Titolo originale | Papicha |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Mounia Meddour Gens |
Attori | Lyna Khoudri, Shirine Boutella, Amira Hilda Douaouda, Yasin Houicha, Zahra Doumandji Marwan Zeghbib, Aida Ghechoud, Meriem Medjkrane, Amine Mentseur. |
Uscita | giovedì 27 agosto 2020 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Teodora Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,66 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 1 settembre 2020
Algeria, anni Novanta. Nedjma, 18 anni, studentessa ospite della Cittadella universitaria di Algeri, sogna di diventare stilista. Ha vinto 2 Cesar, Il film ha ottenuto 1 candidatura a Lumiere Awards, In Italia al Box Office Non conosci Papicha ha incassato 98,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Nedjma è una ragazza vivace che ama la moda e sogna di fare la stilista. Frequenta l'università, esce di nascosto la sera con la sua migliore amica, ma nell'Algeria degli anni Novanta viene mal giudicata da chi disprezza la libertà - di pensiero, di vestiario, di movimento, di stile di vita - femminile. La voglia di mettere su la sua prima sfilata viene dunque vista come un affronto dai fondamentalisti del posto, e la sua vita e quella delle sue amiche inizia a prendere una piega sempre più pericolosa.
Per il suo debutto nella fiction la documentarista Mounia Meddour sceglie una storia che le è cara, perché è la sua. Le fondamenta autobiografiche si percepiscono chiaramente: Papicha - termine algerino per il nostro 'hipster' - è un crescendo di tensione narrativa ed emozioni mutiple che arrivano dritte allo spettatore e lo stordiscono, raccontando una realtà ancora attuale.
Il fondamentalismo religioso, la respressione cieca, l'ottusità di chi mira a mettere a tacere la forza vitale delle donne per renderle sudditi obbedienti da gestire a proprio piacimento. La forza del film sta proprio nel raccontare la quotidianità di una ragazza comune che diventa suo malgrado ribelle e anticonformista. In un'altra società sarebbe soltanto una giovane donna desiderosa di coronare il suo sogno - e potersi scegliere la propria vita, il proprio look e il proprio amore - ma nel contesto che ben mette in scena Meddour diventa una minaccia, un insopportabile elemento di disturbo, l'anomalia di un integralismo che trasforma chi non aderisce alle sue regole in bersaglio facile. Pende una scure minacciosa sul capo della protagonista e delle sue amiche, che nel frattempo tentano di vivere come possono la loro adolescenza, le prime esperienze sentimentali, gli studi universitari e le vicissitudini di un contesto tutt'altro che semplice. Ma soprattutto approfondiscono quei legami amicali che diventano vincoli di sorellanza nei - non pochi - momenti critici. Gravidanze inaspettate, violenze in famiglia, tentati stupri, omicidi con il solo movente (non movente) religioso: durante la Decade Nera degli anni '90 in Algeria furono assassinate 150mila persone, e la regista non ha paura di raccontarlo. Scrive di suo pugno il film evitando a ragione la retorica e spingendo l'acceleratore sul pathos, in un crescendo di scioccanti emozioni.
L'attrice Lina Koudri al suo terzo film firma una performance sensazionale: la sua Nedjma è un personaggio che resta nel cuore. Un'eroina per caso, una che non si arrende di fronte a nulla. Vuole decidere da sola il proprio destino e lo fa con tutte le forze che possiede, resistendo con perseveranza e coraggio a chiunque pretenda - per usare un eufemismo - di addomesticarla. Una ragazza che sa attraversare il dolore trasformandolo in colore e creazione, e sceglie di farsi paladina di una commovente rivendicazione collettiva: una sfilata di studentesse per poter affermare, l'una di fronte l'altra, di esistere.
NON CONOSCI PAPICHA disponibile in DVD o BluRay |
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“Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo.” proverbio arabo Negli anni Novanta la vita quotidiana del popolo algerino è stata funestata da una straziante guerra civile. Ne furono protagoniste le milizie dei Gruppi Islamici Armati, bande sanguinarie nate dalle ceneri del Fronte Islamico di Salvezza, il movimento politico musulmano costretto alla [...] Vai alla recensione »
Algeria fine anni '90: impazza la guerra civile e il fondamentalismo islamico miete vittime e pratica oscurantismo insinuandosi con violenza tra la popolazione proprio ai danni dei musulmani algerini laici integrati nella società civile ed affamati di modernità. Film di donne, simbolo di un Paese, nella sostanza inno alla laicità ed alla libertà femminile e [...] Vai alla recensione »
Papicha cioè “ragazza che rifiuta il velo e indossa i jeans”, ma anche, per i giovani algerini, “ragazza inappropriata e discinta”. Papicha è il soprannome della protagonista, Nejima (interpretata da una fantastica Lyna Khoudri), che ha e segue la vocazione di fare la stilista nell’Algeria degli anni Novanta, Paese devastato dalla guerra civile dove le bande del Fronte Islamico uccidono in dieci anni [...] Vai alla recensione »
Algeri, fine anni ’90. Il film di Mounia Meddour ha coordinate subito molto femminili: la fuga di due giovani ragazze verso il divertimento notturno. Un taxi dove cambiarsi con l’outfit per la serata in discoteca. Gioielli, make-up, chewingum e sigarette. La leggerezza tipica di quell’età. La preghiera del minareto che si sente sulla loro fuga viene coperta in macchina da "Pump up the Jam" dei Technotronics, emblema della disco anni ’90 che Nedjma, la protagonista della storia, impone al tassista. Suona la musica della modernità e della libertà che proviene da altri paesi, ma che non ha confini.
