Titolo originale | La Graine et le Mulet |
Anno | 2007 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 151 minuti |
Regia di | Abdellatif Kechiche |
Attori | Habib Boufares, Hafsia Herzi, Faridah Benkhetache, Abdelhamid Aktouche Bouraouïa Marzouk, Alice Houri, Leila D'Issernio, Abelkader Djeloulli, Olivier Loustau, Sabrina Ouazani, Mohamed Benabdeslem, Bruno Lochet, Cyril Favre, Sami Zitouni, Mohamed Karaoui. |
Uscita | venerdì 11 gennaio 2008 |
Tag | Da vedere 2007 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,31 su 27 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 22 gennaio 2021
Beniji, che lavorava in un porto francese, è stato licenziato. Decide di farsi aiutare dai familiari per aprire un ristorante su un peschereccio. L'impresa li unisce in uno sforzo collettivo. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office Cous Cous ha incassato 1,9 milioni di euro .
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Beiji, 60 anni, lavora alla riparazione delle imbarcazioni nel porto di Sète, vicino a Marsiglia. Poco disposto alla flessibilità che la nuova organizzazione impone, viene licenziato. Beiji è divorziato e ha una nuova compagna ma non ha perso i contatti con la famiglia. Ora l'uomo vuole realizzare un sogno: ristrutturare una vecchia imbarcazione e trasformarla in un ristorante in cui proporre come piatto forte il cuscus al pesce. Nonostante le difficoltà economiche Beiji trova l'aiuto di tutti i familiari e l'impresa pare destinata al successo.
Abdel Kechiche, dopo quel film particolarmente interessante e 'nuovo' che è stato La schivata, torna a parlare del mondo che conosce meglio e cioè di quello degli arabo-francesi integrati da decenni nella società dell'area marsigliese ma comunque, in qualche misura, visti sempre come 'diversi'. Non c'è però alcun pietismo buonista nel suo cinema. C'è piuttosto, in particolare in questo film, la voglia di raccontare le dinamiche familiari in un ambito in cui gli uomini pongono problemi ma non li risolvono. Sono le donne, pur con le loro invidie reciproche e le frustrazioni più o meno espresse, a prendere in mano le situazioni anche nei momenti di maggiore crisi cercando una via d'uscita, talvolta traumatica e talaltra propositiva.
Kechiche si muove in un contesto sociale che è già stato ampiamente analizzato da Robert Guediguian (il porto in area marsigliese) ma lo fa con una grande leggerezza che non permette di avvertire la lunghezza del film offrendo un racconto corale che parla di uomini e donne, della loro fatica di vivere ma anche del desiderio di riscatto e dell'imprenditorialità familiare che lega le persone con i sentimenti e con un obiettivo da raggiungere insieme nonostante i contrasti personali. Nello sguardo di Beniji si può leggere un'intera vita fatta di lavoro, un passato che però non conta più nulla dinanzi ai nuovi ritmi produttivi e alle esigenze del 'mercato'. Ma Beniji non vuole,come gli suggerisce il suo capo, 'avere più tempo per i nipotini' (che pure adora). Vuole sentirsi un uomo che ha ancora da dare qualcosa alla società. Il cous cous potrebbe essere la soluzione. Potrebbe.
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Trovo molto interessanti le opinioni precedentemente espresse. Ma vorrei soffermarmi su alcuni aspetti I - I silenzi del Protagonista II - La necessita' delle Donne di fare III- Contrapposizione silenzio/dialoghi intensi. IV - Inadeguatezza dei Francesi(Occidentali). Il film non vuole insegnare ma ci immerge in una realta' parallela che spesso non vediamo perche' qualcuno possiede alternative che [...] Vai alla recensione »
anche a me ha ricordato la tragedia greca. Fortissima è la carica emotiva che il regista riesce a suscitare nello spettatore, portandoti dentro ad un dramma, e facendoti identificare non solo con Slimane ma anche con alcuni dei suoi familiari. Io ho sentito però che in qualche modo parli davvero della situazione degli algerini, o meglio, di tutti gli immigrati.
bel film, da vedere e magari rivedere dopo qualche anno. c'e' succo insomma.
