Anno | 1997 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 131 minuti |
Regia di | Roberto Benigni |
Attori | Horst Buchholz, Roberto Benigni, Giustino Durano, Nicoletta Braschi, Giuliana Lojodice Giorgio Cantarini, Gina Rovere, Lidia Alfonsi, Marisa Paredes, Franco Mescolini, Andrea Tidona, Massimo Salvianti, Nino Prester, Francesco Guzzo, Richard Sammel. |
Uscita | giovedì 18 dicembre 1997 |
Tag | Da vedere 1997 |
Distribuzione | C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,33 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 21 settembre 2017
Argomenti: La zona d'interesse
Sei anni dopo il matrimonio di Guido e Dora, lui viene prelevato con lo zio Eliseo e il figlio Giosué e portato in un campo di concentramento. Lei, pur non essendo ebrea, decide di seguirli di sua iniziativa. Il film ha ottenuto 7 candidature e vinto 3 Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto 5 Nastri d'Argento, 2 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, Al Box Office Usa La vita è bella ha incassato 57,2 milioni di dollari .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Guido Orefice, ebreo romantico nell'Italia di Mussolini, raggiunge 'senza freni' Arezzo. Assunto come cameriere al Grand Hotel sposa Dora, la principessa precipitata dal cielo e promessa a un grigio funzionario di regime. Dal loro amore, più forte delle discriminazioni e della propaganda antisemita, nasce Giosuè. Cinque anni dopo la situazione precipita e Guido e Giosuè vengono deportati. Condannati all'inferno, Guido oppone instancabilmente la forza del sogno all'incubo troppo reale dei campi di concentramento. Giorno dopo giorno convince il figlio che quello a cui assiste è soltanto un immenso gioco di ruoli in fondo al quale si vince un tank. Guido traveste l'orrore, lo adatta, lo dirotta perché il suo bambino non smetta mai di sognare.
Guido ha un dono raro. È capace di ridisegnare la vita, di farla più bella con la forza dell'immaginazione. Guido è un mago, com'è permesso di esserlo solo nelle favole o in un film che si azzarda a sfidare le leggi del realismo. Come si comporterebbe allora questo funambolo allegro e generoso in faccia all'orrore indicibile dei campi nazisti? Con esuberanza. Un'esuberanza che lascia costantemente sbalorditi protagonisti e spettatori. Cameriere al Grand Hotel di Arezzo, Guido semina un trambusto sovversivo che confonde i burocrati fascisti che lo incrociano. Perché Guido il fascismo non lo combatte frontalmente, si accontenta di metterlo in ridicolo alla prima occasione e in ogni occasione, sostituendosi a un ispettore mandato da Roma per tenere una lezione sulla superiorità della razza o al fidanzato fascista della sua principessa. Guido è un personaggio felice e inafferrabile, uno schlemiel formidabilmente capace di piegare a suo favore gli scacchi della sorte, di farsi gioco dei cattivi.
L'impertinenza gli si addice come l'ardore. E infatti la sola idea fissa di Guido è Dora, la giovane istitutrice che cede sotto il suo charme e la sua poesia leggera. La sposa e cinque anni più tardi cammina con suo figlio sotto lo sguardo di un soldato tedesco e verso un treno coi vagoni di legno. "Dove andiamo?", domanda il bambino, e La vita e bella scivola nell'imponderabile. Come il destino di Guido, come l'ambizione di Benigni. Dove vanno, Guido non ne ha idea ma, precipitato nell'orrore concentrazionario, non si arrende. La favola volge al nero e Benigni introduce un'idea luminosa sulla quale costruisce la seconda parte del film: il suo eroe, abile a incantare la vita degli altri, inventa per suo figlio il gioco della sopravvivenza. Un gioco in cui i soldati tedeschi, "quelli cattivi, cattivi che urlano forte", dettano le regole, dove si guadagnano punti a nascondersi, dove si perdono piangendo, dove accumulandone mille si vince un carro armato, uno vero. Chiunque voglia sottrarsi al male non ha altra scelta, per Benigni, che recitare il folle.
