Titolo originale | La brigade |
Anno | 2022 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Francia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Louis-Julien Petit |
Attori | Audrey Lamy, François Cluzet, Chantal Neuwirth, Fatou Kaba, Yannick Kalombo Amadou Bah, Mamadou Koita, Alpha Barry, Yadaf Awel, Demba Guiro. |
Uscita | mercoledì 7 dicembre 2022 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,16 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 dicembre 2022
Una commedia con François Cluzet e Audrey Lamy dove la cucina risolleva gli animi e accende una speranza sul futuro. In Italia al Box Office Si, Chef! - La Brigade ha incassato 195 mila euro .
Passaggio in TV
giovedì 26 settembre 2024 ore 21,25 su LA7D
CONSIGLIATO SÌ
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Cathy è una sous-chef con il sogno di aprire un ristorante. Quando si troverà in difficoltà accetterà un lavoro come cuoca per minorenni migranti. Un lavoro che piano piano le piacerà: sarà il modo con cui saprà contagiare i giovani con il suo amore per la cucina e per avere lei stessa consapevolezza sul tema della migrazione e dei rimpatri.
Madeleine de Proust è un termine francese che indica un oggetto, un colore, un sapore o un profumo capace di evocare ricordi speciali del passato.
La sous-chef Cathy sta guarnendo un piatto che le sta a cuore mentre la sua chef la gela imponendole la propria idea di guarnizione. È così che va la quotidianità lavorativa di Cathy, il sogno di aprire un ristorante tutto per sé ha ceduto ormai posto a una continua frustrazione. Tutto può immaginare tranne che la soluzione sia la Brigade del titolo, un gruppo di minori migranti (così detti irregolari) a cui trasmettere giorno per giorno tutta la passione per la cucina e da cui in cambio imparare tanto, a livello umano soprattutto. Saranno loro a restituirle la genuinità di un mestiere fatto con le mani, con amore e con la voglia di condividere e prendersi cura degli altri. Parte come fiaba buonista il nuovo film di Louis Julien-Petit, già autore e regista di Le invisibili sul tema della disobbedienza civile. Se lì lo sfratto di un centro di accoglienza per donne provocava per reazione l'apertura di uno sportello clandestino, qui la minaccia di rimpatri forzati fa scattare la voglia di dedicarsi fino in fondo a questi ragazzi migranti, volenterosi e pieni di entusiasmo, fino a esporli mediaticamente durante un reality di cucina. François Cluzet di Quasi amici e Audrey Lamy di Le invisibili fanno il resto, confermandosi interpreti d'eccezione che nei panni del supervisor dei ragazzi l'uno, e della chef militante l'altra, sanno convincere e farsi ben volere. Merito di una commedia sociale veramente deliziosa, calmierata nei toni e con una punta di denuncia notevole, mai retorica e sempre sul filo dell'equilibrio narrativo tra toni leggeri e drammatici. La fiaba cede progressivamente il passo a uno sguardo più allargato sul dramma contemporaneo dei rimpatri forzati e La Brigade si rivela in grado di restituire a chi guarda tanto la lievità dell'intrattenimento quanto l'urgenza della riflessione, specie sulla miopia di certe politiche che finiscono per stroncare sul nascere nuove carriere, vite, amicizie e sogni.
SI, CHEF! - LA BRIGADE disponibile in DVD o BluRay |
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BLU-RAY |
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€14,99 | – | |||
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Bella commedia, tra cucina e umanità, simpatica e godevole. Nulla di speciale però, troppe 5 stelle nei voti..
Sarebbe bastato davvero poco perché, visto l'argomento, il film virasse sul patetico, sul retorico, sul populista. E invece così non è, perché la vicenda viene raccontata in maniera equilibrata, pur restando nel registro della commedia. Un film che consiglio, che vive anche e soprattutto della bravura della protagonista.
Sarebbe bastato davvero poco perché, visto l'argomento, il film virasse sul patetico, sul retorico, sul populista. E invece così non è, perché la vicenda viene raccontata in maniera equilibrata, pur restando nel registro della commedia. Un film che consiglio, che vive anche e soprattutto della bravura della protagonista.
