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Christopher LeeAttore da guinness dei primatiNome: Christopher Frank Carandini LeeData nascita: 27 Maggio 1922 (Gemelli), Londra (Gran Bretagna) Data morte: 7 Giugno 2015 (93 anni), Londra (Gran Bretagna) |
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![]() Contro il potere di Mordor, non ci può essere vittoria…
dal film Il signore degli anelli - Il ritorno del re (2004)
Christopher Lee è Saruman
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Attore altissimo (1,96 cm) e citatissimo sul grande schermo, ha recitato in più di trecento film, spesso nella parte del cattivo, ruolo che lo ha reso famoso in tutto il mondo.
Le origini
Figlio di Geoffrey Trollope Lee, un ufficiale dell'esercito britannico e della modella italiana Estelle Marie Carandini, nipote di un politico emigrato in Australia, Christopher Lee si trasferisce prestissimo in Svizzera assieme alla madre.
Il divorzio dei genitori provoca un duro colpo all'interno della famiglia che rimane con poco denaro a disposizione per la sua formazione. Malgrado le difficoltà economiche, riesce a studiare alla Miss Fisher's Academy a Wengen, dove si avvicina al mondo del teatro (recita infatti nel ruolo del cattivo "Rumpelstiltskin" ideato dai fratelli Grimm).
Qualche tempo dopo ritorna a Londra assieme alla madre, desiderosa di risposarsi con il banchiere Harcourt 'Ingle' Rose. Dopo il matrimonio Lee si iscrive al Wellington College, dove vince una borsa di studio. Ma non è solo lo studio ad attirare la sua attenzione: nel 1939 è volontario nelle file finlandesi contro l'Unione Sovietica. La passione militare lo segue anche durante la seconda guerra mondiale, quando decide di servire la Royal Air Force (in Nord Africa e Italia) e di arruolarsi come spia inglese (nell'organizzazione Special Operation Executive).
I primi passi al cinema
Grazie anche all'appoggio dell'ambasciatore Nicolò Carandini, cugino della madre, nel 1946, ottiene un contratto di sette anni con la Rank Organisation, una casa di produzione cinematografica di discreto successo. Da questo momento in poi si dedica completamente al mondo dello spettacolo, perfezionando la sua recitazione sul palcoscenico teatrale, dove spicca per una straordinaria presenza scenica e una dizione forte degli studi classici.
Il debutto al cinema avviene nel 1948 con il film Il mistero degli specchi di Terence Young, seguito da numerose partecipazioni minori in film di poco conto (escluso l'avventuroso Il corsaro dell'isola verde di Robert Siodmak), utili soprattutto per la sua formazione.
Ottiene un ruolo più importante in La maschera di Frankenstein (1957), dov'è la "creatura", personaggio tetro che dà il via ad una lunga serie di interpretazioni sinistre. L'anno successivo è nuovamente un malvagio succhiatore di sangue in Dracula il vampiro (1958), ma prende parte anche ad uno degli innumerevoli film dedicati al personaggio di Sherlock Holmes La furia dei Baskerville (1959) di Terence Fisher, regista con il quale lavora anche nell'horror L'uomo che ingannò la morte (1959) e nei successivi La mummia (1959) e Il mostro di Londra (1960).
Dracula, vampiri e co.
Grazie ad una fisicità imponente e un'espressività penetrante, si specializza in ruoli da cattivo, alternando buoni successi di pubblico (La città dei morti, Il terrore dei Tongs, La casa del terrore, Il lungo coltello di Londra, Le cinque chiavi del terrore, tutti girati nella prima metà degli anni Sessanta) a piccoli fallimenti come il caso di Katarsis (1964) o Dracula, principe delle tenebre (1965).
Fa una capatina anche in Italia, dove viene chiamato a recitare nell'ennesimo horror della sua filmografia, La vergine di Norimberga (1965), prima di cadere in un vortice di scelte sbagliate, finendo per collezionare un cattivo film dietro l'altro (su tutti la saga dedicata a Fu Manchu).
Le cose migliorano quando lavora con Vincent Price e Peter Cushing (seppur in parti minori) nel film Terrore e terrore (1969) di Gordon Hessler. Nello stesso anno recita anche a fianco di Ringo Starr e Peter Sellers in Magic Christian (1969).
L'incontro con Billy Wilder e altri horror
Gli anni Settanta sono inaugurati da un piccolo capolavoro, mix intelligente di dramma e commedia, La vita privata di Sherlock Holmes (1970) di Billy Wilder, seguito da un impegno notevole nel campo dell'horror, dove lo vediamo spesso comparire in ruoli da sadico o assassino.
