Il personaggio che lo ha reso famoso in tutto il mondo, se lo è portato dietro. A volte, con il rischio di vedere dimenticati altri ruoli e di consegnare al pubblico, come futuro lascito artistico, solo quella memorabile interpretazione. Sono rischi che si corrono, ma alcuni ci hanno costruito sopra un'intera carriera. Qualche nome? Peter Lorre, Christopher Walken, Samuel L. Jackson, Christopher Lee che divenne un tutt'uno con Dracula, Steve Buscemi o Morgan Freeman. Eppure per attori in erba come Marco D'Amore, questo tipo di parti in un film o una serie tv di grande successo, sono un sogno che si realizza. Almeno inizialmente, lo ripetiamo. Perché poi si prova a proseguire il proprio percorso professionale e si scopre che quell'iconico personaggio non permette una diversificazione attoriale.
Ci si potrebbe lamentare di essere rimasti incatenati a un noto alter ego fittizio che tutto oscura, tutto prende e poca originalità lascia. Oppure, proprio come Marco D'Amore, si potrebbe cambiare via. Sgusciare verso una strada più in ombra. Come quella che porta dietro la cinepresa, diventando colui che urla "Azione!" ai colleghi e progettando di consegnare al pubblico scene indelebili per grandi e piccoli schermi.
Tre stagioni passate a indossare i panni di Ciro nella serie Gomorra, andando incontro a un'uscita di scena così scioccante da diventare popolarissima. Poi il taglio netto e il passaggio alla regia dello stesso serial che l'ha lanciato su Sky Atlantic, raccogliendo l'eredita di nomi importanti alla direzione come quelli di Francesca Comencini, Claudio Cupellini, Stefano Sollima e Claudio Giovannesi, attraversando evoluzioni di nodali dinamiche tratteggiate da Roberto Saviano, Leonardo Fasoli, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi e sviluppando una sensibilità visiva incredibile.
Le qualità di Marco D'Amore sono dunque altissime e dire che tutto è cominciato quando, facendosi coraggio, si presentò di fronte a Sky e a Cattleya proponendosi per il ruolo di un giovane camorrista.
Nipote d'arte
Nipote dell'attore teatrale e televisivo Ciro Capezzone, Marco D'Amore debutta sul palcoscenico nel 2001, con lo spettacolo "Le avventure di Pinocchio", diretto da Andrea Renzi e all'interno della compagnia Teatri Uniti di Toni Servillo. Un anno più tardi, entrerà nella Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, dalla quale ne uscirà diplomato nel 2004. Lavorerà prevalentemente a teatro, continuando a essere diretto da Andrea Renzi e costruendosi una solida gavetta composta da spettacoli come "Solita formula" (2006), "Macbeth" (2006), "La trilogia della villeggiatura" (2007). Francesco Ghiaccio (con il quale fonderà la compagnia di produzione teatrale e cinematografica La Piccola Società) ed Elena Bucci rappresenteranno un cardine delle sue esperienze dietro il sipario e, a tempo debito, sapranno incoraggiarlo a passare alla regia con la trasposizione di "American Buffalo" (2016) di David Mamet.
Il cinema
Nel frattempo, dopo alcuni cortometraggi, D'Amore esordisce al cinema con il lungometraggio Tris di donne & abiti nuziali (2009). Nel 2010, appare in Una vita tranquilla (2010) di Claudio Cupellini, sempre accanto a Servillo. La sua performance sarà molto gradite alla critica, ma ancora più sarà gradita al pubblico la sua presenza nel televisivo Benvenuti a tavola - Nord vs Sud (2012).
La notorietà con Gomorra - La serie
Promosso dal trionfo internazionale del crime drama Gomorra - La serie, grazie al personaggio del mafioso Ciro, Marco D'Amore entra in quell'onda di tendenza che lo renderà noto in tutta Italia. Definito un vero e proprio fenomeno della recitazione, cavalca la sua fortuna accettando varie scritture. Diventa il protagonista di
Un posto sicuro, una pellicola sui disastri dell'eternit, e lancia feroci sguardi alle cineprese di Perez. di Edoardo De Angelis e di Alaska. Entra poi nel cast di Brutti e cattivi (2017) e del road movie Drive Me Home - Portami a casa, sconvolgendo totalmente la personificazione peculiare alla quale era avvezzo lo spettatore italiano. Non più il camorrista rodato Ciro Di Marzio, ma il biondo camionista gay Agostino.
Passato alla regia di alcuni episodi della quarta stagione di Gomorra, dirigerà anche il lungometraggio L'immortale, riprendendo proprio i panni del personaggio che lo ha reso celebre.
Nel 2024 esce invece il suo nuovo film da regista, Caracas.
Il corpo di Ciro sta affondando nelle acque scure del Golfo di Napoli. E mentre sprofonda sempre più, affiorano i ricordi. I suoni attutiti dall'acqua si confondono con le urla della gente in fuga. E' il 1980, la terra trema, il palazzo crolla, ma sotto le macerie si sente il pianto di un neonato ancora vivo. Dieci anni più tardi, ritroviamo quel neonato ormai cresciuto, mentre sopravvive come può alle strade di Napoli, figlio di nessuno