Venere nera

Film 2010 | Drammatico, V.M. 14 166 min.

Regia di Abdellatif Kechiche. Un film Da vedere 2010 con Yahima Torrès, Andre Jacobs, Olivier Gourmet, Jonathan Pienaar, Jean-Christophe Bouvet. Cast completo Titolo originale: Venus noire. Genere Drammatico, - Francia, Italia, Belgio, 2010, durata 166 minuti. Uscita cinema venerdì 17 giugno 2011 distribuito da Lucky Red. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 - MYmonetro 3,20 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 21 ottobre 2016

La storia vera di Sarah Baartman, ragazza nera vissuta nel XIX secolo, portata in Europa ed esibita nuda come attrazione in un circo di Parigi per la peculiarità del suo fisico. In Italia al Box Office Venere nera ha incassato 117 mila euro .

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Consigliato sì!
3,20/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 2,65
PUBBLICO 3,44
CONSIGLIATO SÌ
Il calvario della Venere Ottentotta racconta la violenza dello sguardo e la schiavitù dello spettacolo.
Recensione di Edoardo Becattini
giovedì 9 settembre 2010
Recensione di Edoardo Becattini
giovedì 9 settembre 2010

Nel 1817 all'Accademia Reale di Medicina di Parigi il professor Georges Cuvier discute una tesi sulle somiglianze anatomiche fra gli ottentotti e le scimmie basandosi sugli studi effettuati sul corpo e gli organi di una donna, Sarah Baartman. La storia di Saartjie e dell'esposizione del suo corpo ha però inizio sette anni prima a Londra, dove assieme al suo padrone afrikaner tiene spettacoli di intrattenimento a Piccadilly Street interpretando una selvaggia in catene nota come la "Venere Ottentotta". Autore di un cinema identificato come fortemente realista, Abdel Kechiche trova, a ben guardare, sempre il modo di connettere almeno un elemento dei suoi film alle idee di spettacolo e di messa in scena. La schivata rivedeva le dinamiche sociali del teatro di Marivaux nella banlieue parigina, così come la danza del ventre di Hafsia Herzi in Cous cous intratteneva dei famelici finanziatori in attesa di assaggiare la specialità marocchina. In Venus noire il rapporto col palcoscenico e lo spettacolo si allunga e si estende indietro nel tempo fino al primo Ottocento, quando, fra residui illuministi e rivoluzione industriale, sia popolani che aristocratici applaudivano intimoriti e divertiti dal "cattivo selvaggio" interpretato da una donna sudafricana diventata fenomeno da baraccone per volere del suo padrone. Kechiche fa coincidere la vera storia di Saartjie Baartman col racconto dei suoi spettacoli e delle sue esposizioni, a cominciare da un incipit-epilogo che ricrea l'esposizione dei suoi organi di fronte agli anatomisti francesi fino a ripercorrere tutte le tappe antecedenti che la hanno vista esibirsi di fronte al popolo inglese, alla corte di giustizia, ai salotti libertini e ai bordelli parigini. In ognuna di queste lunghe sequenze ritroviamo le peculiarità della regia di Kechiche: macchina a mano, il parlato continuo e serratissimo, la costante attenzione per i gesti delle mani e le espressività dei volti. Le novità riguardano invece una certa cura per gli ambienti e il decoro degna di un film in costume e, soprattutto, il passaggio dei "bianchi" dalla periferia al centro della narrazione. La scelta di accentrare il racconto non solo attorno alla straordinaria Yahima Torrès ma anche ai due impresari Andre Jacobs e Olivier Gourmet, di rendere protagonista non tanto la "venere nera" quanto tutti gli sguardi di cui diventa oggetto, determina il modo con cui Kechiche riesce per tutto il film a coniugare la discriminazione con la rappresentazione, a raccontare come il principio della schiavitù non sia distante da una certa forma di spettacolo. Nelle varie "stazioni" che compongono il calvario di Saartjie, si consuma la degenerazione di questi sguardi sempre più irruenti e denigratori, sempre più invasivi e depravati, anche quando vorrebbero professarsi umanitari ed empatici (come quelli del processo a Londra). Attraverso la metafora dello spettacolo, Kechiche ci parla così della violenza dello sguardo e delle pesanti catene che esso può imporre. In questa lotta, Saartjie è sola contro tutti: padroni, spettatori, scienziati, umanisti; eppure, il regista sa come orchestrare la tensione e l'emotività per non renderla una figura patetica o trasformare gli altri personaggi in maschere della crudeltà. E questo perché il suo cinema non cerca di cogliere lo spettacolo della realtà (che è il lavoro degli schiavisti, degli impresari, di chi giustifica l'accadere dei fenomeni in funzione della propria superiorità), quanto piuttosto di far uscire spontaneamente dalla forma dello spettacolo la libertà del reale.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 20 giugno 2011
Filippo Catani

