
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Argentina, Spagna |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Luis Ortega |
Attori | Nahuel Pérez Biscayart, Úrsula Corberó, Daniel Giménez Cacho, Mariana Di Girolamo Daniel Fanego, Roberto Carnaghi, Luis Ziembrowski, Roly Serrano, Adriana Aguirre, Osmar Núñez, Sofia Palomino, Marcelo Ferrari, Jorge Prado, Susana Pampin, Pablo Seijo, Fernando Contingiani. |
Uscita | giovedì 17 luglio 2025 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 2,30 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 giugno 2025
Una coppia di atleti deve decidere cosa fare del proprio futuro. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Goya,
CONSIGLIATO NÌ
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Remo Manfredini è un fantino acclamato indebitato con la malavita: le dipendenze da droga e alcol ne stanno compromettendo la carriera. Il boss della sua scuderia, il mafioso Sirena, comincia a perdere la pazienza, benché Abril, fidanzata di Remo, vinca le gare al posto suo. Durante una gara importante, Remo ha un grave incidente e finisce in coma: al suo risveglio assume un'identità femminile, con il nome di Delores, e vaga per Buenos Aires in stato confusionale. I gangster, consapevoli che da lui non potranno più ricavare un centesimo, gli danno la caccia per toglierlo di mezzo.
Un incipit immerso nel disagio sociale comunica subito che il punto di vista di Ortega sarà quello dei freak e dei reietti, emarginati da una società mafiosa, che detta le regole basandosi sul mero profitto.
Remo si libera solo morendo e rinascendo come una Fenice, per adempiere alla richiesta di Abril, che gli dice: "Perché io ritorni ad amarti, dovrai morire e poi rinascere". Volutamente o meno, Remo la prende in parola, associando la sua rinascita a una transizione di genere, che porta a uno strappo radicale con la vita precedente, fatta di debiti contratti con loschi individui.
Nella parabola di Remo Manfredini, Luis Ortega ha cercato di riflettere sulla fragilità del mascolino in un presente di amazzoni sexy e vincenti, oltre che sulla fluidità sessuale come passo imprescindibile della propria scoperta identitaria, che comporta continue "rinascite" e messe in discussione di pregiudizi atavici. Vediamo nascere una prima volta Remo quando attraversa l'interminabile tunnel buio che lo conduce all'ippodromo; una seconda volta al risveglio come Delores; e infine con la nascita del figlio, che sembra sostituirsi a lui con un artificio di montaggio. L'intento è chiaro, così come il registro grottesco adottato per svolgere l'assunto.
Più postmoderno dei postmoderni, Ortega ricorre a innumerevoli ispirazioni differenti: lo stile di Kaurismaki, per mezzo del direttore della fotografia Timo Salminen; Lynch e Refn per i momenti spiazzanti e surreali; Almodovar per l'uso dei colori e il tono soap-mélo della seconda parte; persino Kim Ki-duk di Ferro 3 con l'espediente dello spirito liberato di Remo/Delores, privo di peso quando posto sulla bilancia.
E se ne potrebbero trovare altre di citazioni, ma già così sono davvero troppe, in uno sfoggio di cinefilia e buone letture che nasconde la mancanza di una voce propria e autorevole, sommersa tra le strizzatine d'occhio. Le gag riuscite della prima parte finiscono per stemperarsi in un gioco dalla scarsa consistenza, procrastinato oltre il lecito. Notevole l'interpretazione di Nahuel Pérez Biscayart (120 battiti al minuto), ancora una volta a suo agio con un ruolo complesso, dalle molte sfaccettature e con pochissime battute di dialogo.
Un fantino leggendario, Remo Manfredini, è scivolato in una china autodistruttiva: fumo, alcool e droga sono i suoi abituali compagni e quindi non vince più, mentre la sua compagna Abril, fantina anche lei, sta dimostrando tutto il suo talento con continue vittorie. A Remo viene affidata però un'ultima chance: cavalcare il costosissimo cavallo giapponese appena acquistato dal [...] Vai alla recensione »
Tra le cinematografie nazionali, quella argentina è senza dubbio al momento tra le più vitali e attrattive per cinefili e appassionati del cinema più radicale e fuori dalla coordinate mainstream abituali, come solo nell'ultimo anno è stato dimostrato da opere di ampio respiro quali Trenque Lauquen di Laura Citarella e Los delincuentes di Rodrigo Moreno.
