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Oscar 2024, tutte le categorie

Le statuette che possono cambiare una carriera, o una vita. Domenica notte tutti i vincitori.
 

di Giovanni Bogani

giovedì 7 marzo 2024 - Oscar

MIGLIOR REGISTA
Cinque i candidati: Yorgos Lanthimos per Povere creature!, Jonathan Glazer per La zona d'interesse, Martin Scorsese per KIllers of the Flower Moon, Justine Triet per Anatomia di una caduta e Christopher Nolan per Oppenheimer. Ed è quest’ultimo che, secondo tutte le anticipazioni e previsioni, dovrebbe vincere. Il regista britannico, 53 anni, aveva già ricevuto nomination all’Oscar come miglior regista per Dunkirk (guarda la video recensione) e per la miglior sceneggiatura originale, quella di Inception. Cerebrale e spettacolare, Nolan esplora con i suoi film, in vario modo, gli abissi della mente, della memoria, i paradossi del tempo percepito e di quello vissuto. Si impose all’attenzione internazionale con Memento, un film che intrecciava in modo entusiasmante due linee temporali. E ha proseguito con racconti di smarrimenti spaziotemporali: da Insomnia a Inception, da Interstellar a Tenet, senza contare la “trilogia del Cavaliere oscuro” di Batman. Yorgos Lanthimos, il regista di Povere creature!, ha cinquant’anni, e una carriera segnata da film spiazzanti, disturbanti, come guardando il
reale da uno specchio deformante: The Lobster, Premio della giuria a Cannes 2015, Il sacrificio del cervo sacro (guarda la video recensione), premio alla sceneggiatura a Cannes 2017, La favorita (guarda la video recensione), Gran premio della giuria a Venezia 2018. Ha ottantun anni Martin Scorsese, una leggenda del cinema. Inutile fare l’elenco dei premi che ha ricevuto, compreso l’Oscar come miglior regista con The Departed nel 2006. Se dovesse vincere ancora, sarebbe il più anziano vincitore nella categoria. Il record sinora appartiene a Clint Eastwood, premiato a 74 anni per Million Dollar Baby. Jonathan Glazer ha 49 anni. Il suo La zona di interesse arriva dieci anni dopo il film precedente, Under the Skin, spiazzante film di fantascienza con Scarlett Johansson, alle prese con il primo nudo integrale e con una vicenda di alieni giunti sulla terra con il compito di uccidere tutti gli umani. La pelle del titolo è quella delle proprie vittime, che gli alieni indossano. Il film, incluso nelle liste dei migliori film del decennio, si rivelò un fallimento al botteghino. È un’altra punta di iceberg dell’estetica acuminata e gelida di Glazer. Justine Triet è l’unica donna della cinquina, e anche la più giovane fra i candidati all’Oscar per la miglior regia, con i suoi 46 anni. Anatomia di una caduta è stato definito “l’autopsia di una relazione di coppia”. Il film racconta la morte sospetta di un uomo, in uno chalet sulle Alpi francesi. Indiziata è la moglie, scrittrice di successo. Il marito non aveva avuto la stessa fortuna letteraria. “Volevo mostrare come una donna possa essere messa sotto accusa a causa della sua intelligenza e della sua ambizione”, dice la Triet. Che non ha certo paura di tratteggiare personaggi femminili forti. E neanche di dire le cose chiare: nel vincere la Palma d’oro a Cannes, ha attaccato la “mercificazione della cultura” difesa dal governo francese. Ha difeso le proteste francesi contro la riforma delle pensioni voluta da Macron. E ha pagato queste sue parole. La Francia non ha candidato il suo film all’Oscar per il miglior film internazionale, preferendo candidare La passion de Dodin Bouffant di Tran Anh Hung, opera in costume con Juliette Binoche. Il film non è approdato alla cinquina.


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In foto Emma Stone, candidata come Miglior Attrice Protagonista in Povere Creature!

ATTORE PROTAGONISTA
I cinque contendenti sono: Cillian Murphy di Oppenheimer, Bradley Cooper di Maestro, Jeffrey Wright di American Fiction, Colman Domingo per Rustin, Paul Giamatti di The Holdovers – Lezioni di vita. Anche in questa categoria dovrebbe vincere Cillian Murphy di Oppenheimer. Ma in questo caso è battaglia al fotofinish fra lui e Paul Giamatti. Quello di The Holdovers è il suo ruolo della vita, nell’interpretazione di un insegnante poco amabile e poco amato, in un film baciato dalla grazia di un humour malinconico, doloroso, che non sfocia mai nel sentimentale.

