Titolo originale | Das Weiße Band |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Austria, Francia, Germania |
Durata | 144 minuti |
Regia di | Michael Haneke |
Attori | Christian Friedel, Leonie Benesch, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Burghart Klaußner Steffi Kühnert, Josef Bierbichler, Rainer Bock, Susanne Lothar, Branko Samarovski, Detlev Buck, Mercedes Jadea Diaz, Thibault Sérié, Kai-Peter Malina, Enno Trebs, Anne-Kathrin Gummich, Marvin Ray Spey, Marisa Growaldt, Janina Fautz, Jadea Mercedes Diaz, Sebastian Hülk, Michael Schenk, Leonard Proxauf, Theo Trebs, Fion Mutert, Michael Kranz, Maria-Victoria Dragus, Levin Henning, Johanna Busse, Yuma Amecke. |
Uscita | venerdì 30 ottobre 2009 |
Tag | Da vedere 2009 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,30 su 21 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 14 maggio 2020
Strani eventi accdono in una scuola di campagna nel nord della Germania durante l'anno 1913, sembrando una punizione rituale. Come il sistema scolastico ne subiscel'influenza e come la scuola ha un'influenza sul fascismo? Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, ha vinto un premio ai Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, 4 candidature e vinto 3 European Film Awards, 1 candidatura a Cesar, 1 candidatura a Critics Choice Award, In Italia al Box Office Il nastro bianco ha incassato 621 mila euro .
Il nastro bianco è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING
e in DVD
e Blu-Ray
su IBS.it e su LaFeltrinelli.it.
Compra subito
CONSIGLIATO SÌ
|
Un villaggio protestante nel nord della Germania. Anni 1913-1914. La vita si presenta con i ritmi delle stagioni e con la sua monotona ripetitività. Fino a quando accade un fatto inspiegabile: il medico si frattura gravemente una spalla in seguito a una caduta da cavallo dovuta a un filo solido ma invisibile teso sul suo percorso. A raccontare gli avvenimenti è la voce di un anziano: all'epoca dei fatti era l'istitutore arrivato in loco da un paese non troppo lontano. L'attentato al medico però non resta isolato. Altri eventi si susseguiranno sotto lo sguardo attento e misterioso dei bambini delle varie famiglie.
Haneke continua lucidamente e implacabilmente la sua analisi delle relazioni tra gli esseri umani decidendo, in questa occasione, di incentrare la sua attenzione su un microcosmo che assurge a laboratorio del futuro della Germania. Grazie a un bianco e nero bergmaniano il regista austriaco costruisce un clima di opprimente attesa. Ciò che gli interessa non è la detection (scoprire chi sta all'origine degli inattesi episodi di violenza) quanto piuttosto riflettere su una società che sta ponendo a dimora i semi che il nazismo, dopo la Prima Guerra Mondiale, farà fruttificare.
Le relazioni tra gli adulti e tra questi e i bambini sono quanto di più algido e privo di un senso di umanità vera si possa concepire. Nei personaggi del Medico, del Pastore e del Barone si concretizzano tre modi di esercitare l'autorità e il sopruso (in particolare nei confronti della donna) che forniscono un modello da amare/odiare per i più piccoli. I quali finiscono con l'introiettare la violenza che domina la società, per quanto apparentemente celata dalle convenzioni. Il nastro bianco che il Pastore impone ai figli più grandi dovrebbe simboleggiare la necessità, per loro, di raggiungere una purezza che dovrebbe coincidere con l'acquisita maturità. Di fatto in quel piccolo mondo, in cui solo l'istitutore e la sua timida e consapevole innamorata, sembrano credere nella positività della vita il disprezzo domina. Non passeranno molti anni e quei nastri bianchi si trasformeranno in stelle di Davide. Ad appuntarli sul petto delle nuove vittime saranno proprio quegli ex bambini.
