filippo catani
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lunedì 20 giugno 2011
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la venere in catene
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All'inizio degli anni '10 dell'ottocento, Londra e Parigi assistono al cosiddetto spettacolo della Venere Ottentotta. La Venere altri non è che una povera ragazza di colore sudafricana che viene costretta ad esibirsi per sfamare la brama di "diversità" del pubblico popolare ed aristocratico. Il successo è tale che perfino l'Accademia delle scienze di Parigi chiede di poter analizzare scientificamente la ragazza per cercare di dimostrare, attraverso metodi e misure rigorosamente scientifiche, l'inferiorità dei neri e la loro assoluta vicinanza con le scimmie. Tratto da una storia vera.
Questo film è a dir poco stupendo e dispiace che in Italia esca in un periodo in cui la gente tende a non andare al cinema.
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All'inizio degli anni '10 dell'ottocento, Londra e Parigi assistono al cosiddetto spettacolo della Venere Ottentotta. La Venere altri non è che una povera ragazza di colore sudafricana che viene costretta ad esibirsi per sfamare la brama di "diversità" del pubblico popolare ed aristocratico. Il successo è tale che perfino l'Accademia delle scienze di Parigi chiede di poter analizzare scientificamente la ragazza per cercare di dimostrare, attraverso metodi e misure rigorosamente scientifiche, l'inferiorità dei neri e la loro assoluta vicinanza con le scimmie. Tratto da una storia vera.
Questo film è a dir poco stupendo e dispiace che in Italia esca in un periodo in cui la gente tende a non andare al cinema. Mette davvero i brividi vedere una povera ragazza esibirsi con tanto di catena per ogni genere di pubblico che, per l'occasione, può pure toccarla nelle parti intime. L'Europa che si avviava verso il tramonto dell'età napoleonica mostrava tutto il suo razzismo e la'nticipo di quello che sarebbe stato ribattezzato come il fardello dell'uomo bianco e cioè cercare di civilizzare i selvaggi d'Africa. Purtroppo per la ragazza, una volta terminata la "fama" non resta per sopravvivere che la via della prostituzione; l'ennesimo dramma per una giovane ragazza strappata alla sua comunità. Fa impressione sapere che i resti della povera ragazza rimasero esposti a Parigi fino agli anni Settanta e furono restituiti al Sud Africa negli anni Duemila. Magistrali la regia e gli interpreti e la lunga durata non appesantisce in nessun modo la visione dell'opera.
Purtroppo, certo non con quegli estremi, ma ancora oggi l'approccio con il diverso è visto troppe volte con diffidenza, ostilità e una malcelata vena razzista.
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angelo umana
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martedì 5 luglio 2011
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lento cammino d. umanità verso un mondo più giusto
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“La venere nera” è arrivata per i nostri occhi sugli schermi, a 10 mesi dalla presentazione al Festival di Venezia del 2010. La donna ottentotta venne esibita come un “mostro” dalle dimensioni inaudite per l’ignoranza dei popoli inglese e francese di allora, all’inizio del 1800, e come un essere più vicino alle scimmie secondo gli “scienziati” del tempo. Sarah Baartman (Saartjie) fu prelevata in Sud Africa e portata da un avventuriero afrikaner a Londra – la perfidia e la smania di guadagno dei conquistadores del mondo sviluppato non conosce(va) limiti – per essere mostrata come un essere sottosviluppato, prima in spettacoli sordidi da fiere, ingabbiata, poi in spettacolini privés a Parigi, per trovare infine impiego in un postribolo dove si ammala e muore.
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“La venere nera” è arrivata per i nostri occhi sugli schermi, a 10 mesi dalla presentazione al Festival di Venezia del 2010. La donna ottentotta venne esibita come un “mostro” dalle dimensioni inaudite per l’ignoranza dei popoli inglese e francese di allora, all’inizio del 1800, e come un essere più vicino alle scimmie secondo gli “scienziati” del tempo. Sarah Baartman (Saartjie) fu prelevata in Sud Africa e portata da un avventuriero afrikaner a Londra – la perfidia e la smania di guadagno dei conquistadores del mondo sviluppato non conosce(va) limiti – per essere mostrata come un essere sottosviluppato, prima in spettacoli sordidi da fiere, ingabbiata, poi in spettacolini privés a Parigi, per trovare infine impiego in un postribolo dove si ammala e muore. Gli scienziati ricavarono una statua dal suo corpo per lezioni anatomiche sulla diversità, l’apparato genitale fuori dal comune fu conservato in provetta e mostrato in un museo di anatomia a Parigi fino al 1975: una vergogna durata 200 anni e un monito per chiunque abbia il minimo ardire – o la stupidità - di considerare una razza inferiore a un’altra (di questa ragazza parlò Gian Antonio Stella nel libro “Negri Froci Giudei”). I funerali che le erano dovuti si celebrarono in Sud Africa nel 2002.
L’attrice Yahima Torrés è sì un mostro, ma di bravura; ci rende l’immagine delicata di una ragazza piena di pudore e con un passato di sofferenza, che la venuta in Europa non lenì, riservandole invece un calvario di frustrazioni. A dispetto di immagini più che truculente è evidente l’”ordine” del regista Abdel Kechiche nel mettere insieme tutte le fasi europee della vita di Sara, ordine ed onestà riscontrabili anche nel suo film Cous Cous. Duro ma da vedere, il cammino dell’umanità verso un mondo più giusto è incredibilmente lento.
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[+] un mondo più giusto
(di discanto55)
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spike
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giovedì 28 luglio 2011
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un film civile
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Toccante, intenso... certo non un film per tutti. A tratti insostenibile. Da meditare.
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flyanto
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domenica 19 giugno 2011
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la spietatezza umana di fronte al "diverso"
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Film denuncia sulla storia di una donna di colore realmente vissuta nel secolo scorso e relegata a fenomeno da
baraccone per la sua diversità e le sue particolari caratteristiche fisiche. Abbastanza crudo ma efficace al fine
della riflessione di quanto gli esseri umani possono essere spietati di fronte al "diverso" o "nuovo". Sempre
efficace ed interessante il rapporto esistente fra spettacolo e realtà che il regista Abdelatif Kechiche
rappresenta in tutti i suoi films.
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