Ritrova il collega Cushing in Il terrore viene dalla pioggia (1973) e in I satanici riti di Dracula (1973), poi si dedica ad una doppietta di film che hanno avuto uno straordinario favore da parte del pubblico, soprattutto tra le file di appassionati di b-movie , horror e storie d'avventura, La vera storia del dottor Jekyll, I tre moschettieri, L'uomo con la pistola d'oro, dov'è il temibile avversario dell'agente 007, tutti girati nel 1974.
Comparse importanti
Non si contano i film in cui interpreta un vampiro, Dracula o il cattivo di turno. Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, sono da ricordare il documentario Horror Show (1979) e 1941 Allarme a Hollywood (1979) di Steven Spielberg, fantastoria dalle trovate geniali, immersa nella Storia ma con ampie divagazioni futuristiche e surreali.
Seguono film di poco spessore che poi lasciano spazio a collaborazioni fortunate con autori importanti del cinema di respiro internazionale: appare in Gremlins 2 - La nuova stirpe (1990) di Joe Dante, L'avaro (1990) di Tonino Cervi e in Il ladro di arcobaleni (1991) di Alejandro Jodorowsky.
Lo vediamo comparire anche in Scuola di polizia 7 - Missione a Mosca (1994), in Sorellina e il principe del sogno (1995) di Lamberto Bava e The Stupids (1996) di John Landis.
Grandi produzioni cinematografiche
Con la fine degli anni Novanta comincia un periodo d'oro: recita in Il mistero di Sleepy Hollow (1999) di Tim Burton, è Saruman il bianco imperatore del male nella saga de Il signore degli anelli di Peter Jackson e interpreta il conte Dooku-Lord Darth Tyrannus in Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002) di George Lucas.
Intraprende una fortunata collaborazione con Tim Burton, prestando la voce come doppiatore in La sposa cadavere (2005), recitando in La fabbrica di cioccolato (2005), in Alice in Wonderland (2010) e in Dark Shadows, prima di mettersi in gioco anche nel fantasy La bussola d'oro (2007) di Chris Weitz.
Nel 2008 viene coinvolto nel documentario Not Quite Hollywood: The Wild, Untold Story of Ozploitation e l'anno dopo, al fianco di Colin Farrell, recita in Triage di Danis Tanovic.
Gli ultimi lavori
Nel 2010 il regista John Landis lo chiama a recitare in Ladri di cadaveri - Burke & Hare; in seguito Martin Scorsese lo vuole in Hugo Cabret (2011) e Bille August lo ingaggia per un ruolo in Treno di notte per Lisbona (2013). Con Peter Jackson continua il suo fortunato sodalizio inaugurato con la trilogia de Il signore degli anelli e partecipa, nei panni di Saruman, a Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012), Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013) e Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate nel 2015.
Dopo il ricovero in ospedale per problemi respiratori, muore a Londra il 7 giugno 2015 all'età di 93 anni.
L'orrore è un genere che spesso ama gli eccessi e, dove c'è l'esagerazione, c'è inevitabilmente la parodia. Inoltre, è fisiologico nell'horror spingere al massimo la soglia dell'incredibile richiedendo agli spettatori una altrettanto massima sospensione dell'incredulità. In questo modo, le storie si popolano di fatti poco realistici e anche poco credibili, ma mantengono intatte le loro capacità visionarie, metaforiche e soprattutto di intrattenimento. Tutto questo produce terreno fertile per trasformare la paura in risata, con solo qualche accorgimento di tono. Le parodie hanno quindi accompagnato gli horror sin dai primi tempi, trovando gioco facile nel metterne in burletta gli aspetti più mostruosi e inattendibili. Un gioco facile, ma dalla riuscita tutt'altro che scontata. Molte volte le battute cadono piatte e la farsa non produce una comicità accettabile. Il meccanismo più semplice è quello di mettere un comico - generalmente presentato come pavido e pauroso - di fronte a uno dei mostri classici. Gli esempi sono tantissimi e, per restare ai soli film italiani, basta ricordare Tempi duri per i vampiri in cui Renato Rascel si trovava di fronte al vampiro per eccellenza Christopher Lee o Un mostro e mezzo in cui sono Franchi e Ingrassia a essere coinvolti in una vicenda che fa il verso a quella di Frankenstein. Oppure, in epoca più recente, il delirante - ma per niente disprezzabile - Fracchia contro Dracula.
