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Luca Guadagnino

Luca Guadagnino è un attore italiano, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 10 agosto 1971 a Palermo (Italia). Oggi al cinema con il film Challengers distribuito in 576 sale cinematografiche.
Nel 2022 ha ricevuto il premio come leone d'argento per la regia al Festival di Venezia per il film Bones and All. Luca Guadagnino ha oggi 52 anni ed è del segno zodiacale Leone.

Le conseguenze dell'amore

A cura di Fabio Secchi Frau

Regista, produttore, sceneggiatore e designer d'interni che, con una manciata di titoli sviluppati tra la fine degli Anni Novanta e l'inizio dei Duemila, ha saputo creare una filmografia che ha come fil rouge le conseguenze di passioni tremendamente forti, talmente tanto da essere in grado di sconvolgere l'assetto di intere esistenze, fossero quelle di un'intera troupe cinematografia, di una strega nella Germania divisa, del compagno di una cantante rock famosa o di un adolescente che vive un nuovo amore.
Ricevendo apprezzamenti dalla critica mondiale, Luca Guadagnino ha sentito il suo nome pronunciato durante le rassegne stampa e negli annunci per le candidature all'Oscar, ai BAFTA e ai nostrani Nastri d'Argento, mentre nelle sale che ospitavano i maggiori festival del cinema le proiezioni dei suoi film si concludevano con una standing ovation.
Facendosi forte del lavoro accanto a una crew e a un cast ricorrenti (David Kajganich, Walter Fasano, Stella Savino, Fernanda Pérez, Sayombhu Mukdeeprom, Claudio Gioè, Timothée Chalamet, Jessica Harper, la purtroppo sottovalutata Fabrizia Sacchi, Francesca Scorsese, Chloë Sevigny, Michael Stuhlbarg, Alba Rohrwacher, Elena Bucci, Dakota Johnson, Mia Goth, ma soprattutto Tilda Swinton), si ispira alla sua vita e alle sue relazioni più personali per imbastire un racconto filmico che, per stile, potrebbe essere una più asciutta evoluzione del cinema di Bernardo Bertolucci (regista con il quale divideva la tavola quando veniva invitato alle cene organizzate da Laura Betti) e di Rainer Werner Fassbinder, con i quali condivide il piacere di un'estetica geometrica, data dall'uso della scenografia nell'inquadramento di una scena.
Nascono così le sue storie complesse ed emozionanti, strutturate in inquadrature semplici, ma straordinarie. Ognuna delle quali è la chiava per conoscerne il mondo, il senso di provocazione e di sovversione, nonché quel rispettoso amore per gli anticonformisti e per gli emarginati ai quali ha sempre sentito di appartenere.
Come un primo piano del giovane Elio che guarda con tensione, sessuale o sociale, Oliver che balla scatenato a una festa. D'improvviso, il volto di Timothée Chalamet sembra essersi bagnato nella terra, sudato e consumato dalla fatica del trattenersi, sul ciglio dell'iniziare a capire che emozione ci sia dentro di lui. Curiosità? La voglia di dare spallate alle porte di una mente che deve rimanere aperta al mondo che lo circonda? O magari non sentirsi più coccolato da quei confini che, non essendo più un bambino, lo mettono a disagio?
Oppure una ripresa a figura intera dei cannibali Lee e Marin che si indagano a vicenda, divertiti, sopra il cassone di un pick-up, sul quale fa bella mostra l'adesivo REAGAN BUSH '84. Con quell'aria di persone con pochi mezzi, ma che si sentono comunque completi. Non hanno ancora le armi che servono per fronteggiare il mondo, ma ciò che succede intorno a loro non è comunque di alcuna importanza. Viaggiano già in un universo a parte, nel flusso delle loro idee, con la stessa capacità di osservazione che li fa accedere a un amore esclusivo.
Ma anche il piano medio di una seduta Suzy Benner, con la treccia morbidamente calante su una spalla e con dietro lo specchio dell'aula di danza, che carezza con lo sguardo (ma lo sapremo solo nel finale) il modo di riavere una sua "famiglia". Sentendo il privilegio dell'essere stata scelta, anche là, in mezzo a persone che non aveva mai incontrato prima, ma che amano l'idea del potere. In quella postura così scomposta, ci sono tutti gli errori e tutta la grazia di una madre. Il disorientamento dato dall'assenza prolungata in un posto che era casa.
Come si nota, Luca Guadagnino non drammatizza troppo l'immagine. Gioca con queste sensibilità visive senza pensare di realizzare un film che la gente vorrebbe vedere nelle sale. Preferisce fare il film per il quale lui stesso pagherebbe il biglietto. Scandalosamente e beffardamente menefreghista delle aspettative altrui, crede che le scuole di cinema non siano necessarie per il lavoro di regista, perché troppo industriali e ha dichiarato più volte che si può uscire da una scuola di cinema ed essere un grande filmmaker, ma si può essere un grande filmmaker anche solo provando a dire qualcosa attraverso la cinepresa.
E cosa dice la cinepresa di Guadagnino? Dice che l'essere umano è incredibilmente bello anche nel dolore fisico e psicologico. Che i ritratti turbati delle anime che si muovono nei suoi film sono una rappresentazione completa e intellettualmente onesta del piacevole e dello spiacevole. Che non ci sono vittime. Che le dimensione del potere mutano. Che c'è solo l'innegabile complessità delle relazioni all'interno di un dato stato dell'essere e che tocca il sublime attraverso la suspense, l'attesa fremente. Complessità che neanche Guadagnino stesso conosce, ma che impara a conoscere, film dopo film.