ATTRICE PROTAGONISTA
Sono in gara Emma Stone per Povere creature!, Carey Mulligan di Maestro, Sandra Hüller per Anatomia di una caduta, Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon, Annette Bening per Nyad – Oltre l’oceano. Salvo sorprese, dovrebbe vincere Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon. È lei la ragazza Osage sposata per interesse da Leonardo DiCaprio. Lily Gladstone, che ha origini Blackfeet, ed è cresciuta in una riserva nativa americana del Montana, ha già vinto il Golden Globe come miglior attrice in un film drammatico e il Sag Award. Il film diretto da Martin Scorsese è ambientato nell'Oklahoma degli Anni ’20 del Novecento, quando una serie di omicidi irrisolti iniziò a sconvolgere gli indiani Osage. Sotto i terreni posseduti dai nativi americani scorreva moltissimo petrolio. Per il bianco Robert De Niro e suo nipote Leonardo DiCaprio si trattava di un'imperdibile occasione di profitto: anche a costo di passare su qualche cadavere. Dispiace pensare che abbia poche possibilità Carey Mulligan, che è in realtà la vera protagonista di Maestro di Bradley Cooper. È lei che è costretta ad assistere al tormento del marito, omosessuale incapace di confessarlo persino a se stesso. C’è una scena pazzesca, di resa dei conti, fra lei e Bradley Cooper, da antologia della storia del cinema tutta.

ATTORE NON PROTAGONISTA
Anche qui la statuetta dovrebbe vincerla Robert Downey jr. per Oppenheimer, in vantaggio rispetto a Ryan Gosling per Barbie, a Mark Ruffalo per Povere creature! e Robert De Niro per Killers of the Flower Moon. Terza nomination per lui, dopo Chaplin e Tropic Thunder.

ATTRICE NON PROTAGONISTA
Da’Vine Joy Randolph di The Holdovers dovrebbe vincere a mani basse, dopo avere vinto ai Globes e ai Sag. Le contendono il premio Emily Blunt di Oppenheimer, America Ferrera di Barbie, Danielle Brooks del Colore viola.


In foto Christian Friedel protagonista de La zona d'interesse, candidato come Miglior Film Internazionale

ANIMAZIONE
Spider Man across the Spider Verse probabilmente vincerà, a spese de Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki, probabilmente l’ultimo lavoro del maestro giapponese, premiato con il Golden Globe come miglior film di animazione. Il film di Miyazaki è stato anche un successo commerciale, superando i 150 milioni di dollari di incassi in tutto il mondo. Miyazaki ci infila nel turbine di un racconto favolistico, affollato, con personaggi e situazioni che appaiono e scompaiono come fuochi d’artificio. Bisogna salire sull’ottovolante insieme a lui e lasciarsi andare. Chissà se lo hanno fatto i votanti della Academy.

MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
È la categoria nella quale c’è l’unico candidato italiano, Io capitano di Matteo Garrone. Se la deve vedere con Perfect Days di Wim Wenders, La società della neve di Juan Antonio Bayona, La sala professori di Ilker Çatak e con La zona d'interesse di Jonathan Glazer. È quest’ultimo il film che dovrebbe vincere, secondo tutte le previsioni. Freddo, disturbante, La zona d'interesse ci mette tutti davanti alle nostre responsabilità, di fronte alla nostra ostentata cecità di fronte a ciò che di atroce accade a due passi da noi. Io capitano, prodotto da Raicinema, ha già ottenuto un ottimo risultato approdando nella cinquina dei candidati finali, dopo essere stato selezionato nella shortlist dei quindici titoli, la prima scrematura dagli oltre novanta titoli proposti da ciascun paese del mondo, o quasi. Il film racconta il viaggio di due adolescenti senegalesi che nel loro tentativo di raggiungere l’Italia attraversano il Mali, il Niger, il deserto del Sahara fino alla Libia. Il film ha vinto il Leone d’argento per la regia all’ultima Mostra del cinema di Venezia.


In foto una scena del film Oppenheimer, candidato anche come Miglior Montaggio e Miglior Fotografia.

