Anno | 2014 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Stefano Sollima, Claudio Cupellini, Francesca Comencini, Ciro Visco, Enrico Rosati, Marco D'Amore |
Attori | Marco D'Amore, Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone, Salvatore Esposito Marco Palvetti, Domenico Balsamo, Enzo Sacchettino, Elena Starace, Antonio Milo, Mimmo Esposito, Nello Mascia, Ivan Boragine, Domenico Cuomo. |
Distribuzione | The Space Movies |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 23 febbraio 2023
Attraverso gli occhi di un giovane camorrista, la storia dei clan e delle logiche all'interno delle quali si muovono. Ispirata all'omonimo romanzo di Roberto Saviano.
CONSIGLIATO N.D.
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Tutto parte quando Ciro Di Marzio, uomo di fiducia di Pietro Savastano, boss di un potente clan della camorra napoletana, riceve l'incarico di dare un 'avvertimento' a Salvatore Conte (boss di un clan avversario) compiendo un attentato a casa di sua madre. La rappresaglia non si fa attendere e Conte invia i suoi uomini a cercare Ciro in un bar. Si verifica una strage a cui però la vittima designata sfugge. La guerra tra i due clan è ormai dichiarata con un attacco in grande stile a uno stabile che fa da base a Conte. All'attacco dovrebbe partecipare anche Genny, erede di Pietro, ma il padre non lo considerato ancora pronto per succedergli: dovrà essere prima sottoposto a iniziazione. Da quel momento Gomorra racconterà interessi e logiche che muovono i clan della Camorra a Napoli e dintorni.
Gomorra è una Serie. L'aggettivazione 'televisiva' è volutamente omessa perché se i confini tra cinema e tv si vanno facendo sempre più labili in questo caso sono stati decisamente abbattuti. Stefano Sollima aveva già ottenuto in tal senso un ottimo risultato con Romanzo criminale ma qui, grazie anche alla collaborazione di altri due professionisti esperti come Francesca Comencini e Claudio Cupellini, supera le più ottimistiche aspettative. Innanzitutto perché Sollima si è tenuto a distanza (come aveva già fatto nella precedente occasione) dal film che lo aveva preceduto. Poi perché si sente che non si è limitato a fare della fiction, seppure di alta qualità.
Nel corso delle stagioni si avverte sempre la presenza di una ricerca approfondita sul fenomeno a cui ha sicuramente contribuito Roberto Saviano il quale ha però avuto la saggezza di consentire a chi sa scrivere sceneggiature di liberarsi dai lacci e lacciuoli di una denuncia, per quanto puntuale e documentatissima, per farne invece una narrazione di ampio respiro.
Sollima ha dichiarato: "La sfida era raccontare quel mondo nel modo più reale possibile, quindi privilegiando il punto di vista organico del sistema. (...) L'altra sfida era far vivere allo spettatore il racconto da un altro punto di vista, con il brivido di stare dall'altra parte". Si tratta di due sfide vinte grazie anche al tempo che una serie mette a disposizione consentendo di focalizzare con ampiezza di dettagli i personaggi.
La conclusione della serie italiana più importante del decennio, continua sulla china melodrammatica intrapresa nelle ultime stagioni
Recensione
di Andrea Fornasiero
Latitante perseguitato dalla procura e minacciato dai Levante che si vogliono vendicare, Genny riesce comunque a continuare i propri traffici e prepara una strategia per riprendersi Napoli. I suoi piani vengono stravolti dalla rivelazione che Ciro è ancora vivo, in Lituania. Genny va quindi a incontrarlo per sistemare le cose anche lui, innescando una faida che darà fuoco alle notti di Napoli. Azzurra con il figlio Pietro vive con fatica la situazione del marito e sogna di trovare tranquillità altrove, ma la procura la rende presto parte delle indagini impedendole la fuga. Infine Sangueblu sembra essersi ritirato o quasi, però la sua storia non è ancora finita...
La conclusione della serie italiana più importante del decennio, continua sulla china melodrammatica intrapresa nelle ultime stagioni, ma rimane fedele alla propria estetica e al suo spirito impietoso.
Non poteva che essere nerissima, la fine di Gomorra, nata dal libro di non-fiction di Roberto Saviano e lanciata da Stefano Sollima si era subito segnalata per una cupezza assoluta. Una discesa dal cuore di tenebra, dove l'impacciato Genny tornava dall'America come un mostro ferale, dove Don Pietro Savastano metteva alla prova la lealtà dei sottoposti facendogli bere il suo piscio e dove Ciro l'Immortale chiamava la polizia, non per collaborare con la legge, bensì per arrivare a prendere il potere. Da allora le cose sono molto cambiate, Sollima è uscito dalla serie dopo la seconda stagione e anche Francesca Comencini si è a un certo punto defilata, mentre è rimasto dei registi iniziali Claudio Cupellini, cui si è affiancato Marco D'Amore - che aveva diretto anche il capitolo cinematografico L'immortale. Sono loro a due a dividersi la direzione artistica di questo finale e mantengono la ricerca di grandi e suggestive location così come il gusto per il buio della notte illuminato da luci calde, ormai entrato nel nostro immaginario televisivo (e non solo nel nostro, visto il successo internazionale ottenuto).
