Anno | 2018 |
Genere | Azione, Fantascienza, Thriller, |
Produzione | USA |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Steven Spielberg |
Attori | Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, T.J. Miller, Simon Pegg, Mark Rylance Julia Nickson, Hannah John-Kamen, Lena Waithe, Kae Alexander. |
Uscita | mercoledì 28 marzo 2018 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,44 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 2 gennaio 2019
Il film, ambientato nel 2045, racconta di un pianeta Terra ormai in declino dove l'unico svago per la popolazione si trova in un universo virtuale chiamato OASIS. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a BAFTA, 2 candidature a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Ready Player One ha incassato 4,9 milioni di euro .
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Columbus, Ohio, 2045. La maggior parte dell'umanità, afflitta dalla miseria e dalla mancanza di prospettive, si rifugia in Oasis, una realtà virtuale creata dal geniale James Halliday. Quest'ultimo, prima di morire, rivela la presenza in Oasis di un easter egg, un livello segreto che consente, a chi lo trova e vince ogni sfida, di ottenere il controllo di Oasis.
Fin dalle prime anticipazioni, Ready Player One ha generato un'enorme aspettativa. La musica deliziosamente anni Ottanta e kitsch. La sfida tecnologica che vede Steven Spielberg alle prese con il digitale come mai prima d'ora.
La sensazione di un'opera definitiva sull'escapismo e il citazionismo, fenomeni che contraddistinguono, e in parte bloccano, la nostra epoca.
A conti fatti, forse "definitiva" non è la parola adatta per contraddistinguere Ready Player One, ma per una precisa intenzione dell'autore più che per un fallimento. A Spielberg interessava confezionare il perfetto meccanismo di intrattenimento, non una riflessione filosofica su sogni e bisogni dell'uomo. Portando fino in fondo la schizofrenia che caratterizza la sua carriera, in cui il narratore storico di Lincoln e The Post convive felicemente con il Peter Pan di Hook o di Ready Player One. Non c'è condanna dell'escapismo, ma umana comprensione per chi evade da una realtà priva di speranze. E se il ritorno al reale è un passaggio obbligato per il successo dell'eroe, questo non contraddice il fatto che il protagonista Wade, senza aver trascorso tonnellate di ore in Oasis, non avrebbe mai avuto una chance di salvezza.
Il videogioco e la cultura satellitare del microcosmo nerd rappresentano un sostegno e una lezione di vita. La forza trascinante di Oasis, che mira a un livello di capacità immersiva degna dei migliori videogame, è ancor più percepibile quando accostata alle scene ambientate nel mondo reale, dimesse e ordinarie, a tal punto da non sembrare girate dallo stesso regista. Se anche nella visione di Matrix realtà e virtuale erano contrapposti e la prima era dominata da colori grigi e paesaggi desolanti, il senso attribuito al virtuale è opposto: prigione per i Wachowski, oasi e unica speranza per Spielberg.
Delle molte cose che impressionano del film, la più sensazionale è costituita dal livello di dettaglio e dalla quantità di citazioni presenti nell'Oasi virtuale in cui si rifugia la specie umana. Ready Player One straborda di citazioni da ogni medium, ma soprattutto videoludiche, come una forma esasperata del postmodernismo già visto in The Lego Movie. Gli anni Ottanta sono ripresi in tutti i loro anfratti: si può dire che, a parte McGyver e TJ Hooker, tutto ciò che è stato prodotto in quel decennio e, in qualche caso,nel successivo, trovi uno spazio, anche minuscolo, nell'affresco di Spielberg. Che è vasto e onnicomprensivo quanto il Paradiso di Tintoretto, nel suo tentativo di abbracciare l'intero immaginario nerd di una generazione. Alcuni sono riferimenti fulminei, quasi invisibili - le cuffie di Ralph supermaxieroe, una comparsata di Spawn - altri sorprendenti - i Monty Python - altri ancora palesi ed estesi, come la lunga sequenza in cui l'Overlook Hotel di Shining riprende vita per divenire scenario interattivo.