L’apocalisse dietro l’angolo, l’incubazione del male, la genesi di mostri studiati in vitro nel loro farsi, crescere e moltiplicarsi, questo è il film vincitore della 62° edizione di Cannes, Il nastro bianco, già nel titolo così asettico, così totalmente dissanguato nella negazione che il bianco impone ad ogni sospetto di colore e dunque di libero fluire del sangue della vita.
“IL NASTRO BIANCO” di MICHAEL HANEKE; ITA-FRA-GER-AUSTRIA; 09. Germania, vigilia della I Guerra: in una comunità agricola apparentemente serena e ligia alle tradizioni, succedono episodi misteriosi in un crescendo di violenza. Palma D’Oro a Cannes 09, è un’opera costruita con un rigore visuale austero. Il suo bianco e nero (che in realtà è un colore “desaturato”), richiama con decisione un clima culturale, [...] Vai alla recensione »
Alla vigilia della grande guerra, la vita apparentemente tranquilla degli abitanti di un paesetto della Prussia Orientale viene sconvolta da una serie di eventi inattesi, alcuni dei quali di efferata crudeltà, che fanno emergere un'insofferenza profonda nei confronti del sistema di valori intorno ai quali la piccola comunità si era organizzata. Il barone e il pastore luterano erano da sempre considerati [...] Vai alla recensione »
1913, Germania, nella comunità rurale di Eichwald l’impassibile facciata algida e moralista comincia ad incrinarsi, sotto la pressione dei suoi orrori interiori. Si avvertono i prodromi della guerra che verrà a breve e di quella futura, che sarà alimentata da quelli che sono ancora bambini, ma mostrano già l’incancrenirsi delle colpe dei padri. La freddezza che si avverte in Haneke non è solo nei [...] Vai alla recensione »
Immersi in un bianco e nero rigoroso e tagliente, osserviamo, attraverso gli occhi dei bambini una serie di drsmmatici e inquietanti avvenimenti che accadono in un villaggio tedesco alla vigilia della prima guerra mondiale. Il paese rappresentato sembra quasi quello di Dreyer in "Ordet", l'erba mossa dal vento e la campagna , fotografata a perdita d'occhio ma che racchiude un piccolo universo, una [...] Vai alla recensione »
Haneke firma il suo capolavoro. Un film indiscutibilmente non per tutti, ma un film basato su una bellezza d'immagine fuori dal comune. Girato in formato Flat, bianco e nero, ha una fotografia straordinaria. Ogni inquadratura è un'opera d'arte ed ogni inquadratura ha un elevato peso specifico. Il regista, mantiene fissa la macchina da presa e più del tempo necessario, evita [...] Vai alla recensione »
Vedere-riflettere film gelido, austero, che mi riporta al rigore dei film di Dreyer(penso a Dies Irae)-La fotografia e` da Oscar-La vagheggiata-e inesistente-innocenza infantile non c'e`(infatti); l'implacabile ,ipocrita moralita` genera mostri,mostri lucidi, accorti, subdoli, perfetti automi del male.Come e` bello trovare questi film soltanto apparentemente algidi, che ci nutrono il cervello,scuoto [...] Vai alla recensione »
Bellissimo film del regista Haneke (già autore di importanti lavori) con un ottimo cast,in un rigoroso bianco e nero. Tutto curato nei minimi dettagli,tutto ricostruito alla perfezione. Famiglie malate o eccessivamente rigide o estremamente chiuse che genereranno piccoli mostri destinati a macchiarsi di crimini ben più grandi in un futuro non troppo lontano.