All'inizio degli anni '10 dell'ottocento, Londra e Parigi assistono al cosiddetto spettacolo della Venere Ottentotta. La Venere altri non è che una povera ragazza di colore sudafricana che viene costretta ad esibirsi per sfamare la brama di "diversità" del pubblico popolare ed aristocratico. Il successo è tale che perfino l'Accademia delle scienze di Parigi chiede di poter analizzare scientificamente [...] Vai alla recensione »

martedì 5 luglio 2011
angelo umana

“La venere nera” è arrivata per i nostri occhi sugli schermi, a 10 mesi dalla presentazione al Festival di Venezia del 2010. La donna ottentotta venne esibita come un “mostro” dalle dimensioni inaudite per l’ignoranza dei popoli inglese e francese di allora, all’inizio del 1800, e come un essere più vicino alle scimmie secondo gli “scienziati” del tempo.

giovedì 28 luglio 2011
Spike

Toccante, intenso... certo non un film per tutti. A tratti insostenibile. Da meditare. 

domenica 19 giugno 2011
Flyanto

 Film denuncia sulla storia di una donna di colore realmente vissuta nel secolo scorso e relegata a fenomeno da    baraccone per la sua diversità e le sue particolari caratteristiche fisiche. Abbastanza crudo ma efficace al fine   della riflessione di quanto gli esseri umani possono essere spietati di fronte al "diverso" o "nuovo".

lunedì 27 giugno 2011
Nalipa

Pur avendo apprezzato  molto la regia e gli interpreti, tutti bravissimi, ho trovato il film estremamente pesante. La storia la conoscevo e forse, pensandoci bene, non poteva che essere resa se non in modo tanto  'brutale'. Ai primi dell'800 una giovane boscimane viene strappata all'Africa del Sud e condotta nei freak show di Londra e Parigi.

sabato 18 giugno 2011
Bandy

Un film crudo e commovente.Andate a vederlo... Certo che il mondo non è migliorato affatto, certe storie sono ancora presenti se pur in maniera diversa...

venerdì 17 giugno 2011
ralphscott

Una lunghezza eccessiva non giova al film,che si avvale,tra l'altro,della continua presenza in scena dell'assoluta protagonista. Tagliando qualche quarto di nobiltà parigino,l'impatto sarebbe stato ancor più forte. Certo,certe maschere orripilanti sono davvero grottesche e spassose,morbosamente curiose. Bravi interpreti,intrigante ricostruzione storica.

mercoledì 6 luglio 2011
Herry

Il tema trattato è importante. Ma è trattato male. Il regista ha diritto alle sue scelte artistiche ma io come spettatore ho il diritto di non condividerle. Usare strettissimi primi piani dall'inizio alla fine, sia sui volti che sugli oggetti, è disturbante, ha fatica si riesce a capire l'ambiente circostante. Il film è troppo ripetitivo, se durava un'ora e trenta minuti era più che sufficiente. Vai alla recensione »

lunedì 27 giugno 2011
august

Il film di Abdel Kechiche è un film che purtroppo tratta di una storia vera quella di Saartjie molto ben interpretata da Yahima Torrès una donna ottentotta con un anomalia fisica che si esibisce con il tenebroso cezar (Andre Jacobsin spettacoli semi erotici e di gusto razzista. Bellissima la fotografai e la ricreazione dell’ambiente da parte di Lubomir Bakchev, che continua il lavoro [...] Vai alla recensione »

domenica 13 novembre 2011
ginger snaps

vedere quanto la disumanità sia stata crudele con i popoli africani. Seppur curiosa di vedere questo film a un certo punto stavo rinunciando. E' vergognoso che siamo stati capaci di simili scempi verso queste etnie. Nessun uomo dovrebbe essere costretto a subire tante umiliazioni. Resto indignata da tanta ferocia ma merita un applauso il regista e la protagonista.

lunedì 25 luglio 2011
doni64

Film inutile,insensato..mal recitato con una trama addirpoco scialba ed insapure.Voto 4

mercoledì 29 giugno 2011
astromelia

a volte mi chiedo come alcuni attori ma principalmente attrici,possano accettare di fare certi ruoli, vabbè che per il successo ( E I SOLDI) si butta al vento anche il pudore,ma sicuramente se avessi il fisico di quella ragazza che ha interpretato il film sicuramente non mi metterei nuda davanti ad una troupe e poi al vasto pubblico dei cinema, bisogna essere dei narcisisti nati,e poi si dà [...] Vai alla recensione »

mercoledì 29 giugno 2011
astromelia

e con tutto il rispetto per questa donna , se avessi potuto scegliere conoscendo la trama,questo film non l'avrei visto,considerando la vicenda accaduta 200 anni fa,che ha trovato la sua giusta fine nel 2002,e il riportare il dramma sullo schermo come (si pensa) realmente accaduto,la pellicola è forte, lascia alquanto perplessi e anche disgustati da alcune scene di lascivia e libertinaggio [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Valerio Caprara
Il Mattino

