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Ultimo aggiornamento lunedì 5 febbraio 2018
Un dramma politico alle massime sfere con segreti e rivelazioni, sui diritti e le responsabilità della stampa. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, 6 candidature a Golden Globes, 8 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a Producers Guild, Il film è stato premiato a AFI Awards, In Italia al Box Office The Post ha incassato 6,5 milioni di euro .
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Convinto che la guerra condotta in Vietnam dal suo Paese costituisca una sciagura per la democrazia, Daniel Ellsberg, economista e uomo del Pentagono, divulga nel 1971 una parte dei documenti di un rapporto segreto. 7000 pagine che dettagliano l'implicazione militare e politica degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. Un'implicazione ostinata e contraria alla retorica ufficiale di quattro presidenti. È il New York Times il primo a rivelare l'affaire, poi impedito a proseguire la pubblicazione da un'ingiunzione della corte suprema. Il Washington Post (ri)mette mano ai documenti e rilancia grazie al coraggio del suo editore, Katharine Graham, e del suo direttore, Ben Bradlee. Prima donna al timone di un prestigioso giornale, Katharine decide di pubblicare il monumentale scandalo di stato con buona pace degli investitori (il giornale era allora in fase di ristrutturazione finanziaria) e a rischio della sua azienda, della prigione e della carriera dei suoi redattori. Fedeli al primo emendamento e all'intelligenza dei propri lettori, i giornalisti del Washington Post svelano le manovre e le menzogne della classe politica, assestando il primo duro colpo all'amministrazione Nixon.
Un presidente degli Stati Uniti che dipinge i giornalisti come bugiardi, minaccia la libertà di stampa, limita l'accesso dei media all'informazione, punteggia significativamente la sua carriera politica e personale di fallimenti d'immagine. No, Donald Trump non ha inventato niente, prima di lui c'è stato Richard Nixon.
Girato d'urgenza per non perdere niente della sua risonanza, The Post non racconta un'epoca passata ma una storia che si ripete. Per realizzarlo Steven Spielberg ha interrotto un progetto in corso (The Kidnapping of Edgardo Mortara) e ha lavorato nelle medesime condizioni dei suoi protagonisti. L'energia è quella di un reportage di guerra ma la regia agisce negli interni delle redazioni o di lussuose dimore, creando opposizioni, spazi chiusi, linee di fuga. Film indifferibile, traboccante di impeto e fervore, The Post è prossimo a Lincoln.
Lo è nel fondo e nei meccanismi, lo è nello slittamento dalla potenza delle immagini a quella della parola, lo è nell'interessamento alla procedura, ai caratteri umani pieni di intelligenza strategica, alla forza dei sentimenti, all'eroismo del cuore, alla comunione di un gruppo di persone, sovente in un ufficio, qualche volta su campo a operare in maniera 'illegale' nonostante l'istituzione che incarnano. Se nel 1865 era necessario acquisire abbastanza voti per far passare il Tredicesimo Emendamento, nel 1971 è indispensabile mettere le mani sui fascicoli confidenziali della Difesa per denunciarli sulle pagine del giornale. Allo stesso modo per Spielberg è importante realizzare il suo film prontamente per 'trattare' la perdita di controllo di un altro capo di stato e la condizione della donna. E il film aderisce all'impellenza del suo intrigo manifestando la sua urgenza (anche) nella forma e ribadendo in filigrana uno dei grandi temi della sua filmografia, la comunicazione. Quella che nasce dall'incontro tra un bambino e un alieno, tra un israeliano e un palestinese, quella che passa per lo storytelling o gli aneddoti di Lincoln.