Il regista M. Haneke ci proietta in un’atmosfera surreale e allo stesso tempo familiare. Sembra quasi un “ritorno alle origini” conradiano ma inscritto in un paesaggio rurale tedesco di inizio ‘900. Il film scava nell’animo umano, andando a ricercare i più profondi istinti che lo muovono. L’analisi è compiuta su un gruppo di ragazzi, una categoria che [...] Vai alla recensione »
Haneke ripropone un film inquietante e pessimista. Stile eccelente, storia ben curata. Il problema è che si cade continuamente nel gia visto. Persone oppresse possono diventare perverse, padri che sono disposti a mentire per salvare i figli, scontri fra classe sociali, gialli risolti solo in parte, violenza ai limiti della sopportazione.Poco convincente l'allusione al nazismo
Siamo nel 1913. In un villaggio di campagna sperduto nel nord della Germania accadono inspiegabili eventi: la caduta da cavallo del medico provocata da una corda tesa, la morte di una donna per un apparente incidente sul lavoro, i maltrattamenti inferti come per un rituale punitivo ad un bambino, un suicidio, le sevizie ad un piccolo disabile. Nella piccola comunità, rigorosamente retta dalla ferrea [...] Vai alla recensione »
L'aspetto a mio avviso più interessante de "Il nastro bianco" è la puntigliosa ricostruzione della società d'inizio '900: il tessuto economico essenzialmente agreste e latifondista, la rigidissima educazione imposta ai figli, le regole di comportamento improntate a un formalismo ipocrita che oggi mette i brividi. Un affresco sociale in cui, nonostante la lontananza geografica, si sarebbero identificati [...] Vai alla recensione »
Il Nastro Bianco è un film dalla portata difficilmente calcolabile. Vincitore della Palma D'Oro, dell' EFA come miglior film europeo e del Golden Globe come miglior film straniero la nuova pellicola di Haneke si infila senza discussioni nella ristretta cerchia dei capolavori cinematografici, di quei film che sembrano uscire dalla pellicola e impiantarsi nelle coscienze,quei film in cui il significato, [...] Vai alla recensione »
La riduzione dell’individuo, fin dalla più tenera età, alla condizione disumana di totale obbedienza a regole rigide e inflessibili crea i futuri carnefici dei poteri forti. In un remoto “Villaggio dei dannati” posto nel nord della Germania durante gli anni che precedono la prima guerra mondiale, nel silenzioso candore reso abbagliante dalla neve che tutto copre e nasconde, [...] Vai alla recensione »
Un piccolo villaggio rurale tedesco a cavallo degli anni della Prima Guerra Mondiale viene sconvolto da eventi misteriosi e violenti. Il maestro del paese cercherà di fare luce sulla vicenda tenendo in conto di scontrarsi con diversi personaggi del luogo. Un film sicuramente angosciante ma che lascia una vivissima traccia interiore dopo averlo visto.
Un piccolo villaggio alla vigilia della Grande Guerra nel nord della Germania come rappresentazione di una società in disfacimento dove la rigidità di una parvenza rispettabile nasconde la violenza brutale delle relazioni tra le persone. La famiglia patriarcale è l'embrione delle dissolutezze, della brutalità, del cinismo e dell'invidia che modella un microcosmo [...] Vai alla recensione »
Visto per la prima volta su una piattaforma di streaming, il film lascia affascinati e terrorizzati al tempo stesso. Il senso del male e della colpa che pervade tutto il film contrasta con il candore del bianco che impressiona la pellicola per la maggior parte del tempo, intervallato da frammenti di buio quasi totale che troviamo in altre poche scene.
Il nastro bianco narra la storia di strani fatti accaduti in un piccolo centro rurale tedesco, poco prima dell’inizio della Grande Guerra, attraverso il racconto del giovane maestro del villaggio. E’ una riflessione sulla vita come racconto e sul cinema come racconto della vita così intesa, paradigmaticamente rappresentato da Il racconto dei racconti di Garrone che narra [...] Vai alla recensione »
Il nastro bianco narra la storia di strani fatti accaduti in un piccolo centro rurale tedesco, poco prima dell’inizio della Grande Guerra, attraverso il racconto del giovane maestro del villaggio. E’ una riflessione sulla vita come racconto e sul cinema come racconto della vita così intesa, paradigmaticamente rappresentato da Il racconto dei racconti di Garrone che narra [...] Vai alla recensione »
La concezione filosofica di Michael Haneke ha sempre portato su strade incomprese ai più e spesso mistificate, indagando in maniera psicologica le origini e le cause del male inteso in maniera assoluta. La risposta, lo conferma “Il nastro bianco”, è da ricercare nelle origini della vita di ogni persona, nella sua educazione, crescita e formazione.
