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Ultimo aggiornamento martedì 14 marzo 2017
Una figlia che ha perso il senso dell'umorismo e un padre che fa di tutto per farle tornare il sorriso. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, ha vinto 5 European Film Awards, 1 candidatura a Cesar, 6 candidature a London Critics, 1 candidatura a Critics Choice Award, ha vinto un premio ai Spirit Awards, In Italia al Box Office Vi presento Toni Erdmann ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 321 mila euro e 135 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Winfried Conradi è un uomo âgée col vizio dello scherzo. Le sue buffonate colpiscono democraticamente familiari e fattorini che bussano alla porta e provano allibiti a consegnargli l'ennesimo pacco. Insegnante di musica in pensione, la sua vita si muove tra le visite alla vecchia madre e le carezze al suo vecchio cane, ormai cieco e stanco. A casa della ex moglie una sera a sorpresa ritrova sua figlia. Ines ha quasi quarant'anni e una carriera che impegna ogni ora della sua giornata. Occupata in un'azienda tedesca che l'ha traslocata a Bucarest, vive appesa al telefono e a una vita incolore, dedicata completamente alla professione e con poco tempo da spendere in famiglia. Senza preavviso, Winfried decide di farle visita e di passare qualche giorno con lei ma il lavoro e il disagio nei confronti del genitore hanno la meglio sui tentativi affettuosi. Winfried però non si arrende, infila una parrucca e una dentiera artificiale e irrompe nella sua vita come Toni Erdmann, coach naïve e improvvisato che sa bene che una canzone crea più valore di un'azione in borsa.
Orso d'Argento nel 2009 con Everyone Else, Maren Ade conferma una sensibilità pronunciata per il cinema che esplora l'intimo. Ieri era lo studio della resistenza di una coppia sotto il sole della Sardegna, oggi è il pedinamento di una relazione filiale dislocata a Bucarest.
Commedia umana smisuratamente eccentrica, Toni Erdmann si lascia contaminare e conquistare dalla follia dolce e imprevedibile del suo protagonista, un padre che piomba nell'universo di sua figlia per ritrovarla e rimetterla sul cammino della vita, della leggerezza, dell'umanità. Ma lei, travolta dagli impegni professionali, lo congeda (troppo) presto ed è in quel momento che il film decolla. Perché il genitore trova nella separazione la maniera di accorciare la distanza, di riparare la crepa nella filiazione prendendo in contropiede figlia e spettatore.
Senza mai violare l'intimità dei suoi personaggi, il film suggerisce il confronto tra due generazioni che non riescono più a toccarsi. Il loro luogo rimane un silenzio dove la lontananza diventa tormento dell'anima. Winfried è un funambolo trascurato e bizzarro che ama i lazzi e 'va in scena' con strumenti amatoriali e posticci, Ines è una businesswoman rigorosa e severa che compete su un mercato maschile, manca di umorismo e calca il palcoscenico della vita in tailleur nero. Tra loro qualche cosa d'essenziale è accaduto, da qualche parte nel tempo e ha prodotto una resistenza da qualche parte nel cuore. A partire da questa opposizione, la regista tedesca svolge un legame che conosce la grazia attraverso l'esperienza del ridicolo.
Esplosione di esuberanza, Toni Erdmann toglie il fiato e apre a una risata assoluta, piena, libera. A provocarla è l'uomo del titolo, identità fittizia e imparruccata di un padre che recupera la sua bambina, affondata nel mondo volgare del liberalismo, spingendo il proprio spettacolare cambiamento fino alla 'mostruosità'. Giustiziere del buon senso che si nasconde per piangere la morte del suo cane, Toni Erdmann/Winfried Conradi boicotta le grandi certezze della vita per viverla pienamente accanto a chi ama sopra a ogni cosa. Per Ines, Winfried si fa letteralmente in due assumendo una forma di schizofrenia in cui il posticcio gioca il ruolo di una protesi. Inabili allo scambio, la comunicazione padre-figlia passa allora attraverso l'artificio e la simulazione. Un gioco che diventa incontrollabile e a cui Ines finisce per cedere dentro una delle sequenze più belle. Sequenza catartica che la sorprende a cantare una canzone di Whitney Houston accompagnata alle tastiere dal padre. Una canzone che hanno evidentemente eseguito insieme mille volte. Winfried la seduce con la forza di una memoria condivisa e Ines cede, accetta, lo lascia fare, si lascia amare da tutto quell'amore, attestando nella scena successiva (quella del suo compleanno) la vittoria del genitore.