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Grandi chances per Anatomia di una caduta, con qualche possibilità per The Holdovers. A ruota ci sono Past Lives e Maestro.

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Qui potrebbe vincere un film arrivato un po’ a far spenti, ma di grandissima qualità: American Fiction, la cui sceneggiatura è basata sul romanzo “Cancellazione” di Percival Everett. Jeffrey Wright interpreta un romanziere stufo degli stereotipi che l’industria editoriale applica nei confronti degli scrittori afroamericani. Usa uno pseudonimo per pubblicare un libro assurdo, che dimostri l’ipocrisia alla base della sua tesi, ma ottiene il risultato opposto a quello che sperava.

MONTAGGIO
Anche qui dovrebbe vincere Oppenheimer, film nel quale il montaggio è fondamentale, per legare in modo perfetto due diverse linee temporali. Ma lavora sul tempo, sui tempi, anche Anatomia di una caduta, il suo più serio contendente in questa categoria.

FOTOGRAFIA
Il lavoro del direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, collaboratore fisso di Christopher Nolan dai tempi di Interstellar, dovrebbe essere premiato. Ovviamente, anche in questo caso, per Oppenheimer.


In foto una scena del film Barbie, candidato come Miglior Scenografia.

SCENOGRAFIA
Candidature forti per Povere creature! e per Barbie. In entrambi i film c’è un lavoro enorme sul design del film. Entrambi i film costruiscono mondi immaginari, entusiasmanti, complessi, mirabili.

MAKE UP
Qui dovrebbe aggiudicarsi l’Oscar Maestro, per il lavoro di trucco che porta Bradley Cooper a diventare un sosia perfetto di Leonard Bernstein, soprattutto per quello che riguarda gli ultimi anni di vita del direttore d’orchestra. Gli contende la statuetta Povere creature!, con il grande lavoro su Willem Dafoe, il doctor God simil Frankenstein.

CANZONE ORIGINALE
Due le canzoni che si contendono la statuetta, su tutte: “What Was I Made For?” di Billie Eilish e “I’m Just Ken”, cantata da Ryan Gosling, scritta da Mark Ronson e Andrew Wyatt. Ed entrambe sono parte del film Barbie. Billie Eilish è in vantaggio nei sondaggi. “What Was I Made For?” è una canzone simbolo del film, e con questa canzone la cantante si è già aggiudicata un Grammy. Nel 2022 Billie Eilish ha vinto l’Oscar per No Time to Die, canzone chiave del film omonimo. Aveva diciotto anni, quando ha scritto il brano per la colonna sonora del film di James Bond. La più giovane nella storia.

DOCUMENTARIO
Dovrebbe vincere 20 Days in Mariupol di Mstyslav Chernov. Il film ha già vinto il Sundance per il documentario, e ha vinto un Bafta. Racconta i venti giorni che Chernov ha passato nella città di Mariupol assediata, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Il valore storico del film, il suo significato in questo momento internazionale, non ha bisogno di sottolineature o di commenti.


In foto il regista Paolo Taviani, morto a Roma il 29 febbraio scorso.

IN MEMORIAM
Come sempre, ci sarà un video a ricordare gli attori, le attrici, i registi, gli sceneggiatori, i produttori scomparsi negli ultimi dodici mesi. Vengono in mente il regista William Friedkin, scomparso lo scorso agosto, l’attore viscontiano Helmut Berger, scomparso a maggio, i registi italiani Giuliano Montaldo, scomparso a settembre, e Paolo Taviani, scomparso pochi giorni fa. Francesco Maselli, scomparso a marzo, il musicista Ryuichi Sakamoto, il musicista e attore Harry Belafonte; Sandra Milo, che se ne è andata in gennaio.
Vengono in mente anche Matthew Perry, la star di Friends, Tina Turner la tigre del rock, Tony Bennett crooner apparentemente immortale – duettò anche con Lady GagaJane Birkin, Sinead O’ Connor, l’attore Alan Arkin, Ryan O’ Neal volto luminoso di Barry Lyndon; Michael Gambon, Julian Sands scomparso mentre faceva un’escursione da solo su una montagna; Tom Wilkinson, splendido volto britannico, in Michael Clayton come in The Full Monty. E chissà quanti ne dimentichiamo. Quelli della Academy non lo conosceranno, ma anche Francesco Nuti era al livello di quei grandi.


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