Titolo originale | The Zone of Interest |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Gran Bretagna, Polonia, USA |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Jonathan Glazer |
Attori | Sandra Hüller, Christian Friedel, Ralph Herforth, Max Beck, Sascha Maaz Marie Rosa Tietjen, Stephanie Petrowitz, Lilli Falk. |
Uscita | giovedì 25 gennaio 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 4,03 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 29 maggio 2023
La vita del comandante di Auschwitz e sua moglie nei pressi del campo di concentramento. Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Rudolf Höss e famiglia vivono la loro quiete borghese in una tenuta fuori città, tra gioie e problemi quotidiani: lui va al lavoro, lei cura il giardino e i figli giocano tra loro o combinano qualche marachella. C'è un dettaglio però. Accanto a loro, separato solo da un muro, c'è il campo di concentramento di Auschwitz, di cui Rudolf è il direttore.
A dieci anni di distanza da Under the Skin, acclamato universalmente come una delle opere che ha meglio colto le inquietudini della contemporaneità, Jonathan Glazer si ripresenta con la trasposizione di un romanzo di Martin Amis: un film ambizioso e collocato in un'epoca storica
tristemente nota, quella degli anni '40 e della messa in atto della Soluzione Finale da parte dei nazisti.
Ma è chiaro fin da subito come non sia la ricostruzione storica a interessare il regista, bensì la messa in scena di una situazione paradossale, così estrema da trasformarsi in un laboratorio di analisi della banalità del male e della separazione tra percezione soggettiva e realtà oggettiva.
Introdotto e chiuso da alcuni minuti di solo audio - una composizione di Mica Levi che sembra rievocare il suono di urla di dolore umane - il film di Glazer sceglie di introdurci alla vita di una famiglia rivelando gradualmente il contesto generale. Con un astuto gioco di campi e controcampi e una meticolosa osservazione del profilmico, in cui ogni dettaglio dell'inquadratura assume importanza, cominciamo a intravedere cosa ci sia al di là del muro, e quindi ad associarlo alle immagini note di una delle pagine più tragiche della storia dell'umanità. Svelato il mistero, tutto
assume un nuovo significato e ogni situazione quotidiana sembra una versione distorta di quanto avviene al di là del muro: non saremo più in grado, come è giusto che sia, di interpretare con il medesimo metro di giudizio quanto avviene alla famiglia Höss.
Eppure, superato lo choc della scoperta, a emergere con vigore è il ruolo simbolico della rappresentazione messa in atto da Glazer. Una volta che tra spettatore e personaggi si è creato un distacco siderale, ecco che la sceneggiatura li riavvicina, insinuando il dubbio che sia proprio la normalità di alcuni piccoli gesti e
dialoghi il monito nascosto di The Zone of Interest. I discorsi sulla carriera professionale di Rudolf,
il ménage famigliare o il contrasto tra la personificazione di animali e piante a scapito
dell'oggettivizzazione delle vittime di Auschwitz, la costante sensazione di vivere in una bolla, nella
negazione di quel che avviene al di fuori, riproduce comportamenti e vizi della nostra
contemporaneità borghese.
Tendenze sempre più diffuse nella società del terzo millennio, che
pongono inquietanti dilemmi etici su quale sia il possibile approdo di una graduale disaffezione dal
nostro lato più umano e istintuale.
Di Auschwitz ascoltiamo solo i rumori, spari e grida di dolore, ma non vediamo nulla di quel che
avviene all'interno. Anche noi spettatori, complici e colpevoli, assisteremo alla rivelazione della
verità - periodicamente negata e ridiscussa - solo a cose fatte, in un epilogo che apre al surreale e
che dona l'esatta chiave di lettura sul film.
Ancora una volta straordinaria Sandra Hüller (Toni
Erdmann) nel ruolo di Hedwig, moglie di Rudolf, così affezionata alla propria dimora da lottare
strenuamente perché il marito mantenga la propria posizione professionale. Ma è la coralità di
cast nel suo complesso, unita alla direzione di Glazer e alle musiche di Levi, a rendere The Zone of
Interest un'opera di cui si parlerà a lungo.