Seguendo l'impronta delle comiche slapstick, l'autore fa del suo Guido l'erede più diretto del barbiere di Chaplin (Il grande dittatore). Come lui non perde mai la propria identità, prendendo la libertà di sostituirsi (in)consapevolmente agli avversari. Qualsiasi magia Guido compia non è che un piccolo tentativo di resistere alla grandezza del Male. Nell'incessante confronto tra i segni accumulati di una tragedia in marcia (il fumo nero che esce di continuo da un camino, la montagna di abiti smessi, la doccia dove vengono spediti vecchi e bambini) e i prodigi d'invenzione di un padre per dissimularli al proprio figlio, nasce la singolare pertinenza del film, che svela e denuncia progressivamente la crudele assurdità della loro situazione.
Tra l'infilmabile e il troppo filmato, Benigni prende la sola decisione possibile, elude il realismo e stilizza per non tradire. Questa scelta morale ed estetica insieme è decisiva. Il campo in cui è stato deportato Guido non esiste ma è un richiamo inconfutabile al male banale e assoluto che conosciamo. La vita è bella affronta la tragedia seguendo un sentiero puramente fantastico ma la fantasia subisce un terribile tracollo di fronte allo svelamento effettivo della realtà (il muro di cadaveri). Nondimeno Guido è l'unico personaggio in grado di incarnare l'elemento favolistico, di sfidare gli orchi, di giocare con un dio capriccioso e invisibile. Contro l'ineluttabile si difende con l'ironia, un'ironia che finisce per disfarsi quando gli eventi precipitano. Quando Lessing, il medico che Guido aveva servito anni prima al Grand Hotel, non vede la 'soluzione' che ha davanti agli occhi. Quando nel momento più critico, rispetto al quale le proprie dimensioni e le proprie magie cessano di 'funzionare', Guido trova la risorsa di una giulleria che spacca il cuore. Quando non c'è più niente da ridere e il male diventa un'evidenza tutta da piangere. È allora che misuriamo il bel trionfo di Benigni, la sua abilità a evitare la drammatizzazione a oltranza e la buona coscienza consensuale. Ma il racconto e la memoria della Shoah possono passare per la risata? Se lo è domandato una parte della critica accanita contro una commedia in due atti che rompe l'interdizione in maniera più significativa di Schindler's List. Benigni non ride di o con la Shoah. Benigni conferma piuttosto che la risata e l'orrore, lontani dall'escludersi, si attraggono naturalmente. Ridere salva la vita, è una reazione vitale contro il caos e la disperazione. Semplice e chiaro, La vita è bella laicizza la memoria senza mai dimenticare. La poesia dopo Auschwitz è possibile. Lo diceva Paul Celan, lo ribadisce Roberto Benigni, il clown che ha sbaragliato la barbarie nel tempo di una favola.
La vita è bella è un film sospeso tra comico e tragico, fantasia e realtà, magia e Storia. È diviso in 2 parti. La 1ª si svolge in città e si basa sull’amore di Guido e Dora. La 2ª si svolge nel lager e si basa sulla tragedia dell’Olocausto. Il film si lega all’opera Il mondo come volontà e rappresentazione, di Schopenauer. Secondo Schopenauer, il mondo è fenomeno, è una rappresentazione dell’individuo. Se si vuole risalire a ciò di cui il mondo è fenomeno, alla cosa in sé, bisogna cercare in noi, in ciò che vi è di più intimo nella nostra persona. La cosa in sé è la volontà, non come valore razionale, ma come tendenza istintiva, mossa dal desiderio, dal bisogno: è volontà di vita. Torniamo al film nell’ottica di Schopenauer. Nella 1ª parte, Guido, per conquistare Dora, trasfigura la realtà quotidiana, la fa diventare magica, comica, usa gli elementi della vita per allestire una rappresentazione magica, padroneggiando la causalità prevedibile della catena causa-effetto, e fa credere a Dora che ciò che accade sia frutto della sua volontà. Si ha così una rappresentazione magico-comica dettata da una volontà amorosa. Nella 2ª