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Il film di Spielberg "The Post" s'inserisce all'interno di un filone collaudato che tratta dei rapporti tra potere politico e "quarto potere" e che esalta il coraggio dei giornalisti nel rivelare trame, macchinazioni, manipolazioni esercitate dalle istituzioni. Nel caso specifico, il governo degli Stati Uniti che, pur consapevole dell'impossibilità di vincere [...] Vai alla recensione »
Il film si inserisce in un filone, caro agli americani, dedicato alla stampa e alla responsabilità del giornalista rispetto al potere da una parte e ai lettori dall’altra, che dal classico Citizen Kane (Quarto potere, 1941) arriva sino a State of Play (2009) e al recente Spotlight (2015). Niente da meravigliarsi se Spielberg ha interrotto un altro film per dedicarsi a questo The [...] Vai alla recensione »
“The Post” (id., 2017) è il trentunesimo lungometraggio del regista di Cincinnati Steven Spielberg. All'ennesimo film Spielberg si circonda e ci circonda di un suggestivo racconto con una coralità ed essenzialità riuscite con intriganti immagini di interni tra una redazione strapiena e un subbuglio politico di la da venire.
Al cinema mi sono seduto bello carico di attese. La squadra stellare, con Spielberg dietro la macchina da presa, c'era una storia importante, che riguardava questioni scottanti e sempre attuali, il tema era quello del giornalismo che è tra i miei preferito. Due ore per raccontare la decisione del Post se sfidare Nixon e rischiare l'incriminazione pubblicando documenti segreti sulla guerra [...] Vai alla recensione »
Il film pare fretettolosamente (e si vede) fatto da Spielberg descrive l'estate del 1971 quando il New YorK Times venuto in possesso di alcuni documenti segreti del Pentagono sulla guerra in Vietnam li pubblicò, malgrado l'opposizione governativa, si aggiunse IL Washington Post che era giunto in possesso di tutti i documenti della guerra che dimostravano che fin dal Presidente [...] Vai alla recensione »
Al film è stata fatta una notevole campagna pubblicitaria compresa la presenza dei due fantastici interpreti nella trasmissione televisiva di Fazio la domenica sera. Si è detto e letto molto quindi è difficile dire qualcosa di originale o di diverso. Posso dire che vedendo il film mi è venuta un’immensa nostalgia di quelle epoche.
"The Post"(2017), di Steven Spielberg non è una specie di"All the President's Men"(1976, Alan J.Pakula), in primis perché narra una storia, se vogliamo la preistoria delle menzogne da Truman in poi, passando per Kennedy, Johnson, arrivando a Nixon, ma quello del "prima del Watergate", che invece è narrato nel film di Pakula citato-qui, invece, [...] Vai alla recensione »
La Stampa é al servizio di chi é governato e non di chi governa: è una frase stupenda dov'è il conflitto fra il senso della giustizia e la profonda corruzione generata dalla gestione potere si stemperano. Steven Spielberg con il film The post supera se stesso e ripropone con grande forza il valore di una scelta al di sopra di interessi particolari, [...] Vai alla recensione »
Prima d'ora, non ci avevo mai pensato. Invece, ho sempre sentito dire che la Stampa costituisce il Quarto Potere. Ciò fa temere che il giornalismo possa mutuare talune pecche del potere tout court: nascondere fatti, manipolare notizie, ingannare la gente. Non so a favore di quali valori quei media del film misero in atto il nixonicidio e il tentato reaganicidio.
Grande come semore, Spielberg in "THe Post"(2017, scritto da Josh SInger e Liz Hannah), doce, dopo un prologo in Vietnam durante la guerra, nel 1966, dove un analista militare rivela all0allora presidente Johnson e al segretario alla didesa Mc Namara che in realta' la situazone bellica e¿bloccata, ,ma Mc Namara, mentendo dichiara altro alla stampa.
Memore senz'altro di TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE di Pakula - anche perche' si tratta sempre della medesima testata giornalistica, il "Washington Post" e della sua opposizione alla presidenza Nixon - questo THE POST di Spielberg sembra stimolare lo spettatore a seguire vicende in fondo parallele, un braccio di ferro tra liberta' di stampa e segreti governativi sempre attuale [...] Vai alla recensione »
Quanto sia capace di svariare in più generi, Spielberg lo dimostra anche -e ancora una volta- con questo thriller giornalistico: i cosiddetti Pentagon Papers, cioè documenti segreti riguardanti il governo americano e la guerra del Vietnam, tenuti nascosti fino a quel momento (siamo all’inizio degli anni ’70), che solo l’audacia e l’intraprendenza di un’ editrice [...] Vai alla recensione »
Un Tom Hanks affiancato da una matura e sempre brava Meryl Streep guidano principalmente le scene e vicende di questo film. USA anni 60/70, il Post (o meglio il Washington Post), rivale storico del New York Times, cerca ogni occasione per fare scoop e battere la concorrenza ma spesso non riesce….tranne in un caso solo: quando alcuni giornalisti trafugano delle notizie top secret riguardo [...] Vai alla recensione »
Dopo 2 visioni non ho, nella sostanza, mutato opinione. Abbiamo 2 protagonisti eccellenti, un ottimo stuolo di comprimari, e una confezione che dichiara e trasuda qualità ed esperienza da ogni poro.Cosa non funziona, secondo me, in questa pellicola? Un primo tempo alquanto soporifero e sonnacchioso, pure se interessante come ricostruzione storica.
Il film nel complesso è di sicuro appassionante, avendo la visione dello spettatore di oggi, che già è a conoscenza di cosa è accaduto in quegli anni in America e quanto pesanti furono i segreti rivelati dal Washington Post e dal New York Times, e soprattutto quanto il messaggio politico risulti, acora oggi dopo 30 anni, attuale più che mai.
Nel 1971 , durante la presidenza Nixon e in piena guerra del Vietnam in corso, Il quotidiano The Washington Post decise di pubblicare una serie di dossier segreti, trafugati dalle casseforti del Pentagono da un dipendente del Ministero della Difesa in piena crisi di coscienza, nei quali si faceva luce sugli errori di gestione commessi dalle Amministrazioni presidenziali e dai loro consiglier [...] Vai alla recensione »
Nel 1971 un uomo del Pentagono decide di divulgare alla stampa un documento di 7000 pagine che racconta di come il governo degli Stati Uniti abbia mentito ai propri cittadini sull’andamento della guerra in Vietnam: è il New York Times il primo giornale a pubblicare le notizia ed il governo americano decide di bloccare tutto con un’ingiunzione della Corte Suprema.
The post ha due diverse prospettive; dalla prima, immediata, si inquadra un bel film diretto da Spielberg e che ha come protagonisti Tom Hanks e Meryl Streep. Faccio una doverosa premessa; Meryl, semplicemente, mi incanta, il mio giudizio nei suoi confronti non vale, è condizionato da uno dei sentimenti più forti dell’uomo: l’amore impossibile.
Il film, nonostante l'ottimo montaggio non convince come dovrebbe. Un film in difesa del diritto di informazione deve perlomenotoccare il sentimento dell'indignazione per approdare a quello del trionfo del bene. Cos' non è . Tutto si svolge rapidamente senza costruire adeguatamente i momenti topici. Una Meryl Street doppiata in modo melenso e altalenante contribuisce [...] Vai alla recensione »
In questo film viene rappresentato uno dei momenti più importanti della storia del giornalismo,quando la corte suprema Americana con una sentenza che andava contro un potere politico presidenziale,fatto di minacce che continuava ad occultare la verità sull'infinita guerra del Vietnam,sancì il concetto sulla libertà di stampa che doveva salvaguardare il diritto dell'inform [...] Vai alla recensione »
Ero abbastanza scettico inizialmente. I miei amici chiamano questo genere di film "quelli dove bisogna pensare", ed in genere li evitano. E solitamente fanno bene. Drammi esistenziali triti e pesanti oltre ogni modo, spacciati per capolavori senza pari, ci hanno illusi più volte. Quindi mi sono preparato al peggio, non curante che alla regia ci fosse Spielberg.
Ho dato tre stelle perché mymovies.it non mi permette di dare come voto 3.5, che sarebbe più giusto. Il film è bello, ben fatto e gli attori sono bravi, ma pecca per un aspetto: non tratta l'argomento della pubblicazione del giornale con la stessa forza utilizzata per soffermarsi sulla libertà di stampa e sul ruolo della donna nella leadership aziendale.
Da decenni Spielberg gode di una sostanziale e diffusa ammirazione sia tra il pubblico che tra i critici. Non fa eccezione questo suo ultimo impalpabile lavoro ambientato negli anni 70, che riprende il gusto estetico di quel decennio con le sue carte da parati, le inquadrature dei soffitti, le contestazioni hippies (appena accennate) nelle strade.
Si respira odore di rotativa, prima del Numero 1, prima della stampa dell’articolo. Come in televisione, la macchina lavora a tutto spiano, la pressa schiaccia e il momento topico che precede la pubblicazione in cui si consacra il coacervo di umano e robotico, di dettagli di viti, macchinari oliati, vasche di inchiostro e di una grande massa di carta spostata su caratteri mobili finalmente impressi, [...] Vai alla recensione »
"La stampa è al servizio di chi è governato, non di chi governa": così la Corte Suprema dichiarò nel verdetto in favore del New York Times e del Washington Post, che avevano pubblicato i dossier sull'inutile spargimento di sangue in Viet-Nam che, come dice un personaggio, "al 10% fu a favore dei vietnamiti del sud; al 20% per combattere i comunisti e al [...] Vai alla recensione »
Spielberg dirige con consueta maestria un film classico, dove si fanno apprezzare soprattutto l’affidabile prova della Streep (più di quella monocorde di Hanks); le soluzioni stilistiche nei vistosi omaggi ai precedenti di Wilder e di Lang, nonché eplicitamente a “Tutti gli uomini del Predisente” di Alan Pakula; la resa della macchina giornalistica, esemplificata [...] Vai alla recensione »
1971 Meryl Streep è alla guida del The Woshington Post, Tom Hanks è il testardo direttore del suo giornale. Nonostante siano diversi, l'indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell'informazione con fuga di notizia senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi la guerra in Vietnam [...] Vai alla recensione »
Perché esiste ancora la libertà di stampa? Forse perché qualcuno nel passato, in un'epoca in cui la diffusione della carta stampata aveva un valore incommensurabile, ha creduto in questa idea infischiandosene delle conseguenze economiche e legali delle proprie scelte. Con la diffusione di Internet; l'immensa fonte di notizie (non solo informazioni) dove chiunque può [...] Vai alla recensione »
Estate 1971, 7.000 pagine coperte dal segreto di stato sono rese pubbliche. Gli americani scoprono che quattro presidenti hanno mentito, mandando a morire migliaia di giovani, per mantenere alto l'onore della nazione. La stampa ha accesso a queste pagine e le pubblica, ma il governo denuncia i giornali che hanno osato sfidarlo. La Corte Suprema dichiara che la libertà di stampa prevale sui [...] Vai alla recensione »
Un film tipico di Spielberg: documentato, preciso, ottimamente recitato, nel complesso solido, ma privo di quel quid che porta un' opera ad essere ricordata a lungo. Primo tempo lento e in certi passaggi un po' noioso, secondo tempo più coinvolgente e riuscito. L' argomento ormai non è più nuovo e lo spettatore sente una forte presenza di dejavù a partire dal [...] Vai alla recensione »
E’ esattamente il film che ti aspetti di vedere, quello cioè che non delude le aspettative dello spettatore provvisto di un minimo di informazione. Racconta la vicenda con la quale, durante la presidenza Nixon, vennero divulgati, prima dal New York Times poi soprattutto dal Post, documentazioni del Governo Federale statunitense segrete sulle vicende legate alla guerra in Vietnam [...] Vai alla recensione »
“La stampa serve chi è governato, non chi governa” Per portare alla luce certe vicende occorre fegato. Perché se c’è un Amerika che cavalca il furioso toro trumpiano, ve ne è un'altra che non ha smesso di fare i conti con se stessa. Non è facile raccontare la storia di un piccolo giornale che non si piega ad un potere ottuso e menzognero [...] Vai alla recensione »
The Post è costruito come una tragedia classica sul duplice dramma, incarnato da una Meryl Streep da Oscar, di una donna che lotta per farsi valere come l’editrice del Washington Post, nonostante il pregiudizio maschilista dell’epoca, e della libertà di stampa, nell’America degli anni ’70, contro la censura del potere.
Una storia avvincente che conquista piano piano. La prima parte, infatti, non è facile da seguire dato che racconta i complessi e oscuri fatti che coinvolgono la Casa Bianca. Ma poi nella seconda parte il racconto si fa sempre più avvincente e coinvolgente. Meryl Streep interpreta magnificamente la proprietaria del Post: una donna convinta di non essere all'altezza del suo compito ma che a poco a poco [...] Vai alla recensione »
"The Post" è l'ultimo film-denuncia di Steven Spielberg in cui viene rappresentata la coraggiosa azione del quotidiano Washington Post di pubblicare negli anni '70 il coinvolgimento, gli intrighi politi e le calunnie concernenti la Guerra in Vietnam da parte del Governo degli Stati Uniti. Già in parte ed apertamente denunciati dal New York Times che, obbligato [...] Vai alla recensione »
Ormai siamo abituati così, quando si parla di Maryl Streep, Tom Hanks e Spielberg tutto diventa importante e ben fatto. Si tratta di veri artisti, portatori di una professionalità e capacità eccezionali. E ora veniamo al film, un frammento di storia che riporta innegabilmente alla nostra realtà odierna, per evidenti parallelismi.
Il cinema di Steven Spielberg torna agli eroi. Con il racconto potente di una presa di posizione che segnò un punto fermo, nella storia del giornalismo e di tutta quella degli Usa. Siamo nel 1971 e le carte top secret del Pentagono preparate dall’equipe di McNamara (un grande Bruce Greenwood) vengono trafugate, copiate e date in pasto al New York Times da una fonte segreta. [...] Vai alla recensione »
Guardando questo film, sto per scrivere sfogliandolo, si assiste a un classico e i punti di vista sono tanti. E' un biopic (su Kay Graham, 1917-2001, grande editrice), un documentario perché testimonia come meglio non si potrebbe un'epoca - quella della composizione e della stampa tipografica, il 1971 sembra ormai il 1871 - un film sulla stampa (ottima la sceneggiatura di Liz Hannah [...] Vai alla recensione »
Film noioso, che nulla aggiunge ad altri migliori esempi dello stesso filone e che mi ha fatto rimpiangere, per tutta la sua troppo lunga durata, i più esaustivi e meno pretenziosi documentari sull'argomento. Recitazione al limite del caricaturale, soprattutto per la Streep e soprattutto per il suo doppiaggio in italiano, che enfatizza il suo ruolo rendendolo stereotipato e fastidioso. Vai alla recensione »
Film straordinario, questa frase del film dovrebbe essere scritta in tutte le redazioni dei giornali italiani, "LA STAMPA E' AL SERVIZIO DEI GOVERNATI NON DEL GOVERNO" Un film che dimostra il grande coraggio della stampa libera dal potere, in qualsiasi parte del mondo sia
Attori bravi, belle scenografie però che noia !
Steven Spielberg costruisce un film che esalta la figura del giornalismo d'inchiesta, fatto di rivelazioni e di rischi. Un cast stellare che rappresenta bene ogni aspetto della vicenda. Esempio lampante di un quarto potere capace di essere al servizio dei cittadini e non soggiogato al volere dei potenti.
sembra che al popolo di queste assolute verità fatte trasparire da film di rilievo non gliene freghi più di tanto......cioè , nessuno si scandalizza degli scandali provati che reggono imperi fondati sulle falsità, i misteri,le regole infrante.....nessuno pensa ai 60000 morti nel campo,a tutti quelli che sono tornati non più come sono partiti,al potere che decide che [...] Vai alla recensione »
Premetto che le quattro stelle sono dovute ai tre "mostri"che firmano il film,Hancks,Streep è l'immenso Spielberg che come detto piu'volte,assieme ad Eastwood e Cameron sono i piu'bravi registi viventi.Il film si ricalca molto sulla scia di "Tutti gli uomini del presidente"si svolge negli anni 70 e il coraggio di testate giornalistiche di denunciare che la guerra [...] Vai alla recensione »
Leggo elogi in abbondanza da parte degli esperti,da parte di quelli che vedono con gli occhi del regista prima che con quelli dello spettatore. In effetti,da profano,non colgo sbavature,frangenti da mestierante,ma perfezione e rigore. La scelta di stampare,e poi la sentenza,dovrebbero essere momenti liberatori: per me non lo sono. Forse perchè manca l'emozione? la partecipazione è [...] Vai alla recensione »
Una prova corale ottima da parte del cast artistico, ed una regia essenziale di Steven Spielberg, spiega al pubblico una storia importante che si basa su di un concetto ancora più importante: La libertà di stampa, al servizio del popolo e non del governo. Ai più potrà risultare noioso, ma il cinema è anche questo, non solo arte e fantasia, ma anche indagini e dialoghi [...] Vai alla recensione »
Il New York Times pubblica del materiale segreto su Vietnam. Un giudice gli intima di non farlo. Anche il Post ha lo stesso materiale ed è indeciso se pubblicarlo o no. Alla fine lo fa e non prende la multa.Fine, titoli di coda. 118 minuti, milioni di dollari e attori famosi per raccontare una storia debole debole che non interessa nessuno. Quello che però c'è sempre nei film americani è la morale [...] Vai alla recensione »
In questo film Spielberg utilizza tutta la sua tecnica e passione per omaggiare il mondo dell'editoria. L'interpretazione dei due grandi attori è magistrale; in particolare il dialogo iniziale al ristorante l'ho trovato eccellente.
Film noioso, si fatica ad arrivare in fondo. La cosa che trovo più deludente è la poca voglia di andare in fondo a raccontare senza sconti il ruolo della stampa. Si preferisce la solita bella confezione rassicurante: che bravi e coragiosi questi giornalisti! Che brutti e cattivi questi politici (Nixon in testa ovviamente)!
Qui abbiamo 'critici' applauditori di professione quando di caricaturizzare e denigrare l'America si tratta. Anche se Spielberg è bravino (a fare $$$$) siamo stufi di vedere sempre lo stesso film: comunisti chic travestiti da "democratici" (una necessità in America) venduti come dei giornalisti eroici. Che però in America non rischiano nulla se raccontano [...] Vai alla recensione »
Nell'opera di Spielberg, molti anni fa, sarebbe stato quanto meno incauto immaginare che l'inventore del blockbuster (Lo squalo è il primo film della storia a definire questo appellativo) e dei grandi congegni family degli anni Ottanta si sarebbe trasformato in un narratore della storia americana. The Post (guarda la video recensione) è solo un tassello della filmografia che comprende Amistad e Munich, Lincoln e Il ponte delle spie, per non parlare ovviamente di Salvate il soldato Ryan. Di questa sezione della sua carriera, The Post è ancor più classico. Bisogna intendersi, però. Classico per gli storici del cinema è un film per come sarebbe stato girato negli anni Trenta o Quaranta (lo si dice spesso dei film di Clint Eastwood, per esempio, che è un perfetto rappresentante dello stile neo-classico). Quando invece definiamo classico The Post, ci riferiamo a una porzione più ampia del concetto, meno legata alle categorie cronologiche, quella cioè che riconosce genericamente "quei bei film di una volta", con un'idea(lismo) di base a fare da architrave a una storia compatta, recitata da un pugno di attori eccezionali, realizzata con tutti i crismi e capace di affrontare due-tre nodi dei dibattiti civili contemporanei. Ecco, in questo senso, The Post - pur avendo come modello un mix di riferimenti che vanno dalla Hollywood in bianco e nero alla New Hollywood degli anni Settanta (con il modello di I tre giorni del Condor in bella vista) - è classicissimo.
Visto che, nel coro delle lodi, si è levata anche qualche voce di dissenso che ha trovato didascalici alcuni passaggi (l'allusione alla difficile condizione di lavoro femminile, forse con strizzata d'occhio alla situazione di oggi), bisogna anche in questo caso dissentire.
Tutto The Post è da considerarsi una "lecture", una lezione di storia e di cinema. Se a qualcuno l'accademismo divulgativo di Spielberg irrita, pace. Tuttavia nessuno può negarne la maestria: di questo si tratta, e solo questo permette a un regista di offrire agli spettatori un ruolo da discenti.
Insomma, se The Post è una conferenza democratica travestita da film di finzione, è necessario che il docente dimostri di essere il miglior oratore possibile, grazie alle sue tecniche discorsive e al grado di ipnotizzato stupore che suscita negli ascoltatori. Questo effetto Spielberg lo ottiene servendo al meglio la bella sceneggiatura di Liz Hannah e Josh Singer, e soprattutto concentrando in due ore un manuale di stile cinematografico scintillante e infallibile.
Caratteristica precipua di The Post è la tempistica, circostanza e tema portante del film diretto da Steven Spielberg. The Post è infatti una sorta di instant movie, deciso e diretto in velocità da Spielberg all'indomani delle elezioni che hanno portato alla presidenza degli Stati Uniti quel Donald Trump che, nelle parole di Meryl Streep, "mostra ogni giorno ostilità nei confronti della stampa e delle donne". Streep e Tom Hanks sono saltati su quel treno in corsa, accantonando ogni impegno precedente per prestare il volto rispettivamente a Katharine Graham, editrice del Washington Post, e Ben Bradlee, direttore del quotidiano.
Time's Up, ovvero "il tempo è scaduto" (che sottintende "è ora di cambiare"), è anche il nome del fondo legale istituito, fra gli altri, da Meryl Streep e Steven Spielberg per finanziare le cause intentate da donne che denunciano molestie sessuali sul lavoro e non possono permettersi un costoso avvocato in un Paese in cui la giustizia è spesso subordinata alle possibilità economiche e al potere personale di chi vi si rivolge.
È dunque perfettamente coerente che The Post racconti un momento cruciale destinato a fare epoca, momento in cui la domanda più appropriata, nella celebre lista delle Five W, è stata "when", quando. Quando è il momento di far sentire la propria voce? Quando bisogna tirare la linea, e tenere la schiena dritta? Quando è l'ora di rischiare tutto, affinché non si perda del tutto il diritto di rischiare?
Si conclude nel 1971 laddove inizia Tutti gli uomini del presidente e, al pari del film di Pakula (1976), svela i retroscena di una gloriosa impresa giornalistica volta a smascherare gli inganni del potere. Nel caso di The Post parliamo dei decenni di menzogne sulla guerra del Vietnam raccolte in un dossier commissionato dall'allora segretario della Difesa McNamara.
Pentagon Papers, un anno prima del Watergate: sono le carte segrete su menzogne e omissioni, stragi comprese, sulla guerra in Vietnam. Fotocopiate dal 1965, nel 1971 il giornalista militare Dan Ellsberg le spedisce al "N.Y. Times" e al "Washington Post". il film incomincia qui, nel punto di vista più avventuroso e significativo del Post, thriller della scelta tra etica giornalistica, pressioni politiche [...] Vai alla recensione »
Come Lincoln e Il ponte delle spie, anche il nuovo film di Spielberg è una rievocazione del passato americano, leggibile come metafora della politica interna attuale. La storia è nota: nel 1971 il New York Times era entrato in possesso di documenti che mostravano i retroscena del coinvolgimento degli Usa in Vietnam, ma il governo ne aveva proibito la pubblicazione.
Giornalisti. E donne. Due categorie che ultimamente sono state - e talvolta neanche a torto -fatte "nere" e criticate. E se invece le energie di cui ha bisogno la società venissero proprio da lì? Se la risposta ai luoghi comuni su donne e giornalisti fosse proprio un atto di coraggio da parte loro? La risposta di Spielberg è sì. Una storia vera Siamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, [...] Vai alla recensione »
La stampa deve essere al servizio dei governati, non dei governanti, scriveva il giudice Hugo Black nella sentenza della Corte suprema che il 30 giugno 1971 riconosceva al «New York Times» e al «Washington Post» il diritto di pubblicare i pentagon papers, i documenti sulla guerra in Vietnam trafugati da Daniel Ellsberg, collaboratore del Dipartimento della difesa.
La battaglia per la verità e la libertà di stampa vista come un'irresistibile "sophi-ticated comedy": La guerra fra il Washington Post e la presidenza Usa che nel 1971 portò alla pubblicazione dei "Pentagon Pa-pers"; ricostruita scrutando caratteri e comportamento dei leggendari protagonisti della vicenda, a partire dal direttore Ben Bradlee e dalla sua editrice Katharine Graham (Tom Hanks e Meryl [...] Vai alla recensione »
McCarthy vinse l'Oscar per il miglior film e la sceneggiatura originale (strano come gli inciampi nella storia del premio vengano prontamente dimenticati, e le statuette riacquistino rapidamente la verginità). L'inchiesta del Boston Globe sui preti pedofili ha reso per sempre antipatiche le rotative che ruggiscono, con le copie umidicce che scorrono sul nastro.
Nel 1971 Katharine Graham, la prima donna alla guida del Washington Post, decide insieme al direttore del giornale, Ben Bradlee, di pubblicare i "Penthagon Papers", documenti top secret che rivelarono al mondo le menzogne raccontate da cinque Presidenti Usa agli americani sulla sanguinosa guerra in Vietnam. Diretto da Steve Spielberg, che riunisce per la prima volta sul set Tom Hanks e Meryl Streep, [...] Vai alla recensione »
Il coinvolgente The Post di Steven Spielberg parla di qualcosa che sta molto a cuore ai giornalisti, cioè loro stessi. Ambientato durante poche convulse settimane del 1971, racconta di come il Washington Post decise di pubblicare ampi stralci dei Pentagon papers, un enorme rapporto top secret che rendeva conto del coinvolgimento degli Stati Uniti nel sudest asiatico dalla fine della seconda guerra [...] Vai alla recensione »
Coppia d'assi col re. Per la prima volta, Hanks fa coppia, sul set, con la Streep, sotto la direzione di Spielberg. Come a dire, il meglio del meglio. Il risultato? Un film meraviglioso che racconta le vicende della pubblicazione dei Quaderni del Pentagono sul Washington Post, carte top secret che scoperchiavano molte bugie sull'intervento Usa in Vietnam.
L'urgenza del presente e un omaggio al cinema di attivismo politico anni settanta, di cui però Spielberg, figlio della cinefilia, non condivide il DNA, sono le forze che animano The Post -concepito in velocità, la primavera scorsa, tra il fallimento di Il grande gigante gentile e l'uscita, in marzo, di Ready Player One. Un film di attori (Meryl Streep e Tom Hanks, più un supporting cast di prestigio), [...] Vai alla recensione »
Steven Spielberg in due passaggi folgoranti: un miracolo e un'intuizione narrativa. Il miracolo, cinematografico s'intende, è quello di resuscitare la redazione di un giornale d'inizio anni Settanta. L'intuizione quella di mettergli al centro una monumentale Meryl Streep nella parte di Katharine Graham, editrice intrepida del Washington Post che decide di allinearsi al suo veemente direttore Ben Bradlee [...] Vai alla recensione »
Se la notizia è la prima fonte della Storia allora scendono in campo Tutti gli uomini dell'Editrice. E non sarà soltanto per libidine di scoop e di Premio Pulitzer o per dimostrarsi capaci di respirare la stessa aria rarefatta dei giganti dell'informazione: in ballo, oltre alla tiratura, ad una questione di autorevolezza e al passaggio da una dimensione locale ad una ben più vasta, ci sono la libertà [...] Vai alla recensione »