Uno dei punti forti di Gomorra è sempre stato il casting e in questo senso la nuova stagione non perde colpi, pescando come sempre dalle scene teatrali e portando sullo schermo volti poco noti ma molto incisivi come Mimmo Borrelli nelle vesti del massiccio e fedele "'o Maestrale", Tania Garribba in quelle di sua moglie donna Luciana, Carmine Paternoster che incarna l'ambiguo "'o Munaciello" e la più riconoscibile Nunzia Schiano, che dà il volto a un'anziana e minuta signora implacabilmente assetata di vendetta e pronta a radere tutto al suolo pur di ottenerla. La sua è la furia di una Erinni, del tutto irragionevole, mentre la nuova arrivata donna Luciana agisce con estrema e freddezza, non diversamente dall'astuto Munaciello, che in fondo è il suo vero contraltare. Maestrale invece è una figura meno riuscita, non per via dell'attore, ma per un motivo molto più semplice: la fedeltà che lo caratterizza è tanto estrema quanto inspiegabile, visto che il personaggio non si era mai visto prima al fianco di Genny.
I due protagonisti Salvatore Esposito e Marco D'Amore incarnano invece figure sempre più titaniche, impegnate in uno scontro fratricida dalle ambizioni epiche e - nel caso di Ciro - persino dagli echi cristologici. Qui la serie cerca di ricordarci che questo è mondo tanto cinico e feroce quanto superstizioso, ma ci sono dialoghi riguardo Ciro che davvero mettono a rischio la sospensione dell'incredulità. Non aiuta che il radicamento nella cronaca presente nelle stagioni precedenti - anche se via via più evanescente - ha finito però essere divorato completamente dal mélo criminale. Gomorra non si muove più sulle tracce di un libro inchiesta, bensì spinge i propri protagonisti fino a farne figure bigger than life che, come nei grandi classici del filone gangster, possono incontrare in fondo solo una fine intrisa di sangue. Questa coerenza può sembrare insufficiente a chi ha amato le prime stagioni e mal sopportato le ultime, ma l'evoluzione della serie è data imboccata anni fa e il finale ha, prima di tutto, la responsabilità di portarla alle estreme conseguenze.
Gomorra rimane la miglior serie italiana, ma la ricetta comincia a ripetersi un po' troppo
Recensione
di Andrea Fornasiero
Gennaro Savastano cerca di lasciarsi alle spalle le guerra tra bande permanente di Napoli che ha portato alla morte del suo amico Ciro e si mette in affari per costruire un futuro diverso per sé e soprattutto per la moglie Azzurra e il figlio Pietro. Lascia così il comando di Secondigliano a Patrizia e porta alla pace la banda di Sangue Blu e dei Capaccio, cui si aggiungono i Levante che vivono nella campagna fuori città. Questa nuova famiglia è imparentata con i Savastano, ma Don Pietro non aveva mai voluto averli vicini perché temeva che avrebbero cercato di prendersi Secondigliano. Mentre Gennaro tenta di realizzare un secondo polo aeroportuale di Napoli, la pace vacilla ed entra in scena anche un magistrato...
Gomorra rimane la miglior serie italiana ma la ricetta inizia a ripetersi fin troppo in questa quarta stagione, dove i personaggi davvero di spessore sono rimasti solo in due: Patrizia e Gennaro. Troppo pochi per rendere avvincente l'ennesima sequela di tradimenti e regolamenti di conti.
E quel che è peggio è che la stagione inizia con altre e migliori promesse, con Genny che si reinventa come imprenditore ombra e usa i mezzi e i metodi della malavita in modo mirato, più astuto, mentre cerca di navigare il mondo degli affari. Farà persino una trasferta a Londra, che non vale quanto altre puntate all'estero del passato ma è comunque emblematica di un tentativo di rinnovamento, al punto da flirtare con il genere delle grandi truffe. Negli episodi successivi emerge però una sorta di richiamo del sangue per Genny, che del resto con il cognome che porta non può davvero diventare pubblicamente un uomo rispettabile e infatti è ostracizzato dagli altri genitori dell'asilo frequentato da suo figlio Pietro. Tra questi c'è un magistrato che inizia a interessarsi degli affari di Genny e porta in scena la legge, ossia quello che finora era stato il grande assente della serie.
