•  
  •  
  •  
Apri le opzioni

Abdellatif Kechiche

Abdellatif Kechiche. Data di nascita 7 dicembre 1960 a Tunisi (Tunisia).
Nel 2004 ha ricevuto il premio come miglior regia al Torino Film Festival per il film La schivata. Abdellatif Kechiche ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Sagittario.

Un'ordinata confusione

A cura di Marco Chiani

C'è qualcosa di profondamente sanguigno nelle storie del franco-tunisino Abdellatif Kechiche. Un elemento indefinito, eppure costante, che si trasforma in vigore essenziale verso quell'esistenza sempre presa di petto dai suoi personaggi, anche nel momento in cui soccombono e possono solo abbandonarsi agli strani scherzi del destino. Dopotutto, l'energica confusione della sua idea di cinema in breve può diventare cupa, asfissiante, una morsa che il regista nato a Tunisi dimostra di saper orchestrare in maniera mirabile. Ogni sfumatura ha il suo risalto. Anche il dialogo più insignificante e il gesto apparentemente più inutile trovano la loro giusta emersione nelle tessiture dei racconti. Intorno alle tavole imbandite di Cous Cous - il film che lo ha rivelato al grande pubblico - le voci si intrecciano, le mani si sfiorano, i drammi si acquietano nei colori della famiglia, dei cibi, della comprensione.

Dai film degli altri alla regia
Immigrato a Nizza con la famiglia quando era solo un bambino, dopo una formazione teatrale, Kechiche si accosta al cinema in veste di attore.
Ventenne è nel tv-movie Un balcon sur les Andes (1982), poi in alcune pellicole come Le thé à la menthe (1984) di Abdelkrim Bahloul, Les innocents (1987) di André Téchiné, Bezness (1992) di Nouri Bouzid e Un vampiro in paradiso (1992) sempre di Bahloul.
Nell'arco di pochi anni diventa un volto riconoscibile del cosiddetto cinema "beur", termine con cui si definiscono i nord-africani di seconda generazione. Una storia d'immigrazione è al centro della prima prova da regista: in Tutta colpa di Voltaire: il tunisino Jallel va a Parigi per cambiare vita, cerca di integrarsi, si finge algerino al fine di avere asilo politico, conosce una realtà difficile, vive un mondo invisibile. L'ostinata attenzione al fattore umano, derivante da un linguaggio filmico che tallona i personaggi, torna amplificata nel successivo La schivata (2003), già opera della maturità, più complessa e compatta.
Prendendo spunto dal settecentesco Gioco del caso e dell'amore di Marivaux - rappresentato a teatro dai giovani protagonisti - si raccontano le banlieu, la storia d'amore tra Lydia e Krimo, la degradazione sociale, ancora il pudore, gli avvicinamenti, le incomprensioni, la voglia di vivere.

La verità del vedere
Premiato con il Gran premio della giuria a Venezia, Cous Cous (2007) conferma Kechiche uno dei registi europei più significativi degli ultimi anni. Attraverso la storia di una famiglia francese di origine araba, la visione si allarga al "milieu" mediterraneo, alla solidarietà insita nei suoi popoli, al concetto di condivisione. Meglio che altrove, il cineasta riesce a cancellare la macchina da presa, costruendo un film oltremodo libero e spontaneo nel suo mostrare la vita al di là di ogni concessione pittoresca. Nelle disavventure di un maghrebino sessantenne, che sogna di aprire un ristorante di cous cous su un barcone da rimettere a nuovo, persiste una quotidianità autentica, distante da qualsiasi artificio cinematografico. Un sapore di realtà irruenta, possente come la danza di Hafsia Herzi - premiata a Venezia come miglior esordiente - che scandisce l'ultima parte.
Va in una direzione diversa il successivo Venere nera (2010), racconto in costume sulla vita reale di Saartjie Baartman, giovane ottentotta esibita come fenomeno da baraccone agli inizi del XIX secolo per la peculiarità dell'apparato genitale. L'esposizione del suo corpo davanti agli occhi degli scienziati o del popolo che affolla gli spettacoli dei freak, poi degli aristocratici ammassati nelle rappresentazioni di corte, la mortifica fino a trasformare la violenza del vedere in atto dunque fisico, carnale. Un'opera complessa sullo sguardo e, automaticamente, sullo spettacolo, sulle implicazioni morali di ogni visione, che ha diviso la critica in due fazioni nette, probabilmente inconciliabili.
Il 2013 Kechiche torna con un nuovo film, La vita di Adele, storia d'amore e di formazione incentrata sul rapporto tra due adolescenti che trionfa al Festival di Cannes aggiudicandosi la Palma d'Oro.

Ultimi film

Drammatico, (Francia - 2013), 179 min.
Drammatico, (Francia, Italia, Belgio - 2010), 166 min.
Drammatico, (Francia - 2007), 151 min.
Drammatico, (Francia - 2003), 117 min.

Focus

FOCUS
domenica 27 maggio 2018
Roy Menarini

Se fosse così facile filmare spontaneamente la vita e i corpi, avremmo mille registi come Abdellatif Kechiche in giro per il mondo. E invece ce ne sono pochissimi. E inimitabili, purtroppo per gli aspiranti cineasti "puri" di oggi. Il motivo è che per raggiungere l'autenticità (che è la vera posta in gioco di Mektoub, My Love: Canto Uno e del cinema della flagranza) ci vuole molto lavoro, molto talento e molte soluzioni tutt'altro che semplici

News

Dieci minuti di applausi ieri per la commedia nera di Cosimo Gomez. Il Concorso si conclude oggi con gli ultimi due film:...
Vai alla home di MYmovies.it »
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | Serie TV | Dvd | Stasera in Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | TROVASTREAMING
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati