Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Ewan McGregor |
Attori | Ewan McGregor, Jennifer Connelly, Dakota Fanning, David Strathairn, Uzo Aduba Valorie Curry, Rupert Evans, Molly Parker, Peter Riegert, Mark Hildreth, Emily Peachey, Hannah Nordberg, Ocean James, David Whalen. |
Uscita | giovedì 20 ottobre 2016 |
Distribuzione | Eagle Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,73 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 ottobre 2016
Seymour "Swede" Levov è un uomo d'affari ebreo che vive a Newark, New Jersey, la cui vita viene disturbata dagli sconvolgimenti politici degli anni '60 sotto la presidenza di Lyndon B. Johnson. In Italia al Box Office American Pastoral ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 734 mila euro e 352 euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Durante un ritrovo di ex compagni di scuola, lo scrittore Nathan Zuckerman incontra il vecchio amico Jerry Levov, che gli racconta la storia di suo fratello Seymour, detto "lo Svedese", idolo sportivo del giovane Zuckerman. È la storia di un uomo che ha avuto tutto, la bellezza, la fortuna professionale, una moglie Miss New Jersey, e che ha visto il suo mondo andare in pezzi quando la figlia adorata, adolescente, compie un attacco terroristico, uccidendo un uomo e sparendo nella clandestinità. È la storia di un sogno di pace e prosperità e dell'ipocrisia nascosta in esso, della "desiderata pastorale americana" e della contropastorale, "l'innata rabbia cieca dell'America", nelle parole di Philip Roth, dal cui romanzo-capolavoro il film è tratto.
La parabola della sua vita, la piega che prende dopo una prima parte in cui ogni cosa che tocca sembra trasformarsi in oro, è ciò che fa dello Svedese l'uomo che è. Anche l'ebreo che è, nel senso letterario della condanna all'introspezione e del caricarsi di un senso di colpa senza prove, del tutto autoinflitto. Questo, il film non può renderlo al meglio: può fare del suo meglio per renderlo, ma è un'altra cosa ("Il basket è un'altra cosa, Skip"), perché quella è materia di un'altra natura, appartiene alla grande letteratura.
Il film di McGregor fa del suo meglio, non a caso, quando si tratta di attori: non solo la sua incarnazione di Seymour Levov è credibile, forse un po' troppo modellata sul personaggio che ha interpretato per Tim Burton in Big Fish (si direbbe che persino alcuni abiti siano gli stessi), ma capace di portare il peso del dramma sul volto, nello sguardo, prima che in gesti più plateali. Capace anche - lo si dice senza ironia - di incarnare il vuoto in certi sguardi, vuoto che nella storia è pieno di senso. E notevoli sono anche le interpretazioni di Dakota Fanning e di Jennifer Connelly, alle prese con un altro, differente "requiem" per il sogno americano.
Quello che il personaggio di McGregor, e il suo film in maniera speculare, non sanno fare, è rendere conto del passato dello Svedese, della sua aura di baciato dalla grazia e dalla sorte. Pur citandolo a parole, nella voice over di Zuckerman, "the magic trick that turns past into present", quel modo davvero magico di andare avanti e indietro e mescolare le carte della temporalità, che è del romanzo, il film non arriva mai nemmeno a sfiorarlo. Tra passato e presente, è costretto a scegliere, e opta per la formula della cornice, che è corretta, sicura, ma anche chiusa, museale, come la teca dietro la quale si conservano, irraggiungibili, i trofei sportivi dello Svedese.