Il film è avvicente ed interessante. Peccato che a volte il regista abbia troppo insistito su alcune scene, che ripropongono sì momenti di vita quotidiana ma esasperati. Vedi le insistenze sulla pipì nel vasino o la scena isterica della moglie tradita. Capisco l'insistenza paradossale voluta e cercata ma è veramente stancante. Viene voglia di abbandonare la sala, soprattutto per quella della moglie. [...] Vai alla recensione »
Cous cous, del regista franco tunisino Abdellatiffe Kechiche, è uno dei film più sorprendenti degli ultimi anni. Visto a Venezia, ha lasciato un segno indelebile e un ricordo vivo. La novità dell'opera (la terza, dopo Tutta colpa di Voltaire e La schivata) sta nel riscoprire il «segreto» del cinema, ovvero (citando Godard) che «nella vita, come nel cinema, non c'è nulla di segreto, nulla da chiarire, [...] Vai alla recensione »
Il franco-tunisimo Kechiche, che si era creato un piccolo seguito di ammiratori con il precedente, La schivata, racconta nel suo nuovo film una saga familiare capace di rievocare la forza espressiva del nostro neorealismo; con cui condivide il rigore di una messa in scena essenziale, dove movimenti di macchina e scelta delle inquadrature esaltano volti e gesti dei personaggi, facce segnate e vere, [...] Vai alla recensione »
Se certe scene vi sembran lunghe, sappiate che nel primo montaggio erano ancora più lunghe. Venti minuti sono stati tagliati, prima di presentare il film a Venezia, dove la giuria ha indecentemente preferito a Bechiche "Lussuria" di Ang Lee. Mai nella vita abbiamo avuto voglia di vedere un director's cut con le scene eliminate. Fa eccezione finora soltanto Orson Welles.
Con un pugno di attori dilettanti formidabili (strepitosa Hafsia Herzi), uno stile da documentario, e la piccola storia di riscatto sociale di un uomo da bruciare, il franco-tunisino Kechiche (La schivata) fa grandissimo cinema. In una Francia dove l'integrazione è più apparenza che realtà, il portuale tunisino cassa-integrato Slimane decide di trasformare una barca in un ristorante di cous-cous, coinvolgen [...] Vai alla recensione »
Che cosa succede quando il mito tutto americano della «seconda volta» viene raccontata da un cineasta insolito e imprevedibile come il franco-tunisino Abdellatif Kechiche? Per lo meno che lo schermo del Lido si illumina per merito di uno dei film più belli visti fin' ora e che il pubblico lo premia con 10 minuti di applausi. Quello che oggi passa in testa nella nostra personalissima graduatoria.
Il porto di Sète nel sud della Francia, il sogno di un vecchio barcone, La source (La sorgente), trasformato in ristorante di cuscus al pesce (semola e cefalo, come recita il titolo originale), la vita difficile eppure mai depressa di Slimane, sessantenne stretto fra due famiglie, quella formata da moglie e figli e quella con la nuova compagna. Il regista francese Abdellatif Kechiche ha già all'attivo [...] Vai alla recensione »
Un cous cous fatto alla perfezione è il simbolo di una vita vissuta bene, di una famiglia le cui componenti sono tutte necessarie per la buona riuscita, con il piccante, il liquido, il colore e la sostanza. La graine et le moulet, secondo il titolo originale, la semola e il cefalo. Il cous cous è una prova d'amore fatta nei confronti della famiglia intera che siederà attorno alla tavola.