Impietoso con il liberalismo selvaggio, esposto in tutti i suoi più laidi dettagli (negoziazioni, manipolazioni dei clienti, licenziamenti), Toni Erdmann 'imbocca' una protesi dentaria per sdrammatizzare e sdrammatizzarsi come il suo protagonista, un incredibile Peter Simonischek che sostiene l'emozione col grottesco. Davanti a lui Sandra Hüller incarna una performance anaffettiva che scioglie in un ultimo primo piano, riconciliando il suo personaggio con l'eredità paterna, il realismo con l'astrazione.
A volte si ha l'impressione che i recensori professionisti non vedano i film di cui pretendono di parlare, o vedano film completamente diversi. Definire "Vi presento Toni Erdmann" "un trionfo di risate" non è solo fuorviante, ma completamente falso, perché il tono fondamentale del film è la malinconia, e proprio le scene in cui apparentemente più si spinge il pedale del "comico", in realtà del grottesco, [...] Vai alla recensione »
Oggi, sono uscita dal cinema, arrabbiata, annoiata e delusa. La regista cosa ha voluto trasmetterci con questo assurdo film, privo di poesia? Protagonisti un padre scimmione che gira con una parrucca ed una dentiera finta, ed una figlia in carriera che si dimentica di vivere!! Il padre goffo e ingombrante che cerca di raggiungerla per costruire un rapporto, mai esistito prima; che in conclusione [...] Vai alla recensione »
Il minutaggio inutilmente lungo è la prima rulevanza negativa da sottolineare. Tutto il film è sgangherato. Non riesce a coinvolgere nell'intento criticoalla disumanizzazione dei rapporti à di lavoro all'interno delle multinazionali. Il grottesco del padre non è mai divertente ma solo inutilmente imbarazzante.
Sinceramente non riesco a comprendere il successo di questo film e addirittura la sua nomination all'Oscar. Presentarlo come "un trionfo di risate" crea solamente delle aspettative mal ripagate. Il film è sopravvalutato, di una noia mortale e decisamente troppo lungo. Vedere persone (tante) che abbandonano la sala mi è dispiaciuto ma penso che sia la risposta [...] Vai alla recensione »
Due ore e quaranta per una "storia" che poteva essere raccontata in un'ora: esasperante, oltre che noioso. Non lo definirei commedia, né tantomeno divertente, casomai triste e deprimente, con personaggi che vivono una vita squallida ed esprimono solo infelicità e solitudine (peccato che questo tema non sia stato approfondito).
Chi lo critica forse si aspettava di andare a vedere una commedia per farsi quattro risate. Ma questo film per fortuna non è niente di tutto ciò. Toni Erdmann con la sua parrucca e la sua dentiera è il personaggio grottesco, surreale, che non ci parla solo del rapporto tra padre e figlia, ma che fa fare tutti i conti con una certa realtà disumanizzante, nella quale la forsennata ricerca individuale [...] Vai alla recensione »
Difficile immaginare un film più stucchevole, noioso e privo di interesse di questo. L'ingiustificata lunga durata è servita solo a renderlo oltremodo indigesto. Non si riesce a capire quale sia la molla che spinge a realizzare un film così noiosi e spenti. Eppure il tema del rapporto padre-figlia, che il film si prefiggeva, era suscettibile di ben altri sviluppi.
Chi lo critica forse si aspettava di andare a vedere una commedia per farsi quattro risate. Ma questo film per fortuna non è niente di tutto ciò. Toni Erdmann con la sua parrucca e la sua dentiera è il personaggio grottesco, surreale, che non ci parla solo del rapporto tra padre e figlia, ma che fa fare tutti i conti con una certa realtà disumanizzante, nella quale la forsennata ricerca individuale [...] Vai alla recensione »
brutto, da decenni. 160 minuti di noia ravvivate qui e la da qaulche spunto comico e grottesco. La regista pensa di filmare una commedia, ma lo fa con pesantezza teutonica, come se fosse un film di alexander kluge. scene non chiuse ,gag abborracciate, episodi completametne marginali che non aggiungono nulla al cuore del film che è il rapporto padre/figlia.