Studi
Nato a Palermo nel 1971, da padre italiano e madre algerina, fino all'età di sei anni vive però in Etiopia, ritornando solo in seguito nel capoluogo siciliano, dove si diploma al liceo scientifico Galileo Galilei.

L'opera prima
Laureato in Lettere presso l'Università La Sapienza di Roma, comincia a girare alcuni cortometraggi fin dal 1996 (Qui, 1997). Il suo lungometraggio d'esordio è l'interessante The Protagonists (1999), presentato al Festival del cinema di Venezia. Nel film, una troupe cinematografica italiana, guidata dalla narratrice Tilda Swinton, tenta di ricostruire un delitto londinese del 1994. Miscelando finzione e i codici dell'inchiesta telesiviva in un montaggio svelto e pop, Guadagnino realizza un'opera prima di curiosa fantasia, ma che non riesce a convincere la critica.

Melissa P.
Accetterà poi di trasporre il controverso best seller italiano "100 colpi di spazzola prima di andare a dormie" di Melissa Panarello nel film Melissa P. con Maria Valverde e Geraldine Chaplin, raccondando le intense esperienze sessuali di una sedicenne, modificandole rispetto al materiale d'origine, così che emerga tutta la claustrofobica solitudine di un riscatto infantile, attraverso l'eccessiva e morbosa fame carnale di un'ingorda adolescenza. I sentimenti e le pulsioni sessuali messi in scena con eleganza da Guadagnino trasformano la protagonista, degradandola a corpo turbato per poi farla risorgere come luminosa e delicata anima. Il film incontra un ampio consenso a livello commerciale, mentre la critica si divide, ma Guadagnino si difenderà (anni più tardi) dichiarando che la produzione gli tolse il final cut e che il film concepito sul libro non coincideva con quella che era la sua idea originale.

Il primo unanime successo con Io sono l'amore
Non si ripeterà lo stesso errore nel 2009 con il fulgido Io sono l'amore che, difatti, scrive, produce e dirige lui stesso. Qui, una famiglia dell'alta borghesia lombarda verrà sfasciata dall'amore che la madre proverà inaspettatamente per un amico di suo figlio, trascinando tutti gli altri personaggi in un melodramma postmoderno. L'amore della protagonista è il calore dopo la glaciazione, la rinascita dopo una decadenza ombrosa legata a un oscuro passato, anche lì dove il presente appare più instabile e quindi incerto. Ripercorrendo il Teorema pasoliniano e sfruttando al massimo le potenzialità della fotografia, del cromatismo d'interno e d'esterno della scenografia e della grandezza qualitativa del suo cast (Gabriele Ferzetti, Pippo Delbono, Alba Rohrwacher, Marisa Berenson, Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini e, naturalmente, Tilda Swinton), Guadagnino apre le porte ai fasti di una fatale passione, che sfalda e dissangua improvvisamente ogni rapporto e che la critica si affretta ad applaudire con buone recensioni. Indubbiamente, è il primo passo della sua ambizione verso l'inconsueto, oggetto filmico astratto che Guadagnino cerca disperatamente di rappresentare in ogni suo lavoro, ma senza invadenza. Si è, quindi, di fronte alla conferma decisiva che il ragazzo con la macchina da presa è un ragazzo prodigio, ma che non è più neanche un ragazzo per la maturità, l'equilibrio, lo stile viscontiano con il quale ha centrato l'idea del suo lucido messaggio e la forma magniloquente che questo doveva avere.
Lo capiscono bene i critici cinematografici mondiali che lo candidano in varie categorie per i Golden Globe, i BAFTA e, infine, anche gli Oscar.

