Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Portogallo |
Durata | 94 minuti |
Regia di | Ana Sofia Fonseca |
Attori | Cesária Évora, Filipe Araújo, Mara Costa, Rosa Teixeira da Silva, Ana Sofia Fonseca Ricardo Freitas, Helder Lopes, Joana Lourenço, David Medina (II), Miroca Paris, Agostinho Ribeiro, Compay Segundo, Marisa Monte, Seu Jorge, Fernando Andrade, Bonnie Raitt. |
Uscita | lunedì 28 ottobre 2024 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Risi Film |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento sabato 26 ottobre 2024
Un ritratto di Cesária Évora, regina della musica di Capo Verde.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Una parabola, quella di Cesária Évora (1941-2011), simile a quelle di Bille Holiday e Edith Piaf: un talento vocale naturale, grande personalità, vita avventurosa, povertà e discriminazione e al tempo stesso attrazione per l'abisso, l'autodistruzione. Lo racconta con precisione il documentario di Ana Sofia Fonseca, di origini portoghesi e capoverdiane. Distribuito in Italia da Risi Film, ha circolato in oltre 60 Paesi, dopo la prima al SXSW Festival di Austin, la storia che racconta ha chiari tratti di universalità ed esemplarità. La regista identifica in un'immagine, prima nascosta e rivelata nel finale, l'idea del film, ricordata dal sottotitolo italiano: i piedi di Cesária Évora, che sintetizzano il senso di un'esistenza, molto più di quanto qualsiasi ricostruzione filmica possa fare. Parlano di miseria, necessità, malattia e prossimità con la strada.
Il pilastro attorno a cui ruota il film è la voce di José da Silva (nessuno dei testimoni appare in video girati ad hoc oggi, salvo la nipote Janete): scopritore e manager dell'artista, che racconta il loro insperato e fortuito incontro a Lisbona, in un ristorante frequentato da capoverdiani, dove lei canta, da totale sconosciuta.
Lui, impiegato delle ferrovie francesi in vacanza in Portogallo, connazionale di Évora, si innamora di quel timbro irresistibile, limpido e dolente, e chiede un prestito in banca: nel 1988 produrrà il suo primo album, "La Diva aux pieds nus", appunto, e fonderà la sua etichetta indipendente Lusafrica (con cui ne inciderà molti altri a venire, tra dischi in studio, live di concerti e raccolte), i cui archivi sono fondamentali nella realizzazione del film. Il successo arriva nel 1991 con Mar Azul, che esce quando Cesária ha cinquant'anni e cambia la vita a entrambi.
Da Silva ha il suo da fare nel seguire le intemperanze della sua protetta, cioè un malinteso rapporto con il denaro, determinato da un'infanzia indigente e da una naturale tendenza alla ridistribuzione verso il clan familiare e gli amici della nativa isola di São Vicente. Ma anche da un alcolismo a corrente alternata, immortalato da "Les Inrocks" con un titolo storico: "Whisky Sodade", gioco di parole con uno dei suoi hit da "Miss Perfumado".
Il documentario assembla con pazienza un gran numero di home movies a São Vicente e backstage di live filmati amatorialmente con videocamere, non solo nei grandi teatri di tutto il mondo dove Évora si è esibita, dall'Olympia di Parigi all'Hollywood Bowl di Los Angeles, ma anche nei meno glamour locali degli inizi, i pianobar da cui la cantante si portò nei concerti l'abitudine alle pause, con sedia, tavolino e generi di conforto sul palco.
Tra le voci della sua cerchia stretta, stanno in equilibrio elementi musicali e storico-politici: la morna, genere di "canzone malinconica" diventa tramite Évora il canto dei tanti emigranti africani, un linguaggio comune, che identifica immediatamente Capo Verde nel mondo. La sua voce, scoperta e amata in Occidente grazie al "fortunato" revival della cosiddetta world music, si nutre infatti di ricordi vivi e ancora dolorosi di colonialismo e schiavismo, che la regista documenta anche con pellicole in bianco e nero di schiavi capoverdiani deportati a São Tomé nelle piantagioni di cacao, o di dichiarazioni di indipendenza poi tradite dalla Storia. Ricco di informazioni, ben montato, un ritratto non apologetico di un'artista che è stata poverissima e ricca, sola e attorniata da una corte, riconosciuta dal pubblico e ferita da una malattia invisibile. Difendendo la propria libertà a piedi nudi.
Dall'infanzia «né difficile né bella: ragionevole» a Mindelo, São Vicente, al successo che a 50 anni suonati la catapulta sui palchi più illustri del pianeta, affamati di "world music", Cesária Évora è stata davvero la diva dai piedi scalzi: nel suo rifiuto delle scarpe si legge il segno di un'aderenza fisica alla terra capoverdiana, di un contatto diretto, mai interrotto, con l'isola e la sua musica [...] Vai alla recensione »