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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 maggio 2019
Truth - Il prezzo della verità è stato selezionato come film d'apertura della 10a edizione della Festa del Cinema di Roma. In Italia al Box Office Truth - Il prezzo della verità ha incassato 551 mila euro .
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Nel 2005 Dan Rather, celeberrimo anchorman del network televisivo americano CBS, rassegnò le sue dimissioni in seguito alla controversia esplosa dopo la messa in onda di un servizio che metteva in discussione l'appartenenza dell'allora presidente George W. Bush alla Guardia Nazionale Aerea durante la guerra nel Vietnam. Responsabile di quel servizio era Mary Mapes, una produttrice televisiva che, per il programma giornalistico "60 Minutes", aveva realizzato molti storici scoop con grande intuito giornalistico. Maples ha poi raccontato la storia di quella controversia in un memoriale che è la base su cui James Vanderbilt, sceneggiatore alla sua prima regia (nonché erede della celebre dinastia di bramini newyorkesi), ha strutturato il copione di Truth, solido e coinvolgente dramma nella tradizione americana del cinema hollywoodiano che esplora i rapporti tra politica e giornalismo.
La messiscena è classica e rigorosa, anche se dichiaratamente di parte, ovvero dalla parte di Mary Mapes e di Dan Rather, e racconta con ritmo incalzante e continui colpi di scena ciò che succede in un network televisivo quando il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare. Ma al di là del resoconto della vicenda realmente accaduta, Truth è una riflessione su come sta cambiando la cronaca e come, in particolare, stia scomparendo il giornalismo di inchiesta: troppo costoso, troppo pericoloso, troppo soggetto al fuoco incrociato dei poteri forti e del popolo di Internet, che se da un lato ha fatto da cane da guardia della libertà di informazione (merito cui la sceneggiatura, colpevolmente, non fa cenno), dall'altro ha dato voce a centinaia di anonimi troll e lanciatori di fango, ancor più velenosi quando il bersaglio appartiene al sesso femminile.
In modo artificiale ma efficace, la sceneggiatura di Vanderbilt semina nella prima parte tutti gli ami che andrà a recuperare nella seconda, compresi gli accenni al passato oscuro della Mapes, figlia di un padre retrogrado e violento, e all'importanza del coraggio per un giornalista davvero intenzionato a raccontare quella verità che dà titolo al film (e che Mapes, con ingenuità e un certo grado di faziosità, presupponeva essere unica). La verità è al centro della storia anche perché, nel grande circo multimediatico, sembra contare meno di un'opinione strillata, o di uno scandalo ben confezionato. Spesso dunque si perde di vista la sostanza dei fatti, o la gravità di certe azioni, per dare spazio alle querelle e alle chiacchiere, e quando questo succede a farne le spese è la democrazia.
La regia di Vanderbilt è scolastica nel senso migliore del termine, perché privilegia una narrazione lineare che rinuncia ai tocchi (ma anche ai vezzi) autoriali che un Oliver Stone, ad esempio, avrebbe senz'altro utilizzato per raccontare questa storia. Le complicazioni della trama sono semplificate dagli stessi espedienti visivi che caratterizzano i programmi televisivi di approfondimento politico, e il montaggio serve ad aggiungere spettacolo e pathos ad una storia altrimenti troppo didascalica.
Truth si colloca su un crinale storico, quello fra informazione vecchio stile, affamata di scoperte e coraggiosa fino all'incoscienza, e informazione nell'epoca in cui le notizie non si cercano ma rimbalzano di sito in sito, di blog in blog, senza che chi le ripropone si prenda la responsabilità di verificarne la veridicità (ma di certo si prende il gusto di fare le pulci alle rivelazioni altrui). Il rischio, afferma il film, è quello di dimenticare l'imperativo deontologico della seconda (e terza, e quarta) domanda per concentrarsi su sterili querelle e gogne mediatiche sempre utili a chi vuole che le notizie, quelle vere, passino in secondo piano.
Cate Blanchett è efficace come sempre nel ruolo di Mary Mapes, ma risente dell'impostazione classica hollywoodiana della sceneggiatura che le toglie quella libertà di movimento necessaria ad utilizzare le sue corde più sottili. Perfettamente in parte, invece, il liberal Robert Redford, che mette i suoi quasi ottant'anni a frutto nell'incarnare la gravitas (ma anche la fragilità fisica) di un giornalista duro e puro entrato a far parte del mito americano.
