Titolo originale | Lost in Translation |
Anno | 2003 |
Genere | Sentimentale |
Produzione | USA |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Sofia Coppola |
Attori | Bill Murray, Scarlett Johansson, Giovanni Ribisi, Anna Faris, Fumohiro Hayashi . |
MYmonetro | 2,85 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 luglio 2020
Ritorno in grande stile per Bill Murray, che in Lost in translation sembra quasi fare il verso a sé stesso, interpretando un divo americano in declino che approda in Sol Levante in cerca di nuova fortuna. E farà un incontro speciale... Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, 1 candidatura a David di Donatello, 5 candidature e vinto 2 Golden Globes, 1 candidatura a SAG Awards, Il film è stato premiato a AFI Awards, In Italia al Box Office Lost in Translation - L'amore tradotto ha incassato 3,1 milioni di euro .
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Bob Harris è un divo della tv americana sul viale del tramonto: è a Tokyo per girare lo spot di un whisky, non parla giapponese, è insonne. Charlotte è una donna carina ma delusa: è a Tokyo al traino di suo marito fotografo di moda che non vede mai, non parla giapponese, è insonne. Anime simili che non possono che incrociarsi. Accade nei corridoi di un albergo, e da quel momento i due iniziano a farsi compagnia e a conoscersi meglio.
Sofia Coppola sta dimostrando che buon sangue non mente. Avrebbe potuto ripercorrere la strada già battuta con ottimo esito ne Il giardino delle vergini suicide, suo film d'esordio. Invece affronta una commedia romantica che opera su due fronti. Da un lato lo straniamento di chi si trova in un Paese di cui non conosce la lingua. Dall'altro il nascere di un sentimento che, una volta tanto al cinema, non arriva al rapporto sessuale. La Coppola ha girato in sequenza (cosa piuttosto rara) per far sì che i due protagonisti (che non si conoscevano come i personaggi da loro interpretati) compissero nella realtà un percorso analogo a quello della finzione. L'esito è raffinato e brillante al contempo. La seconda prova (da sempre la più difficile) è stata superata con successo.
I destini di due americani, un attore ormai in declino e la giovane moglie di un fotografo, si incrociano a Tokyo, dove sono entrambi per lavoro. Finiranno col passare insieme la settimana più bizzarra della loro vita che li aiuterà a ritrovare se stessi. Uno dei film più interessanti del momento, questo, grazie alla regia della talentuosa Sofia Coppola, figlia del grande Francis Ford. Deve aver ereditato molto dal padre, visto che ha ottenuto, per questa sua pellicola, l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Ma non è oro tutto ciò che luccica; l'opera della giovane cineasta poteva essere notevolmente migliore. Lost in Translation infatti, nonostante l'esilarante Bill Murray (eccessivamente giù di tono rispetto ad altre memorabili interpretazioni), scorre troppo lentamente, e quindi, più che coinvolgere, arriva addirittura ad annoiare lo spettatore.
Il Giappone, nonostante internet, telefonini tribanda e videogiochi è ancora un altro pianeta per gli occidentali, in cui è facile perdersi. È ciò che accade ai due protagonisti della seconda opera della Coppolina (si perdoni la battuta), dopo l'exploit del fortunato Giardino Delle Vergini Suicide.
La prima mezz'ora di Lost in Translation è veramente memorabile.
La Coppola non inferisce troppo sulle abitudini nipponiche, sui loro, per noi, incomprensibili cerimoniali, e indovina un ritmo serrato e divertente che poggia su gag geniali (lo spot di Murray per la marca di Whiskey) e slapstick (la focosa prostituta) di facile presa. Purtroppo questo mirabile connubio tra sceneggiatura e regia si disperde mano a mano che i protagonisti si conoscono, quasi che la regista volesse accompagnare lo spettatore per le strade, i night e gli alberghi di Tokio con la stessa lenta andatura percorsa dalla coppia Murray/Johansson. La parte centrale, troppo annacquata, risulta così noiosetta e scontata, mentre il finale, grazie anche alla trovata della battuta riconosciuta ma inascoltabile dal pubblico che Murray pronuncia all'orecchio della giovane attrice, è sicuramente indovinato.
Trattare Lost in Translation come commedia romantica sarebbe un grave errore.