A Bigger Splash
Dopo alcuni anni di assenza, ritorna al cinema con A Bigger Splash (2015), tratto da un soggetto del 1969 di Jean-Emmanuel Conil e presentato alla 72° Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia, su una celebre coppia in vacanza a Pantelleria che, nel bel mezzo del loro soggiorno, ricevono la sgradevole visita di un amico e di sua figlia. La storia, che era già stata trasposta con il film La piscina, si tuffa in un'atroce schermaglia di cinici rancori di un quartetto di villeggianti, i cui sentimenti rimangono indistinti fino alla fine. Hanno dei rimorsi? E se sì, quali? E quali sono il loro reali desideri? Con uno stile raffinato, sicuro e caratterizzato da ottime invenzioni registiche e da un'abbondanza di liberi nudi maschili e femminili, Guadagnino fa il suo ritratto del jet set internazionale, meno intellettuale di quel che si crede e capace di bassezze e provocazioni erotiche e dialettiche. La critica è unita nella dichiarazione di fascinosa potenza della pellicola, loda il cast (soprattutto l'immancabile Tilda Swinton e un atipico Ralph Fiennes) e la suspense creata in un dramma alto-borghese basato su pulsioni sessuali e violente che, a un certo punto, vengono lasciate a briglia sciolta.
Guadagnino se ne compiace. Il suo scopo era creare un film che dimostrasse, senza giudicare, quanto pericolose possano essere certe azioni dettate da istinti universali della nostra esistenza: il possesso, l'irriverenza della libertà e i bisogni del corpo.

Il successo mondiale con Chiamami col tuo nome
Nel 2017, arriva quello che è considerato il suo capolavoro, Chiamami col tuo nome. Ispirato all'omonimo romanzo di André Aciman e adattato al grande schermo da James Ivory (che otterrà l'Oscar proprio per la migliore sceneggiatura non originale), il film racconta la relazione romantica tra un diciasettenne e uno studente americano del padre di questi, nella soleggiata provincia di una Crema Anni Ottanta.
Con sofisticata armonia estetica, Guadagnino riesce a conquistare la candidatura dell'Academy per il miglior film (oltre che svariate altre nominations come quella alla regia ai BAFTA), infondendo un senso d'innocenza e di scoperta su una nuova sessualità nel cuore del giovane e intellettuale protagonista. Un percorso di conoscenza e di crescita sentimentale che parte dall'amore utopico e sensibile per arrivare alla costruzione della propria identità e di una nascente, inattesa e amara consapevolezza sull'innamoramento. Soffermandosi sulla dolcezza dei paesaggi e accompagnando i movimenti di camera di questo tumulto giovanile con una fotografia meravigliosa, Guadagnino attrae il pubblico a una materia così difficile da rappresentare come l'attrazione ardente, ben lontano dal riproponimento di certi stereotipi legati al genere e in un gioco di inviolati e folgoranti incastri in stato di grazia.

Il nuovo Suspiria: il film che divide
Inaspettatamente, nel 2019, dirige un horror. Ma non un horror qualsiasi: accetta di portare al cinema il remake del capolavoro di Dario Argento Suspiria (1977) e di farlo con le fidate Tilda Swinton e Dakota Johnson. Basandosi sul soggetto e sullo script che il regista romano scrisse con l'attrice e sceneggiatrice Daria Nicolodi, nel 1976, Guadagnino osa l'inosabile, dividendo critica e pubblico.
La studentessa di danza americana che deve vedersela con una congrega di streghe nella Germania Anni Settanta prende le distanze dalla pellicola originale. Ha la stessa mitica linfa all'interno, ma ciò di cui si avvolge è un nuovo incubo a occhi aperti, costantemente teso e angosciante, che ci parla della potenza del femmineo. I riferimenti al cinema fassbinderiano, qui, sono ai massimi livelli. C'è la stessa rigorosa disciplina estetica, la stessa originale misura sul carismatico potere dell'alienazione sociale, della razionalità, delle ambizioni, la stessa insinuante aggressività verbale che porta al massacro della psiche. Il nuovo Suspiria è ossessivo, autonomo, ombroso e magnetico e, per questo, ricco e complesso.
Quella parte del pubblico che si aspettava di vedere un riproponimento delle atmosfere argentiniane rimane deluso e lo massacra; la critica e il restante numero di spettatori che invece ne apprezzano la diversità, rimangono colpiti dalla reinterpretazione contemporanea, capace di mischiare esoterismo e rivoluzione politica, attraverso una moltitudine di riflessi che la macchina da presa cattura e sui quali si muove, alla ricerca di quell'articolata e stratificata figura di Mater che le streghe cercano per guidarle.
Destabilizzante, sovvertitore di linguaggi e di codici, con apprezzati virtuosismi, Suspiria si fa quindi terreno di scontro cinematografico, disseminandosi alle spalle e nelle tenebre virtuali una scia di sospiri, lacrime e ossa di spezzate tra gli appassionati del genere.