parte, Guido, per proteggere Giosuè, trasfigura la realtà tragica del lager, la fa diventare ludica, comica, usa gli elementi della vita nel lager per allestire una rappresentazione ludica, tentando di padroneggiare la casualità tragica e imprevedibile del lager. Si ha così una rappresentazione ludico-comica dettata da una volontà naturale di vita, la volontà del padre di far sopravvivere il figlio, di proteggerlo dall’orrore, di preservare la credenza del figlio nella bellezza della vita. Guido traduce la lingua tragica della realtà e della Storia nella lingua salvifica della fantasia comica. La frase finale di Giosuè, «Abbiamo vinto», attesta la riuscita del progetto educativo di Guido: Giosuè è sopravvissuto al lager, ha conservato la fantasia e la letizia, è salvo fisicamente e spiritualmente. Secondo Nietzsche, il mondo è segnato dal dolore, e chi arriva a vedere l’atrocità e l’assurdità dell’esistenza come verità raccapricciante, rischia di divenire incapace di agire: «Ed ecco, in questo estremo pericolo della volontà, si avvicina, come maga che salva e risana, l’arte; soltanto lei è capace di volgere quei pensieri di disgusto per l’atrocità o l’assurdità dell’esistenza in rappresentazioni con cui si possa vivere: queste sono il sublime come repressione artistica dell’atrocità e il comico come sfogo artistico del disgusto per l’assurdo».
Quando a Dumas père era mossa l'accusa di violentare la Storia, il sagace romanziere si scagionava obiettando che dai suoi atti di violenza nascevano dei bei bambini. Un'osservazione simile si potrebbe rivolgere ai puristi e a quanti storcono il naso di fronte a La vita è bella. Il film di Benigni infatti non è una pedante ricostruzione manualistica, ma una storia nella Storia, una favola moderna costruita sullo sfondo di una delle più drammatiche pagine che l'umanità ricordi.
Guido, un giovane ebreo amante della vita e della poesia, si reca ad Arezzo con l'amico Ferruccio in cerca di lavoro. Si fa assumere come cameriere dallo zio Eliseo, che gestisce il Grand Hotel, e s'innamora di Dora, un'insegnante promessa sposa all'antipatico fascista Rodolfo. Con l'esuberanza e l'allegria del suo carattere, riesce a vincere le reticenze della maestrina, e a sposarla. Sei anni dopo, probabilmente denunciato dalla suocera che non ha mai digerito il matrimonio, Guido è deportato in un campo di concentramento con lo zio Eliseo e col suo figlioletto, il piccolo Giosuè, mentre Dora, pur non essendo ebrea, decide di seguirli di sua iniziativa.
È l'inizio della tragica avventura di un padre che, per proteggere il figlio dalla realtà, maschera l'intero dramma della prigionia dietro la ridente facciata di un appassionante gioco a punti; di un marito che, vincendo la lontananza fisica, cerca di restare vicino all'amata moglie; di un uomo, che è disposto veramente a tutto, anche al personale sacrificio, pur di difendere ciò che ha di più caro. Sino alla prova conclusiva, che nella fantasia di Giosuè assume i connotati di una lunga partita a nascondino, prima dell'assegnazione dell'ambito premio finale.
Da un punto di vista strettamente razionale, La vita è bella è un film ricco di punti deboli: anacronismi a volontà (l'espediente del gioco a punti, per dirne uno, somiglia molto alla più recente logica del videogame), inverosimiglianze che sfociano nell'assurdo, situazioni melense e semplicistiche che mettono a dura prova la credibilità del racconto. Per tacere il sotteso buonismo e la retorica che trapela in alcune sequenze. Ma l'insidia di uno sciropposo melodramma è superata da un'insolita carica emotiva. L'intera storia è attraversata dalla forza di una poesia, sorretta dall'incantevole commento musicale di Nicola Piovani, che trascende le incoerenze dello script, spingendo lo spettatore a guardare ben oltre le apparenze, e persino oltre la spesso sopravvalutata sfera del pensiero.