Come al solito quando si sceglie un film francese. Vai sul sicuro. E' quasi sempre bello. Come questo film. Consigliato
Come tutti i film francesi. Consigliatissimo
La ricetta è chiara: mettere insieme commedia e dramma sociale. Raccontare tanti temi: l’impegno di ricominciare per una donna di quarant’anni; ma soprattutto i sogni, i desideri, le frustrazioni di un gruppo di ragazzi immigrati, quelli che in Francia si chiamano “MNA”, mineurs non accompagnés.
Raccontare il riscatto attraverso il lavoro, e il ricatto della televisione, unico modo per farsi ascoltare, per rendersi visibili, per chiedere aiuto. Temi che avremmo potuto incrociare in un film di Ken Loach o dei fratelli Dardenne. Ma qui la sfida è farlo con leggerezza, facendo anche ridere. Per arrivare a un pubblico più vasto, meno “ideologico”.
LA RICETTA SEGRETA
Il punto, come sempre, è il dosaggio degli ingredienti: dramma e farsa; la cronaca e la sua trasfigurazione grottesca. La verità degli sguardi di attori non professionisti – i ragazzi di mille provenienze differenti che compongono la “brigade” del titolo – e la velocità, il brio degli sguardi di Audrey Lamy, la protagonista, già attrice di riferimento per il regista Louis-Julien Petit, nel film precedente, Le invisibili (guarda la video recensione). Film che cercava la stessa strada, quella della leggerezza nel raccontare un tema difficile, quello delle donne senza fissa dimora.
La cottura. L’intreccio dei due elementi, lo sguardo sul gruppo dei ragazzi “sans papiers”, quello sulla protagonista, sous-cheffe di talento fregata dall’orgoglio, costretta a ricominciare in una mensa per migranti; e l’elemento grottesco/comico, la satira sui programmi televisivi di cucina, sullo sfruttamento del materiale umano, carne da monitor in regia. La cottura è sorvegliata e precisa, per gran parte del film. Solo nell’ultima parte la voglia di un gran finale, di chiamare a raccolta le cartucce del comico, forza un po’ la mano al regista.
L’impiattamento? Ovvero la recitazione: è la cosa migliore. Audrey Lamy non spreca nessuna inquadratura: è credibile, di volta in volta offesa, sdegnata, intenerita, autoritaria, disarmata, sgualcita, spettinata e sola. I ragazzi, la sua armata Brancaleone di “commis”, di aiutanti, reclutati davvero fra gli ospiti di un centro migranti parigino, portano al film una verità che difficilmente si sarebbe potuta raggiungere altrimenti. Il più piccolo di loro, “Gusgus”, interpretato da Yannick Kalombo, è un’esplosione di vivacità e luce negli occhi nerissimi.
La chimica fra Audrey Lamy e i ragazzi funziona alla perfezione. E, leggendo fra le cronache francesi, si legge che alcuni chef, consulenti nel film, alla fine delle riprese hanno davvero preso alcuni di quei ragazzi come loro assistenti. La favola di Petit ha sfiorato, un poco, anche la realtà.
TRATTO DA UNA STORIA VERA
La sceneggiatura è scritta dallo stesso Petit con Liza Benguigui, cosceneggiatrice anche del film precedente, Le invisibili. Non sorprende scoprire che è ispirata alla vera vicenda di una scuola alberghiera di Treignac, un piccolo villaggio in Aquitania, e alla sua “cheffe” Catherine Grosjean. Da più di vent’anni, Catherine Grosjean si occupa della formazione di minori isolati e vulnerabili e li porta fino al CAP, il certificato di attitudine professionale, porta di accesso a un lavoro e a un permesso di soggiorno. Sulla sua storia, era uscito nel 2017 il documentario Les cuisiniers de Treignac, diretto da Sophie Bensadoun, chiamata a cosceneggiare Si, Chef! - La brigade.
In sala dal 7 dicembre con I Wonder, Si, Chef! - La Brigade di Louis-Julien Petit - storia di Cathy, chef che riscopre la genuinità della cucina lavorando con un gruppo di minori migranti – è solo l’ultima portata del menu con cui il cinema francese, il più gourmand che c’è, ha sempre amato mescolare gastronomia e cultura, cucina e politica, stomaco e testa, pancia e cuore.
