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David Lynch

David Lynch (David Keith Lynch) è un attore statunitense, regista, creatore, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, fotografo, montatore, autore effetti, è nato il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana (USA).
Nel 2001 ha ricevuto il premio come miglior regia al Festival di Cannes per il film Mulholland Drive. David Lynch ha oggi 78 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

Nella mente onirica del maestro

A cura di Francesca Pellegrini

Eclettica e visionaria icona della cinematografia mondiale, David Lynch è un moderno artista del rinascimento (così viene definito) che attraverso le sue opere ha sviscerato l'inconscio umano, conducendoci al limite dell'immaginifico.
Cineasta, pittore, designer, compositore e molto altro ancora: nel corso della prodigiosa carriera, il divo ha espresso la sua essenza astrale mediante le più svariate forme artistiche.
Oltre ad aver diretto numerosi videoclip musicali nonché accattivanti spot come quelli per la Playstation 2, Lynch è anche un'abile fumettista: il Los Angeles Reader pubblica regolarmente la sua strip "Il Cane più Arrabbiato della Terra".
Inoltre, realizza quadri, sculture e composizioni dinamiche caratterizzate da elementi come formiche vive o carne putrefatta. Le pellicole estremamente surrealistiche di questo maestro prendono forma dalle sue tele intrise di sconcertante nonsense.
Il 20 Gennaio 1946, Donald e Sunny Lynch danno alla luce il primogenito David. Nasce a Missoula, nel Montana: cittadina assai pittoresca, come quelle che il regista tende a raffigurare nei suoi film.
Di origini tedesco-finlandesi, il bimbo adora giocare assieme ai fratelli John e Margaret, con i suoi cinque pupazzi di Woody Woodpecker: Chucko, Buster, Peter, Bob e Dan. Piccolo membro degli scout, David è costretto a trasferirsi ripetutamente a causa del lavoro di suo padre: scienziato del Servizio Forestale.
Durante l'adolescenza sogna di fare lo psichiatra; col passare del tempo però scopre la passione per la pittura e nel 1963 decide di iscriversi al Corcoran School of Art di Washington DC. Dodici mesi più tardi, frequenta il Museum School di Boston: in quel periodo il ragazzo è assunto come commesso in un art store di cornici ma viene ben presto licenziato, perché non riesce a svegliarsi presto al mattino e di conseguenza ad essere puntuale. Nel 1965 il 19enne Lynch è ammesso alla Pennsylvania Academy of Fine Arts di Philadelphia, dove si stabilisce definitivamente con la famiglia.
L'anno successivo dà vita alla sua prima creazione: il cortometraggio Six Figures Getting Sick. Nel '67 convola a nozze con l'attrice Peggy Lentz: la loro unione durerà sette anni. La donna darà al marito una figlia: Jennifer, che diventata adulta dirigerà il controverso thriller Boxing Helena. La realtà violenta della periferia di Philadelphia ispira il giovane David per il suo debutto nel grande schermo: Eraserhead - La mente che cancella, horror girato per l'American Film Institute. Oltre a produrlo e dirigerlo, Lynch ne firma la sceneggiatura, la fotografia, il montaggio nonché gli effetti speciali. Lavorerà ossessivamente a questo progetto per cinque anni, mezzo decennio travagliato da mille disastri finanziari: per via dei debiti dovuti alla realizzazione del film, David perde la casa ed è costretto a dormire nel set all'insaputa della troupe eliminando sapientemente, alla mattina, ogni traccia del bivacco.