DAS WEISSE BAND Alla fine della visione di Das Weisse Band, siamo stati colti da una particolare forma di sorpresa. Il film si tronca bruscamente alle parole della voce narrante che dichiara di non avere mai più visto nessuno degli abitanti del paese di cui ha narrato le vicende accadute nel 1913. Apparentemente Haneke sembra aver tradito la sua poetica che, come egli stesso [...] Vai alla recensione »
Pagine di poesia in bianco e nero sui grandi temi dell'esistenza, sull'interiorità dell'uomo spogliato di ogni maschera.Un invito allo spettatore,ad andare al di là delle letture superficiali della realtà e a soffermarsi piuttosto sui suoi significati profondi e sulle motivazioni che la sottendono. Una salutare ventata d'ossigeno contro la sterile e puerile [...] Vai alla recensione »
In un villaggio protestante della Germania del Nord, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, si verificano degli strani e violenti fatti: il dottore del villaggio (Bock) viene fatto cadere da cavallo, un bambino down viene massacrato di botte e quasi accecato, il figlio del barone locale (Tukur) frustato e legato nudo in un fienile, un edificio viene incendiato, ecc.
Il seme del Male. Potrebbe essere un titolo alternativo. Un bellissimo film. Difficile e dunque non certo per tutti. Una calligrafia in bianco-e-nero che ricorda tanto i film di Bergman, con interni scuri e claustrofobici ed esterni di un invernale bianco abbacinante tra coltri di neve e campi di grano estivi. Si narrano i fatti avvenuti nella giovinezza di un narratore, spettatore degli eventi nell’anno [...] Vai alla recensione »
Le vicende narrate nel film di Haneke sono lo spunto per una riflessione sul male, sulle sue cause ed effetti. Nel villaggio prussiano vive una società dove, tra le quattro mura di casa o nei rapporti sociali, dominano gerarchie definite dal tempo e dalla storia. Il più forte impone il suo credo e la sua volontà al più debole. Nella fattispecie è soprattutto il dominio dei padri sui figli, esercitato [...] Vai alla recensione »
Il colpo grosso di Michael Haneke. Oltre ad essere un ottimo ritratto della società del tempo, è un affresco generale sulle peggiori pulsioni umane. Il regista sa mettere a nudo il male che alberga negli uomini e la sua origine, e lo fa con precisione aritmetica, senza risparmiare nulla allo spettatore. I personaggi del medico e della sua giovane fidanzata evitano il pessimismo cosmico.
Una violenza misteriosa s'insinua nelle casette del villaggio, levita nei cortili spogli e aleggia nelle radure, sale fino a lambire le fronde di alberi generosi, che incorniciano stupendamente un paesaggio luminoso e raggelato. Il film è tutto percorso da questa minaccia vibrante, gravida nelle premesse e con precisione matematica risolta in ogni scena.