Un film bizzarro che sprona la ricerca del suo significato. In un certo senso un triller che non ha colpevoli e che non ne vuole. Cancella i peccati per redimerli. Svia il tema principale volutamente effimero, il rapporto inesistente tra padre e figlia, per reinventarlo in mille modi tutti possibili ma anche tentando l' improvvisazione teatrale, l' inventiva, la tenacia del padre sulla piatta, [...] Vai alla recensione »
un padre ed una figlia quarantenne che la vita ha inesorabilmente allontanato. questa figlia vive immersa in un ruolo professionale cinico e pervasivo, questo padre, scherzomane impenitente, irrompe nelle giornate di lei, a prima vista come un cialtrone, con le sue "ragazzate" grossolane, la sconcerta, la irrita, alla fine le tocca delicatamente un involucro dimenticato, rinsecchito, [...] Vai alla recensione »
Un padre e una figlia lontani non solo per chilometri o nazioni, ma perché appartenenti a mondi diversi. Terreno, umano, scherzoso, fantasioso, comprensivo, duttile, professore di musica (unico stereotipo) il primo; algida, mediata dal profitto, schematica, scontrosa la seconda, ragazza di successo da business school d’obbligo e consulting firm di aspirazione.
a mio modesto modo di vedere l'idea del film era buona ma nonostante questo è stata sviluppata in maniera superficiale e mediocre. La regista ha puntato tutto sugli espedienti delle scene sessuali totalmente fuori luogo e senza nessuna "indagine sull'animo umano", se non il puro intento scandalistico e di shock, per svegliare il pubblico dal torpore.
Vi presento Toni ErdmannRegia di Maren Adecon Peter Simonischek, Sandra Hüller, Michael Wittenborn, Thomas Loibl, Trystan PütterGermania, Austria, 2016Se l’irritazione è quello che si prova iniziando a vedere questo film, siamo sulla buona strada per apprezzarlo, per coglierne i molteplici aspetti che rifiutiamo perché è facile supporre che decidiamo che non ci appartengono.
Per tutto il tempo del film ho pensato come sarebbe stato perfetto Dario Fo nei panni del protagonista, al posto di un impacciato Peter Simonischek. Perché la cifra di questo film è quella che il nostro Fo esprimeva al suo meglio con straordinaria leggerezza (nel senso calviniano della parola): il valore liberatorio di una tenera follia di fronte all’alienazione, alla disumanità, all’incapacità di [...] Vai alla recensione »
Winfried (Peter Simonishek) è un insegnante tedesco di musica che sta per perdere l’ultimo discepolo. “Adesso posso anche vendere il pianoforte.” dice al ragazzo. Anche il suo vecchio cane sta per lasciarlo e lui resterà solo nella modesta casa in Germania, perché è divorziato e sua figlia Ines (Sandra Hűller ) lavora in Romania per una compagnia [...] Vai alla recensione »
Per tutto il tempo del film ho pensato come sarebbe stato perfetto Dario Fo nei panni del protagonista, al posto di un impacciato Peter Simonischek. Perché la cifra di questo film è quella che il nostro Fo esprimeva al suo meglio con straordinaria leggerezza (nel senso calviniano della parola): il valore liberatorio di una tenera follia di fronte all’alienazione, alla disumanit&agr [...] Vai alla recensione »
E' la storia di un padre colto ma buontempone che cerca di far comprendere alla propria figlia 40 enne in carriera l'importanza di non prendersi troppo sul serio....e il tentativo riuscirà! Film interesante, a tratti surreale, a tratti di una comocità esilarante, talvolta toccante. Però il ritmo è esageratamente blando e la durata eccessivamente lunga.
Se l’irritazione è quello che si prova iniziando a vedere questo film, siamo sulla buona strada per apprezzarlo, per coglierne i molteplici aspetti che rifiutiamo perché è facile supporre che decidiamo che non ci appartengono. Winfried, il protagonista, è il parente che non si vorrebbe avere, troppo fuori dagli schemi, troppo invadente, troppo candore in ogni suo [...] Vai alla recensione »
Sei un essere umano? Questa è la domanda più spiazzante che papà “Toni” (Peter Simonischeck) fa alla figlia Ines (Sandra Hueller). In tarda età gli è venuta voglia di starle vicino, di indagare su come realmente viva, e piomba nella sua vita all’estero, Bucarest, dove da tempo vive e lavora per una multinazionale tedesca.
