Titolo originale | The Interpreter |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Slovacchia, Repubblica ceca, Austria |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Martin Sulík |
Attori | Peter Simonischek, Jirí Menzel, Zuzana Mauréry, Anna Rakovska, Eva Kramerová Anita Szvrcsek, Réka Derzsi, Anikó Varga, Andrej Sebastian Sulik, Lubo Burgr, Karol Simon, Judita Hansman, Igor Hrabinský, Attila Mokos, Roman Polácik, Juliana Ol'hovà, Mirka Grimaldi, Vasyl Mateleha, Martina Cseri, Erich Weinmüller, Margita Kukucková, Adriana Totiková. |
Tag | Da vedere 2018 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,15 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 febbraio 2018
Due vecchi oppressi dai conflitti irrisolti che hanno tormentato le loro vite cercano insieme di liberarsi da questo peso opprimente.
CONSIGLIATO SÌ
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Un interprete ottantenne, Ali Ungár, si ritrova tra le mani un libro scritto da un ex ufficiale delle SS che racconta le sue esperienze di guerra in Slovacchia. Così, armato di pistola, parte per Vienna alla ricerca del nazista con l'intento di vendicarsi. Ma una volta arrivato al suo appartamento, l'unico che trova è il figlio settantenne, Georg, un ex insegnante che ha trascorso la vita evitando il padre e soffrendo di dipendenza dall'alcol. La visita dell'interprete risveglia la curiosità di Georg che decide di invitare Ali in un viaggio in Slovacchia. Ma se Georg prende la partenza come una vacanza, Ali spera davvero di scoprire come morirono i genitori. Gradualmente le tensioni tra i due uomini si distendono, ma la Slovacchia si scopre un Paese che preferirebbe dimenticare il suo passato.
Peter Simonischek nel ruolo di Georg, figlio dell'SS, torna in una veste più seria dopo l'incantevole interpretazione di Vi presento Toni Erdmann (2016), affianco a Jirí Menzel (Oscar per la regia di Treni strettamente sorvegliati) nel ruolo del malinconico Ali in un viaggio nella memoria di due uomini e di due Paesi.
Oscillando continuamente tra commedia e tragedia, il road movie di Martin Šulík fa incrociare i destini di un ebreo, la cui famiglia è stata sterminata nei campi di concentramento, e del figlio di un nazista, che infine si ritrovano accomunati dallo stesso peso del passato. I due uomini dilaniati dai conflitti irrisolti si avvicineranno gradualmente per liberarsi dal tormento dei tragici ricordi. Tra il pentimento dell'uno e l'odio dell'altro, Šulík dunque fa incontrare i due in una terra di mezzo in cui infine l'umanità vince sulle loro ombre personali. Il regista slovacco racconta dunque la grande storia attraverso le storie dei singoli, cercandone il riflesso negli sguardi obliqui, nella memoria offuscata. Le tracce di un passato che nessuno ha voglia di rievocare emergono inevitabilmente negli spazi desolati della Slovacchia, nelle famiglia distrutte, negli occhi lucidi della gente che preferirebbe l'oblio.
Sulle note di Bach scorrono le immagini dei resti della memoria dai toni spenti come le fotografie in bianco e nero che Georg ritrova con vergogna tra le lettere del padre. Attraverso strade tortuose di montagna, il viaggio che parte da Vienna verso est è la ricerca di liberazione dal dolore che accomuna i due uomini, ciascuno per le proprie ragioni. "È più facile per il figlio dell'assassino che per il figlio delle vittime?", chiede Georg alla sorella di Ali. Šulík non misura la sofferenza ma lascia parlare i silenzi, le case vuote, i sorrisi sbiaditi.
Un'ironia sottile, tuttavia, si insinua nelle conversazioni tra Georg e Ali, che tra incontri bizzarri, sgradevoli imprevisti e piacevoli sorprese, si ritrovano uniti dalla stessa storia che li ha divisi.