Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Belgio |
Durata | 121 minuti |
Regia di | Matteo Garrone |
Attori | Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo, Hichem Yacoubi, Doodou Sagna Joseph Beddelem, Bamar Kane, Henri Didier Njikam. |
Uscita | giovedì 7 settembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,74 su 33 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 7 settembre 2023
Una coproduzione internazionale ispirata alle storie vere di alcuni ragazzi che hanno vissuto il viaggio dei due protagonisti. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 8 candidature e vinto 6 Nastri d'Argento, 15 candidature e vinto 7 David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 1 candidatura a Golden Globes, 2 candidature agli European Film Awards, a San Sebastian, Io capitano è 57° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 908,00 e registrato 897.302 presenze.
Passaggio in TV
giovedì 12 dicembre 2024 ore 3,20 su SKYCINEMADRAMA
CONSIGLIATO SÌ
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Seydou e Moussa sono cugini adolescenti nati e cresciuti a Dakar, ma con una gran voglia di diventare star della musica in Europa. Tutti in Senegal li cautelano contro il loro progetto, in primis la madre di Seydou, ma i due sono determinati, e di nascosto intraprendono la loro grande impresa. Un viaggio che si rivelerà un'odissea attraverso il deserto del Sahara costellato dei cadaveri di quelli che non ce l'hanno fatta, le prigioni libiche e il Mediterraneo interminabile e pericoloso. I furti, le violenze e i soprusi non si conteranno, ma ci saranno anche gesti di umanità e gentilezza in mezzo all'inferno. Soprattutto, Seydou dovrà scoprire che cosa comporta mettersi al timone della propria e altrui vita in circostanze ingestibili.
In un certo senso Matteo Garrone fa cominciare il suo racconto dal suo film precedente, perché Seydou e Moussa sono Pinocchio e Lucignolo in partenza per il Paese dei Balocchi, circondati da gatti e volpi pronti a predare sulla loro ingenuità.
Così facendo, Garrone toglie da subito Io capitano dalla retorica polarizzata che caratterizza il tema dell'immigrazione, restituendogli una purezza di racconto narrato dal punto di vista di chi non viene mai interpellato sull'argomento.
Dall'ottica di Seydou e Moussa il viaggio è un'avventura da Capitani coraggiosi, degna di Jack London e di Robert Louis Stevenson. Ciò nonostante Garrone, qui regista e cosceneggiatore con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, inserisce nella trama tutti gli elementi che faranno di questo film una cartina di tornasole degli opposti schieramenti: ad esempio i due ragazzi non scappano dalla miseria o dalla guerra ma scelgono autonomamente di avventurarsi oltre il Mediterraneo e gli scafisti libici apparentemente possiedono il numero di cellulare di una ONG, e per contro il film evidenzia il rimpallo della Guardia Costiera italiana e delle autorità marittime maltesi circa il destino dei migranti.
Io capitano è soprattutto una parabola sulla necessità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, incarnata nella figura nobile di Seydou che, invece di pensare solo alla propria sopravvivenza o al proprio tornaconto, si fa carico degli altri, fino a portare con sé anche il loro ricordo di chi non è arrivato alla meta.
Garrone abbandona ogni retorica tenendosi attaccato alla dignità umana del suo protagonista come ad un salvagente, e dedica alla sua (dis)avventura la magnificenza pittorica delle immagini (il direttore della fotografia è Paolo Carnera) e la sua eccezionale desterità registica, che tocca il suo apice in una scena di estrazione dei corpi da una stiva che mette in evidenza anche la maestria al montaggio di Marco Spoletini.
Il commento musicale (il compositore è Andrea Farri, ma alla selezione c'è lo stesso Garrone) è impavido nell'accostamento di sonorità africane e rock (il riff iniziale pare campionato da "Wish You Were Here"); e Seydou Sarr nei panni del protagonista 16enne è un miracolo di autenticità ed empatia.
La sinossi di Io capitano lo descrive come «una fiaba omerica che racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, i pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano». È il film di Matteo Garrone, una coproduzione italo-belga girata per 13 settimane fra Africa ed Europa. Tratto dai racconti di molti immigrati che hanno fatto lo stesso percorso, nasce da un'idea del regista sceneggiata insieme a Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e a Massimo Ceccherini, che già aveva affiancato Garrone alla scrittura di Pinocchio (guarda la video recensione). A dirigere la fotografia non troviamo il solito Luca Bigazzi, bensì l'abituale collaboratore di Sollima e dei D'Innocenzo: Paolo Carnera.
