Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Tina Satter |
Attori | Josh Hamilton, Marchánt Davis, Sydney Sweeney . |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 marzo 2023
La ricerca di Reality Winner partendo dalle registrazioni dell'FBI. Il film ha ottenuto 2 candidature a Critics Choice Award,
CONSIGLIATO SÌ
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La storia vera dell'arresto di Reality Winner, che nel giugno del 2017 riceve la visita degli agenti dell'FBI che le consegnano un mandato di perquisizione e la accusano di aver trafugato e divulgato informazioni governative riservate. Winner, veterana dell'aeronautica americana e traduttrice per un'azienda che collabora con l'NSA, dichiara di voler cooperare con gli agenti e li fa entrare, finendo per essere interrogata per ore in una conversazione ricreata nei minimi dettagli a partire dalle registrazioni ufficiali.
La storia recente degli Stati Uniti parla di un rapporto complesso con la figura del whistleblower, che ha unito l'epoca turbolenta del post-11 Settembre, degli anni di Obama e poi quelli di Trump.
Proprio con quest'ultimo ha a che fare la storia di Reality Winner, avvenuta nel periodo del licenziamento del direttore dell'FBI James Comey e delle rivelazioni sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016. Rispetto a gesti divenuti simbolici come quelli di Edward Snowden, però, la vicenda di Winner ha contorni estemporanei, che affondano in una banalità molto meno intenzionale.
Tina Satter, regista e autrice teatrale, ne ha immortalato la natura grottesca e parossistica prima per il palcoscenico e ora anche per il grande schermo. Grazie alla scelta di non romanzare i dialoghi ma di mettere in scena attraverso gli attori la registrazione audio ufficiale, Satter riesce a rendere la tensione autentica di un momento radicato nel reale (con tutte le nostre umane incertezze, ripetizioni, imbarazzi) e al tempo stesso ad astrarlo completamente nella sua assurdità umana e giudiziaria.
Il risultato è un minuscolo ma potente dramma da camera, calibrato al secondo, che parla della cultura a stelle e strisce, fa un'istantanea del momento storico, e si lascia affascinare da come il linguaggio e lo scambio dialogico siano un campo di battaglia fatto di avanzamenti e ritirate, di rivelazioni e omissioni. Per "visualizzare" i contenuti classificati dell'interrogatorio Satter finisce per far sparire i corpi dalla scena, dando una forma cinematografica e domestica alla mitologia dell'informazione redacted che forse piacerebbe a Brian De Palma.
Così "vero" e naturalistico da diventare concettuale, questo pezzo di teatro a tre voci trova motivo d'interesse anche per come, spogliandosi di certi tradizionali orpelli drammaturgici della scrittura di finzione, punta un dito straniante sulla nostra assuefazione ad essi, e lascia agli attori il compito di riempire il vuoto lavorando su una prossemica che vada a braccetto con l'autenticità del dialogo.
L'ottimo lavoro sul blocco e sulla messa in scena posiziona la neo-diva Sydney Sweeney come corpo minuto in mezzo a un'inondazione di ingombranti e invasive presenze maschili. La sua è una buonissima prova, anche per come agisce in controtendenza alla sua recente esplosione in qualità di patinata icona generazionale.