"Vi Presento Toni Erdmann" è l'ultima commedia di produzione tedesca che lo spettatore può piacevolmente gustarsi in questi giorni al cinema. In essa vi è presentato il difficile ed un poco conflittuale rapporto affettivo tra un padre ed una figlia 40enne, donna in carriera presso una multinazionale tedesca a Bucarest.
Quella che segue è una simil-trascrizione di un mio video dedicato alla categoria "Miglior film straniero" della cerimonia dei Golden Globe che sì terrà in America l'8 gennaio. Se siete interessati visitate: youtube.com/watch?v=3dynqd9d2d8&t=0s Tra le nomination di Miglior film straniero, a rappresentanza della Germania c’è Toni [...] Vai alla recensione »
Condivido ogni parola della recensione di Marzia Gandolfi, faccio solo qualche aggiunta. Ho avuto la fortuna di assistere a questo sorprendente, bellissimo film, ad un'anteprima in lingua originale sottotitolata. Per questo film è più importante di quanto non sia di solito: è infatti recitato in inglese, tedesco e rumeno, mentre a quanto pare la versione distribuita nelle nostre sale sarà completamente [...] Vai alla recensione »
questo film è un capolavoro, chi non lo capisce è perchè è abituato a vedere blockbuster, e da quelli è stato anestetizzato . una attenta e spietata carrellata sui rapporti umani ,familiari ed extra familiari, ridotti ormai al lumicino per colpa di un sistema socio economico che sta fagocitando tutto quello che non è business e mera corsa alla produzione.
marzia gandolfi lo consiglia piera de tassis lo consiglia ergo questo non è un film per me
Film valido Nell'interpretazione e nei suoi valori morali.. Troppo luogo ed estenuante, scene che potevano benissimo essere evitate, una scene di sesso decisamentte disgustoosa. Non lo consiglierei.
Forse non abbiamo visto lo stesso film. A parte la lunghezza , al limite anche per un capolavoro , non ho trovato nulla , non dico di entusiasmante ma almeno interessante , in un film che vorrebbe essere eccentrico ed invece si è rivelato solo banale e ripetitivo . Alla decima volta della gag con la dentiera ho capito che le idee scarseggiavano e l'unico momento un po' sorprendente , il party nudista [...] Vai alla recensione »
Questo film dimostra che le recensioni dei critici cinematografici valgono come il 2 di picche. La trama è piuttosto lenta, spesso si fa fatica a capire dove voglia andare a parare ed anche a scena terminata ci si chiede che senso avesse. Incomprensibile il rapporto tra padre e figlia che si parlano poco o nulla e quelle pochissime volte che lo fanno esagerano con il cinismo.
Protagonista insopportabile, storia improbabile, sceneggiatura logorroica, fotografia mediocre.
... e delusione... dalla trama e dai commenti, letti precedentemente alla visione MAI avrei immaginato di dover assistere ad un film così... così... inutile. Mai più, giuro
Maren Ade è la soggettista, la sceneggiatrice e la regista di questo drammatico tedesco senza lacrime e senza pathos che ha per protagonista una donna in carriera, Sandra Huller, alle prese con il suo eccentrico ed invadente padre, Peter Simonischek, con la mania dei travestimenti. Il film è eccessivamente lungo, non commuove, nemmeno diverte, anzi a tratti annoia profondamente.
Film noiosissimo e inutilmente lungo. Sinceramente non capisco come possa essere stato acclamato dalla critica...boh?
0 stelle. Film pessimo, senza nè capo né coda. Non è di alcun genere. Nè commedia, nè drammatico, nè comico. Indagherei un po' sulla nomination all'oscar e sulle recensioni della critica.., sono da ufficio inchieste.
Finalmente un film intrigante, recitato benissimo, costruito con sapienza drammaturgica!
film pessimo, incomprensibile poco incisivo e a tratti anche osceno. sconsigliabile a tutti. mi meraviglio delle 4 stelle
Il film non é facile, un pò lungo per i miei gusti ma pieno di poesia velata di grande tenerezza dai sentimenti mai dichiarate tra padre e figlia (che avranno il loro culmine solo alla fine del film). Guardatelo. Vi consiglio di vedere questo film anche perchè tratta un'argometo così difficile con ironia tragicomica. Uno dei pochi film che mi concorda con la critica.