IO CAPITANO disponibile in DVD o BluRay |
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“Anima mia, scampata dal mare, in questa notte di vento asciugami (…) splendi sopra queste assi, sopra questo mare, questo mare scuro, splendi sulla mia fatica, splendi su di me (…) Davvero davvero ti chiedo davvero, se ce la faremo o no, passo dopo passo so che ti raggiungerò.” Mauro Pagani (Davvero davvero) Ci sono film che meritano di essere visti per [...] Vai alla recensione »
Il film descrive una vicenda contemporanea, come fosse una cronaca giornalistica; nulla è lasciato alla fantasia o all’invenzione, zero effetti speciali, nessun volo pindarico o ricorso a gesti da supereroi, niente orizzonti o favole fantascientifiche, nessun ricorso a colonne sonore classiche o rockeggianti, mancano del tutto i piani-sequenza digitalmente impostati: un film vero e crudo, [...] Vai alla recensione »
Mario Rigoni Stern aveva 22 anni quando si è trovato a dover guidare la ritirata di settanta uomini, portandoli in salvo: quello è stato il capolavoro della mia vita, disse, ignorando i premi letterari. Questa sua dichiarazione mi è tornata in mente assistendo alla proiezione di Io Capitano, di Matteo Garrone. Mi aspettavo di vedere un film, non unico, sull’immigrazione africana.
"Io capitano" parte neanche dopo pochi minuti con la confessione del figlio alla madre, che racconta male non solo le motivazioni alla base della partenza, ma non crea relazioni, atmosfere. Si va da una scena all'altra senza che ci sia sviluppo. Si va a temi, didascalici. In un viaggio omerico in cui lo spettatore non viaggia, ma assiste da un lato, distaccato, da borghese, nascosto [...] Vai alla recensione »
E’ molto complicato tradurre a parole le emozioni che “Io Capitano”, il nuovo film di Matteo Garrone, porta con sé. Ma una recensione ha ancora un senso, è proprio quello di aiutare lo spettatore a capire, scegliere, di incuriosirlo senza svelare troppo. Dunque incamminiamoci insieme in questo percorso, che è iniziato in sala (il film è appena uscito) e che passando da queste pagine arriva fino a voi. [...] Vai alla recensione »
Consiglio il film a tutti, adulti, bambini, donne incinte, elettori di destra e di sinistra, è un balsamo sensibilizzante di cui c’è bisogno, condito di poca retorica e scarsa politica. Il tema è il viaggio, non se sia giusto o sbagliato, o cosa bisognerebbe fare o non fare. È un viaggio complicato, pericoloso e per certi versi assurdo.
IO CAPITANO. Regia di Matteo Garrone. Un film con Seydou Sarr, Moustapha Fall. Quando un film pur narrando una storia reale , fatti tratti da una realtà storica o addirittura di cronaca contemporanea, ma al contempo si distacca dalla semplice documentazione per immagini , per entrare in un racconto con un punto di vista preciso , allora il film [...] Vai alla recensione »
Sotto l’impulso di certe dichiarazioni dell’ottimo Garrone, ecco che nei loro commenti quasi tutti declinano la storia narrata nel film “come fosse un’odissea”. Ma non lo è, non lo è affatto: Seydou e Moussa non stanno cercando la strada per tornare a casa dopo tante peripezie, anche se sul finale Moussa parrebbe incline a farlo, al contrario, stanno cercando [...] Vai alla recensione »
IO CAPITANO (M.Garrone, 2023) ***½ Per il suo undicesimo film, Garrone torna al suo cinema delle origini e al tema dell'esodo. Il soggetto trae ispirazione dalle visite del regista ai centri di accoglienza di Catania e dagli incontri con Kouassi Pli Adama Mamadoum e Fofana Amara, che nel film diventano i protagonisti della storia.
Non era facile trattare il tema dei migranti senza retorica, ma Garrone ce l'ha fatta trasformandolo in un viaggio impossibile con componenti fra l'epico e il fiabesco. Ed è vero, come è stato scritto da più parti, che i due protagonisti del film sono personaggi che ricordano Pinocchio e Lucignolo alla ricerca del Paese dei balocchi (ché tale appare l'Europa [...] Vai alla recensione »
Seydou e Moussa due empatici 16enni senegalesi si lasciano sopraffare dall'entusiasmo e dall'ingenuità tipica dell'età e si ritrovano ad affrontare problemi più grandi di loro intraprendendo un viaggio reale dall'Africa al "Paese dei balocchi". il loro viaggio diventa un'odissea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione [...] Vai alla recensione »
Ora ora nelle sale, IO CAPITANO di Matteo Garrone.Seydou e Moussa, due cugini senegalesi, affrontano un’odissea nel Nord Africa per arrivare in Italia tra lunghe attraversate nel deserto, circostanze abbastanza fortuite, cavilli poco ortodossi e malavita. Solo che a differenza di Ulisse, noto navigatore, stratega, sovrano e soldato, Seydou è un semplice sedicenne pieno di sogni che si caricherà di [...] Vai alla recensione »
Garrone è un regista geniale e coraggioso che con questo capolavoro sfida frontalmente lo stereotipo per raccontarci una soria che parla della nostra civilizzazione ormai totalmente asservita al consumismo sfrenato ed all'impoverimento intellettuale..I nostri giovani sono ormai drogati ed ipnotizzati dalle immagini scintillanti che li divorano dagli schermi dei loro smartphone e hanno perso [...] Vai alla recensione »