C'e' un bellissimo inizio nel film di Haneke, o forse dovremmo dire nell'infanzia di Haneke; un cavallo che corre soave e leggiadro in una gelida campgna austriaca, d'improvviso una fune invisibile ne rompe l'incanto, interrompendone la cavalcata felice e dando inizio a un vero e proprio incubo in bianco e nero. A poco a poco, nella neve agghiacciante e perenne si sbroglia la matassa di moralismi [...] Vai alla recensione »
La vita alla vigilia della guerra in un paese rurale protestante del nord della Germania. Vita di una comunità scandita dai rituali e dalle ferree regole di una società rigidamente patriarcale dove anche l’innocenza, che dovrebbe essere ed è in effetti dei bambini, viene imposta di ufficio da coloro che detengono il potere, padri dispotici ed inflessibili [...] Vai alla recensione »
Un capolavoro.Haneke tenta di rivoluzionare le regole del cinema moderno,facendo scuola di stile e raccontando un qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.Haneke continua la sua analisi sul conflitto della relazione tra uomini e donne(come in "La pianista") e in questo caso,anche bambini.Anno 1913,in un villaggio della Germania,fortemente religioso e di una monotonia che segna lo [...] Vai alla recensione »
La voce di un maestro, ormai anziano, guida nel racconto di una serie di eventi avvenuti in un villaggio nel nord della Germania, poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. Il villaggio comprende tutte le figure importanti di una comunità, Il Barone che governa e da lavoro a tutti, il Pastore che si occupa dell’educazione morale, il medico che vigila sulla salute e il maestro [...] Vai alla recensione »
Nulla di meglio per definire questo film accademico, che applicargli una delle pompose affermazioni del suo autore, quando parla di "Arancia meccanica". Non si può fare una dichiarazione antifascista, usando un linguaggio fascista. L'intento del film è fin troppo chiaro: mostrare la disumanità di una società chiusa, repressiva, opprimente, e i suoi effetti devastanti a livello morale, che sfocieranno [...] Vai alla recensione »
In un clima apparentamente tranquillo, con un manto candido che ricopre il paesaggio, si snoda la vita in un villaggio tedesco. IL Barone, il pastore protestanre, il medico condotto sono i personaggi chiave attorno ai quali si snoda tutta la vicenda; proprio loro, che hanno o dovrebbero avere il compito di assicurare la tranquillità e la sicurezza agli abitanti si rivelano a poco a poco spietati aguzzini, [...] Vai alla recensione »
Un piccolo villaggio tedesco senza nome, una serie di episodi apparentemente inspiegabili (ferimenti,incendi,torture, sparizioni), la ricerca senza sbocco di uno o più colpevoli, l'invito più o meno consapevole al sospetto, alla delazione, infine l'irrompere della guerra (fatto che rimane sullo sfondo, quasi a sottolinearne l'inevitabilità per un'umanità così distorta).
C'era un filosofo tedesco che ha lasciato un testo (parte della sua più ampia opera)intitolato "Hitler e i tedeschi". Si tratta di Eric Voegelin. Leggendolo si può capire la superficialità e forse l'apriorismo ideologico di questo film, là dove lo si vuole interpretare come capace di evidenzire i semi del nazismo. Troppo facile e troppo fuorviante costruire una finzione ideologica al posto della complessità [...] Vai alla recensione »
Il pastore severissimo, la neve (apparentemente!) segno di serenità, il barone sfruttatore e populista, sua moglie insoddisfatta, i bambini tanto bravi a cantare i corali di Bach quanto ad ordire alcune crudeltà, tanti silenzi, tanto buio, e poi... i titoli che non si vedono se non aguzzando gli occhi. Basta come armamentario di espedienti, luoghi comuni, e strizzate d'occhio ad altre creatività, [...] Vai alla recensione »
La visione dell'ultima palma d'oro mi ha lasciato alquanto perplesso. Nella vicenda raccontata attraverso la luce di un morbido bianco e nero senza contrasti, si assiste impotenti alla rappresentazione di un male sottile ed indecifrabile. Una malvagità ottusa ed imprevedibile che inquina silenziosamente e senza ragione l'esistenza di tutti i personaggi.
Film meraviglioso e molto curato nei particolari. Azzeccata la scelta del bianco e nero.
E' il film del 2009! Il maestro Haneke, narratore della violenza , descrive l'origine del male che ha devastato il secolo scorso senza mostrare una goccia di sangue. In un bianco-nero maestoso, in un piccolo borgo tedesco. Certo, non si può descrivere la nascita del nazismo solo in chiave sociologica e psicologica. Ma la collocazione delle figure tra chiaro che richiama scuro, come la [...] Vai alla recensione »
rigorosissimo sguardo psicologico sui bambini e sulla vita di villaggio nella Germania dei primi '900. Un film come non se ne fanno più, alle radici del totalitarismo novecentesco.