Sicuramente entrambi questi elementi sono presenti nel film,ma non ne rappresentano che minima parte. Il bello del film sta nella sua capacità di analisi della società, degli umori dei protagonisti, così lontani come status ed indole e così vicini invece, per umori e dubbi che travalicano età e sesso.
È parimenti apprezzabile la ricerca di riferimenti ai vecchi film, gli omaggi ai grandi classici (La dolce vita) e anche lo sguardo sulle tecnologie, paradossali ed inabilitanti ostacoli alla comunicazione tra le persone, è drammaticamente attuale. Del resto, lo dice il titolo, c'è sempre qualcosa che viene perso nella comunicazione tra due persone e l'esplorazione che la Coppola fa sull'animo dei personaggi, mix di malinconia, noia, entusiasmo e dolcezza, appare volta più a mostrare le varie sfaccettature degli stessi, piuttosto che a decidere se i loro comportamenti siano o meno censurabili (il tradimento di entrambi, forse desiderato, resta inattuato).
In realtà, a dispetto della maggioranza delle voci critiche che si sono levate a favore del film, lodandolo come innovativo ed originale, Lost in Translation è una pellicola che vive di conferme: dell'abilità della Coppola a scrivere e dirigere storie semplici ma al tempo stesso complesse, del talento incommensurabile di Bill Murray, poliedrico giano bifronte, capace di esprimere con una sola espressione mille stati d'animo diversi, dalla straordinaria capacità del serbatoio di talenti del cinema americano, impersonato dalla fino ad oggi sconosciuta Scarlet Johansson, destinata (se vorrà e non si "butterà via") ad un futuro radioso e di successo.
Dotato di una splendida colonna sonora e una fotografia "stilosa", Lost in Translation resta comunque una gemma nel panorama attuale del cinema americano. Se brilli di luce propria o appaia più luminoso perché circondato dalla cupa opacità delle pellicole concorrenti, solo il tempo potrà dirlo.
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Come va? Mah. Tokyo sarà pure interessante, però è anche vero che la lingua non è poi così comprensibile, scambiano la L con la R e devo farmi capire a gesti. I Giapponesi poi... Sono culturalmente così diversi. Neon ovunque, scritte incomprensibili. Al ristorante sembra che i piatti siano tutti uguali. Ci si mette pure l'insonnia.
Film centrato sulla solitudine, quella con la s minuscola mi verrebbe da dire dal momento che la regista, Sofia Coppola, in maniera poco brillante, ha avuto l'intuizione di riportare sullo schermo gli inevitabili vuoti che riempiono la vita dei comuni mortali, conseguentemente la vicenda si trascina avvinghiandosi alle spalle di due attori, meritevoli malgrado la pochezza del film, Bill Murray nei [...] Vai alla recensione »
"Lost in tralation" è un film delicato e ben diretto da Sofia Coppola, dove in una Tokio più simile ad una vetrina che ad una città si incontrano Bob (Bill Murray), attore in declino giunto in Giappone per girare degli spot, e Charlotte (Scarlett Johansson), moglie-turista al seguito di un marito fotografo perennemente impegnato col suo lavoro. Appare dalle prime scene che i due personaggi si trovano [...] Vai alla recensione »
LOST IN TRANSLATION Per valutare questo film abbiamo proceduto per sottrazione. Ci siamo posti, in pratica, nell’ottica di che cosa Lost in translation non è, ovvero di quali caratteristiche non possiede. Nonostante l’azzeccata disposizione alle gags di Bill Murray – senza dubbio felici i suoi atteggiarsi alla maniera di mentre posa in uno studio per le foto [...] Vai alla recensione »
La vera protagonista di questo film ,insolito ed originale nel suo svolgersi,è Tokyo,bellissima citta' che , se riesce a spersonalizzare i propri abitanti in un isolamento fatto di videogiochi, drugsparties e lapdances,crea insormontabili ostacoli ai due personaggi comprimari(lui,un attore ingaggiato per girare lo spot di una marca di whisky;lei,una giovane donna appena sposata e già delusa dal proprio [...] Vai alla recensione »
Lieve ed etereo come le immagini che ne incorniciano la trama, il film di Sofia Coppola indaga, attraverso uno sguardo disinteressato e acuto, le sottili sfumature di un incontro casuale tra due persone diverse eppure intimamente legate. Lui, Bill, attore hollywoodiano di mezza età ormai sulla strada del tramonto vive un’intensa crisi lavorativa e matrimoniale.