O Captain! my Captain! our fearful trip is done; The ship has weather'd every rack, the prize we sought is won; The port is near, the bells I hear, the people all exulting, While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring; … [Walt Whitman, ca 1865] O Capitano! Mio Capitano, il nostro tremendo viaggio è terminato; la nave ha superato tutte le prove; il premio che abbiamo [...] Vai alla recensione »
Film deludente e dai contenuti scontati, da Garrone c'è da aspettarsi molto di meglio .Peraltro avrei serie difficoltà a considerare veritiera la ricostruzione della situazione sociale del migrante rappresentato nella storta prima della sua partenza per l'Europa. Se così fosse non esisterebbe questo fenomeno come fenomeno di massa che è la pericolosa emigrazione [...] Vai alla recensione »
Probabilmente il peggior film professionista della mia vita. Bisognerebbe vedere un film almeno un po' di volte prima di un parere ma non ce la faccio.Attori bravissimi, la scelta del film in lingua ottima e azzeccata ma il trailer é tutto il film in versione ridotta. Garrone forse é stato in Africa ma non ci é andato. Sembra piú un documentario. Come quando ricreano le scene storiche per inserirle [...] Vai alla recensione »
Alla fine il riassunto è semplice: due ragazzotti benestanti, che vivono in un paese invidiabilmente in pace, senza guerre nè carestie nè emergenze climatiche, che hanno scuole e amici e parenti allegri e una vita sociale decisamente superiore a quella di molti altri coetanei occidentali, decidono chissà perchè di averne abbastanza del loro benessere e di farsi un [...] Vai alla recensione »
Davvero bella e professionale la fotografia, buona l'interpretazione di Seydou Sarr, per il resto il vuoto e l'inutile assoluto nel descrivere un fenomeno come l'immigrazione. Colpisce la superficialità nei confronti di un tale fenomeno tragico. Sconsigliata la visione.
Ma basta! Sarebbe stato un documentario interessante, anche se ormai lo abbiamo visto in mille salse. Perfetto per una piattaforma, ma al cinema si russa. Mi dispiace, ma questo è il peggior film di Garrone assieme a "Il racconto dei racconti". Peccato.
“Anima mia, scampata dal mare, in questa notte di vento asciugami (…) splendi sopra queste assi, sopra questo mare, questo mare scuro, splendi sulla mia fatica, splendi su di me (…) Davvero davvero ti chiedo davvero, se ce la faremo o no, passo dopo passo so che ti raggiungerò.” Mauro Pagani (Davvero davvero) Ci sono film che meritano di essere visti per [...] Vai alla recensione »
"Io Capitano," il film di Matteo Garrone, segue il viaggio disperato di un giovane senegalese verso l'Europa, è stata definita visivamente accattivante ma emotivamente distante. Uno dei principali problemi è secondo me l'eccessiva attenzione alla forma visiva a discapito del coinvolgimento emotivo. Le riprese eleganti e studiate, pur creando un film esteticamente [...] Vai alla recensione »
Un film povero ma onesto che non parte mai ma non si puo' dire che sia fatto male. Discreto anche se un po' didascalico a volte. Finale sbrigativo.
Nell'affrontare il tema di così drammatica attualità della migrazione dall'Africa, Garrone fa la scelta, secondo me saggia, di mostrarci solo un aspetto che non conduce al solito insopportabile scontro tra opposte tifoserie, ossia la cinica speculazione dei trafficanti africani. Non sono dei poveracci senza speranza i due sedicenni senegalesi che per ingenuità e giovanile leggerezza cadono nella trappola [...] Vai alla recensione »
lungo da seguire perché recitato in africano con sottotitoli...
Anche a me, con qurl titolo, il richiamo shtitmaniano veniva sempre in mente in subito, ca va de soi.. "O Captain, my captain¡!". Ma il film di Gattone( Matteo, non quelllo del"Cuore"di De Amicis, che ha scritto il film con Paolo Dal Brocco, Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini, Andrea Tagliaferri, 2023), stranamente alieno(per essere un film [...] Vai alla recensione »
Visto la sera prima della notte degli Oscar, è un film molto ben fatto, che una volta tanto riesce ad esprimere la professionalità di una delle più gloriose cinematografie mondiali. Riesce anche ad evitare buona parte della retorica con un racconto asciutto anche se non molto dinamico e tutto sommato prevedibile. Non sono sicuro che fosse nelle intenzioni di chi lo ha scritto, [...] Vai alla recensione »
Un film toccante, che ci racconta una realtà che a volte non conosciamo, o non vogliamo conoscere. Questo film, soprattutto in un periodo in cui si parla tanto di migranti, dovrebbe essere visto da tutti, con conseguente riflessione.Non dimentichiamo mai che noi per primi siamo emigrati per tanti anni, per scappare dalla dura realtà del dopoguerra.
Un film-documento nel quale il dramma dei migranti, peraltro delineato senza immagini violente anzi a volte poetiche, descrive la contemporanea “via crucis” che quotidianamente percorrono gli indigenti del mondo.