Quasi un thriller grottesco nel quale il tema delle corse ippiche è solo il pretesto per scrutare il mondo della malavita legata al mondo dei cavalli, ma soprattutto per raccontare di un radicale e inatteso mutamento del suo protagonista, Remo Manfredini famoso fantino, ma ora in declino. Lui assume droghe e questo non solo lo allontana dal boss Sirena che aveva fiducia nelle sue qualità sportive, [...] Vai alla recensione »
Buenos Aires. Remo Manfredini è un fantino leggendario. Di una scuderia mafiosa. E con un trauma oscuro. Alcol e droga, nichilismo burlesco e una collega di squadra (incinta) come compagna. «Ti amerò ancora: se muori e rinasci». Detto, fatto: un incidente ricercato, un coma da cui uscire (o forse no?) cambiato, en travesti, uomo donna o X, migliore e condannato a morte (o nuova vita?) dalla cosca. [...] Vai alla recensione »
Buenos Aires, Ippodromo di Palermo: Remo Manfredini (Nahuel Pérez Biscayart) è un fantino leggendario, ma il suo comportamento autodistruttivo, un combinato di droga, alcool e fumo, sta cominciando ad azzerare i frutti del suo talento e a minacciare la relazione con la compagna, Abril (Úrsula Corberó), che è una fantina talentuosa e vincente a sua volta, ed è incinta.
L'argentino El Jockey diretto da Luis Ortega è un'immersione onirica dai toni grotteschi e dai colori sgargianti sulle identità instabile di un fantino, che prima fu Dolores - deciso a oscurare il proprio talento per recuperare la libertà perduta - e della sua compagna, già ballerina, pronta a correre al suo posto. Garbuglio solo a tratti divertente. Da Quotidiano Nazionale, 30 agosto 2024
Strati e strati di cultura popolare latina sono sollevati un po' alla volta senza produrre clamorose lacerazioni, ma che potrebbero lasciare tracce indelebili: El Jockey il film in concorso del regista argentino Luis Ortega è un'avventura pop posizionata tra la rivista sportiva e la crime story, il giornale scandalistico e la cineteca d'autore. Teatro principale è l'ippodromo Palermo di Buenos Aires, [...] Vai alla recensione »
Colpo di fulmine, invece, per il fantino depresso che assume droga per cavalli a Buenos Aires. Remo Manfredini (super Nahuel Pérez Biscayart) domina il gangster movie fiabesco El Jockey (foto) dove il regista Ortega mescola Tarantino con Buster Keaton. Biscayart pare il sosia del geniale comico triste Keaton quando scappa da killer sardonici, malavitosi filosofeggianti e amanti incinte dopo mille capitombol [...] Vai alla recensione »
Diverte, ma fino a un certo punto l'altro film in Concorso "El Jockey" dell'argentino Luis Ortega, la cui precedente opera ("El angel") aveva lasciato un buon ricordo a Cannes, qualche anno fa. Qui siamo in presenza di un fantino famoso che si comporta in modo bizzarro, quando non autodistruttivo, mandando a monte la relazione con la fidanzata Abril.
Remo Manfredini è un fantino leggendario in crisi di risultati e di identità. Vorrebbe ritirarsi, ma i suoi debiti con il boss Sirena lo costringono a continuare, fino a quando un incidente non lo fa finire in ospedale in fin di vita. Quando, miracolosamente, si risveglia qualcosa è cambiato... Si può parlare di identità (di genere, ma non solo) facendo un film sull'ippica? L'accostamento sembra improbabil [...] Vai alla recensione »
Un cavallo sul tapis roulant. Una gara sempre tra un cavallo e un cane da corsa. Il ritmo del film sportivo resta ai margini. Una gara ippica è ripresa quasi in soggettiva dal protagonista prima di uno schianto autodistruttiva. Proprio questo è un frammento decisivo che mostra come El Jockey (Kill the Jockey) è scisso in due: una narrazione oggettiva che segue le regole di un thriller su una caccia [...] Vai alla recensione »