E' un film leggero e intelligente. Racconta l'incontro tra due solitudini che si sostengono a vicenda per trovare poi, nel momento dell'adddio, una nuova consapevolezza di se stessi e una nuova forza per affrontare la vita futura. Ottimi gli interpreti (Bill Murray e Scarlet Johansson) e ottima la regia di Sofia Coppola. Uno spaccato del Giappone moderno e, insieme, una storia di una [...] Vai alla recensione »
E inutile negarlo tutti i film della Coppola lasciano qualcosa in fondo al cuore di impalpabile, inespresso, profondo e delicato, è sicuramente il tocco originale e una pervasività di sguardo a colpire e lasciare il segno in sceneggiature altrimenti scontate e seriali. Come del resto in questa commedia romantica, una storia d’amore che si nasconde in un amicizia [...] Vai alla recensione »
In una Tokyo alienante e frenetica si trovano due americani, uno in evidente crisi di mezza età e l’altra in una crisi matrimoniale, isolati e straniati dall’ambiente che li circonda e ancora di più dai propri cari: così entrambi si troveranno isolati in una bolla di malinconia e solitudine. Ed è proprio dall’incontro di queste due bolle che nascerà [...] Vai alla recensione »
Ottima seconda prova di Sofia, che dimostra di avere talento, non solo il nome. Un attore sui 50 e una giovane donna occupano a Tokyo lo stesso albergo. Sono entrambi soli, insonni e insoddisfatti. Si conoscono nel bar e inizia tra loro una sorta di amicizia, due anime perse in una città popolata da alieni. Si divertono, si guardano, a volte anche sorridono ma spesso con gli occhi lucidi perché [...] Vai alla recensione »
Più che una storia d'amore l'ho trovato interessante come film sul viaggio, credo che racconti bene le sensazioni che si provano quando si va in un paese straniero senza un intento vacanziero e ludico, soprattutto se si è soli. Letto in questo senso è molto interessante secondo me. Forse il Giappone è rappresentato in maniera troppo stereotipata, ma anche quello fa parte della visione del viaggiatore. I [...] Vai alla recensione »
Miglior sceneggiatura originale per Sofia Coppola, forse si sarebbe meritata anche miglior regia agli Oscar perchè quello che andiamo a vedere fotogramma dopo fotogramma è una film di una delicatezza e di una raffinatezza unica. Bob e Charlotte due generezione a confronto, due vite confuse e sileziose, fatta di grandi successi passati per il primo e grandi incertezze future per la seconda.
Sfatiamo subito un possibile falso mito: la traduzione in amore è completamente inappropriata, i due protagonisti sono entrambi americani e non hanno bisogno di un interprete, lo vorrebbero invece per godere le loro giornate che anche per il problema della lingua, ma non soltanto, scorrono lente e malinconiche, avvicinandoli. Questo film è tenerissimo, lo è la storia, anche, lo [...] Vai alla recensione »
In una Tokyo impenetrabile e allucinata, Bob Harris e Charlotte trovano insieme una via di fuga dalla nebbia che sta soffocando le loro vite. Il primo (interpretato egregiamente da Bill Murray, nominato agli oscar come miglior attore protagonista) è un attore di mezza età al tramonto della sua carriera, in città per promuovere una marca di Whiskey; l'altra (una giovanissima [...] Vai alla recensione »
La caotica Tokyo fa da sfondo all'incontro di due anime solitarie: Bob Harris (Bill Murray) e Charlotte (Scarlett Johansson). L'uno, vecchio ex-divo del cinema, vita a pezzi, annoiato e depresso, impegnato a girare un ridicolo spot pubblicitario; l'altra, moglie fresca eppure già delusa dal marito fotografo super-impegnato, alle prese anch'essa con un principio di depressione.