E' un film sul fallimento delle rigidità. Mi ha rammentato il "Pranzo di Babette" . Là la assurda rigidita si sgretola davanti al piacere della scoperta del cibo qui invece va diritta in un sistema politico che darà il via all'affermarsi di una immane tragedia collettiva. Credibile o meno che possa essere una delle cause del nazismo poco importa.
Il film si sviluppa attraverso una splendida fotografia in bianco e nero, in bilico tra il tentativo non riuscito di dare basi sociali e filosofiche alla nascita del nazismo ed una incoerente trama da film "noir". Innumerevoli dettagli e circostanze dovrebbero fornire il tessuto di un giallo accattivante e nascosto e così inducono lo spettatore all'inutile ricerca di un filo logico complessivo. [...] Vai alla recensione »
Haneke,in questo film,ribadisce il suo cinema della crudeltà facendoci entrare in un universo inquietante con una pellicola in bianco (la neve) e nero (la quotidianità). Le inquadrature sono da manuale del cinema con sequenze anticipate in modo da farci sapere sempre quello che sta per accadere. Nel film ci vengono spiegate chiaramente le ragioni della violenza con dettagli crudeli [...] Vai alla recensione »
E' il capolavoro del regista Haneke sugli albori del nazismo in Germania, sull'odio che già nasceva nei bambini e nei ragazzi oppressi da una società dura e punitiva, quell'odio che negli anni seguenti sarebbe sfociato negli ideali violenti e razzisti di Hitler e dei militari e civili che lo sostennero e gli permisero di perpetrare lo sterminio del popolo ebraico e la seconda guerra mondiale con distruzioni [...] Vai alla recensione »
Non era normale infornare gli ebrei così come è anormale infilzare uccelli,massacrare bambini malati e fare tutto ciò che il film di Haneke ci presenta e illustra con profonda maestria. I bambini del film imparano il male sorbendo la minestra, senza essere in grado di fare distinzioni in quanto modellano i loro comportamenti sul conscio e sull'inconscio dei loro "puri" maestri e dominatori: di nascosto [...] Vai alla recensione »
Quello che mi ha colpito nel film e' la scenografia e l'ambientazione che tra l'altro in bianco e nero sembra piu' realistica all'epoca.La trama e' invece cupa e insipida di azioni che non colpiscono l' attenzione dello spettatore.Nel complesso quindi un film ove predominano falsita', crudelta' d'animo, 'ipocrisia e.
Il film è molto bello,ottimo in bianco e nero.Non annoia affatto, ma il finale mi ha lasciato un po perplesso.Chi è l'autore dei crimini? i figli del pastore? e il dottore e i suoi figli,e anche l'allevatrice con suo figlio handicappato dove sono andati? sono forse scappati? e se si per quale motivo?
Un film angosciante. Il clima che si respira nel tranquillo villaggio tedesco di inizio secolo, nel quale le vicende si dipanano, è più terrificante di tutti i film cosidetti Horror in circolazione nelle sale. Haneke riesce a creare nello spettatore un sentimento di malessere senza utilizzare i classici caratteri del cinema di paura.