Bellissimo... Trasmette molte emozioni... Tenerezza, speranza, rabbia, paura, terrore, fiducia e determinazione...Il protagonista ha realizzato un'ottima interpretazione...
Sono andata a vedere questo film con poca convinzione, avrei preferito qualcosa di piu' leggero. Invece mi ha inchiodato in sala , benche' sia in lingua originale, non mi sono persa una sola sillaba, con me tutti i presenti in sala, come e' successo altre volte con i film di Garrone. Narra l'epopea di due giovani senegalesi che decidono di intraprendere " il viaggio", [...] Vai alla recensione »
Una storia che ci prende in braccio e ci riporta alla nostra dimensione profonda di adolescenti disobbedienti, di audaci sognatori, con lo stile di un documentario, e ti culla fino alla fine tra le onde del mare. Un film meraviglioso che ci riporta al CINEMA, a commuoverci, a stupirci, a lasciarci andare, che ci ricorda che la vita è cammino e sofferenza.
Caro Matteo Garrone, grazie da tutti noi che stiamo in una presunta Gabbia Dorata (o A Jaula de Oro, come si chiamava il film di Diego Quemada Diaz del 2013, su tre ragazzi guatemaltechi che fuggivano dal loro Paese per raggiungere la “dorata” Los Angeles in cerca di un futuro migliore), grazie per averci fatto vedere da vicino e toccar con mano la pericolosa odissea che vivono tutti [...] Vai alla recensione »
Gran film, sempre credibile, verosimile e coinvolgente. Difficilissimo da girare secondo me, e che sarebbe potuto scivolare nel patetico o nel banale con facilità e invece è un capolavoro
Mi sto divertendo a vedere tutti i film candidati alla sezione miglior film internazionale degli Oscar 2024. Ce n’è uno che ha catturato particolarmente la mia attenzione perché, probabilmente, munito di un crescendo emotivo e di una forza espressiva, che credo superi gli altri. È crudo, spietato, perché la vita sa e può esserlo. [...] Vai alla recensione »
Storia con un punto di vista interessante sull'immigrazione
Aggiunge sensibilità a chi lo va a vedere (che ne ha già di suo, altrimenti non andrebbe) e cambia la prospettiva riguardo all'immigrazione. I migranti sono persone con un vissuto, genitori, parenti, amici, casa, città che decidono di emigrare. Il punto vero pertanto è questo (non gli scafisti nè la sostituzione etnica): è Diritto di tutti quello di [...] Vai alla recensione »
Affrontare il tema delle moderne migrazioni e parlare soprattutto dei migranti africani è un’impresa molto delicata e richiede una certa dose di coraggio e di inventiva, altrimenti si rischia di precipitare nelle trappole del buonismo ipocrita e della superficialità. L’ultimo, splendido, film di Garrone schiva queste trappole in maniera geniale, facendo prendere, alla vicenda [...] Vai alla recensione »
Non mi piace proprio per niente appiccicare dei riferimenti letterari (Lucignolo e Pinocchio, etc. etc.) a un film che personalmente ho visto come un docufilm. Parlando per me stesso: abbiamo 8oomila televisioni e giornali in Italia.... Per capire e avere una rappresentazione del cataclisma IMMIGRAZIONE DALL' AFRICA, c'è voluta solo la sensibilità e la libertà intellettuale [...] Vai alla recensione »
Un film potente capace di scuotere coscienze di chi già scosse e indignate sono. Ma non scalfirà politici cinici e ignoranti indifferenti.. Colpevolizza l'impotenza di chi vorrebbe fare qualcosa . . Ci dà la forza di alzare una pietra ma poi dobbiamo lasciarla cadere miseramente sui nostri piedi.
Un gran film in presa diretta che parla del viaggio della speranza, non prima di aver provato l'inferno in terra, di due ragazzi senegalesi. Seydou è stato commovente nell'interpretare il ruolo del Capitano (niente a che vedere con il capitano di salviniana memoria). Si potrebbe pensare di proiettarlo nelle scuole, visto che anche l'Italia è ritornata a essere terra di emigrazione. [...] Vai alla recensione »
Matteo Garrone ha un linguaggio cinematografico particolare che non mi ha mai del tutto convinto. Il suo film migliore è stato Dogman, ma la ricerca di una narrazione diversa spesso ha reso i suoi film poco godibili. Con Io capitano la situazione cambia e cambia decisamente, un film duro, inflessibile, ma girato con intelligenza. I due protagonisti, Suydou e Moussa, vivono in un Senegal povero [...] Vai alla recensione »
Fin dalle sequenze iniziali di Io Capitano, è chiaro che Garrone sta per raccontarci la storia di Seydou, un sedicenne senegalese che, insieme all’amico Moussa, coltiva il desiderio di andare in quel mondo di là dal mare intravisto sullo schermo dell’iphone. Lo sguardo del ragazzo occupa l’inquadratura e la macchina da presa incontra i suoi occhi pieni di [...] Vai alla recensione »
"IO CAPITANO". Seydou e Moussa,due cugini di 16 anni lasciano il Senegal e decidono di partire per l'Europa. Il loro sogno è diventare delle star. Il film tratta il tema attualissimo dei viaggi della speranza dal nord Africa viste dalla loro prospettiva. Tutto si svolge con realismo e crudeltà ma anche con tanta passione, coraggio e umanità.