Una Tokyo estraniante fa da sfondo all'incontro tra Bob Harris e Charlotte, la non ancora ventenne Scarlett Johansson. Al suo fianco Bill Murray, attore esperto e ampiamente consacrato fin dagli Eighties, che riesce ad esser mattatore anche quando sembra non aver più nulla da dire: la calcolata sufficienza con cui interpreta - o forse ricalca, scimmiottando se stesso- il divo compassato, [...] Vai alla recensione »
Cinque stelle piene per me per uno dei film più belli che io abbia mai visto - naturalmente la questione è squisitamente soggettiva. Siamo a Tokio. Bob Harris è un attore intorpidito, quasi depresso, che si trova in Giappone per pubblicizzare una birra giapponese. Charlotte è una ragazza bella e intelligente, che però non ha ben chiaro cosa vuole fare nella sua ancora [...] Vai alla recensione »
La prima inquadratura e’ forse piu’ significativa dell’ultima. O almeno, per Lost in Translation è sicuramente così. Il posteriore della Johansson come prima immagine su cui posare gli occhi sembra essere una trovata geniale, insolita, mai sperimentata prima. Il color pesca delle mutandine ( e ciò che si intravede da esse ) ci [...] Vai alla recensione »
Sono rimasto folgorato da questo film, anche perchè mi ricorda un viaggio fatto a Londra, da solo, tanti anni fa. Forse è proprio la solitudine, l'esperienza di vivere un posto nuovo e sconosciuto che ti fa abbandonare certe ipocrisie, certe inibizioni, e poi c'è un incontro, una sensazione che non hai mai provato prima con qualcuno che è un perfetto sconosciuto, [...] Vai alla recensione »
Questo é il secondo film che vedo con Bill Murray come interprete. Se Clint Eastwood era un attore con due sole espressioni: col sigaro e senza sigaro (copyright Sergio Leone), Murrary ne ha una sola: catatonica. Sembra sempre imbalsamato, non sa sorridere, non sa esprimere il minimo sentimento, la minima emozione. Dove c'é lui, qualunque film é sicuramente rovinato.
ancora una volta non capisco perchè tutti si accaniscano contro un bel film. una commedia un tantino malinconica che rompe con gli schemi della solita e banale commedia americana. con un finale spettacolare, che è un chiaro riferimento alla scena finale de "la dolce vita" di fellini, quando i due personaggi si parlano, ma il pubblico non è ammesso a sentire cosa si stanno [...] Vai alla recensione »
Una cocente delusione. Malgrado il successo, a me questo film non è per niente piaciuto e non capisco proprio come lo si possa considerare così bello. Quante volte abbiamo già visto al cinema la temporanea storia d'amore di due persone molto diverse tra loro che iniziano a stare insieme perchè entrambe insoddisfatte? Parecchie. E questo ne è uno degli esempi meno riusciti.
La trama del film si potrebbe riassumere in poche parole: Bill Murray è in Giappone a girare pubblicitá, conosce una ragazza e alla fine si mettono insieme, FINE! Cioè, 1 ora e 40 per raccontare una storia così? Beh, sto film ha fatto i grandi SOLDONI e ha vinto pure un Oscar... Va a capire perché! No davvero, sto film è IL NULLA, IL VUOTO COSMICO, vabbè [...] Vai alla recensione »
Guardo questo film a seguito di una presentazione come : divertentissimo...su amazon l' ho trovato lento e noioso non si sono persi i protagonisti ma anche la regista poi scopro alla fine chi è la regista .... non vi ricorda nulla la scena delle calze lappate con la lap dance di un altro hotel? bob non sembra il padre di charlotte? non vi ricorda un altro padre perso in un altro [...] Vai alla recensione »
Lost in translation può essere preso per un film pieno di stereotipi, ma non è così. Il film è divertente soprattutto per chi sa che quelli che sono considerati stereotipi sul Giappone ma in realtà non lo sono
Film dalla trama insolita e davvero piacevole.
La figlia di papà Sofia Coppola ha scoperto che il Giapone non è più quello dei Samurai arrivando 50 anni dopo Mishima. La nasuta figlioccia, già a suo tempo inserita a forza dal babbo nel peggiore film della trilogia de il Padrino , ci propina un film fatto di nulla che ci lascia con la certezza di avere sprecato una serata. Ma riepiloghiamo la trama: Un attore è frustrato perché guadagna due milioni [...] Vai alla recensione »
Due persone annoiate e scontente della propria vita si incontrano in una città che non capiscono e che non riescono a farsi piacere, e passano 100 minuti a raccontarsi quanto siano annoiate e non contente della propria vita. Il film più noioso in assoluto che mi sia mai capitato di vedere.