È un poema sulla vita, sull'amore, sulla famiglia, e profonda in questo senso è l'intesa umana, oltre che professionale, tra Benigni e il piccolo Cantarini, non dimenticando quella altrettanto notevole tra il protagonista e la Braschi, che portano sul set l'autenticità di un rapporto collaudato dalla vita stessa. Deciso è anche il tratteggio di alcune figure di contorno, come il già ricordato zio Eliseo, interpretato da un convincente Giustino Durano, e il curioso dottor Lessing, deus ex machina ridicolo e tragico, che da apparente angelo custode di Guido si rivela in tutta la sua impotenza, vittima non tanto del sistema, quanto di un cieco solipsismo che sospinge la vicenda nel suo risvolto più spiccatamente drammatico. Ma la grande rivelazione è proprio lui, Benigni, attore, regista, e uomo. Il film segna un solido spartiacque e insieme un momento di felice connubio tra il "comico puro" della prima produzione e "l'artista impegnato" della successiva, non solo sul piano strettamente cinematografico, ma su quello più generale di uomo di spettacolo.
Rivela compiutamente un talento soltanto incubato nei lavori precedenti, e qui pienamente espresso, con eleganza e con un esuberante citazionismo, che va da Chaplin al collega e grande amico Massimo Troisi, cui deve tantissimo, e che ricalca soprattutto nell'esasperato "girotondo" messo a punto per incontrare Dora, memore dell'originale, ma meno appariscente, in Ricomincio da tre.
Nel complesso emerge una vivace macchina narrativa, emozionante e divertente (la scena dell'interpretariato, da sola, è un piccolo capolavoro di comicità), sino all'inatteso finale, un po' pretenzioso, ma che scalda il cuore e zittisce anche i cinismi più accaniti. E' la magia di una storia che ci ricorda come, nonostante tutto, la vita meriti di essere vissuta. Magari con un pizzico della salutare follia di questo piccolo grande diavolo del cinema!
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E' uno dei capolavori italiani che rimarranno nella storia del nuovo millennio. Benigni ha fatto trasudare al 100% ciò che il film vuole trasmettere. L'inizio è tipico dei film con Troisi, ma riesce quasi subito a trascinarti nel film con dolcezza e originalità. La coppia Braschi-Benigni non delude, anzi, dà ancora di più in questo film che risulta avere una [...] Vai alla recensione »
Siamo subito prima della Seconda Guerra Mondiale, Guido (Roberto Benigni), si trasferisce con un amico ad Arezzo, in cerca di lavoro, si fa assumere dallo zio come cameriere al Grand Hotel. Proprio ad Arezzo gli piomba giù dal cielo la donna dei suoi sogni.Dora (Nicoletta Braschi). Guido che è un incallito amante della vita se ne innamora perdutamente.
LA VITA è BELLA (IT, 1997) Diretto ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI (Guido Orefice) – NICOLETTA BRASCHI (Dora) – GIORGIO CANTARINI (Giosuè Orefice) – HORST BUCHHOLZ (Dott. Lessing) – AMERIGO FONTANI (Rodolfo) – GIUSTINO DURANO (Eliseo Orefice, lo zio) – MARISA PAREDES (madre di Dora) – SERGIO BUSTRIC (Ferruccio) – GIULIANA [...] Vai alla recensione »
Uno dei film più belli della storia di tutto il cinema, sia italiano che straniero. Dolcissimo, struggente, commovente, strappalacrime e anche comico. Roberto Benigni è capace di trovare il bello dovunque, grazie al suo ottimismo e alla fiducia nel futuro e si rivela un attore molto bravo e capace, così come regista. Nicoletta Braschi, invece, recita piuttosto male e si vede [...] Vai alla recensione »
Negli anni trenta, Guido Orefice si reca ad Arezzo con l'amico Ferruccio in auto in cerca di fortuna. Durante il movimentato tragitto, Guido incontra per caso una giovane insegnante di nome Dora, a cui le da subito il soprannome di "principessa". Arrivati in citta', I due amici vengono ospitati in casa dallo zio Eliseo, che possiede il grand hotel piu' bello Della cotta'.