Già in questa pellicola prima emerge il suo affascinate stile allucinato e inquietante, completamente estraneo a tutto ciò che è stato creato fino ad allora. E' stato riportato che l'opera prima di Lynch sia il film preferito da Stanley Kubrick. Gli estenuanti sacrifici vengono premiati con una meritatissima popolarità: persino George Lucas diviene un suo ammiratore e gli offre l'opportunità di dirigere Il ritorno dello Jedi. La star tuttavia rifiuta, dato che lo sci-fi è già totalmente definito da Lucas. Il 21 giugno 1977 sposa Mary Fisk dalla quale divorzierà l'anno seguente; i due hanno un figlio, Austin Jack.
Nel 1980 arriva la consacrazione definitiva: l'amico e collega Mel Brooks affida a David la direzione del dramma vittoriano The Elephant Man. Il film è la ricostruzione romanzata della vita di John Merrick, un uomo realmente esistito nel tardo Ottocento, orrendamente deformato a causa di una malattia genetica. Questa opera struggente e di eccezionale bellezza, interpretata in modo superbo da Anthony Hopkins e John Hurt, ottiene un enorme successo di pubblico e critica. Nella notte della 52esima edizione degli Academy Awards, The Elephant Man si aggiudica ben otto nomination all'Oscar ma scandalosamente non ne vince neanche uno.
Ciò nonostante, David Lynch diviene un mito, un emblema di inimitabile genialità. È il 1984 quando è dietro la macchina da presa del suo primo film a colori: il flop fantascientifico Dune. A quei tempi Lynch accetta la proposta di De Laurentis di girare questa pellicola, assicurandosi di avere carta bianca per il prossimo lungometraggio. L'opera in questione è l'eccessivo e delirante Velluto Blu, escluso dal Festival di Venezia con l'accusa di pornografia gratuita. Pertanto, l'opera rimane la sua "creatura" più personale e singolare dalle origini.
Durante le riprese, il divo viene incantato dallo charmedi Isabella Rossellini, con la quale ha una relazione. Arriva il 1990 e con esso il paradossale Cuore Selvaggio: presentato al Festival di Cannes, il film tra fischi e polemiche, vince la Palma d'Oro come migliore pellicola, grazie alla forte influenza di Bernardo Bertolucci, presidente della giuria. È in questo periodo che l'eccentrico cineasta genera la sua opera più innovativa fino ad allora: la serie tv I Segreti di Twin Peaks. Questa telepsychonovela di elevata fattura scandalizza e turba il pubblico del piccolo schermo, accaparrandosi numerosi riconoscimenti. Nel 1997 ingaggia Bill Pullman, Patricia Arquette e altre stelle di Hollywood per l'ipnotico Strade Perdute. Due anni dopo invece dirige Richard Farnsworth e Sissy Spacek nel commovente Una storia vera.
Nel 2001 la mente di questo eccelso artista partorisce una delle sue migliori opere in assoluto: Mulholland Drive. Onirico, conturbante, sinistro,ambiguo,estremo,complesso: in una sola parola "lynchiano". Questo thriller racchiude in sé, tutta la sofisticata entità del regista che mediante la straordinaria pellicola si aggiudica la Palma d'Oro per la miglior regia al Festival di Cannes, in ex aequo con L'uomo che non c'era di Joel Coen. Spesso accreditato con il nome di Judas Booth, il divo si sta separando dalla montatrice Mary Sweeney: con lei ha avuto il terzo figlio, Riley. David è un grandissimo fan della band germanica dei Rammstein e per quanto riguarda il cinema, ha sempre amato Luis Buñuel, Werner Herzog, Kubrick e Roman Polanski. Fedele alla sua natura bizzarra e stravagante, Lynch richiede esplicitamente che le edizioni in DVD dei suoi film non siano divise in "capitoli". Nel 2006 è stato insignito con il Leone D'oro alla carriera, durante la 63ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove ha presentato la sua ultima, scioccante fatica: Inland Empire - L'impero della Mente.