Un regista che non finisce mai di sorprendere, l'inglese Jonathan Glazer. Già, perché, di fatto, solito puntare tutto su una straordinaria potenza visiva (ulteriormente valorizzata da un tanto sapiente quanto raffinato utilizzo delle musiche), il cineasta, nel corso degli anni, ci ha regalato delle vere e proprie esperienze visive, studiate fin nel minimo dettaglio e in grado di colpirci, di annichilirci, [...] Vai alla recensione »
Quello di Glazer (l'unico regista, oggi, a saper guardare a Kubrick) non è un adattamento del libro di Martin Amis. È un pagare i diritti a un'idea. Ovvero giustapporre una commedia SS all'oscenità del genocidio. Ci sono tre storie nel romanzo. Tre voci. Due ufficiali hitleriani, un Sonderkommando. Lui fa sintesi delle prime due. E cancella l'ultima, che rientra in forma di documento.
I film sull'olocausto spesso si dividono sulla necessità di mostrare o meno le atrocità commesse, ma pochi si sono impegnati a rappresentare la banalizzazione del male come l'ag- ghiacciante The zone of interest di Jonathan Glazer. Rudolf Hoss, la moglie e i cinque figli si godono un picnic in riva al fiume. Quando tornano nella loro bella villa festeggiano il compleanno di uno dei bambi- ni.
Non è facilmente decifrabile Jonathan Glazer, regista dai progetti intellettualmente ambiziosi, non sempre a fuoco. Ad esempio, è suo Under the Skin, diventato cult o scult a seconda delle posizioni critiche. Oppure Birth - Io sono Sean, altro titolo molto discusso a suo tempo. Insomma, non lascia indifferenti il suo cinema, un po' come The Zone of Interest, presentato in concorso sulla Croisette. Vai alla recensione »
Una famiglia prende il sole sulla riva di un fiume. Cielo terso, bambini, un clima di festa. Il gruppo prende la strada di casa: una curata villetta di campagna, stile sobrio, un po' Bauhaus. Un giardino ordinato: aiuole di fiori, prato rasato, una zona ricca di piante, una piscina con scivolo, una serra. Uno stuolo di figli, un cane che scorrazza, una padrona di casa assertiva e radiosa e uno stuolo [...] Vai alla recensione »
La zona di interesse: nel nuovo film di Jonathan Glazer, forse, del romanzo omonimo di Martin Amis sopravvive soprattutto il concetto evocato dal titolo, che allude allo spazio, alla dimora su cui si estendono gli interessi convergenti della coppia di protagonisti, ma anche a una descrizione eufemistica, a una circonlocuzione per evitare di dire cosa accade oltre il muro di cinta, lì a fianco.
Presentato in concorso al 76° Festival di Cannes, The Zone of Interes, diretto da Jonathan Glazer e da lui scritto con Martin Amis, narra la mostruosità nascosta dietro l'apparente bellezza della vita dei comandanti del campo di concentramento di Auschwitz con le loro famiglie. Il film è prodotto da A24. Il comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e sua moglie Hedwig, si sforzano di costruire una vita [...] Vai alla recensione »
Ormai è chiaro, Jonathan Glazer non è in grado di fare film che non siano almeno originali. Con il suo esordio nel 2000, Sexy Beast - l'ultimo colpo della bestia, ha rivalutato il thriller gangsteristico britannico. Quattro anni dopo è arrivato l'inquietante e mistico Birth - Io sono Sean, accolto freddamente dalla critica e infine rivalutato, col tempo, come un nuovo Rosemary's Baby.
How are you? From ten to one, from ten to zero ripeteva incessante la voce off nel corto precedente di Jonathan Glazer, Strasbourg 1518, punto di partenza forse cruciale per orientarsi anche in questo The Zone of Interest. Il nuovo film del cineasta sembra l'esatto rovescio di quell'opera breve realizzata in pieno lockdown nel 2020, coreografia danzante ispirata ad un episodio di isteria collettiva [...] Vai alla recensione »
Nove anni dopo il divisivo Under the Skin, il regista britannico Jonathan Glazer consegna The Zone of Interest, liberamente ispirato al romanzo omonimo di Martin Amis, in Concorso al 76. Festival di Cannes. Il dramma al contempo straniato e ponderato, agghiacciante e serafico inquadra il famigerato comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, e la moglie Hedwig, che vivono con i figli e la servitù in una [...] Vai alla recensione »