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Il perfetto Seymour Levov (detto lo Svedese), campione di football, bello e osannato da tutti sposa la perfetta Dawn, miss New Jersey, appassionata di vacche. La coppia va a gonfie vele, hanno una figlia, la loro fabbrica di guanti prospera. I problemi iniziano quando Merry (la figlia) comincia a crescere: balbetta (forse apposta), è ipersensibile ed ogni tanto ha comportamenti fuori dal normale, tuttavia [...] Vai alla recensione »
E' complicato trarre un film da un capolavoro assoluto come "American Pastoral" di Philip Roth . Bisogna quindi ringraziare Ewan McGregor che con la sua tenacia ha permesso la realizzazione di questo film con il conseguente rimbalzo di notorietà per il libro che la merita ampiamente . L'opera non è a livello del libro ma ciononostante la storia è talmente coinvolgente& [...] Vai alla recensione »
Lui è lo Svedese, un uomo ricco, bello e molto fortunato. E' anche ebreo. Lei è Miss New Jersey, bella, determinata, moglie dello Svedese. Merry è la loro adorata figlia. Tanta luce nella prima parte del film, luce che illumina la nascita di un amore, la nascita di una figlia e i primi anni felici di una famiglia americana come tante. Ma nel frattempo l'America va in guerra in Vietnam, i neri si ribellano, [...] Vai alla recensione »
Un grande movimento rivoluzionario culturale e politico di cui fu protagonista la gioventù americana degli anni ‘60 visto esclusivamente attraverso gli occhi di un borghese ebreo di successo. La Storia, dal punto di vista asfittico di un padre amorevole straziato per la figlia terrorista passata alla clandestinità ed alle prese con la moglie letteralmente impazzita dal dolore, rimane sullo sfondo, [...] Vai alla recensione »
Ewan McGregor si è scelto una bella gatta da pelare per il suo esordio dietro la macchina da presa. Philip Roth è uno degli scrittori più difficili da portare sul grande schermo e la Pastorale Americana risulta senz'altro uno dei suoi lavori più importanti e significativi. Ma l'ex-Renton sembra consapevole di queste cose e decide di approcciarsi al [...] Vai alla recensione »
Mah...insomma.... Nella interessante rappresentazione di una drammatica storia familiare dell'America anni 50-60, la cosa che mi ha negativamente più colpito è stato il comportamento della psicoterapeuta della giovane Meredith. Il colpo di scena era voluto, d'accordo, ma trovo una cosa del genere così poco verosimile da inficiare quasi tutta la credibilità del film. [...] Vai alla recensione »
"AMerican Pastoral"(2016)di Ewan MC Gregor "arranca"dietro all'oriiginale letterario, che, di circa vent'anni anteriore, è un capolavoro di quel genio della letteratura(non ancora, colpevolmente, insignito di un Nobel...)che è Pnihilp Roth, con la sua capacità di demistificare totalmente i"Sixties"(non certo"rolling", nella prospettiva [...] Vai alla recensione »
L’ineluttabile necessità del male. Come poteva concepirla Seymour Levov, lo Svedese? Bello, generoso, campione idolatrato, abile imprenditore. Una vita perfetta, divisa fra la fabbrica, modello di integrazione, e la casa di campagna, dove una moglie bellissima, ex Miss New Jersey, fa da principessa consorte del suo regno illuminato. Invece il male, inspiegabile, c’è.