Un segmento cruciale per lo svolgimento del film, quest'ultimo, una sfida tecnologica audace, in cui i contorni tra pellicola originale e rielaborazione digitale si fanno sempre più sfumati. L'enfasi sul livello di coinvolgimento sensoriale richiesto allo spettatore è tale da ribadire come oggi sia percepito Stanley Kubrick. Il regista inarrivabile e irraggiungibile per antonomasia della nostra epoca, colui che aveva compreso tutto prima degli altri. In un certo senso il vero James Halliday. Che questo tributo arrivi da Spielberg, già regista di A.I., non rappresenta una sorpresa, bensì una rassicurante conferma.
Non è esente da difetti, Ready Player One. Avrebbe potuto riflettere meglio sulla contrapposizione tra le due figure cardine degli anni Ottanta, il nerd e lo yuppie, magari rendendo quest'ultimo meno innocuo e disneyano. Oppure prendersi qualche rischio in più nella interazione tra i personaggi reali: in primis nella love story tra Wade e Sam, a partire dal momento sexy virtuale che resta appena sfiorato; o ancora nel rapporto tra Halliday e Morrow, appena abbozzato come molte delle relazioni umane al di fuori da Oasis.
Ma la logica del cesto formato maxi di popcorn, ideale compagno di visione, forse imponeva questo approccio. Spielberg, con la consueta umiltà, si è adeguato alla missione. Sta al pubblico trovare le proprie easter eggs non previste.
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Il film che attualmente è nelle sale degli USA e nostrane con ottimi incassi, è costato almeno 175 milioni di dollari che senza dubbio renderanno utili al nostro Spielberg. Siamo nell'anno 2045 a Columbus nel Ohio, gran parte della popolazione vive in ristrettezze economiche e per fuggire dalla cruda realtà si rifugia in un mondo virtuale: OASIS.
“Ready Player One” (id., 2018) è il trentaduesimo lungometraggio del regista-produttore Steven Spielberg. Prendere o lasciare verrebbe da dire: per chi conosce (relativamente) poco il cineasta di Cincinnati si trova spiazzato o forse frainteso, per chi conosce (da sempre) tutta la sua produzione può rimanere estasiato o forse lasciato in disparte.
Spelberg è tal regista che "bisogna" osannare ogni volta. Un critico ha paragonato il film al ciclo di affreschi del Tintoretto della Scuola Grande di San Rocco, a Venezia. O io o lui, uno dei due, non ha mai visto il ciclo del Tintoretto, ma ne ha solo sentito parlare. E' un film incredibilmente rumoroso, fondamentalmente noioso, e nella più grande tradizione americana [...] Vai alla recensione »
Ready Player One, film diretto dal maestro Steven Spielberg, è un’opera che rappresenta nel miglior modo possibile il concetto di intrattenimento nel mondo del cinema. Il cineasta americano confeziona un prodotto il cui unico scopo è far divertire lo spettatore attraverso un vero e proprio inno al citazionismo di tutto quello che era svago e divertimento nei mitici anni ’80 [...] Vai alla recensione »
Dopo aver fatto della fantascienza uno dei principali generi della sua filmografia, Spielberg decide di divertire e divertirsi confezionando un colosso da 175 milioni di dollari che in primo piano sfoggia un'innumerevole quantità di citazioni della cultura pop anni '80, tra cui film, fumetti e videogiochi, accompagnati da scene d'azione mozzafiato e ottimi effetti speciali; ma, come [...] Vai alla recensione »
Da vedere! Comincio col dirvi questo... Siamo nel 2045. L’era della vita oramai consolidata con la realtà virtuale. La vita reale sembra essere un vecchio ricordo oramai; non esistono più grattacieli ma solo pile di container che ondeggiano di qua e di là. Le persone sono prese 24/24h e 7/7 giorni dalla realtà virtuale e nello [...] Vai alla recensione »
Adattamento dell'omonimo romanzo distopico di Ernest Cline per un frastornante omaggio agli anni'70-'80(non solo cinematografico)in cui è diluita la classica storia di lotta tra i poveri e potenti e nella quale si impara a scoprire il valore delle cose semplici a partire dall'amore.Se la meraviglia visiva è innegabile e totale("Avatar" a confronto pare quasi [...] Vai alla recensione »
Un film pop, colorato, nerd, con citazioni dall’inizio alla fine (a voler provare ad individuarle tutte, ci si metterebbe mezza giornata) che solo un Maestro dell’“intrattenimento intelligente” avrebbe potuto realizzare. Spielberg -ci- riporta indietro di 25,30,40 anni e quasi ogni frame è un rimando alla nostra infanzia/adolescenza.