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Basato sulla ricostruzionedell’inchiesta politico-giornalistica del 2004 con cui un’equipe della CBS Television tentòi dimostrare l’imboscamento militare di G.W.Bush nella Guardia Nazionale per evitare il Vietnam, Truth ha nel suo titolo l’ambizione di voler condurre lo spettatore attraverso il percorso alla ricerca della Verità, nella sua faticosa e scomoda oggettività e nel suo valore idealistico [...] Vai alla recensione »
OGGI. Siamo in piena corsa per le presidenziali americane dell'8 novembre prossimo. Solo pochi mesi fa Jeb Bush, (fratello di George), era il candidato di punta dei Repubblicani. IERI. "Truth, il prezzo della verità ci narra come durante le presidenziali del 2004 la redazione di 60 minutes rivelò al paese che l'allora candidato George Bush, poi presidente degli Stati Uniti d'America, grazie a solidissime [...] Vai alla recensione »
Le verità traballanti e poco scientifiche di Truth 120 minuti sono serviti a James Vanderbilt per costruire il suo primo film: Truth, il cui tempo necessario si è reso indispensabile per inaugurare la decima edizione della Festa del Cinema di Roma in corso dal 16 al 24 ottobre 2015 con la direzione artistica di Antonio Monda, Fondazione Cinema per Roma e Piera Detassis.
C’è un filone del cinema americano che potremmo definire “catartico”. Vengono sul grande schermo con indulgente ammiccante censura i vizi e difetti culturali, politici e sociali della Grande Nazione. I grandi valori fondanti della società si incarnano nel cittadino qualunque, che da solo od in piccola compagnia si contrappone al Golia del Potere, o peggio ancora dei Poteri Forti tra loro complici [...] Vai alla recensione »
Il film è del 2015 e si riferisce ad una vicenda del 1968, con cui cerca di mascherare una fake news come un'eroica azione giornalistica la quale è nient'altro che il metodo tipico del c.d. politically correct. La trama rispecchia un fatto reale, una équipe della CBS (Trasmissione "60 Minutes") nel settembre 2004 in piena campagna elettorale presidenziale [...] Vai alla recensione »
Nell’anno dell’Oscar a ‘Il caso Spotlight’ esce l’opera prima di James Vanderbilt che, ‘dramma redazionale’ come il film di Tom McCarthy, è forse meno interessante dal punto di vista cinematografico, ma intriga in misura probabilmente maggiore lasciando lo spettatore a chiedersi dove stia sul serio quella verità che la intitola in originale.
"Truth"(2015, di James Vanderbilt, regia, come anche soggetto e sceneggiatura)si incentra sulla volontà della CBS di dimostrare che l'allora(10 anni prima, 2005) presidente USA George BUSH non era stato in Vietnam ma nella"Guardia Nazionale"per "scampare"alla guerra. Ora, francamente , si tratta di un episodio che interessa al massimo gli States, non tutto [...] Vai alla recensione »
Considerato il genere, giornalistico, in cui il cinema statunitense generalmente eccelle, mi ha abbastanza deluso. Colpa di una storia che eccede in dettagli, sicuramente preziosi appunto dal punto di vista giornalistico, molto meno da quello cinematografico. Colpa di una sceneggiatura che probabilmente avrebbe tratto giovamento da un maggiore coraggio nel tagliare, a favore del ritmo narrativo. [...] Vai alla recensione »
Quante persone pensano che questo film possa essere importante? Dan Rather, \ Robert Redford / (famoso conduttore di 60 Minutes) e successore di Walter Cronkite considerato in America come l'uomo più “veritiero” per coraggio e spessore professionale (assieme al produttore della CBS News Mary Mapes\ Cate Blanchett /), nel settembre 2004 rendono pubblica quella che secondo [...] Vai alla recensione »
A pochi mesi dalle elezioni americane che vede impegnato il Presidente in carica Bush a riconfermarsi al potere degli Stati Uniti d'America, il network televisivo CBS manda in onda una sorta di documentario investigativo sulle origini militari di Bush ai tempi della guerra in Vietnam. Il servizio, che suscita scalpore, è meticolosamente curato dalla giornalista Mary Mapes (C.