Resta ancora sospeso tra il realismo e la componente visionaria il cinema di Matteo Garrone. Anche in Io Capitano c’è un passaggio che va ‘oltre il documentario’ ed è evidente nel momento in cui sono Seydou e suo cugino Moussa a far vivere il viaggio sulla propria pelle. Ci sono tante, infinite storie dentro la loro storia personale che parte da Dakar in Senegal per raggiungere l’Italia. Anche la destinazione appare irraggiungibile anche nella parte finale sulla nave con la meta ora vicina ora lontana, con un conflitto continuo tra il sogno e la sua distruzione che sembra arrivare da Reality.
Si parte dal dettaglio per arrivare a una vicenda universale di migrazione con istantanee tragiche che sono un pugno nello stomaco: i cadaveri nel deserto del Sahara, la stanza delle torture nei centri di detenzione in Libia dove Garrone recupera l’impeto con cui ha mostrato la criminalità dell’hinterland napoletano in Gomorra. Lì Io capitano non fa sconti, anzi mostra l’inferno. Il buio, la claustrofobia, la puzza di morte diventano il controcampo della seducente solarità iniziale di Dakar da dove comincia il viaggio dei due cugini, che ha il tono quasi di una commedia musicale di Youssef Chahine evidente nella scena del ballo indemoniato durante uno spettacolo. Lì la casa non è più una trappola come Primo amore. C’è un’umanità in quella famiglia tutta al femminile trascinante e soprattutto c’è il cinema di Garrone che si reinventa che scopre altri luoghi, altri orizzonti.
Poteva essere un nuovo punto di arrivo, un diverso approdo di un cinema dove, già soltanto nella parte iniziale, esplora altri possibili nuovi territori nella filmografia del cineasta. Diventa invece un altro punto di partenza da cui parte un altro viaggio pieno di insidie, popolato da figure ambigue, sinistre, violente. Si riaffacciano, anzi si reincarnano i possibili ‘demoni’ del cinema di Garrone, da Mangiafuoco e il Gatto e la Volpe di Pinocchio (guarda la video recensione) al delinquente locale Simone, interpretato da Edoardo Pesce in Dogman (guarda la video recensione).
Nel 2016 scrissi “Leonardo DiCaprio ha vinto l’Oscar”. Lo scrissi due mesi prima che accadesse. E non è che io fossi un fenomeno di profezie, semplicemente i tempi erano maturi e la sua performance in Revenant era all’altezza, come molte altre prima, alcune magari migliori, ne cito due Blood Diamond e The Wolf of Wall Street. Dopo 7 nomination, dunque, arrivò l’Oscar. Mi avventuro in una nuova profezia: Io capitano, di Matteo Garrone, candidato italiano all’Oscar, non lo ha vinto.
Attenzione, trattasi di opera di qualità - gli è stato assegnato il Leone d’argento a Venezia con pieno merito – che non tradisce il talento, sicuro, visionario, di Garrone, uno dei nostri migliori autori.
Il film racconta di due ragazzi di Dakar, Senegal, che intendono raggiungere l’Occidente. Non per sfuggire alla miseria, ai pericoli e alla guerra, ma perché intendono diventare star della musica in Europa. Questo intento “diverso” li porterà ad affrontare tutte le vicende che tutti noi conosciamo, perché ci vengono raccontate ogni giorno, ad ogni ora, su tutte le testate. E questo non accade solo da noi, accade in tutto il mondo. Sappiamo. Ecco dunque il deserto del Sahara disseminato di morti, ecco la prigioni libiche, ecco gli scafisti e poi il Mediterraneo, infinito e spesso mortale. Garrone racconta in molti registri: non solo documento, ma avventura che può richiamare, da lontano certo, alcuni classici di London e Stevenson. Un alleggerimento romantico prudente.
Il film naturalmente evoca il movimento di questa epoca, delle masse che si muovono per qualcosa di diverso. E non c’è solo il Mediterraneo e l’Europa, c’è il Messico e l’America: anche da laggiù ci arrivano “quelle” immagini quotidiane. I governanti di (quasi) tutto il mondo, lanciano appelli accorati, evocano disastri etnici: fra poco il mondo sarà un altro. Dimentichiamoci i modelli di vita occidentali sui quali ci siamo adagiati sicuri che fossero eterni. Il pensiero accreditato ormai sembra quello che non saranno eterni.