Il film cannibale Bones and All
Ritornerà al cinema nel 2022 con un altro horror: Bones and All, tratto dal romanzo di Camille DeAngelis e scritto con lo stesso sceneggiatore del suo film precedente, David Kajganich. Anche qui, una storia di sopravvivenza amorosa tra una ragazza emarginata e un vagabondo nell'America del Midwest Anni Ottanta, che condividono il cannibalismo in un road movie di provincia.
Guadagnino riesce nel difficile intento di costruire momenti di grandi scoperte di coppia e, implicitamente, anche dell'individuo singolo, trasformando il cannibalismo in una metafora sentimentale sul tutto o niente in amore. Anticonvenzionale e trasgressivo, usa il gore in modo libero, ma non troppo invadente, e sfrutta la cinepresa che scivola su laghi di sangue, viscere e corpi sbranati. Nel 2024 uscirà invece al cinema Challengers, con Zendaya, un film ambientato nel mondo del tennis.

Documentari
Anche documentarista, nel 2002, presenta alla 59° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Nuovi Territori Tilda Swinton: The Love Factory, primo di una serie di documentari-confessioni di personalità dello spettacolo (gli altri saranno su Pippo Delbono e su Arto Lindsay). L'anno seguente, porta al Locarno Festival l'essenziale e maturo Mundo civilizado, su un gruppo di quattro ventenni catanesi che si trovano a fare musica sperimentale nella loro città. Dopo Lotus (2003), realizza Cuoco contadino (2004) sullo chef italiano Paolo Masieri e poi Inconscio italiano (2011), film-saggio sull'occupazione italiana fascista in Etiopia e vero atto di accusa contro una dittatura che usò gas letali, razzismo, demagogia per creare un impero coloniale portatore di morte. Bellissimi anche Bertolucci on Bertolucci (2013) sul Maestro e Premio Oscar Bernardo Bertolucci e Salvatore - Il calzolaio dei sogni (2021) su Salvatore Ferragamo.
Da segnalare anche il mediometraggio The Staggering Girl (2019) con Julianne Moore e i cortometraggi L'uomo risacca (2000), Au revoir (2001), Part Deux (2007), Chronology (2010) e Fiori, fiori, fiori! (2020), quest'ultimo realizzato con uno smartphone e un tablet per raccontare il lockdown per la pandemia del Covid.

Regista in lirica
Guadagnino ha fatto il suo esordio come regista teatrale mettendo in scena il "Falstaff" di Giuseppe Verdi al Teatro Filarmonico di Verona.

In tv
Televisivamente, è l'autore della miniserie We Are Who We Are, co-produzione italoamericana tra Sky Atlantic e HBO, sulla vita di un gruppo di teenagers nella base militare di Chioggia, scritta assieme al Premio Strega Paolo Giordano e a Francesca Manieri e con Jack Dylan Glazer, Alice Braga, Chloë Sevigny e Francesca Scorsese nel suo cast.

Spot e videoclip
Anche autore di spot pubblicitari per Cartier, Giorgio Armani, Salvatore Ferragamo, ha diretto Elisa nei videoclip "Asile's World", "Luce (Tramonti a Nord Est)", "Rainbow" (nella sua versione remixata), "Broken", "Swan", ma anche Paola & Chiara nella hit "Vamos a bailar (Esta vida nueva)" e alcuni video musicali di Irene Grandi, dei Planet Funk, Paola Turci, Sergio Cammariere, Colapesce & Dimartino e Ornella Vanoni.

Vita privata
Luca Gadagnino è stato il compagno del regista Ferdinando Cito Filomarino, che ha collaborato come regista della seconda unità in molti dei suoi film.

Ultimi film

Drammatico, (USA - 2024), 131 min.
Drammatico, Horror - (Italia, USA - 2022), 130 min.

Focus

INCONTRI
venerdì 26 gennaio 2018
Paola Casella

"Che effetto fanno quattro candidature agli Oscar? Provo grande felicità e orgoglio. Ma sono già nel mezzo dei lavori per il prossimo film (Rio con Jake Gyllenhaal, Michelle Williams e Benedict Cumberbatch, mentre è in post produzione il remake di Suspiria con Chloe Grace Moretz, Dakota Johnson e Tilda Swinton), dunque riesco a mantenere le cose in prospettiva". All'indomani delle nomination per Chiamami col tuo nome - Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior Canzone - Luca Guadagnino si schernisce

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