Si sono sperticati tantissimi critici a tessere le lodi di questo film, che trovarne difetti, oltre che difficile rischia di essere impopolare.A onor del vero, per quanto geniale la costruzione di questo lavoro e straordinaria l'interpretazione di Benigni,resta il dubbio se sia giusto proporre questa chiave di lettura dell'olocausto, riducendo la tragedia dello sterminio di [...] Vai alla recensione »
Questa pellicola nostrana ha avuto ottimo successo in tutto il mondo diventando film di culto. Si racconta il sodalizio amoroso tra il giovane ebreo Guido Orefici e Dora, una maestra elementare.Si sposeranno e avranno un figlio, Giosuè. In seguito, l’avvento e la propagazione del nazi/fascismo, li costringerà a sopravvivere tra le reti spinate e/o elettrificate di un lager.
Che dire; il contesto dtorico su cui la pellicola si basa è preciso, ed è stato tante altre volte utilizzato in altri film, ma il suddettto ha qualcosa di diverso, anzi m verrebbe da dire di "strano": il protagonista attraverso una serie di storie "buffe ma efficaci" riesce a convincere il proprio figlio che tutto ciò che gli stava succedendo non era altro che un gioco; quindi nella pellicola si affiancano [...] Vai alla recensione »
E nel farlo ripercorre, quasi in modo ossimorico, la pagina più straziante e orribile della storia umana: la seconda guerra mondiale e l'olocausto degli ebrei. Tuttavia "La vita è bella" non cade nella voragine della banalità cui ci hanno abituato da molto, troppo tempo le produzioni cinematografiche globali, nel senso che il protagonista della sua immensa opera [...] Vai alla recensione »
Finalmente un Benigni maturo oltre ogni aspettativa, Volendolo interpretare come un film esclusivamente sull'olocausto ,il voto da attribuire sarebbe molto basso. Ma quello che mi ha colpito di più è stato il messaggio d'amore verso gli affetti più cari. Nella prima parte del film ,Benigni riesce a conquistare la sua bella con una corte spietata, la fa sognare [...] Vai alla recensione »
E' un film che merita gli oscar ricevuti, sia come miglior film, sia per l'interpretazione di Benigni, sia per la colonna sonora! Benigni in questo film ha superato se stesso! La prima parte è comica ma in ogni caso molto piacevole a vedersi e molto divertente ed è molto bella la scena in cui Guido e Dora entrano in casa dopo la fuga da quel pranzo ufficiale di fidanzamento e dopo pochi secondi ne [...] Vai alla recensione »
Nonostante sembri assurdo, visto il mio nome, per me questo film è un po'un'enigma; ma prima veniamo alla trama: Guido è un cameriere il cui zio Eliseo è ebreo. Dopo aver sposato la maestra Dora i due hanno un figlio, Giosuè. Ma c'è la guerra, e ben presto Guido, Giosuè, Dora (che ha insistito per salire sul treno) ed Eliseo vengono deportati [...] Vai alla recensione »
bellisimo un capolavoro di poesia e romanticismo una storia d'amore per una donna e e per un figlio straordinario roberto beninigni da oscar
Il miglior film italiano di sempre, Troisi e Fellini mi scuseranno, ma non c'è paragone. Benigni è stato un genio, ha fuso due ossimori assoluti: la commedia e il dramma più profondo. Ha rappresentato la shoa come non era mai stato fatto prima. In ogni film che tratta questo argomento l'atmosfera è giustamente cupa, opprimente e di disperazione.
Detto tra noi, credo sia un capolavoro ''paradossale'' in tutto e per tutto ( lo è anche nel titolo). Chi si sarebbe mai aspetto un titolo del genere, in un contesto come quello dell' Olacausto ?? Chi avrebbe mai pensato, di trovare il ''sorriso'' in un tragedia del genere?? Eppure, come dimostra Benigni, anche nel macabro si può trovare [...] Vai alla recensione »
"1000 punti da schiantare dal ridere, abbiamo vinto!!" questa frase è stata il mio "incubo" per circa 12 anni, ovvero quando per la prima volta ho visto il film al cinema che ero solo un bambino. ,mi sconvolse talmente tanto che la prima volta che lo diedero sulla rai(record nella storia di spettatori) ero nella mia stanza con le orecchie tappate, troppa angoscia,troppo dolore.