Leggendo le recensioni mi trovo stranamente d'accordo con tutti: questo film è bello, brutto, noioso, comico, malinconico, troppo lungo. Però mi è piaciuto. Credo che di donne come la figlia del protagonista ce ne siano molte in giro: spietate e pronte a tutto, in una arrampicata sociale senza più regole.
Uno dei motivi per cui Vi presento Toni Erdmann ottiene il plauso di qualsiasi spettatore si imbatta in questa strampalata e imprendibile commedia d'autore, è la quantità di spunti interpretativi che offre. Non è facile rispondere alla domanda: di che cosa parla Vi presento Toni Erdmann? Il film di Maren Ade parla ovviamente del rapporto complicato e lunatico tra un padre e una figlia, ma le modalità con le quali questa eterna sfida di affetto e dispetto viene messa in scena sono oltremodo interessanti. È come se, secondo la regista, attraverso il prisma di questo basilare luogo di elaborazione affettiva dell'essere umano si potessero osservare pressoché tutti gli elementi della socialità, della cultura e della politica contemporanea.
Pur giocato sul piano comico, e talvolta malinconico, Vi presento Toni Erdmann tocca elementi particolarmente sensibili, alcuni di chiaro stampo psicanalitico. La scelta del "gioco" - o quanto meno del continuo travestimento attraverso cui il padre si propone alla figlia, incapace di stabilire un contatto con lei nelle maniere più tradizionali - offre importanti schemi freudiani e junghiani di riferimento, ma soprattutto sembra seguire le tecniche del cosiddetto "psicodramma".
Vi presento Toni Erdmann è anche un viaggio dentro l'Europa che sta mutando, un film sul lavoro che rifiuta l'impianto docu-realista in stile Dardenne per aprire nuove, imprevedibili strade.
E se lo psicodramma inventato dal dottor J. L. Moreno negli anni Venti, citiamo, "è un metodo d'approccio psicologico che consente alla persona di esprimere, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività", il film di Ade pare proprio rappresentare una sorta di psicodramma improvvisato dal padre e trasportato di peso dentro il mondo del lavoro, senza che gli altri protagonisti ne siano consapevoli. Il gioco del padre diventa quindi una sorta di "reagente", poiché ci permette di osservare come i riti sociali e professionali, irreggimentati secondo i ruoli del capitalismo aziendale, altro non siano che psicodrammi anch'essi, anche se più pericolosi visto che mettono in gioco la vita e il posto di lavoro di molte persone. Quando Ines decide di spogliarsi definitivamente dei propri ruoli lavorativi, in senso letterale, il gruppo dei colleghi reagisce in maniera direttamente proporzionale: se il dress code richiesto dalla festa (anch'essa organizzata peraltro a scopi di strategia aziendale) è la nudità, tutti si presentano nudi in nome di un nuovo scenario di psicologia del team building. La celebre ed esilarante festa nudista altro non è che una delle più feroci critiche al capitalismo contemporaneo della cultura recente, molto più efficace di cento libelli politologici.
Questa mattina si sa se Vi presento Toni Erdmann ha vinto o no l'Oscar per il miglior film straniero. Forse merita, ma non ha nessuna importanza perché la terza opera della quarantenne autrice e regista tedesca Maren Ade, in due ore e mezza che scorrono quiete eppure senza respiro, è diverso da ciò che siamo abituati a vedere. Può darsi che al pubblico stanco risulti inquietante e stordente, mentre [...] Vai alla recensione »
Commedia tedesca di spropositata durata, insistente (e fallita) ricerca della comicità e imbarazzante volgarità. È arrivato a Bucarest senza preavviso il musicista in pensione Winfried Conradi. La figlia manager Ines è spiazzata da quel padre sempre in vena di buffonate. Pronto a fingersi tale Toni Erdmann, allenatore di tennis e ambasciatore. Un'indecente scena di sesso da radiazione non evita la [...] Vai alla recensione »
Grande successo al festival di Cannes, candidato agli Oscar come miglior film straniero, molti i premi agli European Film Awards, la commedia amara Vi presento Toni Erdmann, scritto e diretto dalla regista tedesca Maren Ade (Orso d'argento nel 2009 con il film Alle Anderen), è tra i titoli da non perdere in un momento in cui molti sono i film da vedere.