Ci aspettavamo lo Spielberg originale e visionario di Incontri ravvicinati o di Minority report (ma, perchè no, anche di ET...). Nulla di tutto questo. Il film è un colossale deja vu che mette insieme alla bell'e meglio citazioni (o meglio: scopiazzature) di vari generi. La trama: in una società poco stimolante, le persone non trovano di meglio che vivere il più possibile [...] Vai alla recensione »
Un bel film che parla di un improbabile futuro dove la virtualità ha preso il sopravvento sulla realtà senza però di fatto cambiare nulla nelle condotte che avvengono nel mondo reale, tra egoismi, amore, dominio, potere, controllo e via dicendo. Una chiara rappresentazione del popolo che si rende conto della schiavitù digitale voluta dai grandi poteri massonici [...] Vai alla recensione »
In un mondo di un futuro auspichiamoci non troppo prossimo una realtà virtuale, Oasis, è il rifugio per gran parte dell’umanità. Un mondo parallelo pensato per gioco, trasformato in un grande video gioco da una società privata che vende upgrade a pagamento. Questo è solo il palcoscenico sul quale Spielberg mette in scena il suo grande gioco, un film visionario [...] Vai alla recensione »
Ho visto Ready Player ed e' stata un'esperienza incredibile. Penso che sia uno dei migliori film di Steven Spielberg che quando rappresenta il mondo giovanile si supera e riesce sempre a trasmettere emozioni nuove ricordandoci che l'immaginazione e la creatività quando sono accompagnate dalle buone intenzioni e dai buoni sentimenti possono trasformare tutto ciò che ci circonda [...] Vai alla recensione »
[...] Il film di Spielberg, in definitiva, è un immenso, eterogeneo, articolato e meraviglioso omaggio alla cultura pop, o di massa che dir si voglia. Gli anni ’80, il nerdismo, i videogiochi, l’autismo creativo degli otaku, la rivoluzione informatica dei personal computer, il clan esoterico degli sviluppatori, gli anime giapponesi e i manga, l’era dei robottoni e dei giochi di ruolo, il cinema cult [...] Vai alla recensione »
Siamo nel 2045, le condizioni di vita dell’umanità vanno peggiorando. La maggioranza delle persone è in povertà, senza nessuna prospettiva per un futuro migliore. In una realtà simile trova terreno fertile l’invenzione del geniale James Halliday: Oasis. Molto più che un gioco, una realtà virtuale in cui chiunque può essere ciò che [...] Vai alla recensione »
Regia: Steven SpielbergCast: Tye Sheridan, Simon Pegg, Olivia Cook, Ben MendelsohnGenere: FantasticoDurata: 140 minHo potuto godere dell'anteprima cinematografica provinciale, una settimana prima dell'uscita nelle sale italiane e grazie a quest'occasione, potrò esprimere la mia opinione riguardo alla nuova pellicola di uno dei registi più iconici di sempre, Spielberg.
Finalmente è arrivato nelle sale "Ready Player One", il film che attendevo di più di questo 2018, si anche di più di "Avengers: Infinity War", non perché pensavo fosse il più bel film dell'anno ma semplicemente perché dallo straordinario trailer sembrava essere, e così è stato, un film estremamente divertente che [...] Vai alla recensione »
DOMANDA: ma perché un ottimo regista come lo è Steven Spielberg ogni tanto sente il bisogno di fare un film quasi inguardabile per tutti gli spettatori che hanno superato i dodici anni di età?... Eppure il cinema è pieno di bellissimi film per ragazzini che sono molto godibili anche da un pubblico adulto e ad un regista [...] Vai alla recensione »
Film inutile, caotico, confuso che si conclude con i soliti scontri ormai tipici dei film americani. Ruffianesco il tentativo citazionistico di vari film del passato con gli scontri tra i due eserciti che ricalcano pedissequamente quelli del Signore degli anelli. Uno Spielberg privo di mordente capace in questo caso solo di annoiare. Cast di basso livello e recitazione in molti casi amatoriale.
A me è sembrato un buon film, probabilmente fanciullesco in molti dei suoi aspetti , ma i meriti superano i demeriti almeno per tre fattori. Il primo punto a favore è che Wade rappresenta tutti noi quandi ci rifugiamo nel gioco per scappare da una realtà che non ci piace, vero è che le cose vanno affrontate , ma è un errore che capita a tutti.
Un film di Steven Spielberg zeppo di citazioni e pieno di quell'intensità dinamica che percorre tutta la sua filmografia. Realtà virtuale e nerdismo si fondono per regalarci una storia dal sapore classico, senza particolare innovazione, ma con quel fascino che solo certi registi riescono ad imprimere in una loro pellicola.
Innumerevoli riferimenti alla cultura pop, incredibilmente divertenti, ma così numerosi da essere un po' stancante individuarli. Vi servirà davvero uno schermo grande, più grande possibile, per godervi appieno questa avventura. Davvero velocissimo, bisogna essere giovani (di testa) per stargli dietro. Di fatto un viaggio incredibile dentro un videogioco, quindi senza limiti, [...] Vai alla recensione »
Mi scappa da ridere leggendo tra i commenti di qualcuno: Non credo sia consigliabile la visione "over thirty" Io dico il contrario, film godibile soprattutto agli over 30/35 ( io ne ho 44 ) e appassionati di videogame/cartoni/film/musica pop anni 80, di cui il film è stracolmo di citazioni ( io ho iniziato a giocare proprio sull'atari2600 ).
Bel film; gradevole il gioco delle citazioni, non risulta mai appesantire il meccanismo del film che scorre senza intoppi. un po' di nostalgia la proveranno quelli che hanno vissuto gli anni 80. Senza pretese moralistiche.
Sta ormai diventando un nuovo trend dell' intrattenimento ... prendere testi splendidi e visionari a ridurli a robetta senza sostanza, con qualche sprazzo geniale e poco più . Ho amato il libro ed il film sembra la versione per bambini con difficoltà di apprendimento, Banalizzato e ricco solo di effetti speciali . Possibile che nessuno voglia più realizzare film che siano [...] Vai alla recensione »
Premesso che non è il mio genere di film. Il film nel suo genere non è fatto male, anzi è ben fatto, con tanti effetti speciali, ma nel complesso il succo non è molto originale: la realtà virtuale che diventa la realtà vera o parallela a quella reale. Ritratto dei giorni d'oggi, tutti isolati nel mondo reale fissi su uno schermo o legati dentro un box a [...] Vai alla recensione »
È da manicomio paragonarlo se pur in modo "velato "a qualsivoglia opera seria e di vera Arte .Posso solo dire due parole: angoscioso e epilettogenoEcco come il cinema abbandona la sua natura più giusta per assumere i panni di una cosa unicamente commerciale in assenza di una storia che possa lasciare un ricordo allo spettatore
Visto 15 minuti. Non è un film, è un videogioco vietato ai maggiori di 12 anni. Spielberg, come sei sceso in basso.
Non un film da adulti ma anche. Un piacere per gli occhi sicuramente. Ancora un colpo messo a segno da Spielberg che riguardandone la filmografia fa venire la pelle d'oca. Sceneggiatura, come spesso ormai accade, non originale e purtroppo quindi non si possono attribuire totalmente i meriti o i demeriti al regista. Però certo che la storia fila benissimo, due ore e 20' che scorrono [...] Vai alla recensione »
Film divertente, ironico, ben girato, con effetti speciali spettacolari e continue citazioni agli anni 80 e 90. Certo, è vero. Ma anche un film realistico, in qualche modo fuori dagli schemi e che sicuramente denuncia un andazzo perlomeno discutibile preso dall'umanità da un decennio a questa parte. Il mondo parallelo oggi appena abbozzato dai social network si trasforma in una vera [...] Vai alla recensione »
Come cercare di vincere facile. Da un lato, puntare sul recupero di personaggi e atmosfere caratteristici dell'immaginario collettivo dei 40-50enni di oggi; dall'altro enfatizzare effetti speciali, azione e una storia romantica adolescenziale, per soddisfare il pubblico più giovane e meno smaliziato. 2 ore e mezza di una storiella a tratti insipida, spesso troppo paradossale, che [...] Vai alla recensione »
Erano tanti anni che non sentivo il pubblico applaudire al cinema, l'ultima volta, se non erro, fu per Schindler List. È ri-successo oggi alla fine di questo ennesimo capolavoro del maestro Spielberg. E non applaudivano solo i giovani. Ready Player One è un omaggio alla tecnologia sia tempi attuali che di quelli passati, un trionfo per gli amanti dei videogiochi dai primi Atari alle [...] Vai alla recensione »
La giovinezza di Spielberg sembra infinita. Non si tratta solamente di sorprendersi perché questo infaticabile settantunenne sforna un film dietro l'altro o per l'adeguamento - ogni qualche anno - alle più recenti forme di elaborazione visiva degli effetti digitali, ma proprio per la capacità di rinnovare la riflessione sul cinema. Ready Player One è capace di proporsi al tempo stesso come il film più pop che si possa immaginare e quello più profondamente teorico degli ultimi anni.
Ben lungi dall'essere contraddittorio rispetto all'umanesimo di The Post (con cui anzi costituisce un binomio di assoluta coerenza), Ready Player One è forse il più completo racconto sui videogame all'interno di un rapporto - quello tra mezzo cinematografico e mezzo videoludico - che notoriamente non ha sortito grandi risultati (se non quelli "indiretti" di Matrix o Inception).
L'immersione nel mondo di Oasis non è affatto, come qualcuno si ostina a credere, una metafora del cinema contemporaneo ma un esempio della nostra relazione con i media digitali. Scartando l'opzione nostalgica di Stranger Things (comunque importante, per come ha compreso gli anni Ottanta come modello di riferimento narrativo e immaginario), Spielberg costruisce una perfetta analisi dei media contemporanei, e ci spiega che il gioco o l'avventura altro non sono che uno schema di comprensione del mondo, un mezzo per conoscere noi stessi, i limiti delle nostre identità e le regole sociali. Nella sequenza più sorprendente, gli esseri umani (tutti dotati di un casco per la realtà virtuale) sembrano ipnotizzati in massa e si muovono come automi in una sorta di involontario flash mob: in verità si trovano su Oasis e stanno portando la rivoluzione nel mondo virtuale, che in quel momento è essenziale per le sorti del mondo reale. Un ribaltamento di prospettiva rispetto alla solita dinamica del risveglio dall'illusione per trovare il proprio posto nel mondo: l'idea di Ready Player One è che possa esistere una ecologia dei media, che sia bello giocare e reinventarsi, che non ci sia nulla di male nell'enciclopedia pop, a patto di trovare una misura uman(istic)a e di stabilire una cultura.
Il bestseller di Ernest Cline è un cilindro magico che racchiude i miti pop degli anni Ottanta, i sacri brand, i videogiochi, gli eroi e le icone di una controcultura ormai al limite della deificazione. Per sua natura la materia narrativa si prestava a meraviglia a un adattamento cinematografico, praticamente lo reclamava. La Warner corteggia Edgar Wright, Matthew Vaughn, Christopher Nolan, tutti cresciuti con le referenze evocate dal libro. Tutti tranne lui, Steven Spielberg, che quelle referenze le ha create, che vince l'incarico, realizza Ready Player One e trascende il racconto-compendio (omonimo) di Cline, ode sincera ma priva di orizzonte creativo. A questo punto del viaggio chi temeva l'autocelebrazione viene straordinariamente smentito. Certo gli anni (1975-1995) al cuore del racconto e della cultura di James Halliday, che ha concepito OASIS secondo le sue ossessioni, coincidono con l'età d'oro dell'iconografia spielberghiana ma Spielberg disattende gli ammiccamenti alla sua opera, a eccezione di un T-Rex e della DeLorean di Ritorno al futuro, di cui è produttore.
Partendo dall'omaggio di Cline, l'autore firma un autoritratto, ritornando sulla sua creazione, nascondendosi dietro i suoi avatar (Halliday, Watts e Sorrento) e confrontandosi con la sua eredità e le proprie responsabilità.
Se Halliday è lo Spielberg di oggi, demiurgo che ha forgiato l'immaginario collettivo e adesso deve farci i conti, Wade è lo Spielberg di ieri, abitato dal meraviglioso che supera i suoi predecessori e spinge più lontano le sue invenzioni. Tra loro c'è Nolan Sorrento, l'industriale cinico e pronto a tutto per sbaragliare la concorrenza. Tre avatar per l'uomo che ha stabilito le regole del gioco (del divertimento) e che adesso si affronta e si confronta coi suoi dei (l'incontro con Stanley Kubrick all'Overlook Hotel) per raccontarsi meglio. Insomma in Ready Player One non è tanto (e non è solo) questione di nostalgia, al centro del film c'è l'ambiguità della natura di Spielberg nella storia del cinema americano degli ultimi quarant'anni. Gigante industriale e sognatore irriducibile, Spielberg affronta il suo mito, realizza un film radicale e audace, senza dubbio uno dei più personali in cui cercarsi e cercare un erede alla sua altezza. Come Halliday rifiuta di indicarne uno, non spetta a lui farlo, non subito almeno. Prima ha ancora il quinto Indiana Jones da realizzare, il primo musical da pensare (West Side Story) e almeno altri sei o sette universi da costruire.
Alcuni registi americani (David Lynch o Michael Mann) deviano poco dal loro presupposto iniziale, Steven Spielberg diversamente è un mix di personalità e convenzione. In quasi cinquant'anni di carriera è stato tutto: enfant prodige con Duel, "un primo film perfetto" lo definì François Truffaut; inventore del blockbuster con Lo squalo, un prodotto culturale inedito costruito sulla scienza esatta dell'intrattenimento affettivo, ovvero la conoscenza infallibile delle leggi del mercato e del cuore degli adolescenti; re del mondo e del meraviglioso negli anni Ottanta sulla scia di E.T. l'extraterrestre, un record storico da 792 milioni di dollari mantenuto per undici anni; simbolo biasimato del cinema commerciale e del merchandising a oltranza, i suoi film diventano veri e propri marchi declinati in prodotti derivati (I predatori dell'arca perduta, Jurassic Park...); autore unanimemente acclamato che gira oggi film più compassati.
Ma c'è un'immagine che ha accompagnato sempre la sua carriera, quella del bambino che non vuole crescere, di Peter Pan del cinema che custodisce lo sguardo ingenuo dei fanciulli.