Un film che spiega la nascita del nazismo come prodotto di un tipo di società feudale e rigidamente diviso in classi sociali in cui vige una dura e sadica educazione che reprime istinti che troveranno poi valvola di sfogo in modo deviato e violento: una violenza che ha come obiettivo il diverso, il non conforme. Questa interpretazione delle cause del nazismo è stata premiata al festival di Cannes [...] Vai alla recensione »
Nel fim "Il nastro bianco" la voce narrante ,il maestro del villaggio,è come si estraniasse dalla criminalità collettiva,forse l'esser fuori campo è un esser assolto
Non era mai capitato che a un Festival si potesse giudicare quasi ogni film degno del massimo premio; ancor meno che fossero tra gli altri, ben tre film francesi (il quarto viene presentato oggi) a contendersi la Palma d' oro, per merito, e non per sciovinismo o perché presidente della giuria è questa volta Isabelle Huppert. Nella pagella di Le film Français i critici (francesi) assegnano7 Palme d' [...] Vai alla recensione »
1913, un villaggio della Germania del nord, ma l'atmosfera è quella di una comunità Amish, dominato da un glaciale ordine repressivo. Ai vertici il pastore protestante, il medico, il barone che dettano legge alle anime e ai corpi di poverissimi contadini e a uno stuolo di bambini e adolescenti, tutti biondi e inespressivi, terrorizzati dalle punizioni psicologiche e corporali inflitte dagli adulti. [...] Vai alla recensione »
Non c'è niente da fare, Michael Haneke è un regista che sa come disturbare la mente dei suoi spettatori. Da buon studioso di Freud, sa che l'orrore non necessariamente va fatto vedere (come nei suoi "due" precedenti Funny Games ), basta lasciarlo aleggiare, coltivarlo in vitro, darne presagio ed egli darà comunque i suoi frutti. E' il caso di Das Weisse Band (Il fiocco bianco) che il regista austriaco [...] Vai alla recensione »
Michael Haneke ambienta il suo ultimo film, «Il nastro bianco», in un paese della Germania settentrionale dove tra la primavera del 1913 e l'estate del 1914 accadono terribili incidenti. Eine deutsche Kindergeschichte, è una «storia per bambini » tedesca: così suona in originale il sottotitolo di Il nastro bianco (Das Weiße Band, Germania, Austria, Francia e Italia, 2009, 144').
Anche se Il nastro bianco sembra, a prima vista, diverso dai precedenti, tutti i film di Michael Haneke hanno lo stesso soggetto e lo stesso protagonista: il male. Questa volta il regista austriaco va alle radici del male componendo una straordinaria parabola sull' origine del nazismo e di tutti i fascismi che ambienta in un villaggio tedesco, Eichwald, all' inizio del 900.
C'era una volta l'ordine, se non l'armonia. C'era una volta un mondo in cui ogni cosa stava al suo posto e ognuno sapeva che posizione occupare. C'era una volta un paese, la Germania del 1913-1914, con istituzioni degne di questo nome, la chiesa, la scuola, la medicina, la nobiltà terriera, la polizia. Fino a quando tutto andò in frantumi, le istituzioni rivelarono il loro vero volto, gli individui [...] Vai alla recensione »
Il «nastro bianco» del titolo è il simbolo della purezza, e quando viene imposto a due figli del pastore, a mo' di rimprovero per le loro marachelle, gli spettatori dovrebbero cominciare a sospettare. Conviene fermarsi qui nel raccontare i misteri del film di Michael Haneke, vincitore della Palma d'oro a Cannes 2009. E dilungarsi invece sul contesto: siamo in un villaggio della Germania profonda, a [...] Vai alla recensione »
Michael Haneke, il più importante regista austriaco di oggi, non si smentisce mai. Di recente, avendo rifatto a Hollywood il suo terribile Funny games, sulla scorta di un suo film di egual titolo realizzato in patria, aveva confermato la sua predilezione per la malvagità e il sadismo, anche con accenti prossimi allo strazio. Oggi, tornato a casa, non rinuncia a quella sua predilezione, ma l'esprime [...] Vai alla recensione »
La prima chiave di lettura de Il nastro bianco, il film del regista austriaco Michael Haneke che ha vinto la Palma d'oro all'ultimo festival di Cannes, sta nel sottotitolo tedesco, che lo descrive come: "Una storia di bambini tedeschi". Infatti Il nastro bianco è innanzitutto una favola nordica, di quelle in cui crudeltà e terrore camminano a fianco dei piccoli protagonisti.