Non ha (cinematograficamente) paura di nulla Maren Ade, tantomeno di iniziare il suo secondo lungometraggio, Vi presento Toni Erdmann, con una panoramica sull'ingresso di un'anonima casa, bidoni della spazzatura annessi. L'inquadratura non ha un'ambizione metaforica, ma l'intento di mettere subito in chiaro una certa visione del mondo, quella della porta di servizio - che in questo caso è anche la [...] Vai alla recensione »
La prima volta ci appare con un cerone bianco da vecchio clown, si diletta in battute e scherzetti imbarazzanti e la sua trovata di tributare un omaggio a un collega andato in pensione con un coro di alunni travestiti da mummie non si può certo definire di buon gusto. Insomma, all'inizio l'ex insegnante divorziato Winfried appare un tipo strambo e solitario avviato con goffa rassegnazione sulla strada [...] Vai alla recensione »
Preoccupato per la deriva affettiva della figlia manager, un padre estroso insegnante di musica, inventore di scherzetti, prova a eludere i limiti dei ruoli per aprire uno spiraglio nel bunker del lavoro. C'è una figlia da salvare... Tra i musical "la la" e le comicate nostrane questa è una commedia drammatica di umorismo esistenziale, fuori canone, fuori misura (due ore e 30), attenta a non forzare [...] Vai alla recensione »
La regista tedesca Maren Ade, nata nel 1976, con questo suo terzo film ha deciso di rischia- re molto. Non solo ha sperimentato la commedia, un genere non esattamente comune nel giovane cinema tedesco, ma ha scelto la commedia "di personaggi", un genere che rischia di inabissarsi molto facilmente se i personaggi non sono all'altezza, cioè credibili ma anche eccentrici.
Macché Warren Beatty e Faye Dunaway. E nemmeno Brian Cullinan, il socio d PwC (per quanto ancora?) che impegnato a cinguettare - aveva appena twittato la foto della premiata Emma Stone - ha consegnato a Beatty la busta sbagliata, da cui l'erronea e temporanea attribuzione della statuetta più ambita a La La Land anziché a Moonlight. No, la vera vittima della cerimonia degli 87esimi Academy Awards è [...] Vai alla recensione »
La regista Maren Ade ha siglato questa graffiante commedia tedesca. Dove la relazione tra un padre e sua figlia esprime un ventaglio tanto paradossale di tinte da superare con un balzo l'apparente prevedibilità del contenzioso. Che è quello tra un padre libertario, sregolato e piuttosto inaffidabile e una figlia che ha preso tutte le distanze possibili da lui diventando il suo opposto, una manager [...] Vai alla recensione »
Non ha battuto Il cliente di Farhadi agli Oscar per Miglior Film Straniero ma Vi presento Toni Erdmann conferma il talento cristallino della regista tedesca Maren Ade (Gran Premio della Giuria nel 2009 per l'inedito in Italia Alle Anderen), bravissima a raccontare il disgelo tra padre pensionato e figlia in carriera durante un surreale weekend a Bucharest.
Anche se nella cinquina degli Oscar non è riuscito a imporsi su Il cliente di Farhadi, più «sintonizzato» con le (apparenti) esigenze politiche delle statuette 2017, Toni Erdmann - nella versione italiana, Vi presento Toni Erdmann, ma consiglio di cercare quella originale nelle sale che la proiettano - è comunque il film dell'anno. Non solo per il successo ottenuto ovunque dal festival di Cannes, dove [...] Vai alla recensione »
Non ridevamo tanto con i tedeschi dai tempi di "Good Bye Lenin!", settanta metri quadrati di Ddr ricostruiti dopo il crollo del muro di Berlino a uso di una mamma cardiopatica, le emozioni forti avrebbero potuto ucciderla (diretto da Wolfgang Becker, sbancò i botteghini nel 2003). "Vi presento Toni Erdmann" era candidato all'Oscar, categoria pellicole straniere, già si parla di un remake americano [...] Vai alla recensione »