Aspettavamo ogni volta e a ogni film il momento preciso in cui il ragazzo sarebbe diventato adulto ma non era mai quello giusto. Passaggio (artistico) puntualmente rimandato, Spielberg lo cerca prima con Il colore viola e poi con Schindler's List, inaugurando una nuova stagione oscillante tra divertissement popolare (Jurassic Park) e film di prestigio (Schindler's List). Stagione cinematografica che persevera nella fanciullezza e realizza soltanto il desiderio infantile di piacere (ai più grandi). L'intrattenitore incontra il favore della critica, scoprendo che la rispettabilità non è incompatibile coi suoi affari e con una filosofia degli affari di cui custodisce ancora il segreto. Cresciuto tra l'insolenza dei produttori folli (e cocainomani) degli anni Ottanta (Don Simpson) e la nuova generazione di Wall Street (i fratelli Weinstein), Spielberg appartiene di fatto a una categoria a parte, un Rockefeller col berretto che coltiva il suo passato da nerd e mette in scena il meraviglioso con maestria linguistica e drammaturgica.
Nel 2045 nessuno ha ancora trovato l'Easter Egg, il marchingegno nascosto in qualche anfratto spazio-temporale del mondo virtuale di Oasis dal suo mitico creatore James Halliday, morto cinque anni prima. Privo di eredi, il mega-miliardario ha espresso la volontà di lasciare il suo impero a chi vincerà questa sorta di caccia al tesoro, il che ha scatenato gli interessi di una multinazionale concorrente [...] Vai alla recensione »
È frustrante sapere che solo una porzione di lettori sarà interessata a una recensione. Eppure sarebbe deludente accontentarsi a proposito di «Ready player one» della prima, sbrigativa quanto inoppugnabile considerazione: l'ultimo film di Spielberg che sta tenendo in piedi un box-office già barcollante di per sé e anche minacciato dalle avvisaglie d'estate, sarà scartato a priori da chi odia i «giocattoloni [...] Vai alla recensione »
Ricordate un videogioco Atari chiamato "Adventure"? Noi no, ma sappiamo riconoscere una madeleine quando ne vediamo una. Quando poi i biscottini evocatrici di ricordi si contano a centinaia, l'effetto dà le vertigini. Astenersi ragazzi degli anni 80 che si sdilinquiscono davanti alla serie "Stranger Things", potrebbero uscirne sconvolti. Astenersi anche cultori di "The Post", elogio del giornalismo [...] Vai alla recensione »
Proposto a cinque registi, inclusi Robert Zemeckis e Peter Jackson, poi diretto da Steven Spielberg, Ready Player One (Giocatore uno pronto) è andato in lavorazione quasi due anni fa, perché i film di effetti speciali esigono, per realizzarli, molto tempo. Tra un effetto speciale l'altro, qui si cita di tutto un po', da Shining di Kubrick ed Excalibur di Boorman, con la formula della magia del fare: [...] Vai alla recensione »
Nel 2045, la povertà dilaga. La gente preferisce rifugiarsi in Oasis, un universo virtuale inventato da James Halliday. Alla sua scomparsa, il patrimonio andrà a chi saprà trovare l'Easter Egg nascosta nel grande universo. Ci prova il giovane Wade, alias Parzival, con l'aiuto di Samantha, ma una multinazionale è intenzionata a vincere, costi quel che costi.
Fantascienza politica in un futuro distopico nel quale indossare tuta e occhiali di realtà virtuale e sparire nel mondo di Oasis diventa un continuo, materico, agonismo tra realtà e sogno. Per non rischiare di liquidare come gioco d'intrattenimento l'eroicomica di Wade & Co. (deve emancipare il popolo dalla schiavitù del web) ci si deve allineare proprio al vizio del "salto" tra virtuale e reale, di [...] Vai alla recensione »