Non c'è niente da fare, Michael Haneke è un regista che sa come disturbare la mente dei suoi spettatori. Da buon studioso di Freud, sa che l'orrore non necessariamente va fatto vedere, basta lasciarlo aleggiare (come nei suoi "due" precedenti "Funny Games"), coltivarlo in vitro, darne presagio ed egli darà comunque i suoi frutti. E' il caso anche di "Das Weisse Band" ("Il nastro bianco") che il regista [...] Vai alla recensione »
Gelido, spietato, faticoso. Vincitore della Palma d'oro (ma non vale, perché a Cannes presidente di giuria era la pupilla del regista Isabelle Huppert), «Il nastro bianco» («Das Weisse Band») esprime con una grande tensione compositiva in bianco e nero concetti tanto altisonanti quanto, a scavare bene, modesti e sussidiari. L'austriaco Michael Haneke, specializzato in sadismi a suo dire terapeutici [...] Vai alla recensione »
Austriaco, 67 anni, studi di filosofia e psicologia, Michael Haneke è un autore che ama frugare tra le pieghe più nascoste e tormentate dell'animo umano. E film come La pianista, Niente da nascondere o i due Funny Games (uno del 1997, l'altro del 2008) stanno a testimoniarlo con la fredda e meccanica determinazione di un cinema della crudeltà che tocca il suo apice con Il nastro bianco, Palma d'oro [...] Vai alla recensione »
Palma d'oro all'ultimo festival di Cannes, pensato inizialmente come una miniserie televisiva in tre parti, Il Nastro bianco è un flashback sulla genesi della disumanità nelle parole di un giovane maestro, ormai anziano, testimone dei fatti che racconta. Siamo nel 1913, nei mesi che precedono la prima guerra mondiale, in un villaggio della Gemania del nord dominato da un ordine repressivo.
IT was a Thursday evening at this year’s New York Film Festival, and a polyglot audience of several hundred cinephiles, trending toward the young and smartly dressed, was wondering aloud about the depravities of north German villagers almost a century ago. The occasion was a public conversation at Lincoln Center with the much-lauded Austrian writer-director Michael Haneke.
Une Palme d'or pour un signe d'infamie. Ce ruban blanc ceint le bras des enfants d'un pasteur d'Allemagne du Nord, qui force ses enfants à le porter afin qu'ils se souviennent de la distance qui les sépare de la pureté qu'exige la religion chrétienne. Grand explorateur des ambivalences de l'âme humaine, Michael Haneke a sûrement aimé recevoir, le 24 mai à Cannes, l'une des plus hautes récompenses du [...] Vai alla recensione »
Don't let anyone tell you too much about this spellbinder from Austrian writer-director Michael Haneke (Caché). Shot in stunning black-and-white by the gifted Christian Berger, The White Ribbon is a toxic blossom of images that burn into your memory. In pre-World War I Germany, a farm village is beset by accidents that may not be accidents. The Baron (Ulrich Tukur) dominates the village economy, just [...] Vai alla recensione »
The last shot of Michael Haneke’s “White Ribbon” is haunting not because it sums up the unnerving, at times horrifying series of events that have filled up the previous 2 hours 25 minutes, but rather because it seems to unfold as if none of them have taken place. Taken alone, the film’s final image might conjure a mood of gentle, pastoral nostalgia.
We don't go to Michael Haneke films for comfort, but to gaze through a glass darkly. That vision -- tense, provocative and unnerving -- is on full display in "The White Ribbon," which could be considered a culmination of this difficult director's brilliant career. Set in an ordinary German village on the eve of World War I, the film looks at the children who would survive that war and grow into the [...] Vai alla recensione »
Un villaggio agricolo tedesco ignaro di essere sull'orlo della Prima Guerra Mondiale. Vita in ambienti spogli: uomini duri, donne servili, un rigido pastore protestante che premia (ovvero castiga) col nastro del titolo la virtù notturna dei suoi giovani figli. Bianco/nero accecante che sembra scelta asettica e invece scatena le ombre. Succedono cose strane: una caduta da cavallo provocata, una morte [...] Vai alla recensione »
Il nastro bianco di Michael Haneke parte da un segno di purezza, ma non è puro chi l'attribuisce. Di qui Haneke costruisce una storia ben girata e ben recitata, ma prevedibile nel demolire la facciata di ipocrisia della società. Rispetto ai suoi lavori precedenti, la novità è che siamo nel 1913, nella Prussia Orientale. È per dare il senso del passato che Il nastro bianco è in bianco e nero.