Cous Cous |
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Un film di Abdellatif Kechiche.
Con Habib Boufares, Hafsia Herzi, Faridah Benkhetache, Abdelhamid Aktouche.
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Titolo originale La Graine et le Mulet.
Drammatico,
durata 151 min.
- Francia 2007.
- Lucky Red
uscita venerdì 11 gennaio 2008.
MYMONETRO
Cous Cous ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Odore di nafta e pesce
di La discarica delle storieFeedback: 0 |
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giovedì 7 febbraio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cous cous tratta della famiglia. E lo fa con stilemi claustrofobici, toni striduli e gracchianti, e chilometri di pellicola. Si sbadiglia, non tutto è chiaro, in certi momenti si prova fastidio fisico per le voci sempre eccessive, per l'ossessiva musica magrebina, per la fronte imperlata di sudore e le imperfezioni del corpo, per il testardo trascorrere dei minuti, per le torrenziali tirate isteriche delle donne. Poi si intuisce una fine tragica. Buio. Titoli di coda. Tutti a casa. E il giorno dopo ci si accorge che è successo qualcosa. Ci si ricorda del pranzo familiare come se ci fossimo stati anche noi e ci annusiamo le dita per cercarne tracce di pesce o della nafta del porto. Il cinema di Kelchiche apparentemente non fa mediazioni, non toglie nulla, non seleziona. Filma le cose che paiono accadere. Ci invita a vedere insieme a lui. O almeno così pare. Perché tutto sommato Kelchiche nella puzza di nafta e nell'aroma di cefali ci propone un operazione furbetta, dove a passare sullo schermo non è la realtà, alla quale saremmo dispostissimi a credere. Ma una realtà calcolata e costruita, che ci racconta una storia apparentemente tragica, ma in realtà a lieto fine, dove il successo nasce dal collaborare insieme per il bene comune, superando le liti da cortile e le passioni sanguigne del mediterraneo. Nella famiglia arabo-francese allargata ci riconosciamo tutti. Con pochi ritocchi il copione poteva trasformarsi in una storia di famiglie molisane o napletane e i moli di Sète, che a me fa venire in mente le fantasie lubriche di Brassens, potrebbero essere a Brindisi o a Taranto. Cous cous tratta della famiglia, e lo fa con sequenze a cui ci pare di avere da sempre assistito, a partire dalle domeniche e dalle feste comandate della prima infanzia. E così, indagando camera a spalla le rughe o la pancetta dei personaggi, i seni debordanti e la pelle arrossata, i denti gialli e i brufoletti, Kechiche ci frega, ci fa credere di guardare il mondo vero, ci seduce con richiami odori e sapori delle nostre stesse latitudini, poi ci porta nel suo mondo, e cerca di dirci qualcosa. Da vedere e rivedere la chiacchierata dei pensionati in veranda e l'interminabile pranzo familiare, che non lesina le mani sudicie di cibo, gli spruzzi e le lische di pesce tra i denti. Andate a vedere questo film, c'è molta più intelligenza di quello che sembra.
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