PRIMI – I DRAMMI
Il grottesco si presta da sempre all’emulsione dei temi, basti pensare al capolavoro franco-italiano La grande abbuffata, film del 1973 di Marco Ferreri, che riunisce intorno alla tavola di una villa nei pressi di Parigi quattro uomini borghesi per un “seminario gastronomico” votato all’autodistruzione.
Critica feroce alla società dei consumi con quattro grandissimi attori, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret e Michel Piccoli, l'opera di Ferreri precede di quasi vent’anni un altro film nerissimo, Délicatessen del pubblicitario Jean-Pierre Jeunet e del disegnatore Marc Caro, che in una Francia post-apocalittica e affamata aprono allo spettatore le porte di una macelleria in cui si fanno a pezzi disoccupati e candidi avventori. Favola pessimista sulle sorti della convivenza civile, fu record di candidature ai Premi César, diventando immediatamente un cult.
Chi nella cucina del cinema francese non può proprio mancare è Gerard Depardieu, buongustaio e cuoco appassionato nel privato, impeccabile nei panni di François Vatel nell’omonimo Vatel dell’anglo-francese Roland Joffé. La storia è quella – vera - del cuoco e maestro di cerimonie del principe di Condè, incaricato di organizzare un banchetto per il Re Sole, ma morto suicida perché incapace di sopportare il fallimento. Un viaggio sontuoso nelle cucine rinascimentali e un omaggio alla funzione pacificatoria e persino diplomatica del cibo.
Perché una tavola apparecchiata può essere più di quello che sembra, come ci racconta Cous cous di Abdellatif Kechiche, film del 2007 in cui una famiglia di magrebini cerca di avviare il proprio ristorante su una barca da rottamare, nonostante manchino permessi, languano i finanziamenti e la burocrazia – per chi vive ai margini - sia un ostacolo durissimo da superare.
Essere sous-chef può rivelarsi frustrante. Così accade a Cathy, che lavora in un ristorante stellato sempre a favore di telecamera, ma in cui non viene riconosciuto il suo talento. Finisce per licenziarsi, irritata dall'ennesima prevaricazione della chef titolare. Senza lavoro, risponde a un'inserzione e si ritrova cuoca in un centro d'accoglienza per migranti (forse) minorenni.
In che modo una grande passione può cambiare per sempre la vita di qualcuno o, addirittura, può spingere le istituzioni a rivedere determinate posizioni? A tali complesse domande potrebbe rispondere lo chef Cathy Marie (impersonata da Audrey Lamy), protagonista del lungometraggio Sì, chef! - La brigade, diretto da Louis-Julien Petit e ora in arrivo anche nelle sale italiane, in cui, appunto, vediamo [...] Vai alla recensione »
I cilindretti di barbabietola ritti nel piatto sono una creazione della sous-chef (il numero due in cucina) Cathy (l'ottima Lamy), e ai clienti piacciono ma la chef celebrità televisiva pretende di cambiarne il condimento e Cathy non lo accetta e si dimette. Trovare impiego in un altro ristorante non dovrebbe essere difficile per una brava come lei, ma l'unico posto disponibile è in una mensa per migranti [...] Vai alla recensione »
Reality e vita vera: Cathy Marie deve uscire dalla bolla del primo per scoprire - meglio assaporare - la seconda. E' un film che si guarda con il gusto e con l'olfatto, oltre che con gli occhi e un pezzettino di cuore, «Sì, chef!» del francese Louis-Julien Petit che dopo «Le invisibili» torna a mischiare commedia e dramma per parlare di integrazione, stato sociale e accoglienza.
Sous- chef. Ovvero: la sofferenza dei numeri due (il resto della brigata di cucina, con le sue gerarchie, era splendidamente illustrato nel film "Ratatouille" , ai tempi d'oro della Pixar). La chef va spesso in televisione a fare la star. Quando torna nella cucina del suo ristorante non tollera la minima variazione ai piatti che ha inventato e messo in lista.
