
Titolo internazionale | The Glory of Life |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania, Austria |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Judith Kaufmann, Georg Maas |
Attori | Sabin Tambrea, Henriette Confurius, Manuel Rubey, Daniela Golpashin, Leo Altaras Klaus Huhle, Kristian Wanzl Nekrasov, Peter Moltzen, Luise Aschenbrenner, Alma Hasun, Michaela Caspar, Friederike Tiefenbacher. |
Uscita | giovedì 31 ottobre 2024 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,10 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 febbraio 2025
Il film sentimentale che ci trasporta nella tormentata esistenza del genio letterario boemo di lingua tedesca. In Italia al Box Office L'amore secondo Kafka ha incassato 91,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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1923. In vacanza con la famiglia della sorella a Graal-Müritz, sul Mar Baltico, Franz Kakfa conosce Dora Diamant, aspirante ballerina tedesca di famiglia ebrea ortodossa, volontaria in una colonia di bambini. Colpito dalla vitalità di Dora, Kafka, all'epoca quarantenne e già malato di tubercolosi, contro il parere della famiglia si trasferisce a Berlino e passerà con la donna che di cui si è innamorato l'ultimo anno di vita, riscoprendo le radici ebraiche e lavorando a un nuovo racconto. L'aggravarsi delle condizioni di salute lo costringeranno a farsi ricovera in un sanatorio in Austria, dove morirà accudito da Dora.
La bellezza dei due interpreti protagonisti, Sabin Tambrea e Henriette Confurius, non rende molto onore alla veridicità della vicenda ma la trasporta su un piano ideale e astratto: «La gloria della vita», del resto, è il titolo originale del film.
Il titolo italiano, invece, sottolinea il punto di vista di Kafka sull'amore, come se nella sua opera o nella sua biografia fosse presente una poetica del sentimento amoroso, laddove invece, in quello che scrisse tra racconti, lettere e pagine di diario, c'era soprattutto desiderio sessuale misto a terrore del piacere e disgusto per le proprie condizioni fisiche. Gli autori del film, Judith Kaufmann e Georg Maas, che hanno adattato un romanzo di Michael Kumpfmüller, accreditano però ciò che recenti biografi di Kafka hanno scritto a proposito della sua relazione con Dora Diamant, e cioè che per entrambi fu vero amore, più intenso di altre e più celebri relazioni dello scrittore ceco, come quella con Felice Bauer.
Da qui il tono elegiaco e sognante della prima e dell'ultima parte del film, che raccontano l'una l'estasi dell'amore che nasce e l'altra la malinconia della vita che fugge, immergendo i personaggi in atmosfere cariche di luce (la fotografia dai toni impressionisti è della stessa Judith Kaufmann), caricando d'emozione le loro parole e accompagnandole con un commento sonoro dolce e un po' invadente. La parte centrale a Berlino, negli anni della crisi economica e dell'inflazione galoppante, dentro l'angusto e gelido appartamento dove le condizioni di Kafka peggiorano, è invece più cupa e sobria, nonostante sia quella in cui la relazione fra i due protagonisti diventi profonda e complessa. In particolare, di Kafka viene sottolineata la convinzione a distruggere buona parte della sua opera (cosa che chiederà in punto di morte all'amico e biografo Max Brod, il quale per nostra fortuna non ebbe poi il coraggio di rispettarne la volontà) e di Dora la militanza comunista e soprattutto la solida fede ebraica, alla quale avvicinò il suo stesso amante.
Nonostante l'intento agiografico e celebrativo - il film arriva nel centenario della morte di Kafka, che spirò il 3 giugno 2024 - L'amore secondo Kafka mantiene una giustezza di tono e una delicatezza che favoriscono l'identificazione nei personaggi (soprattutto in Dora, ben interpretata da Henriette Confurius, già vista in The Girl and the Spider) e tengono a bada gli eccessi di retorica nell'inevitabile descrizione dello scrittore consunto dalla vita e dell'abnegazione del suo angelo custode. Semmai, un limite del film è proprio la sua prevedibilità, la correttezza nel raccontare la vicenda dei due protagonisti senza prendersi licenze storiche o letterarie (a parte una, così evidente da non essere casuale, quando Kafka legge l'incipit di "Metamorfosi", scritto nel 1916, come se l'avesse invece composto su momento) e seguendone la parabola triste e a suo modo bellissima. Manca uno scarto, manca la marca di un cinema veramente d'autore, e non soltanto di buona e solida fattura.