Interminabile, monocorde e ossessivo, «Venere nera» del franco-tunisino Kechiche colpisce per la rozzezza con la quale è allestito il suo teatrino ideologico. La rievocazione della triste odissea della boscimane Saartjie, a inizio Ottocento prima esibita come fenomeno da baraccone a Londra e Parigi, poi indotta a prostituirsi nei bordelli e nei salotti dei borghesi depravati e infine, dopo la morte [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Quanta violenza c’è in uno sguardo? Dove si ferma il diritto di sapere e inizia quello, non meno sacro, alla privacy? È più odiosa l’occhiata di un uomo in un bordello, o lo sguardo allenato di uno scienziato che tratta una donna come un oggetto? Mentre in Italia le polemiche sullo sfruttamento del corpo femminile coincidono ormai in buona parte con il dibattito politico e giudiziario, dall’ultima [...] Vai alla recensione »

Natalia Aspesi
La Repubblica

Certe signore boccheggiano, anche i critici più scanzonati se ne vanno a testa bassa. Che dire? Sarà magnifico, sarà eccessivo, “Venere nera” (in concorso) del cinquantenne venerato franco-tunisino Abdellatif Kechiche, regista di gran bell’aspetto dolente, autore di quel “Cous cous” superpremiato ovunque, anche alla Mostra di Venezia 2007? Sarà troppo lungo, 240 minuti, sarà troppo crudele nel raccontare [...] Vai alla recensione »

Mariuccia Ciotta
Il Manifesto

Un secolo e mezzo di sguardi curiosi e violenti rivolti alla «Venere ottentotta» non è bastato al regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche per distogliere il suo di sguardo da Saartjie Baartman, la ragazza di etnia khoikhoi, sudafricana che, prima dell'apartheid, fu esibita in Inghilterra come un animale. E di restituire il punto di vista a lei, alla Venus Noire.

Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Non si dimenticano i primi piani del volto avvilito, disanimato, di Yahima Torrès, nel ruolo della schiava ottentotta esibita al guinzaglio dal padrone circense, (primi ‘800), prima a Londra come selvaggia addomesticabile alle fiere popolari, poi a Parigi nei salotti promiscui della borghesia aristocratica. Da documenti di cronaca, Kechiche ricostruisce la storia di Saartje, poi Sarah, nel nascente [...] Vai alla recensione »

Thomas Sotinel
Le Monde

La première séquence de Vénus noire donne la mesure de la violence et de la force tellurique du film d'Abdellatif Kechiche. Dans un amphithéâtre, un homme exhibe à d'autres hommes le sexe d'une femme. Ce geste pornographique est le fait d'une figure du panthéon français, le naturaliste Georges Cuvier (François Marthouret). Il montre les organes génitaux qu'il a détachés d'un cadavre féminin.

Davide Turrini
Liberazione

Saartjie (Yahima Torres) è uno di quei fenomeni da baraccone ottocenteschi, quando ancora il labile confine tra realtà e spettacolo era agli albori. Donna nera di oltre un quintale, viene fatta esibire in uno squallido palchetto della Londra d'inizio '800 come creatura in cattività da uno scaltro afrikaner. Schioccano frustini, catene e pizzicotti sull'enorme sedere.

Dario Zonta
L'Unità

La storia produttiva della Venere Nera di Abdellatif Kechiche (regista del premiato Cous cous, Leone mancato a Venezia nel 2007) è molto complicata e l’uscita estiva lascia intendere quanto sia stato difficile collocare quest’opera, lunga, rigorosa e intransigente, nell’agenda degli esercenti! Kechiche è regista dalla personalità forte e rigorosa, come i suoi film.

Didier Peron
Libération

Vedendo il film di Kechiche non si può non pensare a Elephant man. Ma se il capolavoro di David Lynch voleva farci piangere, questo di Kechiche, è meno rassicurante. Qui il fenomeno da baraccone è sempre e comunque manipolato e irrecuperabile. Kechiche si prende il rischio di firmare un progetto tutt’altro che edificante su una vittima esemplare del razzismo e del colonialismo europeo.

Massimo Bertarelli
Il Giornale

È un bel pugno nello stomaco, anche per la sfibrante durata, il drammone francese in costume, e anche senza, ricavato da una tragica storia vera. Nella Londra del 1810 fa furore nelle piazze la giovane, monumentale sudafricana Saartje, mostrata in catene, come una bestia feroce, a una folla più stupita che spaventata. I tre cinici padroni cercano di trarne il massimo profitto, infischiandosene delle [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Nata nel 1770 l’ottentotta Saartjie Baartman è un personaggio vero che, al seguito del suo padrone, si esibì nelle fiere e nei salotti di Londra e Parigi a uso di spettatori avidi di esotismo ed eccitati dalle sue peculiarità fisiche (ipertrofia delle natiche e del sesso). Nel ripercorrerne la breve odissea europea, conclusasi nel giro di un lustro (1810-1815) con la morte, Kechiche sceglie una via [...] Vai alla recensione »

Paola Casella
Europa

La vera storia di Saartjie Baartman, la «Venere ottentotta» portata dall’Africa all’Inghilterra per esporla in un freak show a causa delle sue dimensioni esagerate, le cui resta furono custodite nel Museo antropologico di Parigi. Un’odissea di schiavitù cui la stessa Saartjie ha acconsentito (ma il film mostra molto bene in quali condizioni psicofisiche), raccontata dal regista franco-tunisino di Cous [...] Vai alla recensione »

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