Questa fuga al femminile trasuda giovinezza. Ma le immagini iniziano a contrastare col suono. Non solo la preghiera che viene dall’alto non combacia con quella voglia di libertà, ma anche ciò che si sente dalla radio in taxi è tutt’altro che conciliante con quella spensieratezza: attentati islamisti stanno cambiando la quotidianità di Algeri. Un clima di violenza inizia a serpeggiare.
La regista Mounia Meddour ha vissuto quegli anni in Algeria, e la storia in parte rielabora esperienze personali.
Il film lascia presto le note leggere, il divertimento in discoteca, per raccontare la lotta di Nedjma per la propria libertà di espressione, la libertà di essere una giovane donna (una “Papicha”, giovane “alla moda”) nell’Algeria degli anni ’90; studentessa di moda che non vuole abbassarsi al fondamentalismo islamico. Nedjma strappa per strada i manifesti di propaganda che “invitano” a coprirsi, progetta con caparbietà una sfilata di moda dentro la città universitaria, dove vive con le sue compagne di corso, come atto di ribellione e affermazione della propria femminilità.
Non conosci Papicha è un film dove la coralità femminile fra la protagonista e le sue più strette amiche, vissuta fra le aule dell’università, le stanze e la mensa, gioca un ruolo molto importante. è un’unione di intese, uno scambio di sguardi e di forza per preservare un’idea di donna che l’estremismo vuole cancellare.
Questa femminilità la regista la racconta attraverso una potente metafora visiva: un gioco di stoffe e di pieghe. Tessuti che si trasformano in altri tessuti, a cui la macchina da presa regala inquadrature ravvicinate come per farne pennellate di colore, sculture leggere di plisset. Un lavoro materico con scene che quasi tendono all’astrattismo.
“Algeri, anni Novanta”. Il cartello che compare durante le prime sequenze di Non conosci Papicha, film d’esordio dell’algerina Mounia Meddour Gens, è un avvertimento sinistro. Perché chiunque sia familiare con la definizione di “decennio nero”, o “décennie ”, sa bene che Algeri, negli anni Novanta, non era il luogo più sicuro per agire con la spensieratezza esibita dalle protagoniste del film – adolescenti libere e orgogliosamente padrone dei propri corpi.
Le elezioni politiche del 1991 vinte dal partito islamista, poi annullate dal golpe bianco dei militari nel 1992, diedero inizio in Algeria a una lunga e sanguinosa guerra civile, durata fino al 1999 - anno dell’elezione del presidente Abdelaziz Bouteflika. La fase più acuta del conflitto, che oppose le forze statali al radicalismo islamico, fu quella compresa tra il 1994 e il 1995 (proprio a ridosso degli eventi del film): un periodo di attentati contro la popolazione civile, attacchi contro laici, intellettuali e religiosi contrari all’integralismo. Fu in quegli anni che circa quarantamila guerriglieri jihadisti, organizzati nelle fila dell’Armata islamica di salvezza e dei Gruppi islamici armati, riuscirono a conquistare alcune aree del paese, compiendo massacri ai danni di interi villaggi nella pianura della Mitidja, a sud dei luoghi dove si ambienta il film di Mounia Meddour Gens.
Una guerra, quella del decennio nero, che ha lasciato un numero imprecisato di morti (circa 150 mila) e dispersi (circa 7000), e ferite ancora aperte in una società che a quasi trent’anni di distanza fatica a metabolizzare i drammatici avvenimenti.
