Truth - Il prezzo della verità |
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Un film di James Vanderbilt.
Con Cate Blanchett, Robert Redford, Elisabeth Moss, Topher Grace.
continua»
Titolo originale Truth.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 121 min.
- USA, Australia 2015.
- Lucky Red
uscita giovedì 17 marzo 2016.
MYMONETRO
Truth - Il prezzo della verità
valutazione media:
3,15
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Informazione e libertàdi bertoldFeedback: 703 | altri commenti e recensioni di bertold |
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sabato 27 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
C’è un filone del cinema americano che potremmo definire “catartico”. Vengono sul grande schermo con indulgente ammiccante censura i vizi e difetti culturali, politici e sociali della Grande Nazione. I grandi valori fondanti della società si incarnano nel cittadino qualunque, che da solo od in piccola compagnia si contrappone al Golia del Potere, o peggio ancora dei Poteri Forti tra loro complici e connessi. Per decenni queste vicende cinematografiche si concludevano in una sorta di logica inversa rispetto alla realtà quotidiana e Davide sconfiggeva Golia o, ad andar male, ne usciva con l’onore delle armi.Nel tempo non è stato più così. Senza volere assolutizzare, un momento determinante è stata certamente la vicenda della guerra in Vietnam. Essa non rappresentò solo la prima rilevante disfatta militare, ma mise a dura prova i valori e le certezze umane e sociali, personali e collettive statunitense. Non a caso film sulla guerra vietnamita molto diversi tra loro, quali "Il Cacciatore" ed "Apocalipse nown", realizzati nell’immediatezza della fine del conflitto, sono accomunati da una tragica spirale involutiva disumana e disumanizzante, allucinata ed allucinante. Perciò il ruolo di ogni americano riguardo alla guerra del Vietnam ha avuto un impatto sociale superiore persino alle omologhe vicende della seconda guerra mondiale, che aveva visto protagonista diretta la generazione precedente. Sottrarsi agli obblighi militari tramite raccomandazioni, imboscarsi in corpi formalmente d’élite, ma in effetti ben al di fuori dagli scenari di guerra, ed inoltre eludere persino i più elementari doveri anche di questi rappresenta un handicap di non poco conto per chi nutrisse ambizioni politiche, addirittura alla Presidenza degli Stati Uniti. Di questo è stato accusato G. W. Bush Jr. nel momento culminante della campagna elettorale per il suo secondo mandato presidenziale da un’inchiesta giornalistica della rete televisiva C.B.S.. Il film ricostruisce la vicenda sulla base del libro pubblicato dalla produttrice del servizio, i plausi ed i voltafaccia, sino all’inevitabile scontro con il potere nelle sue convergenze e diramazioni, anche meno immaginabili. Il film non ha tensioni da thriller. L’impostazione è semmai quella della contrapposizione tra buoni e cattivi, dove i primi appaiono sin troppo ingenui, sempre pronti alla lacrima contenuta od al sorriso solidale tra limpidi affetti, mai alla ricerca, né adescati da offerte di sostegno da chi avrebbe avuto certamente ragioni per farlo almeno pari a quelle dei loro avversari. Per loro solo il muto stupore dei colleghi, nessuna solidarietà neanche nascosta, mentre la strategia e lo stesso solidale richiamo “coraggio” appaiono sempre prettamente difensivi. Le loro camicie smanicate, giubbotti, tenuta “quasi yppies” si contrappongono all’omogeneità degli abiti scuri delle loro controparti in controluce, chiusi nella cinica ipocrisia delle logiche di potere. Il film ed il libro vogliono essere anche un omaggio al giornalismo ed una denunzia della scomparsa dell’indipendenza di quello che fu il Quarto potere, pure penalizzato dalla massificazione generalizzata dell’etere e dell’informatica.Due premi nobel, come recita il poster, Cate Blanchett e soprattutto Robert Redford, con un polimorfo atteggiamento sornione, mettono la loro professionalità a servizio del film, diretto con correttezza forse un po’ troppo scolastica da Vanderbilt.
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