Durante il lockdown, la giovane Dora affronta la dura quotidianità e i suoi turbamenti. Il terzo lungometraggio di Ciro Formisano racconta la crisi economica e i piccoli rapporti di potere ma apre anche un piccolo ma importantissimo margine di speranza. Ora disponibile su MYmovies ONE. GUARDA ORA IL FILM »
di Simone Emiliani
“La quarantena in 20 mq non si può fare”. Una scritta su un muro fa già avvertire il clima della pandemia di L’anima in pace, terzo lungometraggio di Ciro Formisano dopo L’esodo e il documentario L’altro buio in sala. Ci sono le strade di Roma quasi deserte. Si avverte la paura delle persone per ogni possibile contatto fisico. Il film ricostruisce quel clima claustrofobico del periodo del Covid. Anzi, sembra un’istantanea documentaria del lockdown.
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Dora è una ragazza di circa 25 anni che cerca di arrangiarsi come può. Consegna la spesa a domicilio, le viene spesso ricordato dai clienti di mettersi la mascherina e lascia delle pesanti confezioni di bottiglie d’acqua nell’ascensore dei palazzi. Qualcuno, un po’ più gentile, le lascia una mancia. Per arrotondare, fa qualche consegna per il pusher del quartiere, Yuri, con cui ha una relazione.
In più deve occuparsi della madre Lia, che spesso spende tutti i soldi che la figlia guadagna. Entrambe abitano a casa della zia della ragazza. Lia è in attesa della sentenza del tribunale che deve emettere la sentenza sulla custodia dei figli gemelli piccoli che le sono stati portati via dai servizi sociali.
La vita di Dora, interpretata con bravura da Livia Antonelli che ha già alle spalle una solida formazione teatrale e al cinema si è vista in Il cattivo poeta di Gianluca Jodice, sembra in un vicolo cieco. Formisano la segue nei suoi inquieti spostamenti, sottolinea i suoi scatti di rabbia, la paura di prendere la decisione sbagliata e la speranza di un futuro migliore: il ricongiungimento con i fratelli, un impiego come estetista. Quando con lo smartphone riprende il video di un arcobaleno, resta come incantata. Accenna a un sorriso in uno sguardo già indurito dalla vita. Forse sogna, come in quell’abbraccio finale alla roulotte.
Invece la sua vita quotidiana è molto diversa: non riesce a dire di no a Yuri da cui non riesce a sottrarsi ed è frequentemente delusa dal comportamento della madre dove la prova di Donatella Finocchiaro mette in luce la fragilità del suo personaggio.
Il pedinamento di Dora, accompagnato dalla colonna sonora di Massimiliano Lazzaretti, diventa tra i motivi ricorrenti di L’anima in pace. Si sente il peso della sua fatica fisica ma si avverte anche la sua determinazione; è infatti disposta a fare anche qualche turno in più pur di portare a casa qualche soldo di più.
Il metodo di Formisano sembra ispirarsi a quello del cinema dei fratelli Dardenne, soprattutto per l’essenzialità con cui filma sguardi e gesti della protagonista, mette frequentemente in risalto il suo conflitto morale in un modo che richiama per esempio Il matrimonio di Lorna e per come racconta tante realtà partendo da una vicenda privata.
La pandemia è la cornice rafforzata di un cinema che sceglie consapevolmente di essere opprimente, che mostra anche i piccoli rapporti di forza e di potere (Yuri nei confronti di Dora quando la vuole costringere a fare delle consegne, il suo superiore che nelle ultime settimane le sta imponendo turni massacranti) e anche un’impietosa radiografia del mondo del lavoro.
Già nel suo primo film, L’esodo, Formisano, aveva portato sullo schermo la vicenda di una donna che non trova una soluzione alle sue difficoltà economiche e si trova costretta a mendicare sotto i portici di Piazza della Repubblica a Roma. Quel personaggio era interpretato da Daniela Poggi, che in L’anima in pace torna a collaborare col regista con il ruolo della madre benestante del ragazzo che lavora al 118 con cui la Dora ha una relazione. Una sua frase detta a Dora non sembra lasciarle via di scampo: “Un cane non potrà mai essere un gatto e un gatto non potrà mai essere un cane”. Suona come una condanna, ma invece L’anima in pace riesce ad aprire nuovi margini, spiragli di speranza.
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