Ultimi film

Drammatico, (USA - 2017), 88 min.
SERIE - Thriller, Drammatico - (USA - 2017)

Focus

NEWS
domenica 5 maggio 2019
Marzia Gandolfi

Con la gioia di un bambino che scopre il colore pitturando con le dita, David Lynch trova nell'inchiostro grasso spalmato sulla pietra materia altra per le sue visioni, le sue idee e le sue figure allucinate. Nel 2007 bussa alle porte dell'inconscio e dell'antico atelier Mourlot (oggi Idem Paris), stamperia in cui vennero impressi i lavori di Matisse, Fautrier, Chagall, Miro, Picasso, e dispiega su un nuovo supporto una nuova grammatica creativa. È in rue de Montparnasse e nell'illustre matrice di una sezione della storia dell'arte che David Lynch scova la magia di impressionare la pietra, mantenendo la qualità perturbante del suo cinema tra strappi di luce e zone d'ombra profonde.
Prima di approdare al cinema, ovvero all'immagine in movimento, David Lynch era ossessionato dall'immagine fissa e dalla ricerca plastica che ha nutrito il suo cinema e viceversa, disegnando il profilo di un artista totale.

Regista, fotografo, pittore, disegnatore, attore, autore di film di animazione, musicista, sound designer, creatore di oggetti, il suo atelier a Hollywood è una fabbrica di sogni e di incubi da donare al pubblico senza istruzioni per l'uso.

Per questa ragione Lynch resta un enigma film dopo film, a punta di matita o nelle sue creazioni plastiche. Ma è poi necessario comprenderlo per lasciarsi sedurre dalle sue opere?
Evidentemente no. Per capire invece perché questo artista occupi, con la eterogeneità dei suoi interventi, un posto unico nel panorama della creazione, "La settima arte - Cinema e Industria" ('celebrazione dei mestieri del cinema' ideata ed organizzata da Confindustria Romagna, Khairos Srl, Università Alma Mater Studiorum Bologna - Dipartimento Scienze per la Qualità della vita di Rimini, con la collaborazione del Comune di Rimini) gli consacra uno spazio prestigioso all'interno delle sue giornate e dei suoi numerosi appuntamenti. Nella cornice di Castel Sismondo dal 3 al 14 maggio, gli spettatori appassionati di Lynch (e i neofiti) potranno assistere all'esposizione "David Lynch: Dreams - A Tribute to Fellini", 11 litografie nere e incandescenti che 'omaggiano' l'ultima sequenza di , la farandola finale 'sognata' da Federico Fellini e divenuta celebre come le note di Nino Rota che l'accompagnano. Il sogno come risorsa tecnica e strumento per sondare l'animo umano accomuna i due autori che si incontrano due volte a Cinecittà e nella camera crepuscolare delle rispettive anime, condividendo le fantasmagorie più insensate e le paure più ancestrali. Quei brevi incontri 'incidono' oggi la pietra litografica andando oltre la reverenza che si deve a un maestro e all'omaggio mimetico alla sua opera. Perché Lynch, affascinato dagli arcani dell'inconscio, rivisita la meccanica dei sogni di Fellini trovando una luce più nera, popolata di mostri terrificanti accomodati dietro il décor felliniano. Lynch interpreta il tratto ontologico fondamentale di tutti i (suoi) sogni: ci colgono di sorpresa come il sonno e non sappiamo mai cosa riservano.
Da Fellini a Lynch, dal sogno all'incubo la frontiera sovente è sottile e il passaggio può rivelarsi brutale. Nel cinema dell'uno come dell'altro, realtà e sogno convivono e compongono la materia organica della finzione cinematografica. Il sogno per loro non è mai ai margini dell'esistenza ma costituisce una condizione singolare dell'essere umano. Le emozioni che viviamo in sogno non sono meno reali di quelle che sperimentiamo nella veglia e Fellini come Lynch le collocano nel posto giusto e nel cuore della (loro) finzione. E quella finzione è anch'essa un sogno, il nostro sogno di spettatori. Film o 'lastre' d'inchiostro rinviano al nostro statuto di spettatori-sognatori dentro la notte cinematografica o le segrete buie di un castello. Sfogliando le litografie di Lynch, che rifanno i disegni di Fellini, è ancora una volta la sua estetica personale a parlare. A parlare del nero, degli abissi, dell'essere. A disintegrare come a rivelare, a respingere come ad avvincere, rimanendo all'erta tra le due, in un'azione dinamica che suggerisce da qualche parte qualcosa da afferrare. Maestro del sogno, la veglia nel suo cinema non ha più importanza e non è più reale del mondo onirico, abbraccia con disinvoltura il linguaggio dei fantasmi visivi di Fellini, che cura la crisi creativa del suo protagonista nei fumi di uno stabilimento termale. Speculari fin dalla prima litografia, che apre una sequenza modulata dalla luce, Fellini e Lynch dialogano sulla carta magnificamente come il primo nel celebre carteggio con Simenon ("Carissimo Simenon, Mon cher Fellini"), proiettando contenuti inconsci sulla pietra ed elaborando un complesso gioco di specchi per comprendere come si costruisce la realtà dell'uomo e riflettere sul processo creativo.

News

Alcuni dei suoi capolavori e quattro film che, alla sua opera, devono molto se non tutto. In programma fino a fine novembre.
Dal 3 al 14 maggio Rimini ospita l'omaggio di David Lynch ai sogni e ai disegni di Federico Fellini.
Rivelato anche il numero di film in concorso: saranno 35, tra cui Logan Lucky di Steven Soderbergh.
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