Due persone annoiate, noiose, e scontente della propria vita, si incontrano in un luogo che non capiscono e non gli piace, e passano 100 noiosissimi minuti a raccontarsi di come sono annoiate, noiose, e scontente della propria vita. Uno dei più noiosi film che mi sia mai capitato di vedere. In compenso, è deprimente.
Simpatico, ironico e piacevole il film della signorina Coppola.. Trama molto semplice, personaggi ben caratterizzati. Mi ha fatto trascorrere un'oretta e mezzo di piacere e spensieratezza..ma il messaggio, infuso con chiara spontaneità, è stato per me un buono spunto di riflessione..
vorrei proprio conoscere i critici che hanno avuto il coraggio di giudicare così tanto bene questo film NOIOSO, LENTO, INSIGNIFICANTE che si salva solo per via della bella presenza di scarlett johansson.. potrei scommettere che se non fosse stato redatto dalla coppola questo film non sarebbe nemmeno approdato al cinema .. un consiglio per chi ha la fortuna di leggere questi commenti prima di vedere [...] Vai alla recensione »
senza nobiltà, di cattivo gusto. Idea molto banale, sviluppata senza alcun talento.
devo dire la verità..non mi è piaciuto!Un mio amico me l'aveva consigliato come un film eccezionale..ma a me non ha dato molto!A parte che amo ancora meno il giappone e che so benissimo che anche io farei come lei in giappone
Entrambi annoiati e insoddisfatti delle proprie vite, un maturo attore hollywoodiano e una giovane laureata in filosofia si incontrano in un albergo giapponese. Tokyo funge da situazione insolita (e per certi versi estrema) che dà l'input per un incontro destinato a lasciare il segno. Purtroppo non si può dire lo stesso del film, permeato da una noia sconfinata e privo di un vero climax nonché di un [...] Vai alla recensione »
Film da evitare come la peste bubbonica. è il primo film nel quale ho rischiato seriamente di addormentarmi. La trama è una 'storia', una specie di 'cotta', tra una ragazza nullafacente infelice e un ex attore nullafacente infelice pure lui. Non succede niente di niente in tutto il film. Tokyo, di sfondo, non è neanche presentata interessante, il 90% delle scene [...] Vai alla recensione »
Tokio, Giappone, anno 2003. Bob e Charlotte si incontrano in un grande albergo. Lui è un attore televisivo di mezza età che si reca nel paese del Sol Levante per girare uno spot pubblicitario, lei è la moglie di un giovane fotografo, impegnatissimo nel lavoro. Si sa che chi soffre di insonnia quando si imbatte in qualcuno con la medesima "peculiarità" instaura una immediata complicità.
Tutti aspettavano al varco la figlia di Francis Ford Coppola, dopo l'esordio folgorante di Il giardino delle vergini suicide, la cui riuscita gli scettici attribuivano più che altro allo zampino di papà. Ma la regista e sceneggiatrice (che ha girato il film in soli 27 giorni, con appena 4 milioni di dollari) dimostra, se possibile, di aver compiuto un progresso, confermando comunque di possedere le [...] Vai alla recensione »
Una Manhattan dislocata a Tokyo, nel quartiere Shibuya. Quasi un non-luogo, spazio dove transitano schegge umane e mercantili di una globalizzazione insapore. Ma. A guardar bene sotto i pannelli pubblicitari che scorrono sugli edifici - stesso controcampo immaginario e stessa marca di wisky - Tokyo come New York si imbastardisce nel più inebriante dei tre mondi.
