribaltamento dei ruoli che già il dialogo tra Lucie e François al parco Buttes-Chaumont aveva prefigurato. È lui a essere "scelto" e questo lo spaventa e lo fa nascondere dietro la cortina di ferro di una segretaria che non ha più nulla della complice invidia di quelle del Frédéric di L'amore, il pomeriggio. Vuole (va a pranzo e alla festa di compleanno) e non vuole (arriva in ritardo e fugge via come già aveva fatto la prima volta).
Il bel matrimonio è contrassegnato da due fratture che producono uno scarto profondo tra la percezione della realtà com'è e come potrebbe essere. È una telefonata a mettere Sabine di fronte a una situazione già nota e accettata ma divenuta ipso facto insopportabile. Simon non le ha mai nascosto di avere una famiglia, ma l'interruzione mentre i due stanno facendo l'amore acquista le dimensioni di un'epifania con la quale la ragazza non può e non vuole confrontarsi. Accadrà la stessa cosa a Edmond quando, pur con ritrosia, decide di essere affettuoso con Sabine e l'atmosfera che si sta creando è interrotta dall'ingresso della sorella di lei. La realtà viene improvvisamente letta sotto un'altra ottica e tutto cambia. Edmond e Sabine sono due volti di una stessa modalità di approccio al reale che prevede, nel momento del presunto riconoscimento di un'impossibilità di conciliazione tra sentimenti contrastanti, la sola risposta della fuga. Se Sabine pensa di poter gestire il proprio futuro razionalmente (trovando invece nella festa di compleanno, prova generale di quella matrimoniale, una pragmatica smentita alle proprie teorizzazioni), Edmond gode almeno della possibilità di erigere barriere di età, esperienza, condizione sociale che lo facciano sentire in qualche modo protetto. Entrambi però non si accorgono di essere eterodiretti da Clarisse che, rivestendo il ruolo che nei "Racconti" spettava all'amico del narratore, fa assurgere il proprio personaggio a dimensioni decisamente più determinanti per lo sviluppo degli eventi. È Clarisse a farli conoscere, a stimolare i contatti, a utilizzare l'arma dell'ironia nei confronti dell'uno e il pungolo dell'emulazione (è felicemente sposata anche se la via percorsa è stata molto diversa) su un'amica a cui rileva la rigidità ma di cui asseconda i percorsi. Tutto questo in un contesto in cui le differenze sociali sono per la prima volta molto marcate (si confrontino le due feste e si osservi la figura della madre di Sabine, nonché le origini della protagonista).
In Il bel matrimonio Rohmer ci presenta una molteplicità di luoghi abitativi, tutti provvisori per Sabine, spazi in cui impedire a se stessa di sedimentare per paura di un invecchiamento interiore (le candeline tolte ansiosamente dalla torta) che non si sa come contrastare. Nelle case di questo film non c'è niente di buono, sia che si tratti dei luoghi in cui la protagonista temporaneamente abita (la casa materna, il pied à terre parigino, la casa-studio di Simon), sia che siano le abitazioni o gli studi dei "ricchi". Se la casa della madre è un luogo in cui si cerca di inquadrarla (la sua immagine dietro la porta a vetri anticipa il tentativo di sua madre di comprendere "a chi somigli" in amore la figlia), lo studio parigino di Edmond consente, all'occorrenza, di conservare le distanze che intercorrono tra "cliente" (così la definirà all'uscita) e professionista. Anche per la tetragona ma incerta Sabine si presenta però l'occasione di poter disprezzare chi le è inferiore. Claude, che nel matrimonio non ha trovato la libertà che la sua ex fidanzata va cercando, vive in un anonimo casermone e il modo in cui è tenuto l'appartamento testimonia di una vita condotta al servizio del lavoro e non della famiglia. Ma era proprio Claude che stava ammirando le vetrate, mentre Sabine portava a compimento la sua solipsistica preghiera. A quale sorte sono destinati in questo film l'arte, il gusto della bellezza? Se la musica è diventata un ripetitivo motivetto da discoteca, all'espressione figurativa viene concesso spazio proprio per marcarne le contraddizioni. Si torna sul tema del fare commercio del bello (vedi La collezionista) e Rohmer nella scena della vendita del vaso riesce a offrire allo spettatore, con una lucidità spietata, quasi da ideologo marxista, l'immagine di come le classi dominanti trovino sempre il modo di "riconoscersi", nonostante le differenze di gusto, quando c'è da umiliare un inferiore. Ci sono paralumi dipinti a mano, manifesti di Man Ray, maglioni alla Klee, pittori moderni e vetrate gotiche in un film in cui però l'unica icona che conta (o dovrebbe contare) è quella del disegno giovanile di Sabine, donato a Edmond e da lui dimenticato. Lo stesso centro storico di Le Mans incombe con una bellezza che per Sabine sembra non contare finché non diventa scelta soggettiva (l'unica vista davvero bella secondo lei è quella che si gode dalla villa dei genitori di Clarisse). L'unica possibilità che le resta è quella di far riacquisire alla propria vita un moto pendolare che la potrà portare a riconoscere e a riconoscersi nel sorriso del compagno di viaggio a cui Rohmer lascia sulle spalle il peso di una sorte ambigua: Sabine è ormai pronta a rivedere le proprie posizioni o l'ignaro giovane è inconsapevolmente destinato a essere il coprotagonista di un fu turo "bel matrimonio"?

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Non cerco un uomo che mi possieda ma un uomo che mi appartenga.
Recensione di Giancarlo Zappoli

Sabina è l'amante di un uomo sposato, ma non è felice di questa situazione e desidera sposarsi veramente. È talmente decisa a volerlo che lo annuncia a tutti e pensa di sposare un giovane avvocato appena conosciuto. Ma lui non ne vuole affatto sapere e lascia Sabina, che però in treno incontra un giovanotto, forse il futuro marito.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 5 gennaio 2011
fedeleto

Rohmer dopo aver terminato i racconti morali ,inizia questa commedia dei proverbi,che come ricordiamo e' iniziata con la moglie dell'aviatore,ora prosegue con il bel bel matrimonio.Il film racconta la scelta di sabine riguardo il matrimonio,ella sceglie di sposarsi un po' per noia ,un po' per cambiare la sua vita ,poiche' e' tutta uguale,e appena gli si presenta un bell'avvoca [...] Vai alla recensione »

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premio fenice
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1982
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