Nel 2004 una giornalista della CBS (Mary Mapes) organizza una squadra per scoprire la verità su un episodio del giovane G. W. Bush, a quel tempo presidente degli Stati Uniti. Dan Rather le da fiducia e mette in onda una puntata di "60 minuti" in cui ricostruisce la vicenda, basata in gran parte su copie di vecchi documenti. Anziché essere il grande scoop è solo l'inizio di un inarrestabile processo [...] Vai alla recensione »
Ennesimo film statunitense sul giornalismo e sullo scandalo riguardante il mondo della politica "Truth" esce nelle sale cinematografiche nel corso di questi giorni. Cambiano gli scandali, cambiano gli attori, cambia la regia e la redazione del giornale in questione, ma anche in questa occasione viene presentato un fatto di grave denuncia realmente accaduto e portato alla luce da un team [...] Vai alla recensione »
Mi aspettavo di più . Non si può dire che il film sia brutto ma non decolla mai , insomma manca totalmente di pathos . Anche gli attori hanno fatto di meglio . Cate Blanchett spesso prima brava e poi bella , qui è prima bella poi bravina . Robert Redford fa Robert Redford . Forse l'età non l'aiuta e lui alla fine ci mostra soltanto l'ottima persona [...] Vai alla recensione »
Un bellissimo film, non c'è dubbio. Un pezzo di giornalismo messo a tacere dai poteri politici, un intero staff di professionisti castigato da Bush viene qui riabilitato facendo riflettere gli spettatori su quanto incida la politica sulla "verità". Purtroppo non è così solo negli Stati Uniti e noi lo sappiamo bene. La Blanchett è come sempre strepitosa, forse la miglior attrice in circolazione, ma [...] Vai alla recensione »
Un altro bel film sul giornalismo americano,tutti i poteri della politica,l occultismo,..un altra verità che non c è,ma esiste.sempre sotto la presidenza di Bush.Le famosi raccomandazioni che ci saranno sempre in tutte le parti del mondo,in tutti i governi,.Recitato magistralmente da tutti gli attori,anche se il film si presenta lento,ma l interesse e la vicenda della storia"vera"con [...] Vai alla recensione »
un film coinvolgente, non ci si annoia mai, bravo il regista e tutti i protagonisti; Cate Blanchett sempre da 10 e lode qualcuno mi sa dire di che marca è l'orologio indossato da Cate Blanchett? grazie
Film di inchiesta giornalistica nella tradizione americana ( Tutti gli uomini del presidente, Spotlight ), ma meno coinvolgente e riuscito degli altri. Già l'inchiesta su Bush appare affrettata e tirata per i capelli e le accuse ai giornalisti in parte sono anche condivisibili, ma anche la sceneggiatura lascia a desiderare: il gruppo giornalistico non viene mai mostrato nella sua omogeneità [...] Vai alla recensione »
Mi sembra che negli anni di questa storia esce Fahrenheit di Moore, insomma Moore non e’ proprio un caro amico di Bush, e allora questa storia della cbs non mi ha entusiasmato, il film lungo tra un bicchiere e un volo convince poco. Noiosi pure i protagonisti.
Il ritorno del giornalismo americano al cinema pare inarrestabile. Non si tratta solamente di coincidenze, quelle che avvicinano Truth - Il prezzo della verità a Il caso Spotlight, ma di comune sentire. C'è un desiderio di inchieste fatte in maniera seria e appassionata, c'è una richiesta sociale di liberarsi dell'opinionismo diffuso che rischia di sostituire l'informazione, secondo la suggestione ironicamente definita "prêt-à-penser".
Probabilmente Truth - Il prezzo della verità è un film meno raffinato de Il caso Spotlight - i cui valori narrativi, ritmici e di messa in scena corroborano l'impianto accusatorio - ma fa piacere il richiamo ai valori civili del buon giornalismo.
Certo, nel film di James Vanderbilt non tutto è perfetto, e sono proprio alcune manchevolezze nell'indagine a suscitare il vespaio di reazioni e deligittimazioni ai danni dei giornalisti di "60 Minutes", autori dello scoop contro George W. Bush.
Ed è anche curioso che la confezione del film insista così tanto su alcune soluzioni retoriche e sequenze liriche, con ralenti e musiche di gran pathos, di fronte alla lotta dei giornalisti contro il potere. Curioso, s'intende, perché quello di "60 Minutes" fu un lavoro di demistificazione e di controcanto alla retorica del governo Bush, tanto patriottico e magniloquente quanto circondato da sospetti pesanti, alcuni persino indicibili. L'anti-retorica può diventare retorica?
Avvincente dramma ispirato a uno scandalo che scosse l'America, senza per altro modificare gli eventi. NewYork, 2004: la produttrice Mary Mapes ha uno scoop da far tremare la Casa Bianca, rivelato in tv dal popolare conduttore Dan Rather. Il Presidente George W. Bush, in corsa per la rielezione, ha mentito: durante la guerra in Vietnam non ha fatto il servizio militare.
Forse Truth è un film di impianto più tradizionale e Il caso Spotlight più nuovo, ma altrettanto degno ed efficace, nel solco del grande filone del cinema sul giornalismo come metafora dei principi basilari della democrazia Usa. A premiare il secondo (Oscar) è un contenuto più dirompente: la denuncia dei preti pedofili a Boston. Le due storie si riferiscono allo stesso periodo, i primi anni dopo il [...] Vai alla recensione »
nteressante, ma non convincente, l'esordio nella regia del reputato sceneggiatore James Vanderbilt; e curiosamente a risultare debole è proprio il copione, basato sul libro della giornalista Mary Mapes, il cui titolo Truth and Duty. The Press, the President and the Privilege of Power dà conto delle tematiche in gioco nella controversa inchiesta che ne è al centro.