La parodia perfetta
Frankenstein Junior è però una cosa del tutto diversa e ha tracciato una strada che pochi altri sono riusciti a percorrere con merito. Un conto è infatti un film comico che riprende stilemi e personaggi di un determinato genere cinematografico e li inserisce all'interno di una struttura semplice - quale generalmente quella della farsa - per trarne spunti comici; tutt'altra cosa è una parodia vera e propria che riprende con rispetto e affetto un film o una serie di film per trarne qualcosa di autonomamente valido e autenticamente spassoso. Lo scopo di Mel Brooks quando realizza Frankenstein Junior è quello di realizzare un omaggio a un cinema che ama - quello della Universal degli anni d'oro dell'horror e in particolare il ciclo di Frankenstein - attraverso la sua bonaria presa in giro. La profonda e perfetta conoscenza del modello permette a Brooks di effettuare dei precisi rimandi cinefili che vanno oltre il richiamo agli aspetti esteriori più noti e banali. Dalla partita di freccette di Il figlio di Frankenstein all'incontro con l'eremita cieco di Frankenstein, sono molte le scene ricreate in modo da mantenerne l'estetica ma riuscendo a mutarne lo spirito con una perfetta scelta dei tempi comici. Che Brooks voglia ricreare il fascino visivo dei film degli anni '30 risulta evidente non solo dalla scelta - decisamente controcorrente - di usare il bianco e nero, ma anche dalla grande cura nelle scenografie spinta sino all'uso di elementi originali impiegati nei vecchi film di Frankenstein, macchinari di laboratorio compresi. Tutto questo crea un'atmosfera ricca e impagabile, ma non soverchia lo spirito comico profuso a piene mani da Brooks e da Gene Wilder in una sceneggiatura vivace e brillantissima. Il regista massimizza l'effetto comico inserendo le gag in un contesto che riprende meticolosamente quello dei film oggetto della parodia, senza essere sbrigativo nei valori estetici. E molte di queste gag sono rimaste proverbiali a testimonianza di una felicità di scrittura assai rara.
Il cast perfetto
Oltre alle qualità di scrittura, di impostazione e di regia (un Mel Brooks mai così sorvegliato e attento), il film ha anche il vantaggio - tipico di quelle situazioni in cui tutto sembra andare per il verso giusto - di un perfetto casting: gli attori sono tutti giusti nei rispettivi ruoli e per alcuni di loro questo risulta "il" ruolo della loro carriera. Questo è senz'altro vero per Marty Feldman, il comico dagli occhi sporgenti, che dipinge un ritratto perfetto di un personaggio, quello di Ygor, che avrebbe potuto facilmente ridursi a macchietta. Nelle mani di Feldman, l'assistente di Frankenstein diventa invece la lunare proiezione di un prototipo ormai consunto, ridandogli vita e significato. Dal Fritz di Dwight Frye (Frankenstein) all'Ygor di Bela Lugosi (Il figlio di Frankenstein), Feldman trae spunto per divertentissimi nonsense che hanno fatto epoca e scuola. Gene Wilder - vero motore alla base dell'esistenza stessa del film - perfeziona la sua recitazione fatta di attese e di finezze, riuscendo a trovare un equilibrio di comicità e ironia che porta il suo stile a livelli di efficacia ancora maggiori delle sue migliori riuscite precedenti (Per favore, non toccate le vecchiette e l'episodio della pecora in Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere di Woody Allen). Peter Boyle, robusto caratterista, riesce a trovare il modo di dare sottigliezza e umorismo alla caratterizzazione forse più difficile, quella del mostro di Frankenstein, già ridotto a inerte caricatura in così tanti film da rendere difficile immaginare una nuova dimensione della parodia. Eppure, Boyle ci riesce, dando calore e umanità al mostro e rendendolo motivo di ilarità senza ridurlo a zimbello. Ma anche gli attori dei ruoli minori sono azzeccati. Su tutti, basta ricordare la bravissima Cloris Leachman, nei panni dell'austera e sinistra Frau Blücher che, in una delle gag più note e più assurde del film, causa un nitrito di cavalli ogni volta che viene pronunciato il suo nome.
Un cocktail di intelligenza e umorismo rimasto unico
Molti altri film hanno cercato di sfruttare la scia di Frankenstein Junior per far ridere prendendo in giro i mostri tipici dell'horror, però il cocktail di intelligenza, affetto, umorismo e conoscenza del genere di riferimento di questo film è rimasto unico, probabilmente anche per la fortunata coincidenza dell'incontro di diversi spiriti creativi all'apice della loro brillantezza. Quando, molti anni dopo, Mel Brooks ha ritentato il colpo con l'altro grande mito dell'horror realizzando Dracula morto e contento il risultato è stato ben diverso.
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