E dire che conoscere l’Algeria – e ciò che vi è accaduto in quegli anni – sarebbe stato utile per comprendere le ricadute del conflitto sullo scenario politico globale. Dopo che l’Armata islamica di salvezza nel 1997 firmò una tregua unilaterale, infatti, dai Gruppi islamici armati si creò una nuova cellula, il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento. Cellula che per dieci anni ha organizzato nel paese più di duecento attentati contro obiettivi istituzionali, e che dal 2007 è diventata la “filiale” nel Maghreb di un gruppo ancora più grande, pericoloso e globale: Al-Qa‘ida.
LA (CONTRO) RIVOLUZIONE DELL’HAIK
Conoscere l’Algeria significa anche non stupirsi che la passione della protagonista di Non conosci Papicha, Nedjma, sia la moda.
Se da una parte l’Algeria delle colonie diede i natali a uno dei più importanti stilisti francesi, Yves-Saint-Laurent (qui, nella villa di Orano, confezionò i primi vestiti per la madre e le sorelle), l’Algeria liberata ha la sua decana in Yasmina Chellali, che fu modella negli anni Sessanta e fondatrice della prima griffe di alta moda del paese. Nata nelle banlieu a nord di Algeri con il nome di Fatima Zohra, Yasmina emigrò a Parigi diventando assistente di Jacques Esterel, che le diede il nome d’arte ispirandosi alla figlia di Rita Hayworth e dell’Aga Khan.
Nella capitale francese Yasmina collaborò alla creazione del famoso vestito rosa con cui Brigitte Bardot sposò Jacques Charrier, ed ebbe modo di conoscere gli artisti e i politici che frequentavano l’atelier (Danielle Mitterrand, Michèle Morgan, Claudia Cardinale tra gli altri). Tornata in Algeria per visitare la famiglia, la stilista decise di restare per sostenere l’indipendenza del paese: una lotta che le donne algerine condussero anche sul proprio corpo, indossando come gesto di riappropriazione culturale il tradizionale haik – quel rettangolo di stoffa, bianco o nero, protagonista anche del film di Mounia Meddour Gens.
La prima sfilata di Yasmina fu organizzata nell’Algeria indipendente del 1963, e il suo atelier – 200 metri quadri nel cuore della città – servì nomi come quelli di Ulla Aznavour, Miriam Makeba, Warda. Nel decennio nero Yasmina sfuggì per ben due volte a un tentativo di omicidio messo in atto dagli integralisti. Ma continuò a fare moda. E a farlo a modo suo. “Il velo non mi ha mai creato problemi, perché esiste in tutti i paesi arabi e l’ho sempre usato nelle mie collezioni – dice oggi in un’intervista - Quello che non sopportavo, a quei tempi, era che l’haik algerino, sensuale e bellissimo, venisse usato non per velare ma per coprire le donne. Il Corano dice: Il profeta è bello e ama la bellezza. Io ci credo. E mi sento una vera fedele”.
BIKINI CONTRO IL PATRIARCATO
Dice Khalida Toumi, ex ministra della cultura algerina, in una bella intervista di Michela Murgia: “Questo è un Paese di patriarcato, un patriarcato in salsa algerina, cioè complesso quanto la nostra società e presente in tutte le sue declinazioni: islamico, berbero, mediterraneo, arabo, africano. Abbiamo l’imbarazzo della scelta”.
Quando Non conosci Papicha è stato presentato a Cannes, nel maggio 2019, il presidente algerino Bouteflika aveva da poco rinunciato a candidarsi alle elezioni per un quinto mandato in seguito alle imponenti manifestazioni di piazza suscitate dall'annuncio della sua candidatura: «È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso - ci aveva raccontato in quei giorni la regista del film Mounia Meddour [...] Vai alla recensione »
Accolto favorevolmente a Cannes, dove era stato presentato nella sezione Un certain regard, premiato come Miglior opera prima ai César dello scorso febbraio, dove ha battuto i favoriti I miserabili e Atlantique, Non conosci Papicha di Mounia Meddour (dal 18 dicembre disponibile on demand su Sky Primafila, Apple Tv, CG Digital, Chili, Google Play, Infinity, Rakuten Tv, Tim Vision, MioCinema e #iorestoinsala) [...] Vai alla recensione »
Nel Cinéma algérien, un nouveau souffle (descritto in quel mediometraggio documentario da lei realizzato nel 2011), Mounia Meddour si inserisce a pieno titolo con il suo lungometraggio d'esordio Non conosci Papicha (in originale semplicemente Papicha, ovvero "una ragazza attraente e indipendente" nelle parole della regista algerina, soprannome dato alla giovane protagonista Nedjma) così come, più estesament [...] Vai alla recensione »
Lo scorso anno, durante il Festival di Cannes dove era stato presentato al Certain Regard, parlando del suo film di esordio Mounia Meddour diceva che la scommessa era stata quella di tornare su un decennio, gli anni Novanta della guerra civile in Algeria, da un punto di vista femminile: «Questo passaggio della storia algerina è stato raccontato molto poco: qualche serie lo ha affrontato, ma pochissimi [...] Vai alla recensione »
Nedjma aveva un'ambizione che non era quella di fuggire dall'Algeria, al contrario di tanti suoi coetanei. E pure un talento. Disegnare moda. Ma aveva anche un "problema". Era una donna. E la società islamica non prevede che una femminuccia possa aver voglia di divertirsi. Lavorare. Vestirsi in modo da valorizzare la sua femminilità. Insomma, niente di nuovo sul fronte arabo.