Fin da quando era bambina, Cathy (Audrey Lamy) sogna di dirigere un suo ristorante, ma a quarant'anni niente è andato come sperava. Così si ritrova a cucinare nella mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Il suo sogno sembrerebbe ormai completa mente svanito. Louis-Julien Petit realizza un nuovo ritratto di giovane donna, mantenendosi, dopo Le invisibili, nella zona della commedia sociale. [...] Vai alla recensione »
Sono lontani i tempi di Ratatouille e dell'adagio "tutti possono cucinare". Lo sa bene Cathy, giovane ma non giovanissima chef innamorata del suo lavoro fatto di sacrifici e bocconi amari, creatività e gesti ripetitivi, inizialmente convinta che talento faccia rima con successo e approvazione. E quindi anche con fallimento e rifiuto. Cambierà idea dopo aver accettato l'incarico di cuoca nella mensa [...] Vai alla recensione »
Cathy Marie è una chef. Una di quelle che ha le idee chiare, che ha un punto di vista e lo vuole tenere fermo. Quando qualcuno prova a ostacolarla, diventa una persona irragionevole o, forse, semplicemente testarda e fiera. Il limite è davvero sottile. Può essere che gli altri abbiano torto nell'imporle una direzione. È altrettanto possibile, che seguendo le indicazioni di una bussola personale, si [...] Vai alla recensione »
"Sì, Chef!". Innumerevoli volte gli appassionati di programmi e talent a sfondo culinario hanno aperto le orecchie a questo grido collettivo, negli ultimi anni: è la risposta che la brigata di cucina deve dare allo chef, a chi è più in alto in grado, a chi detta le regole. È l'urlo che contiene l'obbedienza, ma anche l'imperativo comune di raggiungere un risultato, nel lavoro collettivo che permette [...] Vai alla recensione »
Di film, sulla cucina e le brigate, se ne sono visti tantissimi, spesso dei veri «mappazzoni», come direbbe chef Barbieri. Non è questo il caso, perché Audrey Lamy e François Cluzet sono due grandi attori e si vede, an- che se gli ingredienti sono scarsi. Nel senso che la storia, di per sé, è banalina. Una sous-chef molla il ristorante dove lavora per finire in una mensa per minorenni migranti.
Diretto dal francese Louis- Julien Petit, che si era già cimentato con il cinema al femminile in Le invisibili, Sì, chef! La brigade, in sala dal 7 dicembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, è la storia di un gruppo di assistenti sociali e di disobbedienza civile. Audrey Lamy, una dei volti più noti del cinema d'oltralpe, e François Cluzet, assai celebre anche in Italia per la sua [...] Vai alla recensione »
Cathy è una sous-chef con un sogno nel cassetto: aprire un ristorante stellato. Lasciato il precedente lavoro, presso Lyna Deletto, star dei reality di cucina, si ritrova in difficoltà economiche. Per risollevarsi, accetta di lavorare nella mensa di un ricovero per giovani migranti minorenni in una località sperduta fuori città. Louis-Julien Petit ci presenta, all'apparenza, una storia semplice.
Luminosa, commovente, riconciliata. Della commedia drammatica "sociale" il francese Louis-Julien Petit è ormai un rodato specialista, dal 2014 dell'esordio Discount, su un drappello di commessi in aperta ribellione all'incombente automatizzazione, al 2018 di Le invisibili, exploit da 10 milioni di euro che, dal libro-inchiesta di Claire Lajeunie, scruta dentro il quotidiano teneramente barricadero [...] Vai alla recensione »
"Sì, chef!" è l'affermazione che i componenti di una brigata di cucina ribattono al proprio superiore in segno di subordinazione e rispetto. Replica comune nel gergo della ristorazione, tale esclamazione, nel film di Louis Julien-Petit, oltre ad esserne il titolo (aggiunta all'originale La brigade ) assume un valore più sfaccettato, divenendo figurazione di riscatto, aspirazione e ricercata completezza [...] Vai alla recensione »
Per Charles De Gaulle era difficile governare un paese con duecentoquarantasei varietà differenti di formaggio. Louis Julien-Petit, regista francese della commedia "Sì, Chef! La Brigade" affida proprio all'arte culinaria la risoluzione del problema dell'integrazione. "Sì, Chef" è un curioso lungometraggio di denuncia che affronta una tematica sociale attuale in modo ilare.
Cathy è una chef di 40 anni, innamorata del suo lavoro, ma non della sua datrice di lavoro. Esasperata decide di andarsene da una cucina che non è la sua e realizzare finalmente il suo grande sogno: aprire un ristorante stellato. Le cose però iniziano presto a non andare secondo i suoi piani e, fra conti e complessità organizzative, si trova ad affrontare da subito le difficoltà del mestiere.