Un belissimo film di Benigni. Grandissima ispirazione. Il gioco di parole è stupendo. Al finale del film ho voluto abbracciare mio figlio e lo dire: La Vita è Bella...
regalo a questo film 5 stelle perchè è creato da un regista che crede ancora nell arte in un paese come l italia dove ormai troviamo solo film del cazzo con gente che non sa neanche che cosa è la recitazione,film di questo tipo si vedono tutti gli anni sotto il periodo natalizio ed con questo ho detto tutto. Uno di quei pochi registi che crede nell arte e crea in ogni caso [...] Vai alla recensione »
bellissimo un film commovente senza essre tragico
benigni dimostra di essere un grande come del resto ho sempre pensato anche prima di questo film,crea un capolavoro ed il finale e da brividi,sa solo dio quando ho pianto per sto grande finale. 3 oscar super meritati e 7 nastri d' argento,il film ha ricevuto consensi in tutto il mondo,uno dei migliori film italiani di tutti i tempi, tra i 100 migliori della storia
Un film capolavoro,Roberto Benigni fa il suo lavoro! Un film che spiega le sofferenze(che come si nota Benigni cerca di nascondere al suo figlio)che vi erano nella guerra,un intreccio tra drammaticità e comicità...meraviglia!!!
Benigni può essere definito colui che è riuscito ad abellire la posizione dell'Italia nella notte degli oscar. Bisogna sapere che l'oscar aveva lasciato il nostro paese circa 8 anni prima dell'uscita della suddetta pellicola,quando Salvatores ci regalò un oscar con Mediterraneo. Oscar meritato sia per l'ottimo comportamento di Benigni,sia per la trama,sia per il commovente finale.
NON CI SONO PAROLE PER COMMENTARE QUESTO FILM...NON E' UN FILM E' UN CAPOLAVORO!!! DI PIU' UNA POESIA...STRAORDINARIO,SOLO BENIGNI POTEVA PENSARE A UN FILM COSI'...LA DOLCEZZA DI UN PAPA' INNAMORATO DEL FIGLIO CHE VUOLE PROTEGGERLO A TUTTI I COSTI DA UNA REALTA'CRUDELE E SENZA SENSO...L'AMORE TRA UN UOMO E UNA DONNA CHE NON SI LASCIA "PORTAR VIA" NEMMENO DALLA GUERRA PIU'DISUMANA CHE SIA MAI ESISTITA...MER [...] Vai alla recensione »
Il più bel film che io abbia mai visto. Me lo sono visto un sacco di volte, e ogni volta prima di guardarlo mi faccio una promessa: "Andre, stavolta non piangerai". Purtoppo non sono uno che mantiene le promesse... voto: 10
"Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla, come in una favola c'è dolore, e come una favola, è piena di meraviglia e di felicità." Questa frase apre il film più memorabile della cinematografia italiana dell'ultimo quarto di secolo. Molti ultimamente hanno rivalutato l'opera del regista toscano, definendola come scialba, [...] Vai alla recensione »
Qual' è il motivo per andare al cinema.??? Le emozioni che scaturisce ; questo film non si può dire che non ne sia carico dalla prima all'ultima scena : la comicità travolgente di un benigni veramente unico e irripetibile ,la romanticità della corte frenata alla "principessa" fino alla drammaticità cardine del film nelle scene nel campo di [...] Vai alla recensione »
Non dimenticherò mai quel Natale del 1997. Sotto l'albero addobbato c'era una Vhs, con questo film. Un film di cui l'unica immagine fino a quel momento era quella di Benigni che, contento per aver vinto l'Oscar, saliva sopra le poltrone della sala. Io non avevo capito il motivo, dato che non avevo visto quel film. Così, appena scartata, abbiamo deciso di guardarla tutti [...] Vai alla recensione »
Credo sia uno dei capolavori italiani, anzi non credo, lo è. E' un misto di dramma, umiltà, sobrietà, tristezza e anche di gioco. Da una parte troviamo il dramma della seconda guerra mondiale e delle sue vicende, mentre dall'altra vediamo umiltà e l'allegria che un padre non nega mai al prorio figlio. Lui fa di tutto per non far capire al piccolo la brutale [...] Vai alla recensione »
un film adoroso e pieno di belle cose .