Naturalmente anch’io sono informato e ho le mie idee. La mia età mi consente di non subire un’ansia pesante, ma penso ai figli e ai nipoti. E qui mi fermo perché il mio mestiere è un altro. Però conosco la storia e so che quando si muovono le masse, le masse ottengono. È il pensiero di qualcuno ben più accreditato di me, anzi, il più accreditato, Francesco Alberoni, grande interprete di movimenti. Citava le immani migrazioni, dall’Egitto di Mosè e Ramses alla Roma ormai “occidentalizzata”, sicura del suo status, prima che da nord arrivasse gente aggressiva e intenzionata a stravolgere, come i Vandali, gli Unni, i Visigoti, fra gli altri. E poi i popoli europei che attraversavano l’Atlantico per raggiugere la nuova terra promessa. E le altre terre promesse, a noi italiani, epoca recente, come l’Argentina, l’Australia, il Canada, la Francia. È un pensiero largo e a perdere, in attesa della decisione della Storia.
Tornando a Garrone. Cerco di immaginare la riunione della commissione dell’Academy Award che ha il compito di attribuire l’Oscar, quando arriva il momento di Io capitano. L’opinione comune è che sia senza dubbio un film di qualità. Il problema è il contenuto. Uno dei membri parla: “Ma in un momento come questo dove siamo assediati, soffocati dai media del mondo che raccontano gli immigrati… siamo sicuri di premiare una storia che, ancora una volta affronta quel problema? Chi va al cinema avrà voglia di vedere sul grande schermo quelle vicende, seppure narrate in chiave diversa… artistica? Qualcuno ribatte: “Ma è un film importante, Venezia gli ha attribuito il premio alla regia.” “Appunto, ma sappiamo come la pensano in Europa, a Cannes, a Venezia. Privilegiano l’arte, non si interessano della gente che paga il biglietto. Noi sì…” L’idea prevale, il resto dei giurati aderisce. L’Oscar va altrove.
Attenzione! Lo giuro, se Garrone vincerà l’Oscar, nessuno sarà più felice di me.
Il nuovo film di Matteo Garrone non poteva fare la sua apparizione in un momento "migliore" (peggiore...): perfettamente calato nell'agone di un dibattito politico acutissimo e di una tragedia umanitaria atroce e di dimensioni indicibili. Io Capitano si presenta come una parabola dagli accenti favolistici che progressivamente sprofonda negli abissi di tutti gli orrori che hanno trasformato il Mediterraneo [...] Vai alla recensione »
Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall) sono due cugini quindicenni che vivono una dignitosa indigenza economica in Senegal con le rispettive famiglie. Le loro giornate passano tra la scuola e gli amici, ma hanno un segreto: da sei mesi stanno lavorando per racimolare i soldi che gli permetteranno di affrontare il viaggio da Dakar all'Europa.
«Io Capitano nasce dall'idea di raccontare il viaggio epico di due giovani migranti senegalesi che attraversano l'Africa, con tutti i suoi pericoli, per inseguire un sogno chiamato Europa» (Matteo Garrone). Non è la prima volta, certo, che il cinema italiano si occupa dello spinoso tema dei migranti e delle loro odissee per tentare di raggiungere la tanto agognata Europa, pensiamo, ad esempio, al [...] Vai alla recensione »
Passato in concorso alla recente Mostra di Venezia il 6 settembre, Io capitano di Matteo Garrone è in sala dal giorno successivo. La vicenda prende il via nel Senegal dei nostri giorni. Al centro ci sono Seydou e Mustapha, due cugini sedicenni che hanno da tempo l'intenzione di tentare la fuga verso l'Italia. Tra coloro che si oppongono con decisione c'è la mamma di Seydou, fortemente contraria che [...] Vai alla recensione »
Sui titoli di coda di «Io capitano» si delinea su una mappa il percorso seguito dai due giovanissimi protagonisti del film, Seydou e Moussa: dal Senegal in bus fino al confine tra Mali e Niger, poi da lì un po' su jeep malsicure un po' a piedi a marcia forzata attraverso il Sahara fino al confine libico, poi il purgatorio dei mostruosi centri di detenzione fino ai ghetti multietnici di Tripoli, e finalmente [...] Vai alla recensione »
" Io, capitano", il film di Garrone presentato al festival di Venezia, è un'opera straordinaria che resterà nella storia del cinema italiano, semplicemente un capolavoro capace di coinvolgere, emozionare, generare pensieri nuovi e inattesi. E mi sorprende che non sia stato accolto e sospinto con entusiasmo da tutta la critica, e che le sale non siano strapiene di spettatori.
Come nel "primo" film africano, La nera di... (1966), Io capi- tano comincia a Dakar, in Senegal. E come nel capolavoro di Ousmane Sembène, la promessa dell'Europa spinge un giovane protagonista lontano dal calore della sua comunità e verso degradazione, disumanizzazione e abusi. Invece della ragazza senegalese che arri- va ad Antibes, in Francia, qui seguiamo Seydou, 16 anni, e suo cugino Moussa in [...] Vai alla recensione »
A raccontarlo, volendo ci si mette poco. Due adolescenti, Seydou e Moussa, lasciano Dakar, in Senegal, alla volta dell'Italia. Lo fanno di nascosto, un po' incauti un po' sognatori un po' ridendo, spintonandosi l'un l'altro, come del resto sono e fanno i ragazzi a quell'età, a qualunque latitudine, con in mente il calcio e la musica (scrivono canzoni pensando al successo internazionale).