Quando il cinema decide di riflettere sulla complessità del mondo e sulle sue realtà, e vuole non solo comunicare emozioni e pensieri, ma anche distogliere dalle menzogne o idee preconcette che ci sommergono, è meglio che scelga la forma del documentario o quella della storia a soggetto? Abdellatif Kechiche, giovane attore franco-tunisino di nobile aspetto, regista del multipremiato "La schivata" e [...] Vai alla recensione »
Slimane, arabo trapiantato nel sud della Francia, si sente vecchio e stanco. Ha lavorato una vita al porto e ora è diventato un "esubero" con tanto di lettera di licenziamento. Anche nel privato le cose non vanno bene. Doppia famiglia, quella del divorzio con la storica moglie con tre figli grandi e quella nuova, con compagna un po' disillusa e figlia adolescente con complesso di esclusione.
Estrosa, rutilante e insieme classica storia di riscatto sociale di un operaio portuale, frustrato dal furto di un motorino, di conseguenze tragiche. È anche il ritratto di una famiglia arabo-francese «allargata», con genitori separati, fratelli, sorelle, figli piccoli, cognate tradite, mariti puttanieri, tutti vocianti, nella permanente precarietà professionale intorno a Marsiglia.
Acclamato da pubblico e accreditati, «Cous Cous» («La graine et le mulet», la semola e il muggine, ingredienti di base per il piatto nazionale maghrebino) di Abdellatif Kechiche - già noto ai patiti da cineclub per «Tutta colpa di Voltaire» e «La schivata» - fu sorpassato a sorpresa da «Lussuria» nel verdetto dell'ultima Mostra veneziana. Con il suo piglio documentaristico, sostenuto dalla macchina [...] Vai alla recensione »
Premio speciale della Giuria veneziana (e "Mastroianni" a Hafsia Herzi), Cous Cous muove dalla realtà dell'immigrazione e della disoccupazione per inscrivere il quotidiano in una dimensione tragica. Licenziato dal cantiere navale, il vecchio Slimane si sente inutile. Cerca allora di aprire un ristorante su un battello all'àncora nel porto di Sète. A cominciare dalla figlia adottiva, che stravede per [...] Vai alla recensione »
Sono molti, nel programma di questa 64a Mostra, quelli che si potrebbero definire «film da sala»: opere medie, ben fatte e bene interpretate che si potranno vedere nei cinema del quartiere senza troppi sforzi culturali. Appartengono al genere anche due film esotici in concorso. La grande et le mulet (La semola e il muggine del cuscus di pesce) del tunisino Abdellatif Kechiche (Tutta colpa di Voltaire, [...] Vai alla recensione »
È bello iniziare un nuovo anno con un grande film che dà forza. a un'idea di cinema che si è smarrita e annacquata nel tempo. Esce l'11 gennaio Cous cous e il suo regista, Abdelatif Kechiche, francese di origine tunisina, è tornato in Italia (dopo i clamori veneziani e le polemiche per il mancato Leone d'oro, benché lo avrebbe meritato) per presentare, a Roma, la sua nuova pellicola.
Quando la macchina da presa possiede il potere e la creatività di evocare, rappresentare e raccontare la realtà, tra semplicità, profondità, commozione ed elaborazione della banalità e della ordinarietà quotidiana, allora anche i paragoni più impervi e scomodi sembrano facili e logici accostamenti tra un'opera cardine di un'era e quella che lievita da un'epoca diversa.