Perdersi per ritrovarsi. L'altrove (il Giappone come frizione/finzione straniante fra l'esotico e il già noto) è lo spazio in cui ci si smarrisce per incontrarsi nuovamente. L'alibi - etimologicamente l'altrove - può essere allora quell'inatteso momento di verità in grado di scagionare dal delitto di non aver vissuto. Se la traduzione è il dire quasi la stessa cosa (come suggerisce Umberto Eco), il [...] Vai alla recensione »
È la capitale delle traduzioni impossibili. E quindi Tokyo è anche l’inevitabile location del formidabile film di Sofia Coppola, Lost in Translation, che il 5 dicembre arriva nei cinema italiani con un titolo, L’amore tradotto, che non rende quanto l’originale: Perso nella traduzione, appunto. Roppongi, tanto per cominciare, è il quartiere di quelli che i giapponesi chiamano gentiemen club, e invece [...] Vai alla recensione »
Lost in translation di Sofia Coppola è un valzer platonico e adolescente tra un uomo di cinquant’anni, attore di successo, e una ventenne appena laureata, di una anonima e conturbante bellezza. Si trovano a Tokyo, proprio nel tempio della modernità, lui per fare la pubblicità di un whisky, lei al seguito del giovane marito, sempre via per lavoro. Sono soli e circondati dall’imbecillità del talento [...] Vai alla recensione »
Il set è Tokyo, oscura, enigmatica, immersa nell'acqua, una metropoli riflesso pulsante di corpi, anime, desideri invisibili. Che non sono strade, interni di appartamenti, uffici, centri commerciali a catturare l'occhio di Shinya Tsukamoto dai suoi primissimi film, Tetsuo che ne fa esplodere il culto in tutto il mondo, e poi Tokyo Fist, Bullet Ballet, Gemini.
Si può fare un film soltanto su uno stato d'animo? Con Lost in Translation - L'amore tradotto Sofia Coppola l'ha fatto, e molto bene: ha raccontato quel sentimento di vuoto annoiato, di abbandono atono, di ansiosa desolazione, di inevitabile confronto con se stessi che coglie tanti viaggiatori nelle città straniere, nella solitudine delle stanze d'albergo.
Succede talvolta e sempre più raramente di imbattersi in un film del quale, come si usa dire del maiale non si butta via nulla. È il caso di Lost in Translation - L'amore tradotto, di Sofia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola. Una semplice commedia si trasforma in una sorta di meditazione attiva sull'identità di ciascuno di noi una volta espropriato dalla sua dimensione professionale.
Per chi considerava Il giardino del/e vergini suicide (tratto dall’omonimo romanzo del Pulitzer Jeffrey Eugenides) un film di Francis Ford Coppola, soltanto firmato dalla figlia Sofia, questo intenso e mai banale Lost in Translation fa giustizia di una regista e sceneggiatrice (qui premiata con l’Oscar) ormai libera dai legami di famiglia. La storia dell’incontro in una Tokyo estranea e bizzarra fra [...] Vai alla recensione »
Bob e Charlotte sono due turisti per caso. Due teneri e malinconici spostati nello skyline freddo e affascinante di Tokyo. Città che ha, dalla prima sequenza, il ruolo di terzo protagonista di questa commedia/melodramma su un colpo di fulmine lento, su un avvolgente amore platonico, fatto di sorrisi, di una carezza leggerissima di un piede, di corse per la città, di sessioni di karaoke, di insegne [...] Vai alla recensione »
Passato un po' in sordina a Venezia (un premio a Scarlett Johansson nella sezione Controcorrente), Lost in Translation è un film delizioso, un film-sorpresa che accredita la figlia d'arte Sofia Coppola come una regista di grande personalità. Oltre a ispirare a Bill Murray un'interpretazione che sarebbe colpevole non "nominare" per i prossimi Oscar. Bob Harris è un divo americano di mezza età, nonché [...] Vai alla recensione »
Sperduti nel caos di Tokio. Bob e Charlotte, i due protagonisti di Lost in translation - L’amore tradotto di Sofia Coppola, si incontrano per caso in un hotel di lusso dell’ipermoderna capitale giapponese: lui è un celebre attore di mezz’età, impegnato nella realizzazione di un cortometraggio pubblicitario; lei, molto più giovane, è l’annoiata mogliettina di un fotografo di successo.
Un breve incontro, quello di Bob (Bill Murray) e Charlotte (Scarlett Johansson) in Lost in Translation (Usa, 2003, 105’). Spaesati, sospesi fra parole dal suono oscuro e sorrisi indecifrabili, non hanno spazio e non hanno tempo in cui stare: non ne hanno che per loro siano dotati di senso. Anche un albergo di lusso nel centro di Tokio può essere un non luogo, un tempo neutro e uno spazio asettico, [...] Vai alla recensione »