Da accanito lettore e grande amante dei romanzi di Roth, non potevo non vedere il film tratto dal suo piu' celebre libro. Le mie aspettative erano basse, in quanto ritengo molto difficile, se non impossibile, rendere sul grande schermo una storia ed un argomento tanto complesso e ben scritto su carta. C'era anche un precedente di qualche anno fa, che mi aveva terribilmente deluso ("la [...] Vai alla recensione »
E' proprio vero, la vita, come la fortuna, con una mano da' e con l'altra prende. E il Destino e' come un grande burattinaio che con i suoi fili conduce e regola le nostre esistenze. Ne sapra' qualcosa Seymour Levov, giovane e bello, campione di football, erede di una facoltosa famiglia ebrea fabbricante guanti. Egli, una volta abbandonato lo sport, sposera' una donna bellissima, rilevera' l'azienda [...] Vai alla recensione »
Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Philip Roth, il film racconta di un uomo (Ewan Mc Gregor), denominato nella sua comunità cittadina "lo Svedese", il quale riscontra un pieno successo sia sul piano professionale che su quello sentimentale e conseguente ammirazione in tutti coloro che lo circondano. Costruitosi una bella famiglia dopo aver sposato l'affascinante ex Miss New Jersey ed avere [...] Vai alla recensione »
Per la sua prima regia, Ewan Mc Gregor avrebbe fatto meglio a scegliere un tema meno difficile. Tratto dal libro omonimo di Philip Roth con cui nel 1997 vinse il Premio Pulitzer, il film American Pastoral presenta tutti i problemi tipici di una trasposizione dallo scritto alle immagini in movimento. Il protagonista Seymour Levov (lo stesso Ewan Mc Gregor) – idolo sportivo universitario del basket [...] Vai alla recensione »
Non ho letto il romanzo di Roth e non posso logicamente fare un confronto. Il film però ha un sua fascino nella lentezza e nella ripetitività dei gesti che esprimono il dramma inesorabile dello svedese e di sua moglie e nel complesso di tutto il sogno americano. Manca secondo me una rapresentazione più forte e decisa nella prima parte dell' aristocratico mondo all' [...] Vai alla recensione »
Film discreto con trama difficile e pesante da digerire ma resa in maniera intelligente senza risultare troppo noiosa. Buono il cast e la recitazione. La morale di fondo ci lascia la domanda su cosa dovremmo fare davanti ad una figlia come quella. Risultato complessivo più che sufficiente.
Si, da vedere anche se preferisco rileggere "Espiazione" piuttosto che vedere un uso film. Apprezzo il tentativo ed il coraggio ma c'e' una grande differenza tra scrivere un libro e provare a girare un film.. Positivo il tentativo di "sdoganare" al cinema il Roth più antico.. Nulla a che vedere con "l'Animale Morente".
Probabilmente sottovalutato dalla critica, come esordio alla regia rappresenta un ottimo film, nonostante la difficolta a trattare certi temi.
Probabilmente impeccabile, formalmente impeccabile trasposizione cinematografica del celebrato romanzo di Philip Roth. Piatta però, talmente piatta che pure le diverse citazioni hopperiane dell'immagine non sorprendono, si immiseriscono in bella calligrafia. Si ripropone l'eterna questione dell'utilità ed il danno del cinema per la letteratura (e viceversa).
Così scrive Philip Roth in Pastorale americana (1997): «Sto pensando agli anni 60 e alla confusione provocata dalla guerra nel Vietnam, a come certe famiglie persero i figli e certe famiglie no, e a come la famiglia di Seymour Levov fu una delle prime: famiglie piene di tolleranza e di buona volontà, una buona volontà amorevole, ben intenzionata, progressista; e furono i figli di queste famiglie a [...] Vai alla recensione »
II falso problema è se un film a base letteraria debba essere valutato secondo un criterio di fedeltà al testo. Certo che no, un film vive di vita propria: però quando il romanzo ispiratore è un capolavoro, è raro che il cinema sia all'altezza. Nessun dubbio che l'attore Ewan McGregor, qui alla sua prima prova di regia, abbia affrontato con impegno l'impresa di trasporre sullo schermo American Pastoral [...] Vai alla recensione »
C 'è da chiedersi cosa sia saltato in mente a Ewan McGregor per decidere di confrontarsi con un libro premio Pulitzer, come quello di Philip Roth (in Italia, edito da Einaudi e in vendita a 14 euro), capace di raccontare, in maniera profonda e complessa, il conflitto generazionale che, a partire dagli anni '60, si scatenò, via via, tra i figli del boom economico e quelli del '68, disgregando non solo [...] Vai alla recensione »
Dal romanzo di Philip Roth (Pulitzer 1998). Ora che si ripresentano mitiche elezioni americane, fa bene ricordarlo: nel "sogno" ci fu un punto di rottura, la scoperta del rifiuto, la rivolta violenta al razzismo, alla famiglia borghese, all'ingiustizia, all'ipocrisia del consenso, gli anni '60. A queste radici delle distorsioni nei decenni seguenti fino a oggi Roth dedica il "risveglio" dell'eroe illuso, [...] Vai alla recensione »