Film bellissimo, istruttivo, commovente. La prima volta l'ho visto a scuola perchè stavamo facendo una lezione sullo sterminio ebreo e sulla shoah. Benigni?: FANTASTICO! "Funghi fritti fritti fritti" Braschi?: MMMMMMH... "Maria! Porta un cappello asciutto al mio amico!" Buchholz?: SIMPATICO... "Fra sette minuti" Cantarini?: DOLCISSIMO! "Abbiam [...] Vai alla recensione »
Benigni utilizza la sua grande comicità in un dramma. La realtà è interpretabile, possiamo in determinate situazioni decidere se ridere o piangere. Anche in johny stecchino c'era una parte drammatica camuffata sapientemente dal regista. Non è forse un dramma pagare le conseguenze di un altra persona solo perchè ci somiglia.
La mia opinione su questo film, è che sia la versione edulcorata e pastorizzata quasi in stile Disney dell'Olocausto, Non posso farci nulla. la trovo una storiella strappalacrime buona si, per alleggerire -o eludere ?- coscienze, acchiappare applausi dal loggione e incassi al botteghino, ma capolavoro.....per piacere.
un buon film,ma che ha alcuni punti deboli di sceneggiatura e troppi personaggi " senza identità" (la nonna,l'editrice,l'amico scrittore). La nonna che sembra debba avere un ruolo importante nella vicenda,scompare senza motivo. L'amico scrittore idem. Ci sono alcune buone trovate,ma alcune sono ripescate e rivisitate, da [...] Vai alla recensione »
Un capolavoro assoluto. Film unico e irripetibile. Un inno alla vita e all'amore, trasmesso da un uomo semplice ma speciale alla propria PRINCIPESSA e, naturalmente, al proprio FIGLIO. Questa pellicola rappresenta tutto ciò, e non solo, per cui vale la pena vivere : L'AMORE e la VITA stessa.
A volte bisogna sforzarsi di essere obiettivi. Mi rivolgo dicendo questo a chi ha valutato questo film in modo negativo, smontandone i contenuti e denigrando l'operato di Benigni e del resto del cast. Posso capire che il personaggio in questione non sia simpatico a tutti, io per primo non ne ho condiviso gli interminabili sproloqui sanremiani e politici, forzati oltre ogni [...] Vai alla recensione »
Questo film è stato fatto con cura , con attenzione , ma soprattutto la cosa fatta benissimo è che Roberto Benigni è riuscito a dire ciò che è successo davvero cioè una cosa brutta e triste in modo allegro e divertente . Come per esempio a scuola quando si è finto un ispettore di Roma ha preso in giro i razzisti , dicendo che la nostra razza è [...] Vai alla recensione »
"La vita è bella"è un film eccellente: vincitore di tre premi Oscar (miglior film straniero - miglior attore a Roberto Benigni - miglior colonna sonora) e miglior incasso italiano di sempre. E' ambientato nel tragico e ripugnante periodo della seconda guerra mondiale, e racconta una storia che potrebbe essere realmente accaduta.
Devo dire che i film drammatici a me non piacciono ma questo film è l'unica,sicura eccezione che mi sia mai capitata è bellissimo,diviso in due parti,una comica e una drammatica,già questa è una genialata e poi c'è la presa in giro dell'olocausto e....bisogna guardare il film per capire quanto è bello
All'inizio non volevo guardarlo,ma poi l'ho visto son rimasto scioccato da questo film e da quanta gioia dà guardarlo,roberto benigni è l'orgoglio italiano mentre gli altri registi italiani come vanzina e pieraccioni fanno film volgari per niente divertenti benigni fa ridere senza volgarità. Come dimenticarsi di quando roberto fa la tarduzione del soldato tedesco oppure il finale.
bellissimo,un capolavoro,una pietra miliare,di ottimo umorismo e anche molto commovente,una grande storia ricca di trovate geniali e idee bellissime.una solo pecca:secondo me i campi di concentramento sono raffigurati meno duri rispetto alla realtà ma e comunque un capolavoro.