Di fronte a un argomento delicato come quello della migrazione dall'Africa all'Europa, Matteo Garrone, prendendo spunto da alcune storie di chi quel viaggio lo ha fatto, ha deciso di fare l'unica cosa che conosce: cinema. Ha evitato l'orrore delle guerre e di chi fugge, e anche il punto di vista di chi è veramente disperato e vuole garantire un futuro migliore per i propri figli e la propria famiglia. [...] Vai alla recensione »
Lo sguardo di Garrone si rivolge alla riva opposta di Gomorra e di tutti i suoi goodfellas, e, dice lui, fa un controcampo delle immagini viste in tv, dei senzanome che sbarcano sulle coste italiane. Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), teenager senegalesi di quella Dakar dominata dalla borghesia degli ex coloni francesi (per questo il Festival di Cannes ha rifiutato il film?), vogliono [...] Vai alla recensione »
Capitano, mio capitano! Come fossero due poeti estinti, Seydou e suo cugino Moussa scrivono la metrica della loro poesia segreta per le strade di Dakar. Poi, come Pinocchio e Lucignolo, vanno via di casa in cerca di un'altra vita: non necessariamente migliore, purché sia un'altra e sia la loro. Lo spirito che li muove è semplicemente quello che da sempre anima i ragazzi desiderosi di scrivere la propria [...] Vai alla recensione »
La normalità, oggi, può trasformarsi in un acuto grido di dolore, in una società globale che corre a perdifiato in una direzione contraria a quella dettata dal buonsenso e della solidarietà umana. La vicenda narrata da Io Capitano di Matteo Garrone, in questo senso, risulta esemplare. Due ragazzi senegalesi - di nome Seydou e Moussa, cugini come grado di parentela - vivono un'esistenza appunto normale, [...] Vai alla recensione »
Attori presi dalla strada - sterrata - alla periferia di Dakar. Molto somiglianti ai loro personaggi Seydou e Moussa, non si erano mai allontanati dalla casupola pur sognando l'Europa, il calcio e la musica rap: "ci faremo firmare autografi dai bianchi". Matteo Garrone inquadra un Senegal trionfante di colori, con l'eccezione di qualche sequenza notturna e delle camere di tortura libiche.
Due cugini sedicenni (Sarr e Fall, il primo attore eccezionale) da Dakar alla Sicilia. Non fuggono da una vita terribile, le prime sequenze lo dicono chiaro. Inseguono un sogno, per quanto non manchi chi li scoraggi: «L'Europa non è il paradiso che la tv mostra». Le riprese sono avvenute sulla rotta dei migranti, il copione nasce dai loro racconti. Garrone intreccia la dura realtà - diciamo bene: l'orrore [...] Vai alla recensione »
Lo chiamano semplicemente "il viaggio". On the road, certo, ma senza alcun alone romantico o alternativo, bensì col febbrile desiderio di scoprire un mondo l'Europa- che conoscono e mitizzano grazie ai baluginanti specchi dei cellulari, YouTube e la tv. Lo sognano e lo preparano in gran segreto i cugini senegalesi Seydou e Moussa che in fondo non se la passano troppo male nella dignitosa e operosa [...] Vai alla recensione »
Quella che vedrete è una storia di fantasia; ma i fatti raccontati sono tutti veri. Perché Io Capitano , l'ultimo, intenso e drammatico film di Matteo Garrone, presentato nel pomeriggio di ieri alla Mostra del cinema di Venezia e da oggi nelle sale italiane, non inventa nulla, mostrando senza sconti il dramma dei migranti africani che tentano di raggiungere l'Europa.
Un Pinocchio cui non cresce il naso. È il sedicenne se- negalese Seydou, protagonista di "Io capitano" di Matteo Gar- rone, di gran lunga il miglior film italiano in concorso alla Mostra di Venezia che si conclude do- mani e subito nelle sale. Una fiaba contemporanea che ha il dono dell'universalità e il respiro del grande cinema. Se le migrazioni e i viaggi dei mi- granti sono una delle questioni [...] Vai alla recensione »
Seydou e Moussa interpretati dai giovani e bravissimi Seydou Sarr e Moustapha Fall) vivono a Dakar, in Senegal, sulla sponda dell'oceano Atlantico, ma sognano un altro mare da attraversare, il Mediterraneo, per raggiungere l'Europa e conquistare la terra promessa, dove tutti i sogni si realizzano e la vita scorre in una valle di latte e miele (e loro potrebbero riuscire a diventare famosi come musicisti [...] Vai alla recensione »
Seydou e Moussa - Seydou Sarr e Moustapha Fall - sono due ragazzi senegalesi che condividono il sogno chiamato Europa. I due cugini, armati solo dei pochi soldi messi da parte e di qualche maglietta da calcio tarocca, vogliono raggiungere l'Italia e costruirsi un futuro migliore. Le speranze dei due, suffragate dall'ingenuità dei sedici anni, si infrangono presto contro le avversità della traversata: [...] Vai alla recensione »
Io Capitano il nuovo film di Matteo Garrone - penultimo titolo italiano in concorso - può essere definito un romanzo di formazione al presente, costruito cioè nel confronto con la realtà del nostro mondo del quale il regista romano prende e mescola i frammenti in una cifra fantastica che si fa trama del reale. Cosa racconta dunque Io Capitano? Di coloro che percorrono la rotta del Mediterraneo, e partono [...] Vai alla recensione »
La migrazione dal Senegal a Lampedusa, passando per Mali e Niger, è più da cartolina che non da odissea in Io Capitano di Matteo Garrone, intuizione da fuoriclasse (mai filmato da nessuno il viaggio subsahariano) ma risultato da mediano. I cugini adolescenti Seydou (Sarr, al suo debutto, è amabile) e Moussa lasciano famiglia e vita spensierata (perché?).
