Anno | 2024 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 89 minuti |
Regia di | Marco Bergonzi, Michael Petrolini |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 novembre 2024
Il racconto corale di una comunità in crisi, divisa tra le tentazioni e le minacce di quel mondo a cui aveva cercato di sottrarsi e la preservazione di uno stile di vita proprio, fuori dalle norme.
CONSIGLIATO SÌ
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Honeydew in inglese letteralmente significa melata, cioè la sostanza lasciata dagli afidi sulle foglie. Qui finisce con il rappresentare una comunità che nella prima metà degli anni Settanta finì con il costituirsi in una località della California. In terreni a cui nessuno era interessato iniziò una coltivazione illegale di marijuana che forniva un'importante integrazione ai non elevati stipendi di chi lavorava. Oggi quelle coltivazioni sono consentite e proprio per questo sono iniziati i problemi.
Bergonzi e Petrolini ci introducono in punta di piedi in una comunità che alcuni avrebbero messo e continuerebbero a mettere all'indice. Ma le cose sono cambiate.
In punta di piedi perché consentono ad ognuno di esporre il proprio passato e il vissuto attuale senza spingere sui pedali né del giudizio né del pregiudizio. Così sentiamo raccontare di mitici spacci di LSD e di altre sostanze stupefacenti del passato così come assistiamo alle dichiarazioni di chi siede in stanze le cui pareti sono occupate da numerosissime teste di animali che potrebbero far accapponare la pelle non solo ad animalisti doc ma anche ad altri meno schierati spettatori. Il loro obiettivo è quello di mostrarci come i mutamenti di costume abbiano finito con il mutare la vita delle persone i cui nomi compaiono sullo schermo. Erano giunti a Honeydew spinti dalle più diverse motivazioni. Chi come madre single con due bambine, chi in cerca di una cesura netta con la società consumistica, chi perché hippie o magari addirittura con ideali conservatori. Ognuno aveva preso a fare il coltivatore di una pianta proibita che richiedeva cure ed attenzioni e che, una volta immessa sul mercato illegale, rendeva bene sul versante economico.
Oggi i costumi sono cambiati e ciò che un tempo era illegale ora non lo è più. Tutto bene dunque, verrebbe da dire. Invece no. Perché alle leggi che punivano la coltivazione e la vendita della marijuana oggi si è sostituita la legge del mercato con i lacci e i lacciuoli burocratici che fanno sì che qualcuno debba letteralmente bruciare il prodotto accumulato. Sembra di essere di fronte, per traslato, a quanto accade in Europa con le eccedenze di prodotti di cui viene ordinata la distruzione. Assistiamo così all'inizio della disgregazione di una comunità di 'fuorilegge' che, nel momento in cui vedono riconosciuta, decenni e decenni dopo, la liceità dei loro comportamenti non ne traggono vantaggio bensì ne subiscono le costrizioni. Honeydew è uno di quei documentari che costruiscono la loro narrazione su porzioni di assurdo purtroppo reale che talvolta neppure la fantasia più accesa riesce ad immaginare.