La vita è bella

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Un film di Roberto Benigni. Con Horst Buchholz, Roberto Benigni, Giustino Durano, Nicoletta Braschi, Giuliana Lojodice.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 131 min. - Italia 1997. - C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione uscita giovedì 18 dicembre 1997. MYMONETRO La vita è bella * * * * - valutazione media: 4,48 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Uno straordinario Benigni, una magnifica pellicola Valutazione 4 stelle su cinque

di Great Steven


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lunedì 18 novembre 2013

LA VITA è BELLA (IT, 1997)
Diretto ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI (Guido Orefice) – NICOLETTA BRASCHI (Dora) – GIORGIO CANTARINI (Giosuè Orefice) – HORST BUCHHOLZ (Dott. Lessing) – AMERIGO FONTANI (Rodolfo) – GIUSTINO DURANO (Eliseo Orefice, lo zio) – MARISA PAREDES (madre di Dora) – SERGIO BUSTRIC (Ferruccio) – GIULIANA LOJODICE § Toscana, 1939: Guido Orefice, ebreo montanino pieno di allegria e spirito, si trasferisce insieme a un amico aspirante poeta in città per fare fortuna. Inizialmente pensa di aprire una libreria, ma poi lavora come cameriere nel lussuoso ristorante presieduto dallo zio. Incontra Dora, maestrina elementare, e nonostante il suo fidanzamento (infelice) con un arrogante gerarca fascista, riesce a sposarla dopo un numero estenuante di corteggiamenti. Dal loro amore nasce un bambino, Giosuè. 6 anni dopo – nel frattempo sono sopraggiunte le leggi razziali – l'intera famiglia viene deportata in un campo di concentramento nazista. Per nascondere al figlio l’orrore che li circonda, Guido gli fa credere che stanno partecipando a un monumentale gioco con in palio un carro armato. 6° film di Benigni, da lui definito «la più bella opera da me fatta, perché fa piegare gli alberi; quando ritorno a casa trovo tutti gli alberi piegati, da quanto li piace; è proprio un film che la natura gradisce». Una commedia fluida e intelligente e una tragedia degli affetti che si intersecano in un'unica pellicola, oppure un unico film diviso in due atti come un monumentale spettacolo teatrale allestito sul palcoscenico della Storia. A fare differenza sono l'ambientazione, le musiche, l'atmosfera, la manipolazione delle luci e il climax dapprima discendente e poi ascendente, che accresce la suspense in attesa del meraviglioso finale che commuove senza consolare, invita a un sorriso nella sconfinata e interminabile rappresentazione delle bestialità ed è forse il picco assoluto, cinematograficamente parlando, del rapporto padre-figlio che si conclude con l'atto più nobile ed altruistico: una promessa che è stata mantenuta. Le due parti sono complementari: la 1°, appartenente al Benigni ridanciano alla ricerca (ben riuscita) di gag comiche dall’impianto sonoro-visivo, spiega e giustifica la 2°, che invece fa riferimento a un artista già più maturo e consapevole di vivere in un mondo devastato da intolleranze, discriminazioni, iniquità e regole installate col terrore. Scritto da Vincenzo Cerami con il regista, prodotto da Melampo Cinematografica, distribuito da Cecchi Gori Group. Contiene moltissime scene che sono entrate a pieno titolo nell'immaginario collettivo italiano e, forse, mondiale. Qualche esempio in ordine cronologico: la visita del finto amministratore alla scuola dei piccoli balilla; la traduzione inventata dal tedesco delle regole del lager (una delle più spassose); la passeggiata nel corridoio esterno invaso dalla nebbia. Il piccolo G. Cantarini, aiutato a dare il meglio sul set dalle battute di Benigni, è eccellente nel suo innocuo candore tanto che è impossibile non commuoversi nel vedere la gigantesca discrepanza fra la sua piccolezza e l’enormità del terribile mondo dove vive ignaro di tutto. Una storia tutto sommato elementare nell'edificazione narrativa, eppure non facile da cogliere nel suo intrinseco, immenso e profondo significato. 3 Premi Oscar: regia, attore protagonista, musiche (Nicola Piovani).
Drammatico; giudizio personale: 10 (eccellente)

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