Se ombra deve essere, sembra decidere Genny, allora che sia l'oscurità di un principe delle tenebre ed ecco che il protagonista non resiste alle sirene del potere mafioso, tornando quindi a percorrere le orme paterne da cui aveva voluto distaccarsi. Un ritorno anche visivo, visto che finirà nascosto tra passaggi segreti come aveva vissuto Don Pietro nella seconda stagione da latitante. Da una parte il suo ritorno è benvenuto, perché senza di lui è difficile appassionarsi alla guerra tra i Levante, i ragazzi in motorino e i fratelli Capaccio di cui continuiamo a non sapere praticamente nulla. D'altra parte però siamo già passati per queste situazioni e così si fa insopprimibile il dejà vu, tanto da far sospettare che la serie sia andata oltre la propria vita naturale.
La qualità della fotografia resta eccellente, la regia continua a seguire la ricetta ideata da Stefano Sollima per le prime due annate, il casting è sempre abile nel trovare volti nuovi e credibili, la musica è ancora una volta quella dei Mokadelic. Anche quest'ultima inizia però a risultare troppo risaputa, con tutti gli episodi che di nuovo terminano con l'entrata di una melodia elettronica vagamente lugubre, ad accompagnare conclusioni spesso mortifere. Gomorra continua a vantare una buona scrittura media e le puntate migliori sono quelle che si concentrano su singoli fatti e personaggi, anche se poi finiscono a volte per seguire una ricetta fin troppo classica della Tv seriale: se si dedica spazio a un personaggio finora rimasto dietro le quinte è perché finirà per morire.
È encomiabile lo sforzo di andare a toccare il mondo degli affari, di far entrare in punta di piedi le forze dell'ordine e di parlare anche di inquinamento, con i rifiuti tossici che avvelenano la terra, tema già trattato nel film nel capitolo interpretato da Servillo ma finora inedito nella serie. Il coraggio di andare più a fondo però viene a mancare e Gomorra sembra essere vittima del proprio successo internazionale, esattamente come Genny lo è del suo retaggio. Entrambi vorrebbero cambiare, ma non possono sfuggono alla propria matrice.
I re cadono, i fantasmi ritornano, la guerra ricomincia
Un vuoto di potere mai esistito nella storia della Camorra
La camorra vista attraverso gli occhi del trentenne Ciro
GOMORRA - LA SERIE disponibile in DVD o BluRay |
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Il clan dei Savastano, con al comando il boss Don Pietro (Cerlino), è in guerra col clan guidato da Salvatore Conte (Palvetti), per possedere il controllo sulle attività illecite dell'area periferica napoletana. Al fine di intimidire e far comprendere al rivale la propria forza, Don Pietro ordina ad uno dei suoi uomini migliori, "L'immortale" Ciro Di Marzio (D'Amore), [...] Vai alla recensione »
Gomorra – la serie, ripropone le stesse atmosfere del film omonimo. Il lungometraggio indugiava meno su certe azioni e dinamiche interne alla cosa nostra partenopea. La pellicola era pressoché verista nel rappresentare luoghi e tempi. Appariva più riflessiva e formativa. Nella serie è concesso maggiore spazio alla scena del crimine: i malavitosi alla ribalta.
Dopo aver letto il libro, visto il film, poi l'opera testrale e infine la serie, la prima parte,ma è già uscita la seconda ed è in cantiere la terza e poi forse si farà anche la quarta, ebbene ci si chiede, al di la dei meriti di tutti, registi,sceneggiatori e attori,senza ombra di dubbio eccellenti, ma perchè si continua a sguazzare in questo [...] Vai alla recensione »
Prodotto ben fatto, ben diretto, ben scritto, con ottima fotografia e interpretazioni. Questa è la chiave del successo di una serie televisiva che seppellisce per sempre tutti quei prodotti che la televisione pubblica e commerciale ci ha indegnamente propinato in questi anni. Sceneggiati in modo sciatto, con regie approssimative che sembrano girati da dilettanti e interpretazioni che, alla fine, [...] Vai alla recensione »
Spettacolare! Il meglio del meglio in Italia e in Europa.
Con Gomorra quinta stagione non finisce solo la storia di Gennaro Savastano e Ciro l'immortale ma si chiude in bellezza un ecosistema letterario, cinematografico e televisivo che ha compiuto 15 anni (Gomorra di Roberto Saviano è stato pubblicato nel 2006). Se ne è molto discusso, anche perché il successo è andato ben oltre le aspettative conquistando il mercato internazionale.