Ciao Mi Chiamo Nico. Io sono studente alla Waltham High School negli Stati Uniti. Durante la classe di Italiano, la mia classe e io ho guardato La Vita e Bella. L’argomento del film è molto tristi ma il copione è buffo. La prestazione di Roberto Benigni è bellissimo e buffo. Guido e Dora sono perfetti l’un l’altro.
Mi chiamo Nicole e io sono un studente di Italiano in America. La mia classe ha guardato il film La Vita è Bella e mi piaciuto la film. Penso che sia un bel film con un sacco di emozione che lo rende più interessante da guardare. l'amore tra Dora e Guido è stato molto piacevole da guardare e la connessione tra Guido e suo figlio, Giosuè era molto [...] Vai alla recensione »
Ciao mi chiamo Joey. Io sono uno studente d’italiano negli Stati uniti. Nella mia classe, noi abbiamo guardato un film “La vita è bella”. Il film era molto bello perché mostra la sofferenza ma anche come Guido risparmia il rimorso da suo figlio. A molte persone non piace il film perché rende zimbello l’olocausto.
Mi chiamo Omar e sono uno studente italiano di una scuola negli Stati Uniti. Quando io guardo il film, io credo che sia molto divertente. Ho riso moltissimo quando Guido (Roberto Benigni) parlava. Lui è molto, molto buffo. Il film è di un papà di Arezzo e sua moglie e suo figlio. Guido è ebreo e i nazisti lo confiscano e la sua famiglia ai campi di concentramento.
Ciao! Mi chiamo Abbie. Io sono una studente d’italiano negli Stati uniti e nella mia classe, noi abbiamo guardato un film “La vita è bella”. Mi piace Il film era molto bello perché e buffo ma qualche volta serioso e perche Guido e Johnny e molto buffo. Il film e molto emozione e interessanate.
il film é la sagra degli stereotipi. Film che resta sempre in superficie, di una noia mortale. Piace a a tutti? E allora? La stupidità é un fattore di massa.
Il regno delle tenebre è il luogo dove manca, per definizione, la possibilità di ridere. Auschwitz ne è il paradigma assoluto: inferno sulla Terra, territorio di Satana, assenza di Dio. Luogo in cui ogni umanità è spenta, deserto radicale dello spirito. Eppure, come ci ricorda uno dei sopravvissuti nel film Memoria, di Ruggero Gabbai, fra i prigionieri, talvolta, riusciva a sopravvivere un barlume [...] Vai alla recensione »
Un’opera maggiore. Si può ridere, come a una comica muta di Charlot, si piange come a un film di Charlie Chaplin. Solo una volta, nella mia lunga carriera, ho azzardato un confronto con Chaplin-Charlot: ed è stato proprio per Roberto Benigni, attore protagonista nel film di Marco Ferreri Chiedo asilo. E anche lì con un bambino al fianco. Qui il bambino arriva più o meno alla metà della favola, ma basta [...] Vai alla recensione »
Vedere «l'altro lato delle cose, il lato surreale e divertente, o riuscire a immaginarlo», sostiene Roberto Benigni a proposito di La vita è bella «ci aiuta a non essere spezzati, trascinati via come fuscelli [.. ] a passare la notte, anche quando appare lunga lunga». Sono parole d'un uomo intelligente e sensibile, parole da condividere per intero o quasi.
Per Benigni regista – autore anche della sceneggiatura de La vita è bella, scritta come di consueto a quattro mani con Vincenzo Cerami – questo film rappresenta un deciso passo in avanti dal punto di vista artistico: in una storia dall'implicita difficoltà narrativa, miscelando sapientemente la sua naturale verve comica all'interno di un contesto tragico quale l'Olocausto, Roberto Benigni riesce nel [...] Vai alla recensione »
Va sempre così: appena un cineasta nostro (attrice, attore, regista) prende un premio (a Los Angeles, a Cannes, a Berlino, altrove), i commentatori (ministri, politici, giornalisti, gente di spettacolo) si precipitano a dichiarare che quel successo è una testimonianza della vitalità del cinema italiano, che è una prova “di come il saper fare cinema stia scritto nel codice genetico italiano" (l'ha detto [...] Vai alla recensione »