Nedjma è una ragazza giovane che ama la moda, nel senso che vorrebbe diventare stilista. Che problema c' è? Che vive nell' Algeria degli anni Novanta, dove il fondamentalismo religioso combatteva, anche uccidendo, chi sceglieva uno stile di vita meno rigoroso. Figuriamoci lei, studentessa universitaria di francese che, di sera, esce di nascosto dal dormitorio (con alcune sue compagne), si cambia di [...] Vai alla recensione »
Presentato nella sezione «Certain Regard» di Cannes, Non conosci Papicha è un film che si è fatto notare per la buona padronanza di mano dell' esordiente regista, la russo-franco algerina Mounia Meddour, e per l' impetuosa personalità della protagonista del titolo, la giovane Lyna Khoudri. Siamo nell' Algeria dei primi Anni 90, informa una didascalia all' inizio della storia ispirata a fatti veri, [...] Vai alla recensione »
Se non importa nulla di "Tenet", e capirei, una possibile alternativa viene da "Non conosci Papicha", che esce nelle sale, poche ma mirate, il 27 agosto grazie a Teodora Film. Passato a Cannes 2019 in "Un certain regard", il film segna il debutto tardivo nel lungometraggio della cineasta franco-algerina Mounia Meddour, oggi 42enne; e certo c'è poco da sorridere, visto ciò che racconta, anche se il [...] Vai alla recensione »
Organizzare sfilate di moda può costare la vita, in qualche parte del mondo e del tempo. Soprattutto se la stilista è una studentessa testarda di 18 anni che ascolta Roch Voisine e sbeffeggia i nemici aggravando la loro crisi d'identità. Nedjma, per le amiche "Papicha", cioé "cool girl" lotta con una band di pink lady coriacee, come in Grease. Sua nonna nascondeva dinamite patriottica sotto il velo: [...] Vai alla recensione »
Due ragazze escono di nascosto di notte, si infilano in un taxi; alla radio passa la notizia di un attacco da parte di un gruppo armato - intanto le due si cambiano e indossano un abito da discoteca, bracciali e ombretto; mettono su una musicassetta e parte Get Up dei Technotronic. Everybody dance here! Siamo nell'Algeria di fine anni '90 - ci informa una didascalia iniziale - nel periodo del cosiddetto [...] Vai alla recensione »
ALGERI, fine anni novanta. I piedi corrono, le mani schivano ostacoli, gli occhi osservano e si muovono sicuri. È notte e Nedjma e Wassilla raggiungono il taxi fermo mentre la voce notturna del muezzin in preghiera si espande per le strade. Si cambiano abito, si truccano, ridono, fumano. Devono arrivare in discoteca dove ad attenderle alla toilette ci sono le papicha, le amiche "hipster" che aspettano [...] Vai alla recensione »
Algeri, fine anni novanta. I piedi corrono, le mani schivano ostacoli, gli occhi osservano e si muovono sicuri. È notte e Nedjma e Wassilla raggiungono il taxi fermo mentre la voce notturna del muezzin in preghiera si espande per le strade. Si cambiano abito, si truccano, ridono, fumano. Devono arrivare in discoteca dove ad attenderle alla toilette ci sono le papicha, le amiche "hipster" che aspettano [...] Vai alla recensione »
Inno vitale e liberatorio al coraggio e alla determinazione delle donne, alla forza creativa dell'amicizia e alla complicità della giovinezza, Papicha è un convincente incrocio tra la leggerezza e la spensieratezza della commedia con il dramma politico della repressione integralista, che racconta con realismo e semplicità l'esercizio ideologico della repressione morale e religiosa.
Fanno le stiliste nei bagni della discoteca. Nessun pericolo di contagio, siamo nell' Algeria degli anni 90, sul bordo del precipizio. Due amiche escono modestamente vestite, in taxi si truccano e si vestono da sera. Superano un posto di blocco (fingendo di rientrare a casa da un matrimonio). Prendono le misure, discutono i modelli. E ballano, mentre attorno a loro il muezzin invita alla preghiera, [...] Vai alla recensione »