I festival del cinema sono a volte catalizzatori dei "grandi temi" che segnano la contemporaneità. Bene ha fatto, Venezia, a mettere in concorso uno dopo l'altro Green Border della polacca Agnieszka Holland e Io capitano di Matteo Garrone. Sono due film speculari: il primo è imperniato sul "confine verde" (questo il significato del titolo) che separa la Bielorussia dalla Polonia, il limite estremo [...] Vai alla recensione »
Matteo Garrone ormai ha sposato la fiaba ed è comunque il film migliore della giornata, pur senza lasciare entusiasmo, ma nell'affollata bolla del cinema italiano qui alla Mostra sa ritagliarsi l'onestà della scelta e la coerenza del risultato. Insomma Garrone resta dalle parti di "Pinocchio" e, ancora prima, di "Il racconto dei racconti", nonostante il terreno del "fantastico" per lui non sia privo [...] Vai alla recensione »
Seydou e Moussa sono due cugini adolescenti di Dakar, in Senegal, legatissimi tra loro. Hanno famiglie a cui sono affezionati e vivono con gioia la loro età; ma sono poveri e perciò sognano un futuro diverso in Europa. Lavorando di nascosto nel tempo libero dalla scuola, accumulano abbastanza denaro per affrontare il viaggio nella terra promessa e, ottenuta la benedizione di uno stregone, partono alla [...] Vai alla recensione »
E' un viaggio in soggettiva che parla attraverso gli occhi dei suoi protagonisti, che, nel controcampo della Storia, ribalta il punto di vista e va alle radici di quel percorso, alle origini di quello strappo, tra il senso di colpa e quel sogno d'adolescenti che si crede avventura e invece è odissea. Eppure, in quella barca carica di anime in mezzo al Mediterraneo, dove al timone c'è un ragazzino che [...] Vai alla recensione »
Io capitano, il grido di autorappresentazione con cui Seydou affronta il mare, lo stress e la responsabilità di tenere sulle spalle il peso di centinaia di persone stipate in ogni dove, su una carretta che con ogni probabilità faticherebbe a reggere l'acqua di un laghetto, è di per sé una scelta politica, così evidente da tracciare un segno distintivo impossibile da ignorare per chi si approccia alla [...] Vai alla recensione »
Sicuramente uno dei più accreditati alla vittoria finale del Leone d'Oro tra i sei film italiani - con Comandante, Enea, Finalmente l'alba, Lubo e Adagio - in concorso alla 80. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, probabilmente il Io Capitano (qui il trailer) di Matteo Garrone non porterà a casa l'ambito premio. Eppure la vicenda raccontata e il taglio scelto per farlo, ne fanno [...] Vai alla recensione »
"Io Capitano", il film con cui Matteo Garrone partecipa per la prima volta alla corsa al Leone, è il più atteso di quest'oggi al Lido. L'opera racconta un'odissea contemporanea, quella di due giovani senegalesi (gli esordienti Seydou Sarr e Moustapha Fall), che pensano di raggiungere l'Europa attraverso un viaggio avventuroso ma senza comprenderne appieno le difficoltà infernali.
Lo chiamano il viaggio, e basta. Ce ne sono tanti ma solo uno è il viaggio, e Matteo Garrone l'ha capito bene. Io capitano, la più prestigiosa, forse, tra le offerte italiane in concorso a Venezia 80, non ce ne vogliano gli altri, arriva nei cinema italiani il 7 settembre 2023 per 01 Distribution. Scritto dallo stesso Garrone insieme a Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, rilettura [...] Vai alla recensione »
Il viaggio avventuroso di due giovani senegalesi, Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), che lasciano Dakar alla volta dell'Europa. È Io capitano, undicesimo lungometraggio di Matteo Garrone, in Concorso a Venezia 80. Le note parlano di Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare, ma il riferimento esplicito, quasi [...] Vai alla recensione »
Per un attimo viene da dar ragione alla madre di Seydou, quando ordina al ragazzo di non mettersi strane idee in testa e gli intima di non partire. Del resto, non sembra poi così terribile la vita di questa famiglia di Dakar, quasi tutta al femminile. Le bambine giocano allegramente e per le strade si avverte, nonostante tutto, un senso di libertà e di calore umano.