Il cinema francese è da tempo che non tira fuori un talento. Come le cinematografie di mezza Europa (esclusi quei paesi che a essa ora si affacciano, e mille cose hanno da dire in forme vecchie con forze nuove, vedi la Romania), anche la Francia si affida ai veterani - Chabrol, Rohmer, Resnais - in attesa di un "gesto" nuovo. Ora è arrivato, con la forza e la presunzione di chi sa di aver compiuto [...] Vai alla recensione »
Partito con i favori del pronostico, La graine et le mulet del franco-tunisino Abdellatif Kechiche - già esaltato dagli spettatori da cineclub per Tutta colpa di Voltaire e La schivata - è stato accolto assai bene dalla platea degli accreditati (peraltro abbastanza numerosi nel guadagnare l'uscita in anticipo sul riaccendersi delle luci in sala). Con il suo piglio documentaristico, sostenuto dalla [...] Vai alla recensione »
Due ore mezza di discorsi, salvo qualche corsa in motorino, fra gente qualsiasi con problemi qualsiasi: ecco Cous cous di Abdellatif Kechiche, premio della giuria e premio per l'attrice esordiente all'ultima Mostra di Venezia. Qui il film si chiamava La graine et le mulet («La semola e il cefalo»), alludendo rispettivamente al personaggio giovane e a quello vecchio; il distributore italiano, che ha [...] Vai alla recensione »
Rivendico il diritto di raccontare, in una dimensione romanzesca, la comunità arabo-francese nella pienezza della sua dignità e vita, lontano dai soliti cliché di cronaca e spettacolo». Abdellatif Kechiche, regista di La graine et le mulet; (ovvero il «grano» e il «cefalo», del couscous al pesce) in Concorso, ha forza negli occhi e serenità nel sorriso.
Ci sono film che meritano la pazienza e l'attenzione degli spettatori perché hanno un ritmo tutto loro, e anche se all'inizio possono apparire faticosi alla fine ti lasciano un senso di soddisfazione così profonda che sei loro grato anche della "sofferenza". È il caso di Cous cous del franco-tunisina Abdellatif Kechiche, vincitore morale dell'ultima Mostra del cinema di Venezia: il distributore italiano, [...] Vai alla recensione »
Nelle sale la rivelazione dì Venezia, dei franco-tunisino Abdellatif Kechkbe. Un'ode al cibo e alla sua capacità di mettere intorno a un tavolo le persone. «È un omaggio» dice l'autore «alle vite terribili degli immigrati di prima generazione». CRITICI FRANCESI lo hanno salutato come un capolavoro neorealista, la bibbia cinefila Cahiers du cinema gli ha tributato la copertina di dicembre, il pubblico [...] Vai alla recensione »
Slimane Beiji, the sad, still center of “The Secret of the Grain,”Abdellatif Kechiche’s bustling and brilliant new film, might be described as an accidental patriarch. A stubborn, taciturn immigrant from Tunisia, Slimane (Habib Boufares) has spent 35 years working in the shipyards of Sète, a rough little French port city on the Mediterranean coast. The other members of his large, cantankerous family [...] Vai alla recensione »
The Secret of the Grain" is a film with a lot on its mind. Intense and realistic, equally involved with personal stories and social issues, it takes us inside a slice of France we rarely see and makes our time there hard to shake off. Written and directed by Abdellatif Kechiche, "Grain" has been a major success in Europe, first winning prizes at the Venice Film Festival and then taking four Césars, [...] Vai alla recensione »
Ed eccoci al giro di boa anche per questa 64ma Mostra di Venezia. Dei 22 film in concorso ne abbiamo visti infatti, ad oggi, esattamente la metà. E la visione conferma le impressioni avute sulla carta: una Mostra che parla di guerra (dall'Iraq, al Libano, alla Palestina) ma anche di tutto il resto. Un "resto" non sempre esplicito, non sempre dichiarato a parole, come del resto è lecito in un'arte come [...] Vai alla recensione »
Se fosse italiano si chiamerebbe "Spaghetti", perché "Cous Cous" (la grafia è quella francese), pietanza composta di semola, pesce o carne, verdure, è il piatto nazionale nordafricano: protagonista del film di Abdellatif Kechiche è una vasta famiglia tunisina da tempo abitante in Francia nella città portuale di Sète, e il cuscus è al centro dei suoi progetti.
Un feuilleton famigliare vivace, dinamico, buffo, che si vuole (non sempre è) ricco di significati: l'integrazione in Francia di una vasta famiglia araba, la salvezza simbolicamente affidata alla propria cultura più tipica (couscous, danza del ventre), l'avventura più contemporanea che è quella del successo commerciale e dell'ascesa sociale. Un sessantenne mandato in pensione dopo trentacinque anni [...] Vai alla recensione »