Hafsia Herzi racconta, intimidita, il percorso che l'ha portata al premio di Venezia.
di Claudia Resta
Il film
Sète. Beiji (Habib Boufares) si trascina sul cantiere navale del porto per un lavoro che, con l'età, è diventato insostenibile, perché vuole restare vicino alla sua ex moglie e ai figli, nonostante una storia familiare fatta di rotture e tensioni che le difficoltà finanziarie non fanno che acuire. Si sente inutile e fallito e vorrebbe riscattarsi realizzando un sogno: metter su un ristorante di sua proprietà. La sua famiglia che pian piano si unisce intorno al progetto, diventato il simbolo della ricerca di una vita migliore, e il sogno si avvia verso la realizzazione. O quasi...
Come sei arrivata a questo film?
Direi per caso, o per fortuna: un giorno, una direttrice di casting con cui ero in contatto per dei ruoli come comparsa, mi ha chiamato per Cous cous. Era quasi il mio compleanno, ero molto depressa e il casting mi è sembrato quasi un regalo, perché dovevo scegliere se continuare a tentare la via della recitazione o proseguire con i miei studi di diritto. Mi sono presentata con molta grinta, improvvisando per venti minuti una piccola parte. Per fortuna mi hanno richiamato e cercando di fare buona impressione ho detto che facevo anche danza orientale anche se non era vero. Quando poi mi hanno chiesto di danzare, il risultato è stato pessimo, ma Abdellatif Kechiche, per fortuna, mi ha voluto lo stesso.
È più dura ingrassare o dimagrire?
Quando Abdel mi ha chiesto di ingrassare avevo un po' paura, perchè dovevo mettere su almeno quindici chili e sono tantissimi! Però ero così felice che mi avesse scelto per la parte, nonostante non fossi un'attrice professionista e nemmeno una ballerina, che ho pensato che anche se dovevo ingrassare parecchio l'opportunità era unica. Dopo ho fatto tanto sport e molta danza, mi sono rimessa a dieta e sono tornata al mio peso forma! E poi, ingrassare serviva per la danza del ventre: nessuna danzatrice che si rispetti è magra, perché deve esprimere sensualità.
Quanto sei simile a Rym?
Pochissimo: siamo persone molto diverse, anche se molti amici mi hanno detto che c'è molto di me in lei. Quello che ci avvicina è forse la sua ingenuità, questo idealismo proprio dell'adolescenza, in particolar modo quando aiuta Slimane nel suo percorso burocratico. C'è anche la sua capacità di sapersela sbrogliare, e questo desiderio di andare fino in fondo alle cose. Comunque, interpretandola ho cercato di dimenticare me stessa, perché quando recito è fondamentale perdermi completamente nella scena.